Cassetto tributario, aspettavamo i pdf (pagati) ma arriva una “pezza”

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Ha un suo fascino – mi accontento di poco, è vero – questa vicenda del cassetto tributario. Ai tempi di internet chi lo cura mostra certamente di leggere ciò che si scrive a riguardo, ma probabilmente ignora che sempre grazie alla “rete” sono tante le cose che è possibile scoprire. Così dopo che da più parti è stato segnalato che la Mercurio service – la società che gestisce il “cassetto” – doveva spedire via mail gli avvisi di pagamento, gli utenti registrati si sono visti recapitare una mail che recita: “Gentile contribuente, la presente per informarla che il Comune di Anzio ha emesso le cartelle relative all’acconto Tari 2014. Potrà scaricare la sua cartella dal sito del Cassetto Tributario del Comune di Anzio utilizzando le credenziali di accesso che ha già registrato. La presente comunicazione sostituisce l’invio cartaceo”. Bene, non quello in Pdf a ciascuno degli iscritti, come deciso dal responsabile dell’ufficio tributi nella determina che assegna alla Mercurio l’imbustamento e spedizione delle fatture. Questo invio agli utenti registrati – 6.000 tondi tondi – costerà al Comune 1.464 euro. Nulla, vero, come i 183 pagati per un progetto grafico di fatto inesistente. Peccato che nel caso dell’invio ai cittadini registrati – ah, questi rompiscatole! – dovesse arrivare una copia della bolletta: “Invio massivo in formato PDF a mezzo PEC o Email della richiesta di pagamento bollette Tari con una spesa di 0.244€ per 6.000 contatti per un totale di 1.464 € iva inclusa

Invece, di fronte alle perplessità comparse su internet, intanto è arrivato l’avviso con un invio “multiplo”: stesso testo per utenti diversi, al contrario di quanto si afferma nella determina. Basta andare nei dettagli della mail per scoprirlo….

Una pezza, insomma. Per fare l’invio multiplo, spiega chi ne capisce più di me, ci sono programmi gratis e se a pagamento il costo mensile del programma per 10.000 contatti e invii illimitati costa non più di 5 euro il primo mese e poi massimo 10 euro. Qui se ne spendono 1.464 e dei Pdf non c’è ancora traccia. Ma se qualcuno legge, in Comune, forse si fa un rush finale per mettere un’altra pezza…  

 

Sostenete lo Stefano7baseballmeeting!

Sostenete lo Stefano7baseballmeeting!

 

Contribuite anche voi a sostenere il comitato che in memoria di Stefano Pineschi, giocatore di baseball strappato giovanissimo alla vita da un tumore, da tre anni si impegna a favore dell’ospedale di Anzio e Nettuno. 
Sono state già donate attrezzature per l’oncologia e la pediatria per circa 55.000 euro, quest’anno l’obiettivo è quello di aiutare ancora i bambini del territorio con un progetto dedicato all’emergenza e quindi al pronto soccorso pediatrico e uno alla prevenzione della sordità.
Prendete la maglietta, date il vostro contributo, fate battere allo Stefano 7 baseball meeting un fuoricampo anche quest’anno!

“Non era mai successo…” Le troppe “prime volte” di Anzio

ImmagineSindaco Bruschini, se ci sei batti un colpo. Ha ragione l’assessore Patrizio Placidi (http://www.inliberuscita.it/politica/35062/placidi-querelato-da-pusceddu-mai-successa-una-cosa-del-genere/) ma la denuncia di un dirigente a un assessore (http://www.ilgranchio.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4215%3Aanzio-pusceddu-querela-placidi-per-diffamazione&catid=44%3Acronaca&Itemid=112) non è l’unica cosa mai successa.

Conferma, anzi, il clima tutt’altro che idilliaco in Comune, una situazione tesa da tempo e di fronte alla quale i ruoli di dirigenza e politica, purtroppo, si sono spesso sovrapposti.

Non è normale, allora, che si chieda la testa di un dirigente (http://www.inliberuscita.it/politica/35137/anzio-forza-italia-chiede-la-testa-di-pusceddu/) che fa il suo lavoro. Vero, i rilievi del Mef e della Corte dei conti sono pesantissimi, se ci sono errori pagherà. Lui come gli altri, peccato non lo decida Forza Italia.

Bruschini ha perso l’occasione, dopo la vittoria, di rimescolare le carte, attuare una rotazione di buon senso, oggi andare dietro a una maggioranza litigiosa e per certi versi vendicativa, che chiede ora di epurare la Santaniello e ora Pusceddu, rischia di ingarbugliare ancora di più le cose. I dirigenti, come sostenuto in passato (consultare l’archivio del Granchio), se la saranno pure cercata ma hanno un ruolo che va rispettato. Hanno detto più di qualche sì, in passato, alle ingerenze della politica e queste sono le conseguenze. La corda si è tirata troppo, da ambo le parti, e ora si spezza.

Ma non era mai successo, così solo per ricordare, che un assessore – guarda caso proprio Placidi – denunciasse quattro cittadini che segnalavano l’inquinamento del mare su dati dell’Arpa che in Comune arrivavano misteriosamente in ritardo. Né che un presidente del consiglio comunale, ancora Placidi, lanciasse accuse al limite dell’intimidazione contro la stampa annunciando maxi richieste di risarcimento del danno. Né che sparassero a un assessore in carica, sempre Placidi.

Non era mai successo che arrestassero un assessore – anche lui in carica – e una dirigente. Per questioni dalle quali usciranno probabilmente senza condanne, ma la vicenda oltre che nelle loro vite resterà segnata sulle pagine della cronaca.

No, non era mai successo che si perdesse il parere del Ministero dell’Interno sull’incompatibilità di un assessore – dispiace, sempre Placidi – per la vicenda della Corte dei conti nata male, gestita superficialmente, finita peggio. Né che arrivasse una richiesta di sospendere un’attività (http://www.inliberuscita.it/primapagina/34987/hotel-succi-andava-chiuso-sei-mesi-fa/) da parte della Asl e si arrivasse a fare un’ordinanza solo mesi dopo, a seguito di un nuovo sopralluogo della stessa Asl. Né che il consigliere comunale coinvolto dicesse, a sua discolpa, cose che non trovano riscontro sui documenti.

Non era mai successo che per cinque anni la Provincia scrivesse che i rendiconti del “Chris Cappel College” non erano a posto e che nessuno, in Comune, si preoccupasse delle mancate entrate. Se esiste una responsabilità tecnica ce n’è anche una politica. Ci si doveva chiedere cosa stesse succedendo, perché la Provincia non pagava, tutto prima che si creasse un potenziale contenzioso da oltre 700.000 euro e si consentisse di infangare il dono della famiglia Cappelluti. E non era mai successo che le casse fossero tanto vuote da non pagare presidenti di seggio e scrutatori, continuando a dire all’esterno che è tutto a posto. Così come – dimentichiamo presto, è vero – non si era mai arrivati a parlare apertamente di tangenti sull’appalto delle mense scolastiche.

Nella sua nota trasmissione Corrado Guzzanti parlava della Casa delle libertà come di quella dove “facciamo tutti come c… ci pare”. Ecco, siamo ad Anzio…  

Stalking e trasparenza. Arrivati i documenti. Grazie a Mingiacchi…

Immagine Un ringraziamento pubblico ad Andrea Mingiacchi (nella foto), presidente della commissione trasparenza. Se non riuscite a ottenere un documento dagli uffici, da oggi in poi rivolgetevi a lui. E’ grazie all’interessamento del capogruppo del Pd, infatti, che ho finalmente ottenuto il preventivo del corso sullo stalking deliberato il 28 febbraio e tenuto l’8 e 9 marzo. La piccola storia ignobile, così l’avevo definita, si conclude in modo insolito. Chi ha la pazienza di seguire questo spazio sa che è una questione di principio, solo che emergono anche vicende singolari.

La prima è che uno vede la delibera, ne dà notizia, esprime una critica e due assessori si affidano anziché all’ufficio comunicazione – che quello fa, con tanto di alta professionalità riconosciuta – a una dipendente (che in teoria dovrebbe fare altro) e al suo profilo facebook per replicare. Non manca il riferimento all’informazione “superficiale e tendenziosa”.

Siamo alla seconda: per capire se sono stato superficiale e tendenzioso chiedo copia degli atti che non c’erano nella delibera.

E arriviamo alla terza:si pubblica sul sito del Comune una delibera approvata dalla giunta, si fa riferimento a un allegato ma di quest’ultimo non c’è traccia, ci si riferisce poi a un protocollo senza citare la data. Superficiale e tendenzioso? Può darsi, ma visti i precedenti anche curioso di sapere a che giorno si riferisce il protocollo, dato che in passato ci sono atti arrivati oggi e deliberati domani. Scopro ora, tre mesi e dieci giorni dopo la prima richiesta, che il protocollo è del 6 febbraio.

La quarta è che se un cittadino chiede, inviando posta certificata, al segretario comunale copia di quei documenti la mail si perde per i meandri del Comune. Una prima volta il 10 marzo e in occasione del sollecito il 22 aprile (inviato anche a Mingiacchi per il ruolo che riveste), fino a quando – per altri motivi – si incontra il segretario il quale spiega che di quelle mail non c’è traccia. E chiede di rimandare tutto a lui, al suo indirizzo certificato

Siamo alla quinta: stavolta la celerità è massima, il segretario il 19 maggio scrive immediatamente alla dirigente della seconda U.O. Angela Santaniello e chiede di inoltrare quanto richiesto. Tra i documenti ottenuti dal presidente della commissione c’è la ricevuta di un fax che attesta l’invio. Anche in Comune, evidentemente, non si fidano delle mail.

Arriviamo alla sesta: l’assoluta mancanza di certezza sulle procedure per ottenere documenti. Uno viene chiamato in causa, chiede al massimo responsabile amministrativo dell’ente una copia di atti, spera che con la posta certificata sia tutto a posto e scopre che non è così. Alla fine non sono gli uffici – come dovrebbero – a consegnarli ma l’assessore Laura Nolfi perché sollecitata dal presidente Mingiacchi. Ringrazio anche lei.

Ma è normale questo? Quando si fa un accesso agli atti è un consigliere comunale a dover dirimere le questioni? Ed è mai possibile che le cose che arrivano per posta certificata al protocollo si perdano?

Ad Anzio forse sì, nei Comuni che funzionano – vero sindaco 3.0? – uno invia la richiesta al protocollo e ottiene una risposta, poi “segue” la pratica da casa, come avviene per i pacchi spediti dai corrieri. Sa quale ufficio l’ha presa in carico, chi la sta lavorando, i tempi di risposta e via discorrendo. Qui scopriamo che nemmeno si sa che fine fa una richiesta, figuriamoci seguirla on line…

Vero come avrebbe detto Guccini che questa vicenda “non merita nemmeno due colonne su un giornale” ma è emblematica di come vanno le cose.

Un ultimo cenno al corso sullo stalking “Vivere sicure… si può” : c’è una dettagliata descrizione di quello che sarebbe stato fatto, la cifra richiesta, le foto, i curriculum, tutto. Non credo di essere stato superficiale né tendenzioso – convinzioni che lascio alle assessore che si sono sentite chiamate in causa – e a chi ha riportato il loro pensiero che non condivido ma rispetto. Una cosa è certa: se il preventivo fosse stato allegato come previsto dalla legge avrei potuto essere molto più preciso.

La piccola storia ignobile finisce qui

Latina, la serie A sfumata e quella moquette….

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Stessi colleghi, stessi posti. Peccato la moquette. Un anno fa, play off per la promozione dalla C alla B, non c’era… Sarà stata quella? Non c’è dubbio. O più semplicemente sarà stato che la palla è davvero rotonda e come banalmente ci ripetono gli esperti pallonari nel calcio decidono gli episodi.

Dispiace che Latina non sia arrivata in serie A. Alla fine dei conti lo avrebbe meritato, ma il campo dice che Cesena ha vinto due volte e quindi merita di essere promossa. Sì, sulla carta. Sì, la stagione e i punti persi con Auteri, il pari a Castellammare o la sconfitta in casa con il Trapani. Sì, le occasioni buttate al vento a Cesena e Jonathas che ieri sera sbaglia a porta vuota. Episodi, vero, come dicono? “Il calcio è questo”.

Eppure ce l’abbiamo messa tutta, siamo tornati – io, Monica Forlivesi e Marco Cusumano – come un anno fa. Non solo, la cabala diceva che nella stagione 2012-2013 la prima sconfitta era stata a Pisa 3-1 e quella di adesso partiva da Empoli, guarda caso con un 3-1. E poi l’abbigliamento, la borsa, la promessa fatta a Milani che se fossero andati in finale ci saremmo ritrovati al “Francioni”. Brutta bestia questa scaramanzia, non c’è dubbio, perché alla fine sai che non conta nulla ma ci credi. E ognuno che era ieri allo staduo aveva la sua. E’ per questo che è beffarda… Anzi, tanti ieri sera davano la loro convinzione: finisce 2-1 per noi, secondo un tifoso che ha seguito il Latina anche in Eccellenza. No no, è 1 a 1, parola di un collega che dei nerazzurri sa vita, morte e miracoli. E’ 1-2, alla fine, e passano i romagnoli. Antipatico quel Bisoli, è vero, ma vagli a dare torto… Il campo dice che ha vinto lui e Latina ha solo potuto accarezzare il sogno.

Pazienza per i colleghi che erano pronti a venire a raccontare la città del Duce con i tombini sui quali è scritto Littoria, o a dire del veneto Breda che arriva – come i bonificatori di un tempo e i primi coloni – a riscattare la città e condurla nella massima serie.  

Ci sarebbe piaciuto, ce lo diciamo poi, un “giro” in serie A, ma non dimentichiamo – a mente fredda – che pure la B era un sogno fino a un anno fa. Restarci e fare le cose per bene sarà segno, davvero, che questa realtà ha saputo crescere. L’applauso che tutto il pubblico ha decretato a Milani e compagni dopo il rigore del Cesena e l’addio alla serie A è la cosa più bella di questa stagione. Disperdere l’esperienza sarebbe  l’ennesima beffa per un territorio che qualcuno ha deriso tra i grandi media, qualcun altro non ha saputo collocare geograficamente, ma che ha saputo incarnare la favola della piccola squadra di provincia che arriva alle porte del sogno.

Ce ne andiamo, allora. Convinti di aver ripetuto gli stessi riti di Latina-Pisa del 16 giugno 2013. Peccato solo per quella moquette sui gradini…. 

 

“Miracolo” cassetto tributario, torna il certificato ma restano i dubbi

Il certificato è stato aggiornato, ora non c’è più l’avviso che era scaduto e il rischio che gli utenti lasciassero ben presto il collegamento per timore di problemi. Il cassetto tributario del Comune di Anzio, attraverso il quale dovevano essere semplificati i pagamenti, è almeno accessibile direttamente. Restano i dubbi. E tanti.

Il primo è che le fatture da pagare risultano solo lì, nonostante nella determina di impegno a favore della Mercurio service – la stessa che ha fornito e gestisce il “cassetto” – c’è scritto che dovrà effettuare  “invio massivo in formato pdf a mezzo Pec o email della richiesta di pagamento bollette tari con una spesa di 0,244 per 6000 contatti per un totale di 1.464 euro iva inclusa”. Mail che oggi, a dieci giorni dalla scadenza, nessuno ha visto. 

Il secondo è relativo al numero di conto indicato sul bollettino. Com’è noto on-line e con carta di credito, nonostante le promesse di un anno fa, non si paga. Ma risulta difficile farlo anche attraverso i propri conti su internet. Sembra quasi un invito a rivolgersi esclusivamente agli uffici postali… O a macchinose procedure prima di riuscire a pagare. Impossibile anche fare il bonifico sull’Iban indicato. 

Il terzo: pagando on line il Comune vedrebbe in “diretta” ciò che incassa per la Tariffa rifiuti e saprebbe subito qual è la situazione potendo correre ai ripari ed evitando crediti inesigibili tra un decennio, così deve aspettare se va bene qualche settimana e per aggiornare i dati si dovrà chiedere a Mercurio o agli uffici di farlo.

Il quarto: c’è chi segnala che l’arrotondamento rispetto ai decimali è errato, il Comune facendo così incasserebbe più del dovuto. Non c’entra il cassetto ma la gestione dei Tributi in sé.

Il quinto è tutto politico/amministrativo. Allora: uno dice che si paga on-line, manda comunicati con i quali si vuole miracol mostrare, il pagamento avviene solo appena aperto il “cassetto” ma poi per un motivo o per un altro non è più possibile. Nessuno avverte il bisogno di dire: “Cari cittadini, rispetto a quanto vi avevamo detto ci sono dei cambiamenti, ci scusiamo per…” No, nessuno lo fa. Anzi si avverte, dall’ufficio e secondo le testimonianze di chi ha avuto modo di confrontarsi, una certa presunzione. Né la politica pensa di intervenire, spiegare, provare a chiarire. No, i cittadini sono considerati alla stregua di sudditi. Quante storie per un pagamento on line che non si fa più, i soliti rompiscatole, pensassero a pagare, ma cosa vogliono… Vero? 

Porto, trasparenza inesistente ma la Capo d’Anzio vende i posti…

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Del bilancio 2013 non c’è traccia, il 30 giugno sapremo – e temiamo che anche stavolta solo facendo una visura alla Camera di commercio – la situazione economico-finanziaria della Capo d’Anzio. La società che ha il Comune di Anzio al 61% e Marinedi spa del gruppo Marconi al 39% ha la concessione per realizzare l’approdo ma da quando la Regione l’ha firmata sono trascorsi due anni e mezzo invano. Non solo, di tutte le novità emerse in questi mesi sul sito ufficiale non c’è traccia, la foto è di oggi e l’aggiornamento è alla pubblicazione della gara (dicembre 2012) poi andata deserta!

Il sindaco, rappresentante del Comune e quindi della maggioranza degli azionisti, ha detto in consiglio che è stato chiesta e ottenuta l’inversione del cronoprogramma nell’ambito della concessione, spiegato che le lettere con scritto “Marina di Anzio” non spostavano di una virgola la situazione. Non ha mai chiarito, invece, i rapporti con il socio privato – che propone addirittura di prestarci 200.000 euro “a titolo oneroso” – se è vero che Marinedi sta dando vita a un Consorzio d’imprese per realizzare in “house” l’opera e soprattutto non ha mai spiegato perché non si è dato corso alla riacquisizione delle quote votata dal consiglio comunale all’unanimità e prevista dai patti parasociali.

 

Non ha nemmeno mantenuto, poi, l’impegno assunto con il Pd che attraverso Ivano Bernardone chiedeva una commissione di garanzia che valutasse lo stato dell’arte, né ha mai spiegato la reale situazione dei conti nonostante emergano vicende di bilancio a dir poco curiose. Per non contare la storia dei soldi del progetto Life arrivati e spesi per altro…

Quello che manca, soprattutto, è capire chi paga le opere previste per iniziare i lavori, chi mette i soldi dell’escavo previsti dalla concessione, chi realizza la strada di collegamento…

Ma forse, anche stavolta, gli anziati ovvero i soci di maggioranza devono fare da soli. Il sistema c’è, la Capo d’Anzio ha incontrato i potenziali acquirenti dei posti barca e spiegato a loro (mica alla città…) come intende procedere. Anticipi degli acquirenti, qualche soldo dal Consorzio delle imprese, qualcosa preso in banca e si parte. Insomma, fidatevi…

E le garanzie?   Tutte da capire. Con una domanda: se la Capo d’Anzio dovrà ricapitalizzare, come sembra, alla chiusura del prossimo bilancio consuntivo, il Comune dove prenderà i soldi? O sarà Marconi a metterceli e a far “sua” la Capo d’Anzio? D’altra parte quando nella discutibilissima scissione di Italia Navigando – che proprio lui aveva creato – si è trattato di scegliere, ha fatto inserire tra i “Marina” che spettavano a lui anche Anzio. I criteri nessuno li ha mai spiegati, ma forse l’ingegnere che gode in Comune di così tanto credito li conosce bene. Dirli anche ai cittadini, fino a quando sono detentori del 61% delle quote, magari aiuterebbe la trasparenza per la quale, a dire il vero, la Capo d’Anzio non ha mai brillato.

Comune, tributi e mense il “cassetto” delle beffe. Altro che 3.0…

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Passo indietro di un anno: “Il servizio on-line consente di verificare la posizione tributaria, di apportare eventuali modifiche se i dati riportati non corrispondono alla propria posizione e di effettuare il pagamento comodamente tramite carta di credito. Un’importante innovazione che i cittadini hanno dimostrato subito di apprezzare visto che in pochi giorni sono state registrate oltre 2.000 attivazioni e i numeri sono in continua crescita. E’ un processo innovativo che l’Amministrazione Bruschini vuole portare avanti ed estendere anche al pagamento di altre entrate, come ad esempio l’IMU. L’utilizzo di Internet consente prassi che portano benefici ai contribuenti e vantaggi anche economici all’Ente, riducendo notevolmente i costi di riscossione, gestione e di spedizione. Il Comune di Anzio si pone all’avanguardia in questo senso (…)”. Era il 27 giugno del 2013 e questo è uno stralcio del comunicato emesso dal Comune.

Passo indietro di qualche mese, novembre 2013: “(…) In particolare, già in occasione dell’acconto Tares, il Comune di Anzio – Settore Tributi ha inviato ad ogni contribuente, unitamente alla comunicazione della somma da versare, la password per accedere al “cassetto tributario” già utilizzato da molti cittadini. E’ intenzione dell’Amministrazione – dice il Vicesindaco di Anzio con delega al Bilancio, Giorgio Zucchini – avviare una campagna di sensibilizzazione che porti ad un maggiore utilizzo dello strumento da parte della collettività, in modo da assicurare tempestività nel recapito delle comunicazioni, trasparenza nei procedimenti e riduzione dei costi di spedizione. Ogni contribuente può iscriversi al cassetto tributario accedendo dal sito istituzionale www.comune.anzio.roma.it nella sezione Tributi, inserendo la propria password o registrandosi attraverso il proprio codice fiscale. Il nuovo servizio telematico – prosegue il Vicesindaco Zucchini – consente di verificare la posizione tributaria, di apportare eventuali modifiche se i dati riportati non corrispondono alla propria posizione e di effettuare il pagamento on-line”.

Situazione attuale: più che tributario il “cassetto” del Comune di Anzio è delle beffe. Il certificato è scaduto da tempo e un utente normale lascia subito il collegamento di fronte al potenziale rischio. E’ possibile verificare la propria posizione, vero, le fatture emesse e i saldi effettuati, ma on-line non si paga più da tempo. Le fatture della Tari, calcolate al 90% delle tariffe stimate, sono state “caricate” solo ieri, domenica, e il pagamento va effettuato esclusivamente con i bollettini postali. Come il saldo Tares, per il quale è stato necessario stampare l’F24 e pagarlo come meglio si credeva. Altro che 3.0, insomma… Ma il sindaco Bruschini si accorge di queste cose? E Zucchini, dopo le dichiarazioni, sui comunicati, verifica quello che succede intorno a lui?

Non solo, anziché ridurre i costi di spedizione – ma ignoriamo quelli dello scorso anno, sul sito non è reperibile l’atto… – il responsabile dell’ufficio Tributi ha affidato, alla Mercurio service che gestisce anche il “cassetto”, l’incarico di recapitare gli avvisi impegnando la somma di oltre 48.000 euro tra gestione dello stesso “cassetto”, invio per mail delle fatture a chi si è registrato, imbustamento e spedizione a casa degli altri e persino “un progetto di grafica per i servizi di stampa bollette”. La scadenza è il 30 giugno, difficile immaginare che arriveranno in tempo, ma facciamo a fidarci.

La cosa singolare è un’altra: la stessa Mercurio – ed è la terza in ordine di tempo a occuparsi della cosa – quest’anno ha lavorato al “data entry” delle mense e attraverso il cassetto tributario è possibile verificare la fattura e i pagamenti effettuati, ma non pagare on line. Intanto sarebbe interessante capire che fine ha fatto il lavoro della Tecnorg prima (i genitori si collegavano e vedevano tutto on-line, mancava solo la possibilità di pagare) e della Maggioli poi, e quante volte si devono inserire i dati. La questione è altra: sul “cassetto” i pagamenti delle mense non risultano anche se effettuati ormai a marzo-aprile. Ebbene interpellato l’ufficio tributi la risposta è disarmante: “La parte relativa alle mense non è gestita dall’Ufficio tributi. Non conosco la tempistica di aggiornamento delle informazioni. Occorre rivolgersi all’Ufficio Mense”.

Nel Comune che doveva essere 3.0 e dove la posta elettronica è “ballerina” non funzionano nemmeno i telefoni, sono andati in tilt i sistemi della ragioneria e delle paghe, la delibera sulla fibra ottica è ferma negli uffici, abbiamo una certezza: un solo cassetto tributario, la stessa società che lo ha realizzato, ma due uffici diversi che lo gestiscono. Benvenuti ad Anzio… 

Le notizie, l’hotel e il consigliere “border line”

C’è una grande differenza tra ciò che “è” notizia e ciò che “fa” notizia. Nonostante uno provi a spiegarla in tutti i modi, chi vive negli ambienti politici di Anzio e spesso “di” politica, fatica a comprenderla. E parte con le sue congetture, dimenticando i fatti e fantasticando su altro, altrimenti mettendo le mani avanti e illustrando la sua verità. Premessa doverosa per provare a rispiegare, dopo aver letto le dichiarazioni del consigliere comunale Umberto Succi rilasciate al “Granchio”, la vicenda dell’hotel chiuso dal sindaco con un’ordinanza.

Ebbene “è” certamente una notizia che chiuda un hotel, “fa” notizia perché si tratta di quella che è stata una delle strutture più importanti e prestigiose del territorio. Immaginiamo il sindaco di Rimini che chiude l’Excelsior, per fare un paragone, passato nel frattempo dai fasti all’ordinarietà.

L’ordinanza del sindaco afferma che la situazione dei locali comporta “un serio pericolo per la salute e l’igiene pubblica”. La notizia esce, siamo ai tempi di internet e i candidati  in corsa un anno fa con Bruschini 3.0 dovrebbero saperlo, viene condivisa sui social network e ci sono normali, normalissimi cittadini che segnalano la presenza in quella struttura di anziani. Bastano poche verifiche e si apprende che in un’ala dell’hotel del quale il sindaco ha ordinato la chiusura dopo un sopralluogo di Asl e Carabinieri si ospitano anziani in un albergo dedicato a loro: Villa Aurora. Il direttore generale di questa struttura nella struttura è l’ex assessore Italo Colarieti. E’ e fa notizia, o no? E cosa deve esserci dietro se non un fatto di pubblico interesse? La società precisa e non possiamo far altro che prenderne atto (http://www.inliberuscita.it/primapagina/34623/hotel-chiuso-le-precisazioni-di-braco-srl/), spiega che lì si potranno ospitare “anche anziani”. Ma sentito dal Granchio Umberto Succi, il quale formalmente non c’entra con la società che gestisce l’hotel da chiudere, spiega che una parte resterà tale e un’altra sarà destinata a struttura per anziani. Mettersi d’accordo no? Dice, poi,  che ci sono lavori in corso, che è tutto a posto e che è stata presentata una domanda al Comune per fare questa “operazione” di sdoppiamento, chiamiamolo così, dell’albergo. Dobbiamo comunque credere anche a lui.

Succi, guarda caso, è pure consigliere comunale e interviene su un’ordinanza del sindaco. Atto nel quale, fra l’altro, si scopre che c’è una nota del 24 dicembre 2013 spedita dalla Asl al Comune ma che non ha avuto conseguenze rispetto alle “modalità di approvvigionamento idrico”.

Formalmente, ripetiamo, il consigliere eletto nella lista Enea dopo che Patrizio Placidi è tornato assessore, non c’entra con l’hotel ma ha di fatto un interesse diretto. Di parlare di compatibilità siamo un po’ stanchi, diciamo che opportunità vorrebbe che  fossero altri a precisare quello che è accaduto. Altrimenti il consigliere si pone in una posizione “border line”. E’ e fa notizia, o no? E trattandosi di personaggio pubblico, che si coinvolge da solo in una notizia di interesse pubblico parlando con un settimanale locale a difesa della struttura da chiudere, va sottolineato o no il suo ruolo al limite della compatibilità?

A parere di chi scrive assolutamente sì, altri troveranno chissà quale motivazione per spiegare che tutto sommato, visto che siamo ad Anzio, va bene così…

Peccato che Succi non sia nuovo a vicende del genere e dispiace dover ricordare la vicenda della concessione balneare revocata dal Comune mentre lui era assessore al turismo o quella, più recente (ma non era ancora rientrato in consiglio) della famiglia ospitata a chissà quale titolo e autorizzata da chi,  per la quale lo stesso Comune oggi dovrebbe pagare.  Ecco, c’è una grande differenza tra ciò che “è” notizia e ciò che “fa” notizia. E’ ora che qualcuno cominci a rendersene conto.

Bandiere e vele al vento tra fiducia, scetticismo e sporcizia

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Arriva la bandiera blu e le critiche si sprecano. E’ una buffonata, quando va bene…, è comprata per chi è ancora più critico. Da dove derivino certezze del genere è tutto da capire, mentre aspettiamo ancora che il Comune renda note le risposte date al questionario della Fee, la federazione che poi assegna il riconoscimento. Sarebbe un bel passo avanti nella conoscenza.

Arrivano le “vele” di Legambiente, invece, e nessuno parla. Certo ad Anzio sono solo 2 sul massimo di 5, non si può parlare di un successo, ma sono ormai anni che l’associazione ambientalista inserisce la spiaggia di Capocotta fra quelle anziati quando è noto che è a Ostia… Ecco, se la Fee non è affidabile per motivi che nessuno ci spiega ufficialmente, può esserlo Legambiente che persiste in un errore del genere?

Ma sappiamo quanto scrupolo mettono a Legambiente in cose del genere, sarà una svista come scrivere Palamarola e non Palmarola vicino alle “vele” di Ponza, quindi ci fidiamo. E se è affidabile l’associazione ambientalista altrettanto deve esserlo la Fee.

Ecco, cerchiamo di finirla con la cultura del sospetto per il sospetto, facciamo di bandiere e vele dei reali biglietti da visita, pretendiamo di conoscere i dati e pungoliamo gli amministratori e soprattutto chi fa queste ricerche, affinché ottenuti i riconoscimenti poi si faccia di tutto per mantenerli.

Se alla Fee – per esempio – qualcuno vedesse la spiaggia delle grotte di Nerone , anche solo collegandosi a facebook (https://www.facebook.com/consales.gabriella/posts/10201157332775039) sfogliando il Granchio di oggi o leggendo su Inliberauscita.it (http://www.inliberuscita.it/immagini/34767/grotte-di-nerone-montagna-di-rifiuti-la-denuncia-su-facebook/) la bandiera andrebbe revocata subito. Per questo sarebbe ora che il Comune si muovesse per andare a ripulire, ma soprattutto si decidesse ad affrontare un problema che puntualmente si ripresenta ogni stagione. Colpa di zozzoni incivili, non c’è dubbio, ma anche di chi preferisce aspettare l’ultimo istante e magari la cooperativa del politico di turno prima di intervenire. Di chi da decenni non decide di fare controlli o mettere un ticket simbolico.

Prima di bandiere e vele al vento, infatti, dichiarazioni roboanti, polemiche di ogni sorta e non meglio specificate “strategie” dietro le quali si muoverebbero coloro che segnalano semplicemente la sporcizia nella spiaggia più bella della città serve una politica che decida di affrontare e risolvere i problemi.

Ma siamo ad Anzio, vero…