Sbarco, prendiamo coscienza. Bene Bruschini

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Prendiamo finalmente coscienza che nella città dello sbarco alleato del ’44, quella dove il 22 gennaio è stato scelto come “Giornata della pace” dal Consiglio comunale, quella che ha voluto come cittadino onorario un pacificista qual è Roger Waters, non è più tempo di rievocazioni di guerra.

Sul Granchio prima e su questo umile spazio, poi, si sostiene da tempo che “giocare” alla guerra non serviva a nessuno e che di quel drammatico evento andasse ricordato altro.

Ora, anche a fronte di quanto accaduto a Parigi, il sindaco Luciano Bruschini ha deciso di non fare rievocazioni di carattere bellico. Bene, complimenti sinceri. E’ una decisione giusta e condivisibile.

Si parta da qui, subito, per fare di Anzio città dello sbarco un punto di riferimento mondiale come realtà promotrice di pace. L’occasione ce l’ha data proprio Waters con il suo film. Non facciamocela sfuggire.

 

Biogas, le ragioni del comitato

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Ricevo e pubblico il comunicato diffuso dal comitato che cerca di capire qualcosa in più sull’impianto a biogas che si vorrebbe realizzare in zona Cinque Miglia. L’assemblea si è svolta ieri, i dubbi di chi scrive sui tempi “stretti” fra costituzione della società e presentazione del progetto alla Regione sono di gran lunga superati da quelli posti nell’incontro dagli esperti. L’amministrazione anziate, finora, non ha fatto sentire la sua voce.

“Si è svolto stamattina il convegno organizzato dal Comitato Anzio No Biogas per informare i cittadini del progetto dell’Impianto previsto in via delle Cinquemiglia.

Registriamo una discreta partecipazione dei cittadini nonostante i tempi ristretti in cui l’evento è stato organizzato e prendiamo atto delle numerose richieste di continuare ad informare la cittadinanza, con varie iniziative proposte che attueremo già a partire dalla prossima settimana. Nello specifico ci sono state richieste di incontri più ristretti tra gli abitanti dei quartieri immediatamente coinvolti ovvero Sacida Sandalo e Cinquemiglia e necessità di materiale divulgativo da distribuire in info point da organizzare nelle piazze e nei posti più frequentati della città.

I relatori Giancarlo Ceci e il Prof. Roberto Ronchetti hanno fatto chiarezza sul tipo di impianto, sul suo funzionamento e hanno dato tutta una serie di informazioni su quelle che potranno essere le ripercussioni sulla salute, sull’ambiente, sullo stravolgimento del territorio, della viabilità, della qualità di vita e sull’inevitabile svalutazione immobiliare della zona. In seguito a queste informazioni è nata dunque coscienza collettiva che questo impianto non va costruito, che non si può permettere che un’azienda privata lucri fosse anche a discapito di uno solo dei fattori suddetti e soprattutto che ci sono alternative valide, innocue, sostenibili che vanno prese in seria considerazione dall’amministrazione locale come già accaduto nelle città di Pomezia e Velletri. Ricordiamo ancora una volta che il Sindaco Bruschini a mezzo lettera aperta si dichiarò contrario all’impianto biogas di Velletri per il rischio di inquinamento delle falde acquifere, confidiamo che tale parere venga confermato anche per il nostro territorio, giudicando paradossale il contrario. Ma, ahinoi, ancora non giunge risposta alla richiesta di pareri e posizioni protocollata dal comitato al Sindaco Bruschini e all’Assessore Placidi.

Comitato Anzio No Biogas”.

 

Puccini adottata,cerchiamo di capire

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Una delle tavole (Foto da Anziospace)

L’adozione da parte della giunta di Anzio del “Piano urbanistico attuativo assistito da convenzione – Parco Puccini” conclude la fase comunale dell’iter avviato mesi fa e sul quale l’assessore Sebastiano Attoni ha avuto modo di spiegare a chi scrive, ma anche alla stampa, ai componenti di maggioranza, ai capigruppo e alla commissione urbanistica, il percorso seguito.

Una premessa è necessaria: su quell’area il piano regolatore vigente prevedeva un insediamento turistico con centro congressi di circa 120.000 metri cubi, se fosse arrivato in Comune un progetto in tal senso era approvato senza colpo ferire.

Ne è arrivato un altro che “spacchetta” la cubatura in quattro interventi diversi. C’è una sola nota assolutamente positiva: quella  che se il proprietario vende anche uno solo dei terreni interessati da intervento edilizio, il Comune entra in possesso immediatamente dei 60 ettari che dovevano rappresentare nelle intenzioni del progettista del piano regolatore il “Central park” di Anzio, con accesso da piazzale Roma e naturale conclusione nella riserva di Tor Caldara.

Un polmone verde indispensabile, sul quale occorre vigilare perché lo “spacchettamento” pur con tutte le garanzie che Attoni ha dato, rischia di celare l’ennesimo intervento invasivo e di natura esclusivamente residenziale. Non ne abbiamo bisogno.

Un polmone verde che bene è ricostruito in questo video di Pino Genovese.

C’è poi una questione procedurale: in Comune sono certi che basti la delibera di giunta per andare avanti, mentre siamo in presenza di una variante che – da ignorante in materia – dovrebbe essere materia di Consiglio comunale. I tecnici dell’assessorato e lo stesso Attoni sostengono che si tratta di una variante che conferma cubature,  destinazioni e quant’altro e quindi basta la Giunta.

Ci sono tecnici del settore che ne sanno sicuramente di più. Da cittadini, abbiamo il diritto di capire ad esempio cosa si intende per “albergo diffuso” e se quella cubatura – che comunque ci sarebbe stata, che si “spacchetta” perché altrimenti il privato non venderebbe mai – può passare così com’è o non si debba procedere attraverso il Consiglio, le osservazioni e tutto ciò che comporta una variante.

Femminicidio, la lezione di due studentesse

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Si celebra domani la giornata mondiale contro il femminicidio. Un fenomeno – purtroppo – sempre più vasto. Lo conferma l’articolo del Messaggero che riporta il rapporto dell’Eures, l’istituto di studi economici e sociali che da anni tiene una preziosa banca dati sui delitti nel nostro Paese e in particolare su quelli consumati tra le mura domestiche, in famiglia.

Si susseguono le iniziative in tutta Italia, ma un anno dopo è bene ricordare il video di due ragazze di Anzio, studentesse del liceo linguistico, che hanno espresso attraverso quel lavoro il loro pensiero sull’argomento. Una lezione per tutti, a cominciare dalla scelta dell’intramontabile e struggente “Sound of silence” come sottofondo.

E’ il segno che in questa città, se opportunamente stimolati, i ragazzi hanno molto da dare. Seguiamo il video con attenzione, lo merita.

 

Anzio, spunta un’altra incompatibilità

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Mentre si attende il documento ufficiale annunciato pubblicamente sul caso delle lettere spedite dall’ufficio politiche delle entrate a 16 tra consiglieri e assessori che rischiavano l’incompatibilità, avendo presunte pendenze con il Comune di Anzio, c’è chi mette nero su bianco un nuovo caso.

Lo fa con una lettera al Prefetto, al sindaco, al presidente del consiglio comunale e al segretario generale il consigliere della città metropolitana di Roma Emanuele Dessì, del Movimento 5 stelle.

E lo fa contro il consigliere stesso del Movimento ad Anzio, Cristoforo Tontini. Niente sconti, per nessuno, insomma, tra i “grillini“.

L’ipotesi alla quale si riferisce Dessì è relativa all’articolo 63 del decreto legislativo 267 del 2000 e in particolare al passaggio relativo alle “liti pendenti”. Secondo Dessì, infatti, Tontini “risulterebbe socio al 25% di società in accomandita semplice” che dal 2010 è in lite giudiziaria con il Comune circa un esproprio.

Dessì ricorda che al momento dell’insediamento il consigliere pentastellato ha dichiarato di essere in possesso dei requisiti di eleggibilità.

La richiesta del consigliere metropolitano è chiara: se ci sono ipotesi di reato, se ci sia una qualsiasi responsabilità amministrativa, se sia prefigurabile “violazione dei doveri di legalità e trasparenza nell’esercizio dell’attività amministrativa” e quali provvedimenti si intendono adottare “in caso di individuazione di condotte contra legem“.

Il presidente “a vita” Sergio Borrelli, che dal ’98 – salvo una breve pausa – siede sullo scranno più alto dell’assise consiliare ha adesso un’altra vicenda da affrontare. D’altro canto uno stipendiuccio la collettività glielo paga, è bene che si attivi. Per questo, come per i casi precedenti, sui quali giova ricordare che un ufficio del Comune ha ipotizzato la decadenza e che per 53.000 euro erano “morosi” i consiglieri, per gli altri 350.000 società ritenute a loro collegate, se fosse possibile farlo o meno lo spieghi chi ha spedito le lettere.

Infine, con buona pace di chi tira fuori i casi di vecchie incompatibilità, sappia che ha sbagliato indirizzo. Senza chi scrive e il settimanale “il Granchio” – che in questo non ha mai fatto sconti a tutti i personaggi coinvolti – nessuno avrebbe mai saputo del parere del Ministero fatto “sparire” dal Comune per un anno e tirato fuori solo grazie ai cronisti. Il Pd allora aveva annunciato un esposto in Procura a riguardo: lo ha più fatto? E che esito ha avuto?

 

Il voto a scuola, la pessima figura

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Avevano ragione quelli che pensavano a inserire le espressioni della società nel mondo della scuola, quando con i “decreti delegati” portarono i genitori e le rappresentanze del territorio nella gestione degli istituti e aprirono a una forma partecipativa della quale oggi in tanti si riempiono la bocca.

Avevano ragione ed erano precursori, ma quella società – uscita dalle divisioni del ’68 e dalle rivendicazioni di quegli anni che sarebbero diventati di piombo – era ben altra rispetto a quella attuale.  Poi si è rovinato tutto con il sottogoverno della politica, il tentativo di influenzare anche quelle scelte, quindi con il distacco verso forme di partecipazione che ha seguito il passaggio tra prima e seconda Repubblica.

Oggi sembrava esserci un riavvicinamento, abbiamo assistito addirittura a una campagna nella quale i genitori – come tali, senza “bandiere” – ci spiegavano cosa volessero fare. E’ un bene e speriamo che qualcosa si riesca a fare.

Parliamo del voto nelle scuole, seggi aperti ancora oggi, ma Anzio si è assistito a qualcosa di inverosimile al IV istituto comprensivo.

Una pessima figura in una scuola dove – da tempo – i genitori lamentano che qualcosa non funziona.

E’ emblematico, in tal senso, e lo riporto di seguito, quanto scrive una componente uscente di quel Consiglio d’istituto, Manuela D’Alterio. Avevo deciso di aspettare a rendere nota quella che è la denuncia di una situazione difficile fino a che le urne fossero chiuse, ma al IV comprensivo il voto è finito prima….

Apprendo che alcuni genitori della Falcone di via Ardeatina vorrebbero tinteggiare un’aula dell’ edificio perché giustamente è inconcepibile che i ragazzi stiano in un ambiente poco salubre.. premetto che l’ iniziativa è lodevole per carità si fa tutto per il bene dei ragazzi.. e quindi visto che il comune non interviene ci pensano i genitori. Però la scuola è fatta di tante aule e di 4 plessi, i quali hanno tutti bisogno di manutenzione. . È bene che l’ utenza sappia, e quindi i genitori sappiano che nel 2014. Il Comprensivo ha firmato con il Comune di Anzio il protocollo di intesa in base al quale venivano erogati 35 mila euro con specifiche finalità del tipo manutenzione ordinaria e straordinaria e sviluppo e potenziamento dell’ innovazione tecnologica..
Ora non sappiamo come sono stati impiegati questi soldi perché nessun giustificativo spese è stato fornito nel dettaglio, né dalla dirigenza e ne dall’ assessore Nolfi che aveva promesso una dettagliata relazione ad oggi non pervenuta. Ora il punto è questo i soldi c’ erano ed avrebbero potuto essere destinati appunto alla pittura. .senza gravare sulle famiglie.. la scuola deve essere un luogo salubre e sapere che circa 12 mila euro sono stati impiegati per maniglie, prese elettriche, e lavori ” dove occorre ” è inconcepibile. .insostenibile e per giunta offensivo per chi chiede trasparenza negli atti amministrativi. Da parecchio tempo si chiede come e con quali criteri questi soldi siano stati utilizzati.. ci sono state fornite solo risposte evasive e fuorvianti. Il perché lo ignoro..forse perché non siamo importanti. .non siamo degni di ricevere esaustive risposte. Pitturare per proprio conto significa discriminare gli altri ragazzini.. significherebbe agevolare quello che è un obbligo del Comune. .visto che gli edifici sono comunali. . La Dirigenza avrebbe potuto impiegare una parte di quei soldi proprio a tinteggiare. Perché bisogna sempre porre tremila domande e non ricevere delle risposte seguite poi da fatti concreti“.

Porto, appesi al Tar e senza prospettive

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Dicono i bene informati che sia questione di ore. Speriamo. Perché sono ampiamente passati i due mesi che normalmente il Tribunale amministrativo regionale (Tar) si prende per entrare nel merito di una questione e dire chi ha ragione.

Dall’udienza del 15 luglio a oggi di mesi ne sono passati quattro, metti le ferie e ciò che si vuole, il risultato è che il porto di Anzio resta appeso alla decisione del Tar e vede qualsiasi prospettiva – anche quella di gestione affidata alla Capo d’Anzio – sfumare.

La società che al 61% è ancora pubblica nei giorni scorsi è stata convocata alla direzione generale della Banca Popolare del Lazio. L’istituto di credito che ha consentito di avere i soldi per pagare la concessione dell’attuale bacino, chiede come intende rientrare la Capo d’Anzio, atteso che ha versato finora poche migliaia di euro rispetto al dovuto.

Il piano finanziario – ricordiamolo votato in assemblea anche dal sindaco di Anzio – prevedeva per quest’anno la fase di gestione che è partita monca in quanto il Tar ha dato ragione agli ormeggiatori sospendendo il procedimento di “sgombero” delle loro aree dopo che ogni tentativo di soluzione era andato a vuoto. Il Consiglio di Stato ha a sua volta sospeso il giudizio del Tar, ma nel frattempo questi è entrato (dovrebbe essere entrato) nel merito.

Il tempo passa, però, e la Capo d’Anzio vede vacillare i suoi conti come e peggio di prima, impossibilitata a provare almeno a fare ciò che doveva essere dopo la realizzazione del porto ma che – a crono programma invertito – sperava di fare da subito.

Se non ci riesce chiude. Con buona pace di chi continuerà a gestire il suo orticello e a difenderlo con unghie e denti. Sono deprecabili le scene di qualche giorno fa, gli ormeggiatori rischiano di passare dalla potenziale ragione al torto. Continuiamo a pensare che il porto sia di tutti ma che – in fondo in fondo – nessuno lo voglia quello ammodernato. Sta bene a tutti così, evidentemente, almeno a coloro che oggi sono in possesso di rendite di posizione nelle quali per anni sono stati anche per certi versi tollerati.

Prima le procedure – che erano corrette – poi il no a prescindere, poi tutto quello che si vuole. Fino alla contestata concessione per la quale, se il Tar desse ragione agli ormeggiatori, andrebbe riscritto il decreto Burlando.

A maggior ragione i signori giudici amministrativi dovrebbero dire una parola, decidere, farci capire se per anni ci siamo presi in giro o se il percorso seguito era corretto. E’ inaccettabile questa sfiancante attesa e non giova a nessuno.

Il porto ha dovuto superare ostacoli di varia natura, pareri a soggetto per i quali andavano chiesti i danni all’epoca, errori di strategia industriale evidenti, cause tardive come quella a Marinedi che andava fatta al momento del passaggio delle quote, chiacchiere che si trascinano per un anno e più (bando, finanziatori inesistenti) e non può restare appeso anche a tempi incerti. Non più. Perché la Capo d’Anzio, in parte infinitesimale, è di ciascun cittadino e se fallisce la paghiamo noi. Così come è di ciascun cittadino il porto nel quale – invece – c’è chi preferisce continuare a fare il “padrone” e chi sembra fingere di non vedere.

Grotte di Nerone, non tutto è perduto

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Dispiace che non ci sia il finanziamento del Fai, ma la decisione del Fondo per l’ambiente italiano – che pure ha positivamente valutato il progetto del comitato “Restauriamo le Grotte di Nerone” – anziché essere letta come una deludente sconfitta va trasformata in una opportunità.

In questo spazio abbiamo spesso sostenuto che quell’insolito e variegato gruppo di persone, il percorso che stava facendo, la trasparenza data all’intera azione, era una risorsa per la città. Il Comune ha guardato prima con diffidenza, poi ha dato deciso – giustamente – di deliberare una cifra che era un passo indispensabile per provare ad avere anche i soldi del Fai.

Adesso che questi non arriveranno, sarà bene che il Comune rilanci. Se davvero il sindaco Luciano Bruschini e la giunta che con lui ha votato quella delibera tengono alle “Grotte” – come siamo abituati tutti a conoscere quel luogo – sarà bene che trovino nelle pieghe di bilancio i soldi per realizzare il progetto.

Se poi, tra una sagra e qualche mercatino di dubbio gusto, non sarà proprio possibile finanziare per intero l’iniziativa si confermi comunque lo stanziamento deliberato e si usi per compiere un primo passo.

Restando – è il modesto suggerimento che ci sentiamo di dare al Comitato che non ci stancheremo mai di ringraziare e all’amministrazione – nelle linee guida del Fai.

Non tutto è perduto, insomma. Basta continuare a crederci. Tutti insieme.

Il porto tabù, l’approdo di pochi e le buone maniere

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L’ultimo consiglio comunale di Anzio s’è occupato, è ormai noto, di una definizione data dal sottoscritto intorno alla quale ha discusso per oltre un’ora. Con veemenza, termini forti, evitando di parlare della storia delle morosità indicate dall’ufficio politica delle entrate, anzi minimizzandole.

Si può parlare di ciò che si vuole,  chiaro, evitando offese magari, ma questo è un altro discorso. Si dovrebbe anche parlare, però, di ciò che interessa la città e il suo potenziale sviluppo.

La vicenda porto, invece, bandiera del centro-destra dal ’98, con una concessione in essere dopo mille peripezie dovute a chi inventava procedure sbagliate (buona parte di quello che oggi è il Pd)  sembra diventata un tabù.

Del piano di razionalizzazione della società nessuno parla e doveva essere fatto entro marzo. C’è un piano finanziario che dice una cosa, votato anche dal sindaco che rappresenta il socio di maggioranza, ma Bruschini continua a parlare da oltre un anno di un bando possibile ma che allungherebbe ulteriormente i tempi. Senza contare i fantomatici – e mai visti – gruppi stranieri interessati all’opera.

Certo, è pendente il ricorso degli ormeggiatori – sui quali il Tar si sta stranamente prendendo più tempo del previsto – ma la Capo d’Anzio (al 61% ancora dei cittadini) è titolare di diritti che deve poter esercitare liberamente. Oggi c’è stata tensione, ancora una volta, perché l’approdo è considerato terra di pochi. Quello che immaginavamo come “il porto della città” era e resta esclusivamente degli operatori. Che avranno pure le loro ragioni  – e lo vedremo o meno quando il Tar finalmente si pronuncerà – ma non possono certo usare metodi come quelli riportati dall’amministratore delegato nella denuncia presentata.

Si ha il diritto di difendere il proprio lavoro, ci mancherebbe, attraverso un ricorso e paradossalmente anche muovendosi politicamente attraverso consiglieri comunali che minacciano una crisi perpetua, ma a metodi del genere non si deve mai arrivare. E dire che oggi  non c’era nemmeno il contestato Luigi D’Arpino che gli ormeggiatori, è noto, poco possono vedere.

Se ne parlerà in Consiglio comunale? Chissà… Sembra un argomento diventato tabù, quando in realtà oltre alla vicenda del piano di razionalizzazione ci sarebbero da affrontare quelle  del Life (si corre per evitare che il Comune dopo aver usato i soldi per altro finisca nella black list europea) dei conti della società, del rapporto (purtroppo ben noto già dai tempi di Italia Navigando con Renato Marconi socio) con il privato, di un’impossibile, a tre anni di distanza,  causa per contestare il passaggio delle quote a Marconi e il mancato rispetto dei patti parasociali.

Forse c’è chi, maggioranza e opposizione, preferisce l’approdo di pochi e metodi tutt’altro che ortodossi. Del resto quando si arriva, ai vertici istituzionali, a dare dell’infame a chi scrive, come si può pretendere che i cittadini siano ligi almeno alle buone maniere?

L’assessore autorizza, l’ufficio paga e i criteri restano un rebus…

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Visto  l’espresso parere autorizzatorio dell’Assessore alle Attività Produttive Sig. Giorgio Bianchi“. C’è scritto proprio così nella determina che liquida – l’1 settembre, ma è pubblicata solo ora, misteri della trasparenza 3.0 – l’associazione Andromeda per due manifestazioni svolte tra il 4 e il 6 aprile e tra il 24 e il 26 luglio.

La spesa non è straordinaria, poco più di 6.000 euro, ma ancora una volta il punto non è questo. Per quali criteri si sceglie Andromeda e non altri la risposta Bianchi la diede mesi fa per i presepi: secondo lui va bene e basta, anche se per i cittadini restano un rebus.

Di certo, altro mistero del protocollo 3.0, la prima proposta con preventivo è dell’1 aprile per la manifestazione di tre giorni dopo “Anzio chocolate“, la seconda è del 21 luglio, per le iniziative della notte bianca da svolgersi dal 24 al 26. Volendo, quindi, le cose sono note agli uffici e si riescono a fare a tempo di record.

Ma anche di questo abbiamo spesso parlato in passato. Quello che non torna, alla luce di norme che non risultano cambiate, è cosa debba autorizzare un assessore, entrando così nella gestione ordinaria che non spetta a lui. Da quando gli assessori danno pareri o autorizzano?

Speriamo che un’opposizione preoccupata – a cominciare dal Pd – a difendere l’onorabilità del Consiglio e a dare il là al dibattito su chi scrive, avverta la curiosità di chiederlo, a meno che non ritenga anche questa lesa maestà.

Ma speriamo anche che, negli uffici – in particolare dell’anti corruzione –  sia qualcuno a  spiegare che sindaco e assessori non “autorizzano” più nulla da quando Bassanini – sulla riforma del quale ci sarebbe molto da dire, comunque, al punto che egli stesso sembra essersene pentito – ha deciso che la politica ha un ruolo e la dirigenza un altro.

Ad Anzio, troppo spesso, si è fatta confusione.