E’ tutto sballato, ma Bruschini si salva. Tanto di cappello

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Fa bene il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini, a sottolineare che il bilancio è stato approvato e che ha superato un altro importante scoglio. Come si è arrivati alla redazione del documento, cosa c’è scritto, quali procedure sono state seguite saranno oggetto – con tutta probabilità – di una battaglia che si giocherà nei tribunali secondo quanto affermato questa mattina dal Pd.

Il primo cittadino, però, in Consiglio comunale si è salvato e va avanti, nonostante criticità evidenti. Sono i revisori dei conti, a pagina 4 della loro relazione, a certificare che l’ente “ha avviato la ricognizione dei residui  sulla base dei quali determinerà il fondo pluriennale vincolato e il risultato di amministrazione”. E quello che è stato votato? Sono numeri a vanvera? Evidentemente sì. Carta vince, carta perde…

Mentre si discuteva il piano finanziario dei rifiuti – che secondo quanto affermato dal dirigente del settore tributi e ripreso dal sindaco e dal suo vice, vedranno un meno 20% in bolletta – è emerso che l’assessore Placidi aveva un conto e i consiglieri un altro. Pazienza, si dirà, ma è il dirigente del settore ambiente Walter Dell’Accio a scrivere che secondo lui l’adeguamento Istat sui contratti è “dovuto“. Nel piano non c’è ma  se la cosa troverà conferma, buona parte della presunta diminuzione del 20% sarà “rosicchiata” dal milione e 300.000 euro che dovremo pagare. Senza contare che il piano stesso ha ben altre lacune che prima o poi qualcuno farà valutare alla commissione tributaria.

Non solo, quel piano contiene già i debiti fuori bilancio che dovevano essere approvati oggi ma sono stati ritirati. Erano sbagliati pure quelli, ma intanto sono in un atto votato… Siamo su “Scherzi a parte”? No, purtroppo, siamo ad Anzio… E sui rifiuti, ad esempio, si sta creando ad arte un’emergenza. Condita questa mattina dalla sparizione dei cassonetti sulla riviera di Ponente. Chi l’ha deciso? Perché?

Intanto  quando ci si accorge che il piano triennale delle opere pubbliche consegnato ai consiglieri comunali è diverso da quello che ha l’amministrazione si potrebbe arrivare al “rompete le righe” e mandare a casa sindaco e compagnia.

Ma Luciano Bruschini ha una capacità unica e quasi invidiabile, è il migliore in questo, così “convince” il suo ex alleato, poi avversario in campagna elettorale, critico sull’impianto del bilancio ormai sballato, a dire che tutto sommato va bene così.

Quando il sindaco non trova sponde, pure cercate, tra gli amici di vecchia data che vanta nel Pd, ecco rispuntare i rapporti con De Angelis che stavolta sente “padre Luciano” e porta con sé anche Eugenio Ruggiero ma non Danilo Fontana. Unico rimasto nel Consiglio di oggi – in quella schiera – a dimostrare che l’opposizione fa l’opposizione, non la stampella.

Invece questa città di stampelle continua a vivere, di rapporti che Bruschini sa mantenere al meglio. Sembra quasi di vederlo chiamare il Luciano area Pd (Mingiacchi) che poi si rapporta con i suoi più stretti alleati nel partito, quindi fare una telefonata alla sinistra che fa capo a Enzo Toselli, prendere il caffè con Paride Tulli, calmare Sergio Borrelli, stemperare Vincenzo Nolfi che tiene alle sorti della figlia, dare bastone e carota a Patrizio Placidi (al quale oggi hanno arrestato quello che ha definito in passato un suo grande amico) o Roberta Cafà, mantenere i rapporti ferrei con Giorgio Zucchini e il fido Sebastiano Attoni.

E vogliamo ancora chiederci perché da oltre trenta anni, direttamente o attraverso familiari, in consiglio comunale siedono sempre gli stessi? E’ tutto sballato, dai conti al piano finanziario dei rifiuti, ma Bruschini è un abilissimo tessitore di rapporti. Tanto di cappello.

Rifiuti, il “traversone” e quei debiti fuori bilancio

L'assessore Patrizio Placidi

L’assessore Patrizio Placidi

Restiamo al paragone calcistico per un po’. Viene bene quando si parla della vicenda rifiuti. Abbiamo un esempio in casa, l’Anziolavinio, nato allora dalla fusione di due realtà. Prendiamolo come spunto, diciamo che anziché fondersi le due società si siano messe d’accordo, un’associazione di scopo. Finché stanno insieme, i giocatori ovviamente vanno in campo per vincere. Le due società marciano parallelamente, ma non si pestano i piedi e anzi collaborano.

Poi c’è la possibilità di partecipare a un campionato più prestigioso, le strade si dividono. Una società va da sola, l’altra si allea a un gruppo diverso. Tutto legittimo e consentito. Secondo le norme, però, chi partecipa al campionato dovrà portare con sé anche i giocatori dell’altra società che facevano parte della squadra secondo il precedente accordo. Ricordate? Andavano in campo tutti per vincere, si collaborava, ma ora le cose non sono più così. Presidente e allenatore della società costretta a cedere i giocatori dicono loro di tirarsi indietro, la collaborazione è finita e dei risultati interessa poco. Affari di chi è stato scelto per il campionato maggiore.

Torniamo ai rifiuti. Gesam e Camassa fino a qualche mese fa hanno gestito insieme il servizio ad Anzio. Per il nuovo appalto, nel 2014, hanno scelto strade diverse. Gesam si è accordata con Ecocar, Camassa è andata per conto suo. Senza tornare sulla vicenda interdittiva Ecocar, non ancora risolta e al centro di un contenzioso che pare senza fine, Camassa si è vista aggiudicare la gara. Non ha il contratto, perché si attende appunto la soluzioen del contenzioso. Ma nel frattempo ha preso con sé anche i dipendenti Gesam, come previsto. Gli stessi che facevano i servizi anche prima, ma che adesso sembrano aver “dimenticato” o preferiscono giocare – come si dice ad Anzio – a “traversone”. A perdere.

Certo, Camassa non sembra avere i mezzi adeguati (così ci riferiscono), chiede troppi straordinari, ma la città in queste condizioni non c’è mai stata. Nemmeno nei tempi peggiori. Camassa ha le sue responsabilità, ma nessuno ci toglie dalla testa – e vorremmo tanto sbagliare – che sia stato detto ai lavoratori “assorbiti” che fino a quando non si risolve la vicenda Ecocar è meglio tirare i remi in barca. Speriamo di sbagliare, davvero, auspichiamo che le voci siano infondate, altrimenti saremmo in presenza di un danno deliberatamente fatto al Comune e ai cittadini. E sarebbe gravissimo che anche solo a immaginarlo fosse qualcuno che ha delle responsabilità da amministratore.

Intanto domani in consiglio comunale, con il bilancio, arriva il piano finanziario dei rifiuti che vede una diminuzione sensibile di indifferenziato portato in discarica, ma costi in linea con quelli dell’anno precedente. Qualcosa non torna.

Certo, la spesa diminuisce soprattutto se al 2014 andiamo ad aggiungere oltre un milione e mezzo di debiti fuori bilancio che domani il consiglio comunale andrà ad approvare. Di fatto il “porta a porta” è partito  senza copertura finanziaria, con i soldi della Provincia già ampiamente spesi, utilizzando personale scelto non sappiamo come.  Tanto pagano i cittadini. Quei pochi che lo fanno, perché altri – anche di spicco – possono dormire sonni tranquilli….

Su questo, domani, andrà chiesto conto all’assessore all’ambiente Patrizio Placidi e al sindaco Luciano Bruschini. Il primo troppo preso sulle vicende della Ecocar, il secondo spettatore inerme – esclusa una lettera di richiamo allo stesso Placidi – di una situazione indegna sul territorio.

Mense, la provocazione: sicuri che a ottobre i bambini mangeranno?

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Domani il Tribunale amministrativo regionale entrerà nel merito della vicenda mense, dopo l’annullamento delle procedure che avevano portato all’aggiudicazione alla cooperativa Solidarietà e lavoro per la vicenda della commissione “illegittima“. Un parere dell’Autorità nazionale anti corruzione aveva indotto il Comune – con molta calma – ad annullare gli atti e successivamente a indire una procedura negoziata per affrontare il prossimo anno scolastico.

Lo diciamo nel titolo, è una provocazione: alla luce di quanto sta accadendo a ottobre mangeranno i bambini? Il perché è presto detto: la nuova procedura va avanti, ma in attesa dell’udienza di domani il Tar ha detto di non procedere all’aggiudicazione. Se avesse ragione Solidarietà e lavoro è facile pensare che il Comune impugni la sentenza del Tar, se vincesse l’Ente sarebbe la cooperativa a fare ricorso  e nel frattempo la procedura “alternativa” sarebbe comunque ingessata.

Qualora arrivassimo a una sentenza d’agosto definitiva, immaginiamo per un attimo cosa possono fare le aziende invitate (Solidarietà e lavoro compresa) alla procedura negoziata? Minimo un ricorso.

A leggere quanto sostiene la cooperativa esclusa, finora mai pagata, perché il contratto non c’è e perché quel poco di contributo dei cittadini è stato affidato a un sistema che ci ha fatto tornare indietro di venti anni, si parla di “malcelato tentativo del Comune di addivenire, mediante un articolato e contraddittorio percorso, all’annullamento delle procedure di gara“. Si ricorda che questo è avvenuto a nove mesi dall’aggiudicazione, che l’Anac ha censurato la composizione della commissione ma non la procedura di gara, soprattutto si fa notare che il prezzo di aggiudicazione della Solidarietà e lavoro è di 4,522 euro a pasto, mentre la base d’asta è di 5,10 ma senza le migliorie che erano sul precedente capitolato. Bene che vada pagheremo la stessa cifra, senza interventi di miglioramento.

Inoltre la cooperativa chiede sin d’ora un risarcimento dei danni per avere, tra l’altro “attivato specifiche linee di credito e immobilizzato ingenti capitali“.

E’ chiaro che questa è la posizione di una parte, sicuramente non difendibile per come hanno mangiato (!?) i nostri figli durante l’ultimo anno scolastico. Ma l’impressione che si ricava è che rincorrendo pareri e aspettando decisioni, il Comune si sia infilato in una situazione diciamo singolare.

Non sarebbe la prima, né l’ultima. Però la domanda resta: l’1 ottobre il servizio mensa inizia? I bambini mangeranno?

Il presidio, la passerella, l’ospedale che non chiude e quello del futuro

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Va dato atto a chi ha organizzato il presidio all’ospedale di Anzio di aver smosso un interesse mai visto prima, salvo che fossimo in campagna elettorale quando si inauguravano anche solo “consegne” di cantieri. Sono arrivati rappresentanti regionali di diversi schieramenti, mentre la Asl ha fatto immediatamente sapere quali sono le misure per il “Riuniti”. Quelle che aveva preannunciato, di fatto, ieri, il presidente del Consiglio regionale Daniele Leodori

Ieri sera c’era gente che arrivava per firmare di continuo, chi scrive ha messo la propria dopo un dialogo con gli organizzatori e comprendendo la genuinità di chi ha immaginato l’iniziativa. Non il messaggio.

La preoccupazione di chi, da giorni, 24 ore su 24, è sotto al gazebo di fronte al pronto soccorso, è infatti quella che a forza di “svuotare” i reparti, accorparli, ridurre le prestazioni, l’ospedale chiuda. Preoccupazione legittima quanto infondata. Sommessamente si ritiene che oltre a non essere scritto sull’atto aziendale, nessuno è così pazzo da eliminare una struttura sanitaria in un bacino d’utenza che conta normalmente oltre 110.000 residenti che d’estate diventano il triplo.

Quello che si deve sollecitare a chiudere è, invece, un ospedale concepito all’antica. La sanità non è più, semplicisticamente, posti letto. Non è e non deve essere il pronto soccorso a dover sopperire alle carenze del territorio. Non è l’ospedale il luogo per “aggirare” le liste d’attesa e fare esami che se fossero realmente urgenti vedrebbero i medici di base chiamare il numero verde a loro riservato. Un ospedale non è più – e non doveva essere prima – un votificio.

Purtroppo è successo. Purtroppo i primari sono stati, in troppe occasioni, dei piccoli feudatari. Oggi, con un ospedale per “intensità di cure” e non più dove conta chi ha più letti, va cambiata una mentalità superata dalla storia. Se ne deve accorgere anche la politica, spiegando – anzitutto ai tanti medici che vi girano intorno – che la medicina del futuro è quella della “prossimità” e non del ricovero, capendo che i tempi dei favori (infermieri in ufficio, medici promossi in improbabili unità operative semplici e fuori dai turni, quindi con maggiori carenze per i reparti) per il ritorno elettorale sono superati. E l’atto aziendale della Asl – votato all’unanimità, quindi anche dal sindaco di Anzio Luciano Bruschini o suo delegato – va in questo senso. Cancellando le unità operative (oltre 200) e non i servizi. Ci auguriamo potenziando definitivamente le “prime linee” dei pronto soccorso.

Certo, una rivoluzione. Come quella che deve fare un certo vetero-sindacalismo, quando suggerisce -e speriamo di sbagliare – i certificati di malattia come alternativa ai trasferimenti nell’ambito della stessa azienda.

Fa riflettere, invece, quanto affermato oggi dal direttore generale Fabrizio D’Alba su chi non accetta contratti di sette mesi (e poi c’è la crisi…) e chi, invece, a scorrimento delle graduatorie, preferisce non accettare Anzio. Troppo comodo. La Regione Lazio, oltre a bloccare il turn over e a concedere deroghe – cinque su otto nella RmH sono state destinate ad Anzio – deve trovare il modo di dire a chi non accetta un posto che può anche dimenticare di lavorare con le Asl del territorio .

E a proposito di atto aziendale, è da sottoscrivere quanto afferma il direttore generale: “Al fine di qualificare le strutture aziendali ed ottimizzare le risorse è stata elaborata, e presentata all’Ente regionale, una dettagliata proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera della Asl Roma H, alla quale si rimanda per ogni più completo dettaglio, e per la precisa definizione per ciascun polo, delle attività che saranno presenti nei singoli presidi ospedalieri a seguito del riassetto derivante dal presente Atto, precisando che alle suddette attività non necessariamente debba corrispondere la individuazione di una Unità Operativa complessa o semplice, potendo le stesse essere assicurate anche da parte di Dirigenti con incarico professionale, afferenti a Unità Operative Complesse ubicate presso il medesimo Polo o, in caso di attività su scala aziendale, anche in Polo Ospedaliero diverso. Laddove siano presenti linee di attività e funzioni, quali ad esempio quelle di assistenza e cura di patologie diabetiche, non organizzate in autonome Unità Operative semplici o complesse, queste non devono intendersi soppresse, essendo obiettivo aziendale, all’opposto, il loro specifico rilancio ed addirittura potenziamento con nuovi percorso e metodologie di lavoro come piani, programmi e progetti”.

E’ la teoria. Quando sarà pratica – speriamo presto – avremo degli ospedali moderni e un territorio che risponde, i malati “presi in carico”, i pronto soccorso solo per le emergenze, i posti letto per osservazione, acuti e post acuti e dalla parte degli utenti, non dei primari. 

Allora non ci saranno più, speriamo, i tanti politici che in questi giorni hanno cavalcato l’onda o fatto passerella. Comunque  se è servito a dare risposte che altrimenti non sarebbero arrivate o non avrebbero avuto la stessa eco, il presidio è stato un bene. 

Gara rifiuti, pronta la delibera per far vincere chi dicono loro

Il presidente dimissionario della Fifa, Blatter

Il presidente dimissionario della Fifa, Blatter

Buttiamola sul calcio. Il Brasile vince i mondiali battendo la Grecia, sorpresa del torneo, festeggiamenti e tutto il resto, complimenti alla squadra sconfitta per la bella prestazione e tutti a casa.

Alt, l’arbitro si accorge che nella lista c’erano degli squalificati e il Brasile ha fatto carte false per mandarli in campo. Che si fa? Uno dice, c’era Blatter alla Fifa, quello era un imbroglione costretto alle dimissioni, ha vinto il Brasile e santi benedetti. No, c’è qualcuno che si oppone, solo che il Brasile è una potenza del calcio mondiale e non solo. Poi dà certamente più prestigio della Grecia agli organizzatori.

Si festeggia, ma si decide di aspettare ad assegnare il titolo. Poi l’arbitro si scoccia e dice no: quel risultato è falsato, il titolo è della Grecia. Apriti cielo, Blatter va su tutte le furie, minaccia l’arbitro di squalifica a vita e il Brasile ricorre a un giudice e inizialmente ottiene la sospensione dell’assegnazione alla Grecia. Il tempo passa e l’arbitro non può più aspettare, c’è il mondo in attesa: la Grecia è campione! Finita? Neanche per idea. La vita dell’arbitro diventa un inferno, Blatter e i suoi sono infuriati, c’è ancora un giudice da sentire e poi la Grecia, su: un popolo di falliti, non sanno giocare al calcio, hanno avuto solo fortuna….

Veniamo a noi: la Ecocar-Gesam vince l’appalto dei rifiuti ad Anzio, però ha una interdittiva antimafia. Giusta o sbagliata non lo sappiamo, certo è che la gara non può esserle assegnata. Ha giocato con degli “squalificati” in campo, per dirla con l’esempio di prima. Il dirigente del Comune fa il suo, l’assessore Placidi non ci sta, persino il sindaco Bruschini   arriva a dirgli di stare tranquillo ma nulla.

Personaggi vicini a Placidi chiamano ogni giorno per avere novità sul ricorso che Ecocar-Gesam ha fatto sull’assegnazione alla Camassa, intanto è palese che c’è qualcuno – tra chi lavora nel settore – che fa di tutto per evitare che le cose funzionino e far sì che la città sia sporca. Colpa di Camassa, visto? Gli hanno assegnato la gara, ecco i risultati…. Eh, che bello il calcio del Brasile…. invece la Grecia ha vinto e vuole pure la Coppa? Su, aspetti… Come Camassa deve aspettare il contratto.

E si arriva all’ipotesi di soluzione politico-burocratica. Non si può andare avanti così, né aspettare ancora il Tar, deve esserci un Blatter anche da queste parti e allora dal cilindro esce la soluzione: una delibera di indirizzo affinché si riveda quello che è successo e si faccia in modo, di fatto, di assegnare alla Ecocar – che nel frattempo non ha più l’interdittiva, confermata però dal Consiglio di Stato per analoghe sentenze in Campania – perché i mondiali li ha vinti il Brasile e non si possono assegnare alla Grecia. Anche se nel frattempo sulla Ecocar si sono messi di mezzo quegli impiccioni della Direzione distrettuale antimafia, per un’indagine che riguarda tutta Italia.

Non interessa. Perché Ecocar garantisce più posti di lavoro – magari quelli promessi per essere votato da chi faceva campagna elettorale  – e sarebbe meglio averla come compagna di viaggio che come avversaria. Lo stesso Placidi l’ha detto in Consiglio comunale.

Non c’è da ridere, perché dal segretario generale al sindaco, da Placidi agli altri assessori, si sta lavorando in tal senso. Se e come sia possibile lo vedremo. Sarebbe di una gravità inaudita, ma come ha dimostrato lo scandalo Fifa a Blatter mica è mai importato nulla…

Il Central park diventa un giardinetto e non sappiamo chi paga

Il central park di Bruschini....

Il central park di Bruschini….

Convenzione con il ministero della difesa per la realizzazione di Anzio central park: piste ciclabili, percorsi fitness, aree ristoro, parco giochi, convenzioni con le università per l’inizio degli scavi archeologici a ridosso della villa imperiale“. Ricordate? Campagna elettorale del sindaco Luciano Bruschini, quello del 3.0

Una bella immagine dell’ospedale militare, un segno tratteggiato giallo a incorniciare l’intera area, un progetto a dire la verità anche accattivante. Dimenticatelo.

Perché l’area non è quella di un parco come lo intendeva Bruschini e come ha dato a intendere agli elettori, ma dalla delibera approvata oggi si vede uno spazio di gran lunga ridotto, nella zona prospiciente a Villa Albani  e che costringe il Comune a realizzare alcune opere per i militari. Con quali soldi? E il gioco, ora, vale la candela?

... e quello allegato alla delibera

… e quello allegato alla delibera

Aspettiamo delucidazioni, ovvio, ma con la convenzione approvata in giunta diciamo addio al Central park così come ce lo avevano prospettato. Al tempo stesso diciamo addio a un pezzo di quel “Parco delle ville” che conduceva dal Vallo Volsco a Villa Adele, fino a Villa Albani e all’ospedale Militare, quindi al parco archeologico, era una delle poche cose buone del piano regolatore di Pierluigi Cervellati.

Quello che doveva essere “mare, cultura e natura” e si è ben presto trasformato in “varianti, cemento e furberie”.

Siamo ad Anzio, non dimentichiamolo, che vai a credere al Central park su….

Porto di Anzio, Sabaudia ci riprova. L’erosione c’è? Colpa del progetto…

L'erosione della spiaggia a Sabaudia

L’erosione della spiaggia a Sabaudia

Il consiglio comunale di Sabaudia discuterà domani la mozione presentata da tre consiglieri di opposizione sui rischi che ci sarebbero con la realizzazione del porto di Anzio.

Ci sono  palesi errori nel comunicato di qualche mese fa – anche lì le mozioni non si discutono mica subito… – come la bocciatura da parte della Regione guidata dal centro-sinistra (dopo anni passati a ostacolare il progetto per “procedure sbagliate” inesistenti era pronto l’accordo di programma, ma Anzio non era Fiumicino e saltò all’ultimo istante), il Comune che si riprende le quote del privato (semmai è il privato che si è ritrovato quelle di Italia Navigando senza opposizione del Comune), nell’accordo e nella concessione demaniale – non qualcosa di aleatorio – ci sono una serie di prescrizioni relative anche all’impatto ambientale che in parte, comunque, è stato già concesso.

Su una cosa sarebbe interessante che qualcuno, domani, si alzasse in Consiglio comunale a Sabaudia. Una domanda semplice semplice, alla quale ambientalisti di maniera (si tratta dell’ennesimo tentativo fatto in tal senso nel centro pontino, sempre dagli stessi personaggi) citando studi di qualche tempo fa, non hanno mai risposto.

La domanda è questa: perché se il porto di Anzio è solo sulla carta, l’erosione a Sabaudia esiste già e anzi è aumentata nel corso degli anni? Qualcuno sa rispondere scientificamente?

A meno che correnti marine ed erosione non siano sensibili ai progetti. Se così fosse, è giusto bocciare l’ipotesi di Anzio. Immediatamente. Ma questa è fantascienza.

Ah, un’altra cosa: il porto di Anzio, per il quale c’è una concessione demaniale che consentirebbe il famoso e temuto raddoppio, per adesso e i prossimi tre-quattro anni secondo le intenzioni della Capo d’Anzio si fermerà solo alla gestione del bacino attuale.

A Sabaudia dà fastidio anche quella? Ecco, magari prima di lanciare un allarme, sarebbe bene informarsi….

Quando i politici “scoprono” la sanità. Sapendo poco

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Non c’è dubbio che la situazione dell’ospedale di Anzio sia difficile. Non lo è da oggi, ma da tempo, in particolare nella “prima linea” del pronto soccorso. Al personale va un plauso assoluto e incondizionato. E fanno anche bene, i politici di varia estrazione – qualche giorno fa il vice sindaco Zucchini, poi il consigliere regionale Santori – a far sentire la loro voce.

Scoprire” le difficoltà dell’ospedale tanto per farlo, guadagnarsi titoli sui giornali e accontentare i propri “galoppini” locali serve però a poco se non ci sono due azioni conseguenti. Anzi tre.

La prima è la conoscenza. La macchina sanitaria è una delle più complesse da mandare avanti ed è chiamata a fornire il bene più prezioso: la salute. E’ una macchina che paga, oggi, quanto è stato fatto nel corso degli anni dalla politica con sprechi e clientele. Da chi “imbucava” un infermiere in ufficio o da chi faceva “promuovere” primario di una singolare unità operativa – meglio semplice, i gradi erano più facili da dare – l’amico/elettore, con seguito di consensi. Da chi imponeva il presidente del comitato di gestione e poi il direttore sanitario, a chi non controllava i costi per cui la stessa siringa costava in un’azienda sanitaria 10 e in un’altra 2.

Oggi paghiamo nei conti della Regione ancora i “leasing back” di Storace che per fronteggiare la situazione di disastro finanziario ha venduto le strutture, paghiamo le “macro aree” scellerate della Polverini (i debiti di Roma spalmati sulle Asl del Lazio), le scelte mancate di Badaloni prima e Marrazzo poi. Perché con la sanità si vincono o perdono le elezioni, questo è il problema…. E il medico x, il quale magari ha pagato un intero tavolo alla cena elettorale di autofinanziamento del politico y, farà carriera….

Conoscenza è anche sapere che un sindaco può incidere sulle scelte nell’apposita conferenza locale. Cosa ha fatto Bruschini, per esempio, quando c’era da approvare l’atto aziendale della Roma H? Cosa ha chiesto per il territorio?

La seconda è trovare soluzioni possibili. La “coperta” della sanità è corta per i numerosi errori commessi in passato, ma certo è singolare che un infermiere, nella stessa azienda, non possa essere spostato da Nettuno ad Anzio o da Ariccia ad Albano per “tamponare” un’emergenza. Urlare con Zingaretti e fare interrogazioni  va bene, ma chiedere al direttore generale Fabrizio D’Alba di sedersi con i primi cittadini del comprensorio e trovare le soluzioni possibili per tempo non è una bestemmia. Magari facendo capire a chi si trova nel centro prelievi o nel reparto della città X che non può stare a scaldare la sedia se d’estate l’attività si dimezza. Vanno bene le interrogazioni, delle quali possiamo anticipare anche le risposte (piano di rientro, impegno a…, investimenti per…) ma è il caso di trovare le soluzioni pratiche. Insieme anche alle organizzazioni sindacali che qualche cessione dovranno pur farla, perché pazienza chi deve fare un viaggio ma un infermiere o un medico potranno anche attraversare un corridoio o, se proprio necessario, cambiare palazzo quando serve.

Invece ho registrato, in passato, festanti comunicati di politici per aver tenuto aperto un laboratorio analisi o ho dovuto difendermi da chi mi diceva “vuoi il male dell’ospedale x” (300 parti l’anno o nessun paziente ma turni h24 di chirurgia) dicendo “tu vuoi il bene di chi non vuole spostarsi, non di chi ha bisogno dell’ospedale“.

La terza è prendersi la responsabilità di dire la verità e immaginare qualcosa di diverso. L’ospedale sotto casa per tutti non serve, anzi è dannoso. Se è una cosa grave devi avere la certezza di essere portato, magari in elicottero, dove possano curarti bene. I posti letto sono un falso problema, perché dovrebbero essere l’estrema necessità ma spesso sono chiamati a sostituire ciò che non viene fatto sul territorio. L’idea delle “Case della salute” è buona, ma finora sono scatole vuote, quando non crollano come a Sezze dopo essere state aperte senza autorizzazione all’esercizio.

Le Unità di cure primarie (il medico di base aperto 12 ore, se non il proprio quello di uno studio associato) vanno fatte conoscere e incentivate, i pronto soccorso sono affollati di casi inutili (codici bianchi e verdi) e le lunghe attese sono dovute al fatto che il territorio non risponde, i malati cronici vanno presi in carico davvero e non con dichiarazioni d’intenti o comunicati che tali restano. La chiamano “medicina di prossimità” quelli che ne sanno più di chi scrive. E c’è un’altra grande responsabilità: tagliare i rami secchi, quelli veri. Un esempio su tutti. In provincia di Latina ci sono due emodinamiche. Sono indispensabili in caso di infarto, un intervento può salvare la vita ma… I dati statistici parlano di una emodinamica ogni 5-600.000 abitanti, quanti ne ha la provincia pontina. E’ evidente che uno dei servizi è di troppo, è stato una esigenza “politica” e ora guai a chi lo tocca.

A Roma, 3 milioni di residenti, mettiamoci turisti e altre presenze durante l’anno 5 milioni, le emodinamiche dovrebbero essere 10. Ce ne sono 29. E se togli la convenzione a uno, ti minaccia di licenziare il personale, se la togli a un altro arriva il potente di turno e quindi non si tocca, se pensi a un altro ancora è un ente religioso e che sei matto?

E quanti casi-emodinamica ci sono? E perché non immaginare che se sono aziende, le Asl funzioni come tali e non con l’elefantiaca burocrazia pubblica? Chiedessero questo i consiglieri regionali, di maggioranza e opposizione, si impegnassero sin d’ora a non “raccomandare” nessuno per uno spostamento in ufficio o qualche improbabile unità operativa, dicessero ai cittadini qual è la situazione e si impegnassero per la sanità sul territorio. Solo così possiamo uscirne, il resto è propaganda.

Residui, il gioco delle tre carte e la delibera fantasma

Prima di proseguire nella lettura, informo che la delibera è sul sito dal pomeriggio odierno.

L'albo pretorio oggi, alle 13,45

L’albo pretorio oggi, alle 13,45

Al gioco delle tre carte, lo dice la parola stessa, servono tre pezzi. Poi, abilmente, chi comanda il banco le muove in maniera talmente abile che vince praticamente sempre.

Ad Anzio, con la delibera di giunta sul riaccertamento straordinario dei residui, siamo praticamente nelle stesse condizioni. Con l’unica differenza che una delle tre carte ancora non la conosciamo.

E’ l’ultima delibera sui residui, quella che andava adottata contestualmente al bilancio consuntivo dalla giunta e che, invece, è arrivata lunedì alla terza stesura. Non la conosciamo perché, al solito, la trasparenza da queste parti è a soggetto. L’ultima delibera di giunta pubblicata riguarda il preventivo 2015: fatta il 7 luglio e subito on line. Questa del 13, tre giorni dopo ancora non c’è. Sappiamo però che è partita per la Prefettura, di corsa. Perché lo spettro del commissario aleggia ancora.

Sappiamo pure – lo vediamo da recenti determine – che ciascuno continua a fare riaccertamenti anche in questi giorni. Avremo una quarta delibera? Ma non siamo fuori tempo massimo?

Allora torniamo per un attimo a quella del 4 giugno, giorno del consiglio comunale e quindi contestuale. La giunta per legge delibera “previo parere dei revisori“. Nell’atto il parere non c’è, in Comune è arrivato via posta elettronica certificata ma in delibera non viene inserito.

Da qui la seconda carta, con una “pezza” al potenziale falso commesso il 4 giugno, e l’inserimento del parere il 26, infine i nuovi conteggi il 13 e il parere “non favorevole” dei revisori dei conti. Non sappiamo ancora che cosa c’è scritto, però, sulla delibera fantasma.

Ma quanto ci vuole a pubblicare gli atti? E chi è il responsabile? E non eravamo 3.0?

Residui, scuse e numeri in libertà. I conti non tornano

Il vice sindaco Giorgio Zucchini

Il vice sindaco Giorgio Zucchini

Tra un annuncio di conferenza stampa, spettacoli, archeotur che hanno successo ma stranamente non fanno parte del programma “Summer Time” finalmente veniamo a sapere che il parere dei revisori dei conti sul riaccertamento dei residui è negativo e che si tratta di un’attività gestionale.

Lo dice sul sito del Comune – nel quale la delibera per la quale i revisori esprimono il parere non c’è ancora, alla faccia della trasparenza – il vice sindaco Giorgio Zucchini. E’ convinto che presto tutto sarà chiarito, ma qui con la delibera del 4 giugno si è fatto finta di non avere il parere, con quella successiva si è provato a mettere una pezza, dell’ultima ancora non sappiamo. Quello che è sicuro è che i conti, per i revisori, non tornano.

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Saranno degli sprovveduti come la Corte dei Conti o gli ispettori della Ragioneria dello Stato? Chissà… E’ noto che ad Anzio sappiamo sempre qualcosa più degli altri.

Nella nota si omette di fare riferimento al possibile scioglimento del Comune. La legge è chiara, il riaccertamento si vota “previa parere” dei revisori. Sappiamo che a Villa Sarsina stanno studiando già la via d’uscita: la delibera c’è, è nei tempi, i revisori hanno preso un abbaglio e mezza Italia è in queste condizioni, mica possono sciogliere tutti i Comuni….

Ma questi atti, fra l’altro, sono propedeutici al preventivo che andrà in Consiglio a fine mese. Allora proviamo a farla facile: io devo costruire una casa, per farlo ho bisogno del progetto, di pagare ciò che è dovuto, ma data la particolare zona anche di un parere, vuoi della Soprintendenza dei beni archeologici o vuoi del genio civile. Se non ho quest’ultimo oppure è negativo, la casa posso costruirla? Il sindaco e il suo vice a questa domanda devono rispondere. Non a chi scrive, ma alla città e al rappresentante del governo, il prefetto Franco Gabrielli.

L’assessore alle Finanze dice anche altro ovvero che i nostri conti sono in ottima salute e che si riscuote mediamente il 70-80%. Ha ragione, ma  a quella media si arriva per le intere entrate, compresi i trasferimenti e i prestiti. Zucchini non dice che alla voce tasse (rifiuti e affini) incassiamo meno della metà – è scritto proprio nel consuntivo 2014 – e che per le extratributarie (servizi a domanda individuale, tipo mense tra l’altro) la percentuale è del 49,2%

Riscossioni entrate tributarie: la relazione al consuntivo 2014

Riscossioni entrate tributarie: la relazione al consuntivo 2014

Le entrate extratributarie nel 2014

Le entrate extratributarie nel 2014

Sono voci importanti perché sui rifiuti c’è una montagna di residui che sono di difficile riscossione e restano un peso,  non una opportunità, per l’intero impianto del bilancio. Cosa è stato fatto politicamente per andarli a riscuotere è tutto da capire.

Di certo i conti non tornano, ai revisori e non a qualche sprovveduto cittadino. E’ ora di assumersi le responsabilità.