Rifiuti, pronte 15 assunzioni elettorali. Paghiamo noi…

 

rifiutiplastica

Ricordate il “porta a porta” avviato alla vigilia delle elezioni del 2013? Fu l’ultima “imbarcata” di personale nel settore dei rifiuti, quello che sta dando più di qualche grattacapo all’amministrazione di Anzio. Non c’erano i soldi per coprire quel servizio (avevamo già usato il finanziamento della Provincia), ma Patrizio Placidi – imbattibile in questo – fece in modo che partisse lo stesso. Un mezzo contratto a te, un altro a te, poi vediamo… I piani dell’assessore funzionarono a meraviglia, Candido De Angelis “tuonò” inutilmente, Bruschini vinse le elezioni.

Non tutti furono confermati, ovvio, e anzi dopo la nuova gara altri ancora sono rimasti a casa. Adesso, a un anno dal voto del 2018, la giunta delibera che quanto previsto dal capitolato d’appalto – vinto da una ditta che all’assessore non è mai piaciuta, l’ha dichiarato in consiglio comunale – non basta più. Il problema era, ed è, il personale. Avesse vinto Ecocar-Gesam si potevano accontentare più persone, con Camassa non è stato possibile. Nel frattempo Camassa è commissariata e i problemi si sono acuiti. Morale? Facciamo in modo che per pulire le strade intervengano altri, anzi in delibera scrivono proprio 15 persone (ci sono già i nomi? O c’è una procedura da seguire per candidarsi?) e ora gli uffici dovranno provvedere.

La copertura finanziaria? Il piano rifiuti 2017 non si può emendare, così il dirigente dell’area finanziaria (che è in quel posto sempre in virtù di un titolo non previsto dal bando al quale ha partecipato), avrebbe trovato lo stratagemma: un “ruolo” aggiuntivo. Se da contabilizzare adesso o nel 2018 si vedrà.

Ecco, pagheremo noi. Anzi, pagheremo noi pochi (il 54/55% di cittadini) che abbiamo ancora il senso civico di farlo.

Ma ce l’hai con quei 15 o vuoi la città sporca? Ci mancherebbe, ce l’ho con chi in venti anni ci ha ridotto in queste condizioni, non fa funzionare un servizio ma ne ha fatto un serbatoio di voti e con chi si sta prestando a compiere atti sui quali ci vorrebbe maggiore attenzione da parte di Procura e forze dell’ordine.

ps in tutto questo non sappiamo qual è il costo del 2017 perché in bilancio c’è una cifra e nel piano un’altra né sappiamo quante sono le utenze perché mai deliberate.

I cittadini (pochi) incalzano. Opposizione? Non pervenuta

consiglioombra

Ci sono vicende che vanno dal campo di Falasche alla vicenda dell’hotel Succi, dalla situazione della Capo d’Anzio alla bandiera blu, dalle contestazioni della Corte dei conti sulle procedure seguite per assumere il dirigente dell’area finanziaria al bilancio consuntivo nel quale – almeno per le mense – c’è un dato erroneo che lo inficia, sulle quali i consiglieri comunali hanno diritto di conoscere immediatamente i dati in possesso del Comune.

Pazienza chi sta in maggioranza e ovviamente si guarda bene dal rompere le uova nel paniere, ma l’opposizione che fa? I cittadini hanno sancito, nel 2013, che Luciano Bruschini fosse sindaco dando a Candido De Angelis e alla sua coalizione, a Ivano Bernardone e alla sua coalizione, a Cristoforo Tontini e al Movimento 5stelle, il ruolo di opposizione.

Che significa controllo e proposta, verifica e alternative possibili. Qualcuno ne ha memoria? La parte che fa capo  a Candido De Angelis perso il ricorso in Tribunale sulla eleggibilità di Bruschini ha lavorato più per un accordo – ormai siglato – che per opporsi a vicende anche palesi. Ha “giocato” un po’ sulla biogas, proponendo la modifica al regolamento, per il resto ha fatto passare praticamente tutto sotto silenzio.

Il Pd? Rispetto al passato qualcosa si è mosso, ma del ricorso sul bilancio si sono perse le tracce e a parte le chilometriche interrogazioni (sistematicamente senza seguito, né di risposta del Comune né di azioni conseguenti) non si vedono né contrasto né alternative. Sbaglieremo, ci mancherebbe, e siamo pronti a essere smentiti, però se nemmeno di fronte a questioni come quella di un consigliere comunale che organizza spettacoli si sente il dovere di dire la propria, arrivederci. Se nemmeno dopo aver chiesto in autotutela un intervento per la vicenda del dirigente con un titolo per un altro si cerca di capire come stanno le cose, addio. Sai com’è, è Anzio, è la “po-li-ti-ca“, è il “che ti metti a fare….

Pazienza per chi in quel brodo di coltura ci è nato e cresciuto, ma l’esponente pentastellato non sembra aver brillato e dopo aver fatto da stampella a Placidi e alla maggioranza su un regolamento di igiene e sanità copiato (malamente) altrove, mantenendo il numero legale, è sparito. Salvo un intervento sulla Vignarola, vero, dove timidamente si è mosso anche il Pd, ma senza un comitato civico forse avrebbero già costruito. Come per la biogas, voluta da Bruschini che ha mandato Placidi e il dirigente Dell’Accio a dire sì.

Il resto? Solo per stare a vicende recenti: da questo spazio – sommessamente – si scopre che la società che fa capo a un assessore non  paga il Comune, voi avete sentito nulla? Chiara Di Fede e il suo movimento fanno le pulci – ad esempio – sulla vicenda dell’hotel Succi, ma in consiglio nessuno fiata. Abbiamo preso la bandiera blu, si chiedono i documenti che Placidi pubblica solo in parte, ma a farlo sono gli altri 5stelle, quelli contro il consigliere, Rita Pollastrini e il suo meetup.

E qualcuno, all’opposizione, ha mai chiesto conto per esempio o si è accorto che le cifre sul preventivo, per i rifiuti, non tornano? Perché la delibera sulle utenze 2017 mai arrivata e quindi non approvata in Consiglio o la beffa spedizioni se non del piano finanziario, deve scriverla Luciano Dell’Aglio e restare lì?

Accesso agli atti, sempre molto difficile, lettere, segnalazioni…. Attenzione, parliamo di cittadini attenti, di diversa estrazione, con più o meno coinvolgimento nell’agone politico. E chi la “fa“, politica? Dove sta?

Sul porto qualcuno si è messo di traverso a dire: sindaco, o porti l’avvocato Cancrini come deliberato all’unanimità o non andiamo avanti? Oppure si è premurato di sapere quali morosi – tra consiglieri e assessori – avessero pagato e quali non? Peggio, quali di loro al momento dell’insediamento hanno dichiarato – falsamente – di essere in regola e invece non lo erano?

E avete visto la richiesta di convocazione di un Consiglio comunale, un’interrogazione, un documento dopo Malasuerte, gli incendi, quello che scrivevano e scrivono i giornali? Sarà che io frequento ormai poco il Palazzo, c’è chi era fiero di essere lì a “pisciare” mentre veniva intercettato ed è parte attiva di questa coalizione, quindi preferisco evitare. Ma se non in Consiglio o nelle commissioni, da quando non leggete un documento su queste vicende solo apparentemente piccole?

Ecco, “volemose bene“, pensiamo chi agli accordi per il 2018, chi ai monumenti al pescatore, chi a battagliare su chi userà il logo 5stelle. L’opposizione? Non pervenuta. Miti tentativi, addirittura un Consiglio ombra una volta , ma è finita lì. Tutti a pensare alle elezioni… Auguri!

Spettacolo saltato, “spie”e mancata programmazione…

 

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Il delegato Luciano Bruschini (foto inliberauscita.it)

Fatemi capire. Si è aperto un procedimento disciplinare per la dipendente “infedele” (a proposito, che fine ha fatto?) mentre un consigliere comunale – benché delegato al turismo – conosce le proposte che arrivano per gli spettacoli di Sant’Antonio e cita in una lettera persino il numero di protocollo di quella da approvare.

E’ normale? Si può fare? O c’è qualche altro “infedele” che lo ha aiutato ma che nessuno metterà sotto procedimento disciplinare, essendo in questo caso coinvolto un esponente di maggioranza? Si cercano le “spie” solo quando fa comodo, evidentemente…

Lo chiediamo alla responsabile dell’anti corruzione, perché a  modestissimo parere di chi scrive – ma prima ancora per la legge 267 del 2000 – i consiglieri comunali dovrebbero occuparsi d’altro. Qui, invece, c’è chi ha “valutato” le offerte pervenute (magari le ha pure chieste….) e ha  deciso qual è quella “ritenuta idonea“, quindi disposto che si facessero gli atti! Poteva essere così negli anni ’80, forse, invece il delegato Luciano Bruschini – omonimo del sindaco – sostiene che “gli uffici remano contro“, scrive sulla pagina facebook del primo cittadino il giorno del mancato spettacolo che le responsabilità sono della dirigente e del funzionario e annuncia dimissioni che non darà. Come quelle di chi le ha date lo scorso anno “irrevocabili” e invece è ancora al suo posto.

Ebbene chi remerebbe contro? Chi fa le pratiche per il delegato che poi sollecita “la tempestiva predisposizione degli atti” o chi quelle pratiche non può mandarle avanti perché violano le più elementari norme dell’amministrazione pubblica? E  a proposito di quella richiesta, ma davvero non è il caso di intervenire?

E vogliamo parlare di programmazione? Sant’Antonio si celebra ogni anno, qui arriva una proposta – non sappiamo ancora chiesta da chi – il 6 giugno, ma   agli uffici viene “ordinato” il 20   di preparare tutto e lo spettacolo doveva svolgersi il 25…  Funziona così nel nostro Comune? Evidentemente sì…

A proposito, quanto sarebbe costato lo spettacolo?

Porto, auguri al presidente Capolei. Faccia chiarezza

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Al neo presidente della Capo d’Anzio, Pierfrancesco Capolei, vanno sinceri auguri di buon lavoro. Ne ha grande bisogno, considerata la situazione a dir poco difficile della società che doveva avere già iniziato i lavori e che, a malapena, riesce a gestire il bacino attuale.

Buona parte dell’augurio fatto al suo predecessore, del resto, è ancora attualissima. La situazione con gli ormeggiatori, per esempio, è lungi dell’essere risolta e nel frattempo è stato approvato un altro bilancio che ha più di qualche problema. Resta in piedi la questione del rapporto con il socio privato, Renato Marconi e la sua Marinedi, e qui a fare chiarezza (aspettiamo ancora che l’avvocato Cancrini venga in consiglio comunale, per esempio) deve essere il sindaco, il quale rappresenta il 61% pubblico e quindi i soci-cittadini.

Sindaco che – sentiamo di dirlo – ha scelto una figura autorevole. Ebbene Capolei ha grande esperienza in fatto di costruzioni portuali, ma  se possiamo dargli un consiglio spassionato, eviti di fare annunci sull’avvio dei lavori e faccia subito chiarezza su:

  1. Situazione dei conti della società
  2. Posti barca attualmente “affittati” rispetto a quelli disponibili e rispetto alla situazione dello scorso anno
  3. Rapporti con la Regione Lazio – Pagamento dei canoni di concessione, di fatto mai avvenuto
  4. Escavo del canale di accesso del bacino che la Capo d’Anzio gestisce con un “cantiere” di fatto aperto, quindi senza cercare scuse
  5. Dica – perché la manifestazione d’interesse non lo spiega – cosa si vuole prevedere nel bando
  6. Tempi previsti per l’avvio dei lavori, possibilmente senza guardare alla campagna elettorale ma dicendoci la verità
  7. Se ha soluzione   in mente per la vicenda ormeggiatori

Chiarezza, dunque, la chiediamo da tempo. L’ex presidente Mauro e l’amministratore delegato Bufalari hanno avviato un percorso, chi lo ostacola da tempo è il sindaco che ci prometteva conferenze pubbliche ma poi diceva una cosa in assemblea dei soci e un’altra in consiglio comunale, oggi “cacciava” Marconi e domani ci firmava la “road map“, aspettava fondi dall’estero ma intanto dava spazio ai “turchi” del Consorzio vele latine…..

Ecco, presidente, sono solo alcuni esempi, anche per questo buon lavoro. Ne ha bisogno

Caso Falasche, la risposta (inutile) e la pessima lezione

La risposta del Comune sull’accesso agli atti per la vicenda del Falasche calcio – del quale l’assessore Alberto Alessandroni resta il “dominus” – è arrivata e ha due aspetti positivi. Le scuse per il ritardo (la richiesta è del 10 aprile, il protocollo del 16 giugno) e la presa in giro che contiene e mi fa pensare al vecchio adagio di mia nonna secondo il quale “i cojonati so de Dio“. Niente altro di positivo, anzi, la pessima conferma di quanto le cose in questa città non funzionino. A partire dalla spedizione di una inutile (e costosa, basta vedere l’appalto a Postacity) raccomandata in luogo di una posta certificata: bastava rispondere alla mail spedita con quel sistema. Non eravamo il Comune 3.0?

Sopra trovate la richiesta di chi scrive, di fianco la risposta che… non risponde. Capitolato e certificato di fine lavori dove sono? Li indica la delibera con la quale il Comune concede il finanziamento, per questo li avevo chiesti. Anzi, il pagamento doveva iniziare proprio da quel certificato, esiste? Singolare che “organizzazione e tempi dei suddetti lavori” siano stati “gestiti dalla società concessionaria”. Quali controlli ha effettuato il Comune che, intanto, aveva finanziato? Come dire che una banca concede un mutuo ma non si preoccupa dello stato di avanzamento lavori. A meno che quel mutuo non sia di qualche dirigente. Qui i lavori erano per la società dell’assessore e quindi….

Ma non è tutto, perché “verifiche e attivazione di iniziative di recupero sono in fase endoprocedimentale“. Bel termine, vero? Il dirigente dell’area finanziaria, Patrizio Belli, che siede in quel posto in virtù della partecipazione a un bando per il quale ha presentato un titolo non previsto (W Anzio…..), usa un parolone inesistente nei vocabolari della lingua italiana ma presente in quello dell’amministrazione pubblica. Il dirigente lo conosce, evidentemente, ma lo usa a sproposito, perché poco poco ma pure noi abbiamo studiato. Il motivo? Si parla di atto endoprocedimentale quando si deve adottare una decisione complessa, la valutazione attiene a più uffici o pubbliche amministrazioni e i loro pareri sono  propedeutici alla decisione  finale. Qui cosa c’è da studiare? Il Comune ha concesso un prestito, il Falasche dell’assessore Alessandroni non l’ha restituito, sono passati sette anni,   c’è un danno erariale se non una truffa, si fanno gli atti per recuperare i soldi e si revoca la convenzione. In un posto normale funziona così, invece qui abbiamo la “fase endoprocedimentale” e di fatto – se ho ben capito – ignoriamo pure a quanto ammonta il debito della società. O è noto ma non si dice nella risposta all’accesso.

Provo a tradurla? L’impianto è gestito da un assessore, va  preso tempo. Infatti Belli ha scritto al Falasche (altri avevano avviato procedure prima di lui), loro martedì scorso – dopo mesi – hanno incontrato il sindaco e proposto un piano di rientro… Ma sì, sarà questa la  “fase endoprocedimentale“: ci sono i bambini, il “sociale” (!?), la campagna elettorale…..

Ecco, siccome il dirigente è persona preparata si informi su cosa è accaduto – negli anni – intorno a quell’impianto pubblico e valuti se c’è ancora da “coprire” qualcosa. E già che c’è, si informi su tutti gli impianti pubblici e renda note sul sito le “schede” di ciascuno come sommessamente è stato chiesto in questo spazio. Si chiama trasparenza e tutelerebbe tutti.

Per la cronaca, a Falasche, c’è stata un’indagine per evasione dell’Iva, risulta una segnalazione per furto di energia elettrica, non si ha notizia rispetto agli allacci di acqua e gas, ci sono cause per infortuni non coperti da assicurazione. E l’impianto è del Comune eh… Chi deve/doveva controllare? O gli assessori hanno una sorta di “zona franca“?

Può darsi, ma il pessimo esempio che arriva ai cittadini è che se non paghi non succede nulla. Allora vorrà dire che prima di versare la prossima rata della Tari – controlli, dottor Belli, sono in regola da sempre – aspetterò la fase “endoprocedimentale“. Se tutti facessimo come il Falasche e Alessandroni il Comune sarebbe fallito. Molti lo hanno fatto, a dire il vero (compresi personaggi pubblici), altrimenti non avremmo la mole di residui che ci sta portando al dissesto finanziario. Ecco perché la vicenda Falasche è la punta di un iceberg di come vanno le cose in questa sgangherata città.

Per questo la risposta del dirigente  somiglia a una foglia di fico per coprire ciò che non può più essere coperto, grazie a chi ha fatto circolare dei documenti e a chi li ha approfonditi,  qui e su altri organi di informazione.

Per quanto mi riguarda, la vicenda era già e resta affidata all’Anac, alla Funzione pubblica e al  difensore civico regionale per gli atti che pure con questa nota non sono arrivati. Sul resto – se non ha già aperto un fascicolo dopo la pubblicazione di “notizie criminis” – ci penserà la Procura della Repubblica.

 

Sant’Antonio, il palco, la barca. Citofonare Bruschini/Salsedo

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Avrei aspettato, per rispetto al Santo patrono e a quello che rappresenta – credenti o meno – per la nostra città. Ma l’amministrazione 3.0 nel pomeriggio ha annunciato via social, sulla pagina del sindaco, che questa sera non ci sarebbe stato lo spettacolo perché – testuale – “mancano gli atti a firma del dirigente e del funzionario“.  La comunicazione, ci riferiscono i siti locali, è del delegato al turismo (!?) Luciano Bruschini, l’omonimo del sindaco.

Gli atti mancano, è vero, perché quel palco non è in regola e non poteva esserlo. Prendersela con i dirigenti e i funzionari è un tentativo di bassa lega. La festa del Patrono si fa da secoli, l’idea di programmare per tempo le cose no, vero? E’ stata, invece, una corsa contro il tempo, anche per le recenti norme anti-terrorismo che la dirigente del commissariato di Polizia ha preteso venissero applicate. E ha fatto bene. Come hanno fatto bene Angela Santaniello e Aurelio Droghini che non hanno firmato per un palco senza scarico a terra, di misure inferiori a quelle previste, senza prove di carico e via discorrendo. Serviva una relazione tecnica che non c’era e non si può dare la responsabilità a chi fa rispettare le norme, né chiedergli di “aggirarle“. In passato, forse, è avvenuto. Sulla “commistione” tra dirigenza e politica ci siamo espressi più volte, ma solo a chi finge di non vedere sfugge – oggi – la tensione che si respira in Comune su ogni atto. Perché la politica continua a pretendere, c’è la campagna elettorale che incombe, la minaccia che vinca qualcuno di diverso terrorizza, chi nella struttura non sta con il sindaco, gli assessori o i consiglieri di maggioranza è “contro“, ostacola.

Ebbene stasera, per la prima volta nella storia, non ci sarà lo spettacolo di chiusura in piazza Garibaldi, una “cover” che avrebbe messo insieme Ligabue con Albano e Romina. Spettacolo del quale si è appreso  a cinque giorni dall’evento e del quale – oggi – si conoscono anche le modalità di scelta. Altro che trasparenza, ci pensa il delegato che ha chiesto e valutato i preventivi e deciso chi si sarebbe esibito. Questo è quanto accaduto, non è solo un problema di palco, ma di procedure ordinarie e banali che si volevano violare. Ora il sindaco farà “spallucce“, dirà che non sapeva, il suo successore incaricato rivendicherà il “modello di amministrazione“, ma il responsabile dello sfacelo al quale siamo arrivati, della lotta interna al Comune, della colossale figuraccia della serata saltata è solo il primo cittadino. L’unico in grado, del resto, di tenere in piedi quella che un consigliere di maggioranza è solito chiamare “Armata Brancaleone” .

Dal delegato al turismo alla ex  delegata all’archeologia, Valentina Salsedo, uniti nel destino politico di “Noi con il cuore” e in questa vicenda della processione. Motivo? La consigliera ha portato con sé sulla seconda barca – a seguito del Santo – sei ospiti.

Per carità, su quello scafo in passato sono salito anch’io insieme a un capo redattore dell’Ansa come ospite, diciamo che ho “abusato” della mia professione chiedendo – allora – la cortesia alla segreteria del sindaco. In questa occasione, però, ai giornalisti era stato chiesto di indicare chi volesse partecipare (e nell’elenco ce ne sono un paio) e ai consiglieri e assessori di indicare massimo un’altra persona da portare. E’ giusto, chi ha un incarico pubblico può avere un riconoscimento del genere in occasione della festa. Fra l’altro sembra finalmente finito il pessimo andazzo di portare sullo scafo che imbarca il Santo anche presunte autorità e si è scelto – da tempo – di avere una paranza di “appoggio“.

Erano state messe delle regole, anche lì, ma c’è chi le ha aggirate. Se l’anno prossimo Salsedo sarà ancora consigliere comunale di maggioranza, i cittadini sapranno a chi chiedere.

 

I manifesti di Casapound, chi non paga, il Falasche…

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Ci sono le affissioni abusive di Casapound sulle quali fa bene a intervenire Sinistra italiana. Per quanto attiene chi scrive vanno stigmatizzati i contenuti, ma viene fuori anche la vicenda che affiggere abusivamente ad Anzio – la città dove la legalità delle cose quotidiane è venuta meno da un pezzo – è normale.

Pagheranno quelli di Casapound? Forse, dopo il clamore mediatico, qualcuno andrà a cercarli. Forse li identificherà pure ed eleverà un verbale, ma se finora nessuno ha pagato perché dovrebbero iniziare loro? Certo, è facile fare i forti con i deboli e i deboli con i forti: io non condivido una delle iniziative di Casapound ma nella città dove le regole sono un optional sarebbe davvero una beffa cominciare da loro. O forse no, ma andiamo per ordine.

Sono trascorsi quattro anni, ad esempio, da quando Ivano Bernardone denunciò le affissioni abusive in campagna elettorale.  Lì i verbali vennero elevati, ma degli incassi non abbiamo visto traccia nei bilanci del Comune. Sbaglieremo, ma intanto l’azienda che montò quei cartelli pretende pure un pagamento per la pubblicità della Bandiera blu del 2013. Forse, se volesse approfondire dopo notizie di stampa, il dirigente dell’area finanziaria troverebbe il modo di scavare anche lì e capire cosa è successo.

Come sembra aver fatto nella vicenda del Falasche calcio – a seguito della pubblicazione su questo umile spazio e di accesso agli atti di chi scrive, al quale non c’è ancora risposta – e di altri impianti.

Leggo dal Granchio di oggi che la società che di fatto è dell’assessore Alberto Alessandroni ha presentato una proposta di rientro, dopo sette anni senza pagare un euro. A un normale cittadino avrebbero portato via casa, qui la politica prende tempo e giustifica. Addirittura il sindaco afferma: “Ci tengo a precisare   che i lavori agli impianti
sportivi del Falasche rientrano in un intervento di natura straordinaria e quindi sarebbero stati a carico dell’Ente. Dato che la società, in passato, si era volontariamente
impegnata a contribuire con il 50 per cento dell’importo, oggi è doveroso che venga onorato l’impegno“. Oggi, e finora? Ma sì, che problema c’è, la società dell’assessore – che a modesto parere di chi scrive in quel ruolo è incompatibile data questa vicenda – “si è impegnata a presentare a breve una proposta di rientro”.

Dispiace, signor sindaco, ma con i campi “a 5 ed a 8 presenti nel centro sportivo” oggetto dell’intervento secondo la delibera del 2010 c’è chi oltre a svolgere le attività della società ha incassi che avrebbero permesso di pagare il dovuto per tempo, oltre a onorare altri impegni sui quali ci sono già accertamenti della magistratura e di società di forniture di servizi. Dispiace che il piano di rientro allegato a quella delibera non sia mai stato rispettato e che nessuno, in Comune, abbia mai chiesto nulla.

Forse non l’avrebbe fatto nemmeno il neo dirigente, se non ci fosse stata l’attenzione mediatica e a dire il vero qualcosa – negli uffici – si era già mosso prima. Ma è chiaro che la politica copre se stessa, finge di non vedere cosa è successo e tira avanti.

Ecco, torniamo ai manifesti di Casapound che sono un problema, quindi se saranno scoperti gli autori andranno sanzionati. Facciano una cosa, però, i ragazzi di questa associazione: paghino, dimostrino di essere diversi, non cerchino “padrini” politici che chiedano agli uffici di chiudere gli occhi. Dimostrino di essere diversi, ma poi comincino a chiedere conto di tutti quelli che continuano a pontificare, parlare di futuro della città, annunciare lavori imminenti, svolte epocali, ma le multe sulle affissioni elettorali magari non le hanno ancora pagate…

Il caso Falasche e la presa in giro (nazionale) della trasparenza

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Un anno fa, di questi tempi, si annunciava in pompa magna il “Foia”. Sai com’è, Freedom of informaction act fa “fico” o – per restare in tema – “cool“. Comunque il concetto era nelle prime righe del comunicato del ministro per la semplificazione della pubblica amministrazione: “Un cittadino potrà  accedere a dati e documenti  anche se non sono stati resi pubblici“. Poveri illusi, i cittadini, primo fra tutti chi scrive.

Perché uno prova ad accedere, a chiedere quello che persino i consiglieri comunali di opposizione (?!?!) si guardano bene dall’approfondire, ma la battaglia è persa. In passato, sia pure con un minimo ritardo, il Comune aveva risposto. Stavolta che la vicenda scotta – eccome – e che c’è di mezzo un assessore, il silenzio.  Del Comune, ma anche degli altri soggetti. Per questo, caro ministro Marianna Madia, la trasparenza è una pia intenzione, una presa in giro.

La storia è quella del Falasche che ha avuto dal Comune dei soldi per rifare l’impianto e non li ha mai restituiti. Il 10 aprile chi scrive ha chiesto: “Copia del capitolato dei lavori concordati; il certificato di fine lavori; l’ammontare del debito della concessionaria nei confronti del Comune; le iniziative adottate dal Comune di Anzio per il recupero delle somme dovute e per l’eventuale decadenza della concessione in essere; il quadro dei pagamenti eventualmente effettuati dalla società concessionaria; ogni altra iniziativa adottata a tutela dell’ente, delle sue entrate e del bene pubblico dato in concessione“. Silenzio. Né il sindaco, tanto meno la responsabile della trasparenza e anti-corruzione, hanno avuto modo di rispondere. Passati i trenta giorni previsti dalla legge – anzi, qualcosa in più – è partito un sollecito indirizzato all’Organismo indipendente di valutazione (quello che tanto, alla fine, dà obiettivi raggiunti al 100% a tutti) all’autorità nazionale anti corruzione, al dipartimento per la funzione pubblica, alla Corte dei Conti – lì si profila un danno erariale di non poco conto – e alla Procura della Repubblica di Velletri.

Saranno tutti oberati, ci mancherebbe, però hanno a che fare con chi se non altro ha la testa dura. E così dopo diverse chiamate si è scoperto che alla funzione pubblica c’è un fascicolo, si è avuto persino l’onore di parlare con una dirigente, la quale però ha delle perplessità sul fatto che competa a loro indagare su questo ritardo del Comune di Anzio. Sarà l’Anac? Sicuramente o chissà…

E poi l’accesso libero, ma dai… la legge 241 – quella del ’90, attenzione – presuppone che si abbiano degli interessi “qualificati” a ottenere documenti. Forse non basta essere cittadino, alla faccia del “Foia“. Però mentre al Comune di Anzio se ne sono fregati, la dottoressa della Funzione pubblica ha almeno avuto tempo e pazienza di  rispondere, ascoltare, indirizzare. Benché il messaggio arrivato sia chiaro: non è così scontato che si abbia diritto a quell’accesso (e c’è un interesse pubblico, come se c’è…)  né chi debba fare cosa se un Comune non risponde. Risultato? Se da Anzio non spiegano cosa è successo con il Falasche nessuno si muove, sanziona, impone di rispondere. Non ora, né sappiamo quando.

Ecco, ministro Madia, sta bene a scrivere che  “servono uffici funzionanti, competenze chiare, meccanismi di coordinamento” la lezione che si trae da questa piccola storia di provincia è che restiamo alla teoria.

Ribadisco che non ce l’ho con l’attività svolta, meritoriamente, dalla società Falasche calcio ma che quell’esempio è la punta dell’iceberg di come si gestiscono le cose in questa città. Sarebbe bastata la buona volontà di un consigliere comunale in questo caso, ma è noto: la “politica” si auto assolve e nessuno andrà mai a chiedere lumi su una realtà che coinvolge direttamente un assessore che aveva, ha e continuerà ad avere in quell’impianto il suo quartier generale.

Se non si ha diritto di conoscere gli atti – che di fronte a una cosa del genere dovrebbero essere di dominio pubblico – si ha il dovere civico di denunciare e non mollare. Qualche risposta, prima o poi, arriverà.

Placidi accetta la sfida, ecco i dati della Bandiera blu

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Nella polemica che ogni anno accompagna la conquista della Bandiera blu – che resta un biglietto da visita per la città, a parere di chi scrive – è stato chiesto qui e da più parti di avere i dati attraverso i quali il Comune si è aggiudicato il vessilo della Fee.

L’assessore Patrizio Placidi ci ha messo un po’ (e sul caso c’era anche un accesso agli atti inevaso del Meetup “Grilli di Anzio”), quindi ha scelto di pubblicare su facebook (il 3.0 fai da te…) il dossier che è possibile scaricare qui.

Il materiale va ovviamente approfondito e ci riserviamo di farlo, quello che balza agli occhi rispetto alla riserva di Tor Caldara, ad esempio, è l’assenza del progetto “La scuola nel bosco dei conigli”. Qualche perplessità emerge, a una prima vista, sulle quantità dei rifiuti differenziati rispetto a quelle riportate nell’ultimo piano finanziario passato in consiglio comunale, così come sull’accessibilità ai disabili in tutti gli arenili candidati.

Ora, comunque, conosciamo gli atti e possiamo farci un’idea. Fermo restando che la Bandiera blu era, è e resta un’occasione, se e come sfruttarla dipende da chi amministra. Qui, purtroppo, farla sventolare in una città che continua a essere sporca in molte zone e manca di molti servizi, somiglia più a una beffa.

Prima il palco, poi gli atti. Ci risiamo, ma tanto…

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Cambiano segretari e dirigenti ma la trasparenza al Comune di Anzio resta un optional. Mercoledì sono iniziati i lavori per montare il palco a Villa Adele, senza uno straccio di pezzo di carta che li abbia assegnati. Anzi, il giorno dopo – quando la vicenda era già diventata di dominio pubblico – è uscita la determina che bandisce la gara.

E’ datata 23 maggio, ma per la trasparenza 3.0 (e chi l’ha vista mai…) di questo Comune, la pubblicazione è iniziata a cose già avvenute. Per la fretta di una stagione estiva della quale non sappiamo ancora nulla e che ci costerà – anche quest’anno – diverse centinaia di migliaia di euro, senza conoscere i criteri di scelta. Peggio, seguendo quelli della volontà di assessori e consiglieri che suggeriscono e “sistemano” chi dicono loro. Va così da sempre, la politica sceglie e la dirigenza e l’anti corruzione – vecchie e nuove – si adeguano.

Così sappiamo che ha vinto un’azienda di Latina, la New Cover, che è specializzata in questo settore e che per aggiudicarsi il palco ha partecipato a una selezione sul Mepa, il mercato elettronico della pubblica amministrazione. Benissimo, ma di atti non v’è traccia.

Sappiamo pure che la ditta – e i suoi titolari, tutti innocenti fino a prova del contrario – è sotto indagine a Latina. Anzi, per la tribuna montata allo stadio “Francioni” con una serie di presunte irregolarità c’è stato già il rinvio a giudizio. Ha detto la sua e ciò evidentemente non impedisce la partecipazione alle gare, ripetiamo che tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva, ma questa circostanza e l’attenzione che è puntata su Anzio dovrebbe quanto meno far compiere gli atti in modo corretto: pubblicazione bando, gara Mepa,  aggiudicazione, determina, avvio dei lavori.

Qui si fa al contrario, è stato così anche negli anni passati. La trasparenza? Un valore teorico, ribadito nel piano anti corruzione ma evidentemente non messo in pratica. O che ha ostacoli (informatici? di tempi? dovuti alla superficialità, a errori?) che non si riescono a superare.

Ecco, forse la responsabile dell’anti corruzione dovrebbe spiegare una volta per tutte come funziona e se è normale, opportuno, regolare, che prima comincino dei lavori e poi si pubblichino gli atti.

Ah già, siamo ad Anzio….