Bene “pacificare”, ma è ora di affrontare seriamente le questioni

ImmagineHa ragione il sindaco, occorre “pacificare”. E parlare d’altro. Ormai è chiaro che la vicenda del “caro estinto” – che per due ore ha tenuto impegnato il consiglio comunale di Anzio – sarà decisa dai magistrati. Ripeto: se Repubblica ha sbagliato, un tribunale lo valuterà, ma sfugge cosa abbiano fatto altri nel dire “Repubblica dice che… – e parliamo del primo quotidiano italiano – sindaco e presidente del consiglio comunale replicano così…

Luciano Bruschini merita tutta la comprensione umana, è nero su bianco da tempo, ma dovrebbe una volta per tutte capire cosa “fa” notizia. Se è sulla sua pelle e se – come sosteniamo dal primo momento – veramente non c’entra, è un fatto gravissimo. Ma da lì a dire che si chiederanno maxi risarcimenti a chiunque parla della vicenda è parso ed è eccessivo. Così come immaginare un complotto “partito da qui” ovvero da Anzio e arrivato fino alla collega di Repubblica.

Al solito, poi, il primo cittadino “non ricorda” – normalmente “non sa” – del minaccioso intervento in un dibattito di Forza Italia del presidente del consiglio comunale. Peccato, perché l’espressione del suo volto finita su youtube è eloquente. E perché le parole di Patrizio Placidi sono gravi. Gravissime. E bene ha fatto il Movimento 5 stelle a chiedere le dimissioni di chi, per il ruolo che occupa, non può fare quelle affermazioni. Il presidente li ha sfidati a fare una mozione di sfiducia (http://www.inliberuscita.it/politica/29212/anzio-consiglio-dibattito-infinito-tra-caro-estinto-e-caso-mef/) Vedremo.

Pacificare, vero, e affrontare altri argomenti. A cominciare dall’inguardabile streaming del consiglio comunale, pieno di pubblicità e “muto” in alcuni passaggi. Cosa aspettarsi dal sito uno e trino con tre diversi fornitori e ancora “monco”, del resto?

Occorre parlare anche del rispetto del regolamento per quanto riguarda le interrogazioni “infinite”. E’ una battaglia persa, vero, ma forse riunire il Consiglio più spesso, nei tempi previsti dalla legge come sottolineato da Fontana, o copiare chi ha messo nei regolamenti il cosiddetto “question time”, vecchia proposta di Ivano Bernardone, servirebbe. Da evitare – suggerimento per Placidi – gli “scambi” tra Bruschini e De Angelis. Quel poco che si sente in streaming è vanificato…

Parliamo d’altro, giusto, della vicenda porto ad esempio. La città continua a essere tenuta all’oscuro di quello che sta avvenendo e i conti della Capo d’Anzio sono tutt’altro che trasparenti, perché sul sito fuori legge del Comune non compaiono. Certo, c’è la relazione al bilancio per la quale è stato necessario tirare fuori una visura in Camera di commercio: i 900.000 euro di fondo di riserva, per esempio, ci sono o non? Diciamola meglio: il capitale sociale della Capo d’Anzio esiste ancora? E i rapporti con il socio privato? E il 39% delle quote che il Comune doveva riprendersi?

E’ arrivata in consiglio comunale anche la vicenda delle osservazioni della Ragioneria dello Stato. Il vice sindaco Zucchini ha minimizzato i rilievi, resta il fatto che sono stati commessi errori al punto che alcune delibere sono state già adottate (retroattive!), altre lo saranno, alcuni provvedimenti sono stati sospesi e in altri casi si andranno a recuperare delle somme – non straordinarie – che non andavano erogate. Tutti sbagliano, ci mancherebbe, e va benissimo correggere. Non tutti, però, percepiscono il massimo del risultato dopo aver commesso errori.

E i residui attivi? I 17 milioni di euro di “buco” ovvero di mancati incassi per i quali, sembra, si sta correndo ai ripari? Parliamo d’altro, giusto sindaco, affrontiamo seriamente le questioni nelle sedi opportuno.

Approvato, infine, un inutile regolamento edilizio. Insieme all’ufficio di piano doveva essere il caposaldo dell’attuazione del piano regolatore. Lo strumento urbanistico, invece, è andato avanti con un ufficio oberato di lavoro e sotto continua pressione politica e senza regolamento (ma Attoni non doveva dimettersi, la scorsa legislatura?) – salvo una delibera voluta da Bruschini appena eletto – in una sorta di “anarchia” che ha portato ai risultati che vediamo.

Quel piano, come sostenuto in tempi non sospetti, faceva e teoricamente fa ancora costruire troppo. Approvare il regolamento, oggi, è aver messo una “pezza”. 

“Sei de…” Quando la rete fa miracoli

A Nettuno pochi giorni dopo la fondazione del gruppo su facebook, ad Anzio con una maggiore programmazione, gli appartenenti a “Sei de… se…” si sono ritrovati fisicamente. Per una foto al santuario i primi, per uno scatto sulla spiaggia delle “grotte” i secondi. Ignoro l’esistenza di una sociologia dei nuovi mezzi messi a disposizione dalla rete internet, le basi di quella tradizionale suggeriscono però qualche riflessione.

I “simboli”, anzitutto: chi dal virtuale è passato al reale ha scelto di ritrovarsi in luoghi significativi delle città. Il “riconoscersi”, poi, quello che fa di un gruppo l’essere tale. E’ un ritrovarsi intorno a detti, personaggi, luoghi comuni e fisici delle città, intorno a tradizioni che rischiano di perdersi, a iniziative – com’è stato ad Anzio – di solidarietà.

C’è poi una  voglia di protagonismo diretto, senza mediazioni, favorito dal mezzo di internet e in grado di scavalcare i giornali e la classe politica: si fa da soli, si comunica sulla pagina “sei de…”, non si cercano altri mezzi. E’ un fenomeno con il quale vanno, inevitabilmente, fatti i conti.

Restiamo dei “paesoni”, questa è la verità, cerchiamo appigli a storia e tradizioni perché  crescere e diventare città un po’ ci spaventa e non solo perché rischiamo di perdere le nostre radici. Eppure lo siamo, città: numericamente, nelle etnie presenti, nell’integrazione della vita di tutti i giorni, meno nei servizi pubblici che riceviamo e nelle proposte culturali che ci arrivano o proponiamo, ma abbiamo evidentemente bisogno di una sorta di “ombrello”, trovato con questi gruppi “Sei de…”

C’è poi un aspetto meno “nobile”, diciamo così, ma simpatico: quello di averci fatto riscoprire un po’ di sano campanile. Va benissimo, ma ricordiamoci che ormai i nostri figli vanno a scuola indifferentemente ad Anzio o Nettuno, frequentarsi tra “cugini” è normale nella vita di tutti i giorni, nello sport, meno fra istituzioni – a maggior ragione dopo la figuraccia mondiale rispetto allo sbarco alleato – dove pure abbiamo anziati consiglieri a Nettuno e viceversa. 

Allora proviamo a immaginare, come si fa nelle bacheche dei due gruppi (ammetto, sono “infiltrato” a Nettuno…) che da questo miracolo di facebook possa nascere altro: l’orgoglio di cittadini normali, capaci di proporre e farsi sentire, senza colori né bandiere se non quella di essere se stessi tutti i giorni, preoccuparsi dei propri diritti e pretenderli, compiere sempre il proprio dovere. 

Poi tutti nei gruppi, buttando un occhio a quello degli altri, contandosi e sfottendosi, perché fondamentalmente restiamo “scapocciasarde” e “scapocciaranocchie” ma tutto sommato abbiamo imparato ad apprezzarci. 

Vero cuggì? Eh no compà….

 

Giustizia: il caso Colarieti, le congetture, la responsabilità dei giudici…

Il 3 aprile è in programma al Tribunale di Velletri una nuova udienza del processo per l’ex assessore Italo Colarieti, la dirigente Angela Santaniello e l’ex presidente della cooperativa Raimbow Augusto De Berardinis. Il 23 aprile si dovrebbe arrivare alla conclusione, ma per come stanno andando le cose la montagna sembra aver partorito il classico topolino. 

Ho avuto modo di sostenere già altrove che anche se venissero riconosciuti colpevoli avrebbero, di fatto, già scontato la pena dopo una lunga quanto ingiustificata custodia cautelare ai domiciliari. Una misura – nei confronti degli imputati, come di molti altri in casi del genere – indegna di un Paese che dovrebbe essere la culla del diritto.

Ebbene a leggere le motivazioni usate dal Riesame, di recente, per togliere all’ex assessore e al giovane ex presidente l’obbligo di firma c’è da restare sconcertati. La Cassazione, citata nell’atto, ha infatti affermato che “la sussistenza del fumus (…) è stata apoditticamente desunta dal rilievo assegnato a elementi di natura congetturale e privi, al fine suindicato, dei necessari requisiti di univocità e valenza dimostrativa in ordine alla configurabilità di un’intesa corruttiva, ossia da una serie di anomalie e irregolarità riscontrate nelle fasi del percorso procedimentale che ha portato all’aggiudicazione dell’appalto”. 

Congetturale, teniamolo in mente. Perché domani ciascuno di noi potrebbe essere l’indagato di turno e fare sette mesi di domiciliari. Certo, una decisione del genere non entra nel merito del processo, sarà il dibattimento a stabilire se ci sono o meno le prove, ma qui – come in casi analoghi – se arriva una sentenza di assoluzione chi pagherà mai?

Una vecchia e dimenticata battaglia dei radicali, un referendum come tanti finito nel dimenticatoio, una questione di assoluta attualità. 

Allergia alle notizie, denunce e il volto del sindaco

“Registra, registra…” A sentire la conferenza di Patrizio Placidi (http://www.inliberuscita.it/politica/28836/patrizio-placidi-gioca-a-fare-il-boss-e-minaccia-la-stampa/) non c’è da stupirsi. Conosciamo il personaggio, ormai da tanti anni, e arriviamo persino a comprendere lo sfogo. E’ eloquente, in quei pochi minuti, la faccia del sindaco Luciano Bruschini. E’ la migliore risposta a chi, avendo un importante ruolo istituzionale come quello di presiedere il consiglio comunale, dovrebbe evitare certi toni minacciosi.
Se Repubblica ha sbagliato saranno i magistrati a stabilirlo, sfugge cosa abbiano fatto altri ma Placidi è libero di denunciare chi vuole. L’ha già fatto, del resto, con quattro cittadini che sulla base di dati dell’Arpa Lazio segnalavano l’inquinamento del mare in un determinato periodo. Servirebbe un’inchiesta non sulla sua denuncia, ma su come funziona il protocollo del Comune di Anzio e la comunicazione tra enti rispetto ai dati dell’inquinamento o, peggio, al parere per il quale Placidi era incompatibile ma è rimasto al suo posto. Parere nascosto per oltre un anno in Comune e sul quale – davvero – si dovrebbe indagare. Ma il personaggio è questo, prendere o lasciare. Con me o contro di me, i giornalisti “amici” (e non ci tengo affatto ad esserlo) e quelli che non lo sono, quelli che sanno fare il mestiere perché scrivono ciò che piace a Placidi e quelli incapaci perché cercano e diffondono notizie. Sì, notizie. La differenza è tutta qui: i giornali esistono per riportarle, dopo averle verificate e valutate. Se Repubblica non l’ha fatto vedremo, su cosa hanno fatto altri anche. Ma parliamo di notizie, quelle che spesso sono scomode per i politici, quelle che a Placidi non sono mai piaciute.
Dispiace un atteggiamento del genere e, ripetiamo, il volto del sindaco è la migliore risposta. Di avvocati pronti a “dividere” i risarcimenti come ha spiegato Placidi ce ne saranno molti e anche bravi, chi dovrà difendersi ne avrà di altrettanto bravi non nel “dividere” ma nell’affermare il principio costituzionalmente garantito della libertà di stampa. Esiste uno sportello, all’Associazione stampa romana, sulle “querele temerarie”. Lo ha messo in piedi un principe del foro come Oreste Flammini Minuto che purtroppo non c’è più ma nel solco del quale si continua la sua attività.
Ed esiste un osservatorio “Ossigeno per l’informazione” che mette insieme i tanti Placidi che in Italia sono allergici alle ricostruzioni dei giornalisti.
Stia tranquillo, dunque, e pensi alla campagna elettorale davvero. Alla sua, non a quella di altri che inventa, è una cosa che gli riesce particolarmente bene dati i risultati ottenuti. Stia tranquillo, perché in fatto di denunce è in grande e pessima compagnia.

Porto, l’idea di un consorzio d’imprese. E il Comune tace

ImmagineUn consorzio di imprese per realizzare il nuovo porto di Anzio. E’ qualcosa più di una voce quella che circola in ambienti romani, dove alcune aziende sono state contattate per entrare nell’investimento. A fare la proposta, secondo quello che emerge, è il rappresentante di uno studio legale per conto di Marinedi, la società che detiene dal dicembre scorso il 39% delle quote della Capo d’Anzio, al 61% del Comune. Un 39% che fino a qualche mese prima era stato di Mare 2 spa, sempre facente capo a Renato Marconi.

Com’è noto l’idea di “Marina di Anzio” – confermata dal sindaco in consiglio comunale – è quella di realizzare solo il bacino interno, anzi una parte di esso. Marinedi, del resto, punta alla “rete dei porti del Mediterraneo” e ha sempre ritenuto Anzio strategico. Il bello – si fa per dire… – è che in questo momento nessuno dal Comune sembra preoccuparsi di una serie di passaggi formali che volente o nolente con la Regione Lazio vanno fatti. Rispetto all’accordo di programma e alla concessione, per esempio….

Né qualcuno dice ancora, ufficialmente, che fine farà l’atto d’obbligo tra Comune e Capo d’Anzio… Inutile chiedere, finora, i conti della società. Con interrogazioni mirate che saranno presentate lunedì in consiglio comunale lo farà il Pd. Lo stesso partito chiederà una commissione speciale sul porto,  ammesso che finalmente in Comune – dove sull’argomento continuano a tacere – si rendano conto di essere finiti in un vicolo cieco. 

Perché mentre il sindaco prova a rassicurare tutti, è ormai chiaro che a decidere cosa fare e quando nella Capo d’Anzio è il socio privato. Con quale progetto, quale piano finanziario, quale crono programma, che tipo di autorizzazioni da parte della Regione Lazio che resta pur sempre la proprietaria del porto, quali garanzie per la città nessuno lo dice. Socio privato che doveva essere cacciato da un pezzo se il sindaco avesse dato seguito all’ordine del giorno per riprendersi le quote a causa del mancato rispetto dei patti parasociali ovvero del mancato finanziamento dell’opera un anno dopo la concessione. 

Torna la parafrasi della stupenda canzone citata ieri, sperando sempre nella clemenza di Lucio Battisti: tu chiamala se vuoi, trasparenza… 

Trasparenza, si riunisce la commissione. Ma il Comune non lo dice

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Tu chiamala se vuoi, trasparenza… Il compianto Lucio Battisti perdonerà. Parafrasiamo la sua stupenda “Emozioni” per tornare su un argomento per il quale il Comune di Anzio continua a essere al di fuori delle norme. Il presidente della commissione trasparenza, Andrea Mingiacchi (Pd) ci informa via facebook che la riunione è convocata il 3 aprile alle 15 con all’ordine del giorno gli approfondimenti in merito alla mancata pubblicazione di diversi atti sul sito, in particolare quelli sul Centro formazione professionale per il quale il consigliere Danilo Fontana ha presentato formale richiesta. Nella stessa seduta si parlerà dei mancati adempimenti agli obblighi del Comune rispetto al decreto legislativo 33/2013. Stavolta la riunione si tiene in aula consiliare e vogliamo sperare che il segretario – che ha l’ufficio lì a due passi – si presenti a spiegare perché il sito del Comune ancora non rispetta quel decreto ovvero è tutt’altro che trasparente. La volta scorsa era impegnato… Ricordiamo che rispondendo proprio a un’interrogazione di Mingiacchi il vice sindaco, Giorgio Zucchini, aveva riferito che della vicenda si occupava il segretario comunale.

La commissione, inoltre, si riunirà nella stessa sede e ora anche l’8 aprile sulla vicenda del “buco” di 17 milioni di euro che mancano all’appello per la tassa sui rifiuti. Chiarimenti che, si presume, arriveranno anche lunedì in consiglio comunale, ma la commissione potrà eventualmente approfondire con i dirigenti che sostengono di avere fatto tutto ciò che si doveva.

Apprendere via facebook della convocazione della commissione di controllo e garanzia è irrituale, certo, ma almeno lo sappiamo.

E le altre? Quando si parla di bilancio o sociale, di turismo o istruzione? Chissà… Ricordiamo che sono organismi aperti al pubblico e che le convocazioni – anche quelle – andrebbero indicate sul sito del Comune. Invece se è difficile trovare le determine dirigenziali, è impossibile questo genere di atti. Ma chi sarà il responsabile del procedimento di pubblicazione?

Ufficialmente nessuno, nel nuovo sito del Comune entrando nell’apposito link esce una pagina (si veda la foto) desolatamente vuota…

Ecco: tu chiamala se vuoi, trasparenza…   

Morte, sofferenze e soldi pubblici al vento. Happygoodyear e non solo…

Immagine C’è una storia fatta di morte e sofferenze. Di soldi pubblici elargiti con la Cassa del Mezzogiorno e di un’azienda multinazionale che, finiti i fondi, ha chiuso e se n’è andata. Una storia di mancata riconversione, grazie all’italico andazzo delle perdite pubbliche e profitti privati. E’ una storia che, fortunatamente, qualcuno non si stanca di raccontare. Se il film “Il posto dell’anima” non l’aveva mai nominata direttamente – pur riferendosi proprio a questa vicenda – adesso il documentario “Happy Goodyear” (nella foto un’immagine di scena) fa nomi e cognomi. Racconta con i veri protagonisti, quelli rimasti, la storia della multinazionale della gomma che a Cisterna ha costretto i dipendenti a lavorare respirando di tutto. La commozione di uno di loro basta e avanza a dimostrare cosa è stata quella fabbrica.

Al documentario hanno lavorato due colleghe, Elena Ganelli e Laura Pesino, mettendo insieme storie, documenti, atti che hanno visto i vertici della multinazionale condannati in un primo processo con una sentenza in parte riformata in appello, mentre un nuovo filone relativo all’ex Goodyear è in corso a Latina.

Il documentario ha vinto il Riff, Rome indipendente film fest, sbaragliando la concorrenza di realtà internazionali. In questa provincia, evidentemente, ci sono anche potenzialità del genere e le colleghe non possono che meritare i complimenti di tutti noi.

Le scene delle macerie rimaste, però, raccontano anche un’altra storia, analogamente scandalosa. Sulla quale servirebbe un altro documentario, se non la rappresentazione di quello che resta come di un monumento allo spreco. E’ la storia della mancata riconversione di quel sito, di un effimero sogno chiamato “Meccano”, di bonifica, formazione e cassa integrazione a carico del pubblico e dipendenti di fatto mai riassunti dal privato.

Una vicenda tutta da approfondire, ma intanto ci si può fare un’idea di “Happy Goodyear” con i link sottostanti.

https://www.youtube.com/watch?v=NIXx1uwjXeI

http://www.riff.it/finalisti-2014/happy-goodyear/

http://www.ilmessaggero.it/LATINA/latina_happy_goodyear_miglior_documentario_italiano_vince_riff/notizie/590796.shtml

http://www.ilmessaggero.it/latina/latina_cancro_goodyear_documentario/notizie/575258.shtml

 

Forza Italia a caccia del “nemico”, ma i problemi sono altri…

Come inizio non c’è male. La rinata Forza Italia sembra avere bisogno di un “nemico” e l’ha individuato nel sottoscritto, sul quale da più parti si continua ad alimentare la fandonia della candidatura a sindaco già pronta. E’ successo anche ieri nell’incontro all’Astoria.

Gente che ha smesso di lavorare da tempo o, peggio, non l’ha mai fatto per dedicarsi alla vita politica, si diverte a fantasticare su elezioni che sono lontane quattro anni – salvo scossoni – o a perdere tempo su ipotetici accordi presenti solo nella loro mente. E così uno che fa il giornalista e cerca di svolgere semplicemente la sua professione ed esprimere il proprio pensiero, diventa candidato (Perché? Deciso da chi? Quando?) e quindi “spauracchio” da usare per una platea che si preoccupa – invece – semplicemente di restare legata al treno della gestione della cosa pubblica ad Anzio.

Individuato il “nemico”, si passa oltre. Diciamo che il coordinatore di Forza Italia, Patrizio Placidi, nel corso degli anni ne ha trovati molti (mitica la frase rivolta in consiglio comunale a Sergio Mangili “ti stai preoccupando di un futuro che una futura sedia a sinistra ti potrebbe vedere”) compresi i suoi attuali alleati, quando entrando nella sede degli allora Popolari a vittoria di Stefano Bertollini ormai acquisita urlava “fascisti”. O quando, da solo, si è candidato primo cittadino senza grande fortuna.

Ma serve il fumo agli occhi, trovare una scusa per nascondere una gestione sulla quale, invece, c’è più di qualche ombra. Ecco “il complotto”, allora, d’altro canto se ne vede Berlusconi perché non i suoi di “Forza Silvio”? Non si immagina che la Ragioneria dello Stato abbia fatto il suo dovere, né che in Comune qualcuno si sia “dimenticato” di andare a verificare chi pagava e chi non la tassa sui rifiuti – facendo accumulare in cinque anni circa 17 milioni di euro – no: è una macchinazione.

Ha spiegato oggi il segretario del Psdi, Paride Tulli (http://www.inliberuscita.it/politica/28610/rifiuti-e-rischio-dissesto-tulli-il-comune-affondava-e-i-dirigenti-venivano-premiati/) come funzionava.

E’ a questo che devono rispondere, politicamente, Placidi & C. prima di inventare candidati che non ci sono, strategie fantasiose e complotti. Perché c’è la relazione del ministero che ha già portato a fare delibere “riparatorie”, c’è una situazione con la riscossione rifiuti resa nota dalla stampa che l’ha appresa perché c’è stata una riunione tra il vice sindaco e i dirigenti nella quale un allarme è stato lanciato. Poi ci sono la poca trasparenza che resta un problema, un sito fuori legge, un fascicolo spedito in Procura dalla Finanza con l’ipotesi di voto di scambio rispetto ad assunzioni “elettorali”, le tensioni in maggioranza e chi più ne ha ne metta.

Diverso il discorso sulla vicenda sollevata da “Repubblica”. Se è vero, come fino a oggi è vero, che formalmente non sono indagati il sindaco Luciano Bruschini e il presidente del consiglio comunale Patrizio Placidi, è stata una cosa grave. Gravissima. Ci sono le sedi per accertarlo e speriamo si faccia chiarezza al più presto. Per il bene di persone che dicono (e gli crediamo) di essere state ingiustamente coinvolte, ma soprattutto per la città che non merita nemmeno il sospetto di legami a dir poco singolari.

Crisi dell’editoria e nuove illusioni. Facciamo attenzione

E’ un interessante spunto di riflessione quello che fornisce l’amico e collega Lidano Grassucci (http://www.corrieredilatina.it/news/economia/4534/Quel-dispiacere-di-leggere.html#.UyxKfnBWxlU.facebook) sulla situazione dell’editoria in questa provincia.

Occorre chiedersi davvero cosa è successo e dove stiamo andando, soprattutto se c’è spazio per nuove intraprese come quelle annunciate a breve. Sia chiaro: nel libero mercato chiunque ha la possibilità di avviare ogni iniziativa, ci mancherebbe, però in questo territorio abbiamo già dato.

Questo mondo si è rivoluzionato, i giornali cartacei segnano il passo, le chiusure vecchie e nuove sono lì a dimostrarcelo e occorre tenerne conto. 

 E’ vero, ci sono tanti ragazzi – e ormai tanti disoccupati, cassintegrati o colleghi  nel limbo – che per fare questo straordinario mestiere oggi sono ancora disposti a tutto. Ma ripeto, abbiamo già dato. L’abbiamo fatto accettando sin troppi compromessi rispetto ai diritti dei giornalisti, fidandoci di imprenditori che non si sono dimostrati tali fino in fondo. Peggio, di quelli che finiti i soldi pubblici hanno fatto le valigie e lasciato per strada la gente.  

Per questo occorre fare attenzione rispetto a nuove illusioni.  

 

Mense, si tace con i giornali ma le ditte per la gara sono 12. Le tensioni

E’ la gara più importante – insieme a quella per i rifiuti – al Comune di Anzio. E’ una cartina di tornasole per i servizi che l’ente riesce a fornire, dato che parliamo di pasti per i bambini, ma dai giornali locali che pure si sono interessati al caso non riusciamo ad apprendere nulla. I termini per partecipare alla gara per la refezione scolastica sono scaduti lunedì, ma dagli uffici nessuno ha ritenuto di dire quante sono le aziende che hanno fatto domanda. Ma che mistero è? E perché non riferire il numero di partecipanti?

Come sempre, la trasparenza è messa sotto i piedi e risulta che né l’ufficio comunicazione del Comune né l’assessore Laura Nolfi hanno potuto riferire ai giornali un dato banalissimo. E’ un fatto grave, né serve aver saputo – al solito per vie non istituzionali – che le aziende sono 12. Cosa ci voleva a farlo sapere? Nessuno vuole i nomi prima che vengano ammesse e che si dimostri se hanno o meno i requisiti, ma francamente negare il numero è eccessivo.

Soprattutto se poi si alimentano sospetti e non si risponde nemmeno alla mancata inclusione, nel bando, delle norme anti mafia come segnalato da Fratelli d’Italia. Soprattutto se con l’attuale gestione alle contestazioni di bambini, genitori e scuole rispetto alla qualità del servizio si è arrivati alla clamorosa segnalazione di una tangente da 250.000 euro. Le due indagini avviate sulla vicenda, almeno finora, non hanno prodotto nulla.  

Intanto sappiamo dal sito istituzionale che le buste saranno aperte il 4 aprile, anche se chi presiederà la commissione non è ancora noto. Anzi, in Comune c’è più di qualche tensione.