La Corte dei conti, il fallimento di un sistema. Buon Natale

C’è una cosa che il sindaco di Anzio può fare per dimostrare definitivamente la continuità con il suo predecessore, dire che non sapeva niente e che “è tutto a posto”. Sa bene che non è così, però. Le 32 pagine della delibera spedite ai consiglieri comunali di recente, con la quale la Corte dei conti decreta il fallimento di un sistema di governo della città, infatti, pesano come un macigno. No, non è semplicemente “colpa di Bruschini” – come sta cercando di dire su altre vicende a lui ben note – se ci sono contestazioni che partono dal 2006-2007 e arrivano al 2019.

Saranno i consiglieri comunali – c’è da augurarsi anche quelli di maggioranza – a chiedere lumi su questioni che definire singolari è poco. Qui solo qualche accenno, serve tempo per gli approfondimenti e altre vicende mi tengono impegnato. Però la gestione dei residui (sollevata già cinque anni fa, l’attuale sindaco e i suoi accoliti erano consiglieri), la Tari mai riscossa, i debiti fuori bilancio, la “situazione di incertezza sulla gestione dei beni pubblici”, spese di rappresentanza eccessive come le definisce la magistratura contabile, anticipazioni di cassa che non trovano giustificazione e soprattutto “acquisizione di beni e servizi senza impegno di spesa in violazione della basilare regola della contabilità finanziaria”. Il sindaco che si è sempre vantato del bilancio a posto, guida un Comune che funziona come dice la Corte dei conti e che ha caratteristiche di pre-dissesto. Inutile girarci intorno, è così.

Sui debiti fuori bilancio c’è una storia emblematica, l’abbiamo raccontata tante volte: cartelli che nessuno ha ufficialmente chiesto in Comune per la Bandiera blu 2013, azienda che li ha realizzati (guarda caso la stessa che faceva pubblicità elettorali per Bruschini, Placidi e l’attuale sindaco allora loro avversario e poi alleato), ha presentato fatture, non è stata giustamente pagata e ha fatto decreto ingiuntivo. Il Comune ha nominato un legale per opporsi, poi ci ha ripensato. L’esposto fatto da Bernardone, allora candidato sindaco Pd, si è perso nei meandri della Procura di Velletri. E questo è solo uno degli esempi…

Allora sarebbe interessante sapere – sui locali pubblici – se per esempio hanno finalmente pagato i partiti dei quali l’attuale primo cittadino ha occupato le sedi fino all’ultima campagna elettorale con le sue liste. Se la vicenda del campo di Falasche è definita, come sono messe le cose sulla gestione di prima (e di adesso) della piscina.

Sulla Tari il sindaco, l’assessore Ruggiero, il dirigente di area, dovrebbero finalmente dirci se stanno dalla parte dei cittadini o da quella di chi non paga. Spiegarci cioè se la mole di soldi non riscossi (in tutto sono 33 milioni, molti dei quali per Tari) sono di qualche povero disgraziato che per arrivare a fine mese non paga la tassa sui rifiuti o di qualcuno che non “deve” pagarla o, peggio, di chi una volta scoperto si è messo a rate, ha pagato la prima e poi arrivederci. Stesso discorso per il recupero delle spese di sentenze della Corte dei conti: è tutto a posto, sono tutti in regola, stanno versando i ratei o hanno “dimenticato” di farlo e nessuno glielo ricorda in Comune? Sapete com’è, sono amici…. Sempre sui locali pubblici c’è una storia singolare, riguarda Anzio Colonia, in una città che ha la memoria corta giova ricordare che l’allora consigliera Mariolina Zerella presentò un’interrogazione e il sindaco (lo stesso di oggi) ovviamente la prese in giro. I nodi, ora, arrivano al pettine.

Come quelli della Capo d’Anzio, per la quale scopriamo che il Comune ha fatto un’azione contro il socio privato ai sensi del codice civile, due ex amministratori sono stati liquidati con posti barca, non c’è il fatturato sufficiente per mandare avanti la società pubblica ai sensi di legge. Società che deve al Comune 517.000 e rotti euro della fideiussione (pure qui, chi dall’opposizione parlava veniva preso in giro, vedi Bernardone, Lo Fazio, De Micheli) ma deve al privato oltre 650.000 euro di progettazione (!?!?) prevista dai patti parasociali e pure in qualche delibera dell’assemblea dei soci. Anche su questa la Corte dei conti era intervenuta nel 2015. C’erano tutti, governavano loro, questo sistema ha fallito ma “c’ha i voti” come ama ripetere.

E’ la democrazia, ma ci sono i controlli. Avranno pochi effetti, questa è l’impressione, perché tanto “è tutto a posto”. Buon Natale!

La colpa? “E’ di Bruschini…” Prefetto, ora valuti

Anzio che finisce di nuovo in Parlamento con una richiesta di commissione d’accesso? Il clima pesante dentro e fuori il Comune? Le indagini in corso? C’è un responsabile, signori: Luciano Bruschini. E’ quanto avrebbe riferito il sindaco nell’incontro avuto con il Prefetto di Roma, dopo che c’era stata una nuova levata di scudi nei confronti della città con lo “show” dell’ex assessore Ranucci e a seguito delle dichiarazioni dello stesso primo cittadino, secondo il quale quella commissione non era arrivata – nel 2018 – grazie alle “vie infinite della politica”. Sapete che c’è? Il sindaco ha ragione: il responsabile è il suo predecessore che lo ha proposto per quel ruolo, appianando le divisioni del 2013, dimenticando cose poco gradevoli, riconoscendo che solo uno poteva mettere d’accordo il centro-destra e vincere. Così è stato, ma siccome la gratitudine non è di questo mondo, ora Bruschini torna il nemico pubblico numero uno. Come nel 2013, anzi forse peggio.

Di tutti i candidati sindaco alle elezioni del 2018, però, solo uno non aveva l’alibi di dire “non c’ero” o “ho ereditato una situazione difficile”. Alibi, attenzione, che per un sindaco nuovo dura lo spazio di qualche mese, sì e no. Perché poi le buche le devi tappare, l’immondizia raccogliere, l’erba la devi tagliare, devi far mangiare i bambini a mensa e via discorrendo. Chi non ha quell’alibi, però, nemmeno per i primi mesi (e ora sono passati due anni e mezzo) è proprio il sindaco attuale. E sapete perché? Alla faccia della sbandierata “discontinuità” indicata nel programma 2018 (copiato e incollato dal 2013) ha detto più volte di essere la “continuità” del centro-destra che lo vede al governo dal 1998, prima sindaco (per due mandati) poi senatore che appena eletto ha lanciato un gruppo che metteva zizzania in maggioranza, di nuovo sindaco. Tranne la breve parentesi iniziale del 2013, dopo una campagna elettorale nella quale si sono rischiate le fucilate, il sindaco attuale è stato in maggioranza con Bruschini, ne ha votato i bilanci e con lui Danilo Fontana, Pino Ranucci, Eugenio Ruggiero. C’è di più, il sindaco festeggia proprio quest’anno le 30 primavere in politica, eletto giovane e battagliero consigliere con la Dc, poi passato ad An, quindi a Fli e via via a tutto il resto. E allora davvero la colpa è di Bruschini se certa gente in Comune ha avuto il tappeto rosso? Da consigliere comunale e a un certo punto componente di maggioranza, dopo aver espresso le preoccupazioni per l’onta che la città rischiava di subire, non s’è accorto di nulla?

Sembra di no, anzi sa bene cosa succedeva e succede, ma scarica le responsabilità su altri dopo esserci alleato. Un classico.

Il Prefetto non può sapere tutto, ma è stata ricevuta anche Lina Giannino che – da quanto emerge – ha spiegato chi sia Luciano Bruschini e come il suo successore sia stato frutto di quella alleanza dove c’erano i Placidi, gli Alessandroni, i Zucchini, gli Attoni che cinque anni prima osteggiava e poi gli sono serviti per vincere. Non c’è bisogno di scomodare i Vangeli per ricordare chi rinnegò chi, serve invece ristabilire un fondo di verità: questa amministrazione è la continuità delle precedenti, sono cambiati alcuni orchestrali ma non la musica. Poi hanno i voti e vincono, vanno rispettati e fatti governare. A chi scrive – e pochi altri purtroppo – resta il diritto di dissentire e dare una versione diversa da quella che vogliono farci credere.

Un’ultima cosa: Bruschini dopo gli incontri con il Prefetto ci faceva sapere che era “tutto a posto”, anche se spesso non era così. Qui vige il silenzio, è stato lo stesso titolare dell’ufficio territoriale del governo a riferire che c’era stato anche il sindaco, prima della Giannino. Allora speriamo solo che dopo i due incontri – e con carte che può facilmente reperire da quelle lasciate dai predecessori e presenti in commissione antimafia – il Prefetto valuti e decida una volta per tutte. Tanto comunque vada, sarà “colpa di Bruschini….” Ma sì, prendiamola a ridere va.