Comuni da sciogliere o non? Servitori dello Stato cercansi

La Prefettura di Roma

Nei prossimi giorni terminerà il mandato delle commissioni d’accesso nominate dal prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, e al lavoro ormai dai sei mesi nei Comuni di Anzio e Nettuno. Non conosciamo cosa proporranno al rappresentante del governo nel nostro territorio, ma per il profondo rispetto che abbiamo delle Istituzioni sentiamo di chiedere di non tenere appese queste città.

Motivo? La scadenza del lavoro delle commissioni coincide – in pratica – con la presentazione delle liste per le elezioni di Camera e Senato e l’avvio ufficiale della campagna elettorale. Il prefetto ha 45 giorni di tempo per decidere se proporre o meno lo scioglimento qualora ne ricorrano i presupposti. Vuol dire che – se li prendesse tutti – saremmo andati già oltre le elezioni del 25 settembre. Il governo Draghi è – e sarebbe ancora, a quella data – operativo per gli “affari correnti” che comprendono anche l’eventuale scioglimento dei Comuni per il condizionamento della criminalità organizzata. Ma siamo in Italia, si sa, e spesso alle esigenze della politica si sono piegate quelle dell’ordinaria amministrazione. Lo scenario potrebbe essere, allora, che le commissioni hanno verificato il condizionamento, il prefetto chiede lo scioglimento, ma il ministro rimanda al governo “politico” una decisione che, invece, non deve essere tale. Ma può darsi anche che le commissioni abbiano verificato il mancato condizionamento e si decida comunque di aspettare l’esito del voto.

Ecco, evitateci questa attesa. Siate, tutti, servitori dello Stato che non antepongono altro al ruolo che svolgono. Niente calcoli, strategie, rinvii, soprattutto niente vie infinite che ad Anzio già nel 2018 evitarono di fare luce. I Comuni sono da sciogliere o non? Ditecelo subito, pazienza se qualcuno farà campagna elettorale su questo. Lo sono? Si provveda, al di là delle elezioni, perché non possiamo trascinare oltre questa onta alla quale chi guida le città o le guidava (come a Nettuno) ci ha sottoposto. Sono stati loro, e non altri, ad avere certi contatti per vincere e a trovare sponde in funzionari poi “premiati”.

Si faccia presto, dunque, in un caso o nell’altro. Se poi, come si vocifera, in caso di vittoria del centro-destra alle politiche il prefetto Piantedosi sarebbe in pole per essere ministro dell’Interno, siamo certi che Giorgia Meloni e i suoi alleati apprezzerebbero molto un servitore dello Stato che ha fatto il suo dovere fino in fondo, senza tenere “appese” due città.

A maggior ragione a 30 anni dalle celebrate (spesso a parole e basta) stragi di Capaci e Via d’Amelio e a 40 dal barbaro assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa, il generale dei Carabinieri e prefetto di Palermo, mandato a combattere la mafia con armi spuntate, che non a caso diceva: “Finché una tessera di partito conterà più dello Stato, non riusciremo mai a vincere”.

La colpa? “E’ di Bruschini…” Prefetto, ora valuti

Anzio che finisce di nuovo in Parlamento con una richiesta di commissione d’accesso? Il clima pesante dentro e fuori il Comune? Le indagini in corso? C’è un responsabile, signori: Luciano Bruschini. E’ quanto avrebbe riferito il sindaco nell’incontro avuto con il Prefetto di Roma, dopo che c’era stata una nuova levata di scudi nei confronti della città con lo “show” dell’ex assessore Ranucci e a seguito delle dichiarazioni dello stesso primo cittadino, secondo il quale quella commissione non era arrivata – nel 2018 – grazie alle “vie infinite della politica”. Sapete che c’è? Il sindaco ha ragione: il responsabile è il suo predecessore che lo ha proposto per quel ruolo, appianando le divisioni del 2013, dimenticando cose poco gradevoli, riconoscendo che solo uno poteva mettere d’accordo il centro-destra e vincere. Così è stato, ma siccome la gratitudine non è di questo mondo, ora Bruschini torna il nemico pubblico numero uno. Come nel 2013, anzi forse peggio.

Di tutti i candidati sindaco alle elezioni del 2018, però, solo uno non aveva l’alibi di dire “non c’ero” o “ho ereditato una situazione difficile”. Alibi, attenzione, che per un sindaco nuovo dura lo spazio di qualche mese, sì e no. Perché poi le buche le devi tappare, l’immondizia raccogliere, l’erba la devi tagliare, devi far mangiare i bambini a mensa e via discorrendo. Chi non ha quell’alibi, però, nemmeno per i primi mesi (e ora sono passati due anni e mezzo) è proprio il sindaco attuale. E sapete perché? Alla faccia della sbandierata “discontinuità” indicata nel programma 2018 (copiato e incollato dal 2013) ha detto più volte di essere la “continuità” del centro-destra che lo vede al governo dal 1998, prima sindaco (per due mandati) poi senatore che appena eletto ha lanciato un gruppo che metteva zizzania in maggioranza, di nuovo sindaco. Tranne la breve parentesi iniziale del 2013, dopo una campagna elettorale nella quale si sono rischiate le fucilate, il sindaco attuale è stato in maggioranza con Bruschini, ne ha votato i bilanci e con lui Danilo Fontana, Pino Ranucci, Eugenio Ruggiero. C’è di più, il sindaco festeggia proprio quest’anno le 30 primavere in politica, eletto giovane e battagliero consigliere con la Dc, poi passato ad An, quindi a Fli e via via a tutto il resto. E allora davvero la colpa è di Bruschini se certa gente in Comune ha avuto il tappeto rosso? Da consigliere comunale e a un certo punto componente di maggioranza, dopo aver espresso le preoccupazioni per l’onta che la città rischiava di subire, non s’è accorto di nulla?

Sembra di no, anzi sa bene cosa succedeva e succede, ma scarica le responsabilità su altri dopo esserci alleato. Un classico.

Il Prefetto non può sapere tutto, ma è stata ricevuta anche Lina Giannino che – da quanto emerge – ha spiegato chi sia Luciano Bruschini e come il suo successore sia stato frutto di quella alleanza dove c’erano i Placidi, gli Alessandroni, i Zucchini, gli Attoni che cinque anni prima osteggiava e poi gli sono serviti per vincere. Non c’è bisogno di scomodare i Vangeli per ricordare chi rinnegò chi, serve invece ristabilire un fondo di verità: questa amministrazione è la continuità delle precedenti, sono cambiati alcuni orchestrali ma non la musica. Poi hanno i voti e vincono, vanno rispettati e fatti governare. A chi scrive – e pochi altri purtroppo – resta il diritto di dissentire e dare una versione diversa da quella che vogliono farci credere.

Un’ultima cosa: Bruschini dopo gli incontri con il Prefetto ci faceva sapere che era “tutto a posto”, anche se spesso non era così. Qui vige il silenzio, è stato lo stesso titolare dell’ufficio territoriale del governo a riferire che c’era stato anche il sindaco, prima della Giannino. Allora speriamo solo che dopo i due incontri – e con carte che può facilmente reperire da quelle lasciate dai predecessori e presenti in commissione antimafia – il Prefetto valuti e decida una volta per tutte. Tanto comunque vada, sarà “colpa di Bruschini….” Ma sì, prendiamola a ridere va.

Le minacce, il Prefetto, il Consiglio, Lina. E noi lì sotto…

A memoria, non si ricorda un prefetto che telefona a un consigliere comunale vittima di una intimidazione. Il gesto di quello di Roma, Matteo Piantedosi, che ha chiamato Lina Giannino, si presta a due chiavi di lettura: la semplice – quanto insolita – vicinanza istituzionale, con la vicenda che si chiude qui, o una rinnovata attenzione sulle vicende di Anzio. C’è già un prefetto – Paola Basilone – che ha fatto una pessima figura, annunciando alla giornalista Federica Angeli una commissione d’accesso che poi ha evitato di mandare, vedremo come si muoverà quello attuale. Il gesto che ha compiuto, comunque, è già apprezzabile. Da questo umile spazio, possiamo solo chiedere che mantenga alta la guardia su certe dinamiche di questa città. E speriamo che stavolta non c’entrino le “vie infinite della politica” delle quali ha parlato il sindaco in tv.

È stato altrettanto apprezzabile che si sia deciso di convocare immediatamente un Consiglio comunale straordinario, perché quel proiettile è arrivato a Lina Giannino ma riguarda l’intera istituzione democratica. Trasformare quella sede in una sorta di “processo” alla consigliera Pd per le affermazioni fatte in conferenza stampa, si poteva evitare. Soprattutto quando a fare la morale è più di qualche imputato in procedimenti che saranno personali, ma spesso sfiorano – come ci dicono le indagini – il ruolo che si ha o si è avuto in Comune.

Già nei tardivi e piccati comunicati stampa del centro-destra c’era qualche riferimento singolare. Ad esempio si fa notare – insinuando chissà cosa – che i proiettili arrivano al protocollo. E dove, altrimenti? O c’è qualche messaggio trasversale che ai più sfugge, ma negli ambienti di maggioranza conoscono? Poi si fa riferimento ai precedenti attentati che – a dire del centro-destra – ebbero scarsa attenzione. E da chi dipese? Quando spararono a casa di Placidi, per esempio, una delle sue prime dichiarazioni fu che nessuno aveva sentito nemmeno l’esigenza di telefonargli di quell’amministrazione. Quando bruciarono le auto a Zucchini e poi gli inviarono un proiettile, quella maggioranza si limitò a poche righe. Nessuno fiatò per le auto bruciate al compagno dell’ex assessore Nolfi. È una colpa esprimere solidarietà alla Giannino e far notare che in questa città esistono consorterie criminali? Lo dicono le sentenze. Nelle quali è scritto – così, a mo’ di esempio – che le “pressioni esercitate nella vicenda dalle istituzioni comunali” sono state decisive nella storia di Malasuerte e che in quella estorsione i soldi andavano a un boss di camorra. Si può dire o è vietato? E chi infanga la città? Chi è stato protagonista in quella storia (come in altre…) e ha sostenuto la coalizione del sindaco alle ultime elezioni o chi lo racconta?

Ha fatto bene Luca Brignone a ricostruire, con grande lucidità, i diversi passaggi. In particolare l’intervento dell’attuale sindaco a febbraio 2016, quando esprimeva preoccupazione per le ombre che si addensavano sulla città e ne chiedeva conto a Bruschini. Si può far notare che a ottobre dello stesso anno votava il bilancio di quell’amministrazione? E lo faceva insieme a Ranucci (che nel frattempo si è dimesso, ma nessuno ancora chiarisce sulle sue dichiarazioni), Fontana e Ruggiero? Opposizione di lotta e di governo che lo ha portato a essere indicato, dallo stesso Bruschini, come suo successore. Nel programma elettorale copiato e incollato dal 2013 si presentava come discontinuità, salvo poi rivendicare la continuità e prendere – oggi – di nuovo le distanze chiedendo a Brignone di indicare le date degli eventi e dicendo che c’era Bruschini, mica lui. Comodo, vero? Il problema della commissione d’accesso, allora, non è dipingere la città come mafiosa o sovvertire il voto democratico. No, è il timore che chi governa da oltre venti anni ha che siano scoperte se non altro vicende amministrative poco chiare, legate guarda caso a cooperative, appalti, fatture numero uno e chi più ne ha, ne metta. Ha ragione il sindaco, è accaduto prima che arrivasse lui. Ma ci si è alleato e ha vinto, grazie a quel sistema che ha ancora dalla sua parte. Ed è stato lui – salvo provare a buttarla sullo scherzo – a spiegare perché non è arrivata la commissione d’accesso e a far riaccendere i fari. Fra l’altro l’attuale sindaco non stava su Marte, ma sedeva in Consiglio comunale: anche quando ne fu svolto un altro surreale, sulle minacce al Comitato di Lido dei Pini – chiesto da Ivano Bernardone e dal Pd – che ovviamente da vittima fu passato per essere “carnefice”. Se l’erano andata a cercare….

Eccoli gli atteggiamenti di silenzio, omertà, menefreghismo, prevaricazione. Qualcuno vuole chiedere ad Amato Toti cosa è successo quando ha “osato” fare un accesso agli atti sulle eventuali pendenze tributarie degli eletti? È solo un altro piccolo esempio eh…

Uno dei tanti che se davvero, come dice nell’ordine del giorno approvato si vogliono “individuare i responsabili”, andrebbe approfondito. Se ci fosse un investigatore…

Di fronte a ciò e al proiettile a Lina ci siamo ritrovati, in poche decine, a Villa Sarsina per esprimere preoccupazione e solidarietà. Pochi? Tanti? Era importante esserci: è stato organizzato in fretta e furia, era lunedì e a un orario in cui molti lavorano. È stato organizzato prima che venisse convocato il consiglio comunale ed è stato comunque bello essersi ritrovati e dire che non ci stiamo a piegare la testa alle logiche del malaffare. Potevamo anche essere due, sarebbe stato comunque un successo.

Commissione d’accesso bloccata dalle: “Vie infinite della politica”

La Prefettura di Roma

Non aveva scritto una stupidaggine Federica Angeli, accusata da più parti quando annunciò che il prefetto di Roma, Paola Basilone, stava per nominare ad Anzio la commissione d’accesso. Né erano visionari coloro – chi scrive tra questi – che sollevavano i legami del “sistema Anzio” con personaggi a almeno poco raccomandabili. Perché non sia arrivata quella commissione d’accesso, della quale anche la presidente della commissione antimafia, Rosy Bindi, sollevò la necessità, lo ha ammesso ieri sera il sindaco di Anzio.

Nel corso della trasmissione su Young Tv ha detto testualmente, riprendendo la domanda che aveva posto un cittadino: “Publio razza prima ha detto una cosa, io ho sorvolato però non aveva torto perché il commissariamento era partito, la Angeli non aveva torto poi diciamo che le vie della politica sono infinite.. vabbè lasciamo sta”

No, “non lasciamo sta”. Il sindaco parte dal 2013, dalla sconfitta mai digerita, dimentica di dire che con quelle persone si è alleato. Poi “le vie della politica sono infinite”, come ci ricorda egli stesso, ma i metodi non sono cambiati dentro Villa Sarsina e fuori. Se ne è parlato anche nel corso dell’ultimo Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Ora, proprio perché si è evitato quel commissariamento, è bene ricordare che ministro dell’Interno era Marco Minniti del Pd. Che a una festa dell’Unità svolta a Nettuno, presenti Matteo Orfini che era presidente del partito, il deputato Renzo Carella e il senatore attuale segretario regionale del partito, Bruno Astorre, venne sollecitata una risposta sulla commissione d’accesso e i tre presero un impegno della serie “poi vediamo”. Che qualche mese prima, presentando il rapporto sulla criminalità nel Lazio a Villa Sarsina, il capogruppo Pd in commissione antimafia, Cesare Mirabelli, spiegò che non era uno strumento di lotta politica l’accesso ma che i presupposti c’erano tutti. E rispose in maniera piccata all’allora assessore Attoni “ma lei come si sente a stare in giunta con gli indagati”?

Intanto agli atti dei processi ci sono non solo la presenza della camorra e della ndrangheta, ma i rapporti con la politica locale. E le pressioni che questa ha fatto, ad esempio nella vicenda “Malasuerte”.

Poi “le vie della politica sono infinite” e hanno fatto sì che nulla accadesse. Per interessi “della politica”, evidentemente, non certo dei cittadini. Oggi ne abbiamo conferma. E sappiamo che le responsabilità politiche – come sempre – sono bipartisan. Poi ci sono quelle di servitori dello Stato che hanno preferito soprassedere e hanno concluso in bellezza la loro carriera. Ma oggi siamo altrettanto convinti che poco sia cambiato rispetto a quando si chiedeva quella commissione. Che è strumento di prevenzione, non dimentichiamolo.

Per chi volesse approfondire, qui c’è un po’ di storia sulla vicenda.

Droga (?!), indagini e le responsabilità della politica

agostinodroga

Oh, ma chi è?” oppure “Ma dai, sarà una stupidaggine figurati…” Ho scambiato messaggi e risposto a decine di telefonate dopo che sulla sua pagina facebook Agostino Gaeta ha scritto di un consigliere comunale di maggioranza di Anzio indagato per traffico internazionale di droga. Molti colleghi locali cercano lo spunto per smentire – è comprensibile – perché se è vero sarebbe un “buco” di dimensioni colossali.

Una cosa mi lascia perplesso e l’ho ripetuta a tutti: per traffico internazionale di droga ti arrestano, non ti avvisano. Circola un nome con insistenza negli ambienti della politica di casa nostra, ma io non lo farò. Mi limiterò a dire che tanto fa bene il sindaco ad andare dal Prefetto dopo la vicenda di Lina Giannino e delle ruote squarciate, quanto al suo rientro dalle cerimonie a Bad Pyrmont deve convocare la maggioranza. Per capire se Agostino ha scritto una castroneria o se davvero c’è questa accusa che pesa sì sul singolo consigliere, ma coinvolge il nome di una città già martoriata da altre inchieste.

Perché se Gaeta ha scritto una stupidaggine – assumendosi una grave responsabilità – allora deve partire una querela. Subito. Alla stessa veemente maniera con la quale il sindaco l’ha annunciata proprio alla Giannino – che chiedeva lumi sui “tempi” del ricorso al Tar della proprietà Puccini – al suo rientro deve andare e denunciare se non è vero.

Ma prima, forse, dovrebbe convocare la maggioranza e capire se qualcuno ha ricevuto quell’avviso di garanzia o – più probabilmente – una notifica di conclusione delle indagini. Perché se è vero diventa uno “scoop” e prima di andare dal Prefetto è il caso di fare un bell’esame all’interno di una maggioranza che – l’ho sostenuto e lo ripeto – al di là di responsabilità penali che sono personali, affonda le radici in vicende giudiziarie come Malasuerte, Evergreen, Touchdown, nelle proroghe record. Le affonda negli atteggiamenti da spacconi, nei toni muscolari, nelle aggressioni in Comune per essere pagati, in quello che leggiamo negli atti giudiziari delle operazioni citate, in ciò che abbiamo visto ai seggi durante lo spoglio, nelle persone che rappresentavano certe liste. E non basterà dire, se è vero, che “sono cose vecchie” o “tanto c’avemo i voti d’aaa ggente”. Scontato e inutile.

Prima di andare dal Prefetto, c’è bisogno di chiedersi quali sono le responsabilità di una politica locale che bene o male era riuscita a tenere distanti i poco di buono e che – in particolare dalla campagna elettorale del 2013 – ha fatto mettere loro il vestito bello. Inutile continuare a negare o a fare spallucce. Perché sono emersi i rapporti che certi personaggi vicini, vicinissimi o facenti parte della politica hanno avuto. Non ha condizionato un’amministrazione tutto questo? Sono il primo a esserne felice, ma prima di andare dal Prefetto c’è ben altro da fare e sono certo che il sindaco non si girerà dall’altra parte.

Ps, a proposito dei “toni” è bene rileggere quanto sostenevo tempo fa…

I proiettili alla Inches, la “sfida” della commissione d’accesso

prefettura

La Prefettura di Roma

Il nostro sindaco è fatto così. Arrivano chiare minacce all’ex segretaria comunale, con la quale ha condiviso l’avvio del suo percorso nel terzo mandato alla guida della città e il periodo nel quale – con Bruschini sindaco – è stato in maggioranza? Torna a fare ciò che fece nel 2005, lanciare una “sfida“. I media riportano che auspica l’invio della commissione d’accesso: “Magari la mandassero”.

A parte averci ripensato, rispetto a quanto dichiarava   sulla precedente amministrazione – ci spiegano che è la “politica” – e alla presa di posizione sua e di quella che sarebbe diventata la sua giunta (Fontana, Ranucci e Ruggiero) a ottobre 2016 riguardo all’arrivo della Commissione, c’è un elemento da rimarcare.

Lo faccio da “avversario scorretto” (è l’ultimo epiteto nei miei confronti, pazienza) e da chi si ostina a raccontare in maniera diversa questo territorio. Lo faccio ricordando al primo cittadino che rispetto alla sfida che lanciò al magistrato De Ficchy nel 2005 e al suo intervento da senatore, nel 2011, quando il Prefetto mise nero su bianco che non serviva una commissione d’accesso, il mondo in questa città è cambiato. E lui ci si è alleato.

Non saremo condizionati ed è noto come la penso sulla commissione d’accesso, ma nel 2005 e ancora nel 2011 c’erano da una parte i rappresentanti eletti – alcuni dei quali chiacchierati – e dall’altra la delinquenza comune. Il confine era abbastanza netto.

Dal 2013 a parte di questa è stato fatto indossare il vestito bello, è stata fatta avvicinare se non entrare dalla porta principale a Villa Sarsina e a sua volta ha avvicinato personaggi poco raccomandabili, in odore di criminalità organizzata. Il sindaco conosce – sono pubblici – gli atti di Malasuerte, Evergreen, Touchdown, la vicenda delle 27 proroghe. Sa meglio di chi scrive quali sono i toni che si usano negli ambienti. Qualche giorno fa l’ho riassunto qui.

Su una cosa ha ragione: siamo stanchi e vorremmo sapere. Chi e perché ha sparato a casa di Placidi (ma dalle carte delle indagini forse si comprende) chi e perché ad Alessandroni, chi e perché ha bruciato le auto di Zucchini o danneggiato quelle del compagno dell’assessore Nolfi, chi ha spedito i proiettili alla Inches. Vorremmo sapere anche che fine hanno fatto le denunce dei dirigenti e dei segretari. Tutte vicende di anni recenti, segno di una situazione precipitata e – dati gli scarsi risultati – sfuggita evidentemente a chi deve investigare o nota solo in parte.

Non siamo più nel 2005 o 2011, dunque, e a proposito della “sfida” della commissione d’accesso un altro piccolo ricordo: perché sciolsero Nettuno – a mio parere facendo un torto dato quello che poi è stato “abbonato” a Fondi  – e cosa rischiamo.

Prefetto e Ministro, servono certezze: dobbiamo sapere

DallaChiesa

Il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa (foto da wikipedia.it)

Finché una tessera di partito conterà più dello Stato, non ce la faremo mai a vincere“. Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla Mafia a Palermo, insieme alla compagna, lo diceva senza mezzi termini.  Cosa c’entra con Anzio? Provo a sintetizzarlo.

Si susseguono voci disparate sull’arrivo o meno di una commissione d’accesso al Comune, annunciato sabato in un convegno (dopo un articolo di qualche giorno prima) da Federica Angeli. Strumento di prevenzione che – qualora fosse inviato – arriverebbe fuori tempo massimo, anche se il punto non è questo ma come ci si sta facendo gioco di una città intera.

Dopo le prime richieste – ministro all’epoca Alfano, area vicina a esponenti di maggioranza di Anzio – la politica si è mossa per “frenare“. Funziona così, lo scandalo del mancato scioglimento del Comune di Fondi è ancora lì a dimostrarlo. Oggi la politica – il ministro è Minniti, del Pd – dalla parte della maggioranza di Bruschini cerca “sponde“, da quella del Pd “studia” il da farsi, da quella che compone Leu e dai 5Stelle sembra cavalcare l’onda.

Tutti sanno, tutti hanno certezze, tutti si “muovono” ma ai cittadini nessuno dà le risposte dovute. Chiariamo: qui ci sono sentenze a dimostrare la presenza di una ‘ndrina locale. Ci sono beni sequestrati dai Carabinieri qualche giorno fa, nell’ambito di una indagine di Milano denominata “Area 51” «che aveva consentito di far emergere l’esistenza di un sodalizio radicato ad Arluno (Milano) e collegato alla cosca “Gallace”, egemone nel territorio di Guardavalle (Catanzaro) con ramificazioni sia in Lombardia che nei comuni di  Anzio e Nettuno (Roma)» come recita un comunicato dell’Arma.

Poi ci sono beni sequestrati appartenuti alla camorra, alla banda della Magliana e a un clan di mafia. Negare quelle che non sono infiltrazioni, ma presenza, è da sciocchi. Altro è capire se queste presenze hanno – o meno – inquinato il Comune. Bruschini dice di no, altri la pensano diversamente, così abbiamo due versioni.

Quella del sindaco e del suo entourage  secondo la quale è tutta una bufala, la Angeli ha citato un atto della Bindi, secondo “indiscrezioni” il Prefetto è infuriata e farà un comunicato congiunto con il Comune del quale – però – ancora non vi è traccia. L’altra è quella dei “bene informati“, secondo i quali la commissione è pronta, mancano un paio di nomi e arriva. Ma siamo su Scherzi a parte? Non possiamo stare in balìa delle voci, dei “si dice” o di non meglio specificate fonti.

Caro Prefetto (e caro Ministro, se il Prefetto continua a tacere), abbiamo il diritto di avere certezze e avete il dovere di darcele. Senza pensare a opportunità politiche o meno, ma solo rispondendo se esistono o non i presupposti per l’invio di una commissione d’accesso. Dobbiamo sapere, subito. Ne va della credibilità delle Istituzioni, non certo delle tessere di questo o quel partito.

 

 

 

Vice sindaco, non si scherza. Giusto chiedere al Prefetto

prefettura

La Prefettura di Roma

Ce lo abbiamo o non il vice sindaco, dato che il primo cittadino – Luciano Bruschini – è in ferie fino al 7 novembre? Secondo quanto scrive Il Clandestino sì e c’è da crederci, ma atti ufficiali non ne vediamo. La trasparenza, è noto, non appartiene al 3.0 promesso in campagna elettorale, quindi all’albo pretorio non c’è traccia di nomine. Eppure fino a ieri, 28 ottobre, dal sito del Comune ci informavano della puntata di “Linea Blu“, ma nessuno evidentemente ha avuto il tempo di inserire l’atto. Perché deve esserci.

Non è uno scherzo, il Comune – al di là della fascia da indossare per la visita di Papa Francesco a Nettuno il 2 novembre – deve avere una guida. Al momento di lasciare, sia pure per qualche giorno, il sindaco è tenuto a comunicare in Prefettura chi lo sostituisce, “passandogli” i pieni poteri. Scelta che ricade sul vice, ovvio, solo che qui la giunta è azzerata e l’articolo 46 del testo unico degli enti locali recita  che il sindaco nomina “(…) i componenti della giunta, tra cui un vicesindaco“. Si può avere quest’ultimo senza una giunta, dato che è azzerata dal 20 ottobre?

Ad Anzio siamo abituati a tutto e di più, quindi non c’è da stupirsi. Diciamo pure che di sicuro sarà possibile, non crediamo che in Comune si spingano a fare cose del genere o a mettere “pezze“.  Sarebbe una figuraccia istituzionale senza precedenti.

Bene hanno fatto a farlo notare dal Meetup Grilli di Anzio“. Chi scrive, invece, si è preoccupato di spedire via pec – da semplice cittadino – una richiesta al Prefetto e per conoscenza alla segretaria generale del Comune nella quale si segnala la situazione e si chiedono chiarimenti. Speriamo di averli già oggi, dall’albo on line. Anche se quell’articolo 46 sembra chiaro.

Intanto, nella maggioranza ormai allargata, la trattativa continua…

 

Bindi, la mafia, quello che non vediamo

rispostacervellini

Ero, sono e resto convinto che Luciano Bruschini, sindaco di Anzio, non è un mafioso e nulla ha a che fare con organizzazioni criminali. Lo stesso vale per assessori e consiglieri comunali. Partiamo da questo assunto per sgomberare il campo da una facile equazione che in maggioranza viene fatta da quando – è ormai trascorso un anno -c’è chi sollecita l’invio di una commissione d’accesso per valutare l’eventuale condizionamento della politica e della struttura comunale da parte della criminalità. Organizzata e non.

L’equazione è: non siamo indagati per vicende “mafiose“, non ci hanno arrestato, siamo vittime di intimidazioni, come fate a dire che ci condizionano e a paragonare Anzio alla mafia? Sono argomentazioni già sentite, a Nettuno (Comune poi sciolto) come a Fondi (scandalosamente salvato). Nessuno sembra inquadrare una norma, tra l’altro più volte modificata, che era e resta di prevenzione. Ho detto e ripeto che per Anzio anche la semplice nomina della commissione sarebbe un’onta, ma ci sono sviluppi recenti che vanno valutati. Il 30 maggio, in Prefettura, la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi è stata chiara su Anzio e ha  ribadito che l’accesso è stato chiesto al Prefetto.

L’uso della violenza anche nella lotta politica sta portando al blocco delle elezioni”, ha detto la Bindi. “Abbiamo chiesto al prefetto di Roma Paola Basilone di valutare se ci siano gli estremi per una commissione d’accesso ad Anzio – ha aggiunto – perché i fatti che si sono verificati ci preoccupano molto. So che la prefettura sta monitorando la situazione“. Già, la violenza… Basterebbe quella verbale quotidiana nei confronti di chiunque la pensa diversamente, ma se la Bindi arriva a dire cose del genere siamo ben oltre.

Il Prefetto nicchia, diciamo che in assenza di arresti – che a Nettuno arrivarono, a Fondi furono inutili e per l’operazione Damasco, giova ricordarlo, ci sono condanne per associazione mafiosa – non se la sente di muoversi. Roma è una vetrina importante, sbagliare significa compromettere una carriera, giustamente la Basilone si muove con i piedi di piombo.

Ma attenzione, in quella commissione il procuratore di Roma Pignatone e l’aggiunto Prestipino hanno riferito cose che sono state secretate. Di 37 dei 40 minuti di intervento non conosciamo il contenuto, né può essere riferito nel dettaglio da chi era presente. Sappiamo solo che parlando del basso Lazio si è fatto chiaro riferimento ad Anzio, Nettuno e Ardea oltre che al litorale della provincia di Latina. No, non sono “le solite cose“, come qualcuno dalle equazioni facili starà immaginando. Non lo sono semplicemente perché non sarebbero state secretate.

Aggiungiamo che il sindaco, Luciano Bruschini, questa volta nel replicare ha scelto toni istituzionali e corretti. Nessuna richiesta di risarcimento, né epiteti di “disturbati mentali” o peggio, riservate a chi si era espresso finora . Il primo cittadino ci ricorda che un paio di mesi fa il Ministero ha riferito che non serve una commissione d’accesso. Vero, ma nella risposta di sei pagine che il sottosegretario Giampiero Bocci invia al senatore Massimo Cervellini si legge, tra l’altro, che  in un “contesto di radicamento sul territorio di interessi criminali” vanno inseriti “atti intimidatori in danno di esponenti della politica locale“. Gli spari a Placidi e Alessandroni non erano “bravate“. E probabilmente non lo sono nemmeno le vicende successive. Le indagini dei Carabinieri, però, finora non hanno sortito effetti. Comunque “pur riconoscendo la gravità di alcuni fatti verificatisi nel tempo, la Prefettura ritiene di non disporre, allo stato attuale, di elementi concreti e univocamente orientati al condizionamento dell’amministrazione comunale“.

Rispetto a quella nota è cambiato qualcosa? Forse sì. C’è stata l’affermazione, per esempio, del pubblico ministero del processoMala suerte” sulla presenza di camorra in questa città.  Operazione citata anche nella risposta a Cervellini, anche se secondo il Ministero “l’indagine non ha coinvolto direttamente esponenti politici o amministratori locali“.

Non sono indagati, vero, ma alcuni sono coinvolti eccome, altri hanno avuto sostegno elettorale da chi è finito in quell’inchiesta. Che è la punta di un iceberg se Pignatone e Prestipino fanno secretare gli atti.

Vado ripetendo da tempo che se un errore ha commesso chi ci sta amministrando è quello di aver dato a qualche  delinquente locale o a figure  “border line” la possibilità di indossare il vestito bello, di  avvicinarsi alla politica, ignorando che – nel frattempo – questi personaggi erano stati avvicinati dalla camorra.

E questo è quello che vediamo, magari girandoci dall’altra parte. Questo non servirà a sciogliere il consiglio comunale, anche se è bene ricordare perché fu sciolta Nettuno.

Però, come ricordava un ufficiale dei Carabinieri in ogni occasione, è bene sempre preoccuparsi di quello che non è tangibile.  Per questo il timore, di fronte alla situazione evidente nella nostra città, è proprio per quello che non vediamo.

Lo scioglimento di Nettuno, quello che rischiamo

Ci sono state diverse richieste di commissione d’accesso per il Comune di Anzio. Ho sostenuto pubblicamente che si tratta dell’ultima cosa che vorrei e ho scritto a più riprese che a Nettuno (nel 2005)  è stata usata la mano pesante, mentre a Fondi (quattro anni dopo) – dove la situazione era molto, ma molto più grave – si è scritta una pagina vergognosa della storia del nostro Paese.

Ebbene mentre in Comune si fanno “spallucce“, fingendo di non vedere né sapere, mentre in Prefettura si prende tempo per decidere, la situazione di Anzio precipita ogni giorno di più. Da ultimo con due incendi in 24 ore, compreso il secondo in due mesi ai danni del vice sindaco.

Ho pensato, allora, di riprendere la relazione che portò allo scioglimento del Comune di Nettuno e fare un paragone – per sommi capi – con quella che è la situazione di Anzio. Ciascuno potrà trarre le sue conclusioni.