Il porto, la trasparenza, il “Carrozzone”

“Il carrozzone va avanti da sé…” cantava Renato Zero e le vicende del porto e della Capo d’Anzio sembrano ricalcare alla perfezione quel testo. Regine, fanti e re – aggiungerei guitti di paese – abbiamo visto di tutto in 21 anni dalla costituzione della società e in 10 da quando ha ottenuto la concessione.

Ebbene mettiamoli dei punti fermi, perché al gioco di dare responsabilità sempre agli altri occorre rispondere con fatti concreti. Il primo: Italia Navigando – e quindi Renato Marconi che ne era amministratore delegato e già socio con una piccola quota, anche se in Comune se ne accorgeranno solo dopo, perché al momento delle visure non compariva ancora – è stata portata ad Anzio dall’attuale sindaco. Il suo successore, Luciano Bruschini, era un autorevole esponente di maggioranza e sapeva bene cosa stava avvenendo. La regia, si dice, era di Gianfranco Fini, all’epoca leader di An.

Il secondo: si poteva ottenere la “delega di funzioni” nel 2004 ma l’allora presidente della Regione, Storace, fece sapere che già si era chiuso un occhio sul piano regolatore, dopo la vittoria se ne sarebbe riparlato. Perse.

Il terzo: dopo una conferenza dei servizi che sembrava risolutiva, tra luglio 2006 e settembre 2006 qualcosa è cambiato e la Regione guidata da Marrazzo ha detto che non andava più bene la “doppia progettazione e unica procedura”. Cosa sia accaduto in un mese e mezzo lo sanno l’allora (e attuale) sindaco e un ex primo cittadino che è stato, anche lui, senatore. Molto influente nelle scelte del centro-sinistra di Anzio.

Il quarto: si poteva ottenere la concessione – chiesta nel 2005 – ma buona parte del centro-sinistra fece di tutto per non farla avere, mentre mandava avanti i porti degli amici a Formia e Fiumicino. Intanto si era scoperto che Marconi era socio e l’allora (e attuale) sindaco si preoccupava (è nei verbali delle assemblee) perché era un problema con la Regione. A sollevare i problemi legati alla società già allora era solo Aurelio Lo Fazio, il resto si concentrava sul progetto. Con la copertina “Italia naufragando” il Granchio svelò la drammatica situazione della società. Il Comune fece poco e niente.

Il quinto: l’accordo di programma poteva essere firmato, ma la Regione guidata da Montino (Marrazzo si era dimesso per lo scandalo) disse no, prendendo in giro il sindaco Luciano Bruschini. L’attuale primo cittadino era senatore e conosceva bene quello che accadeva, anche ad Anzio.

Il sesto: la Polverini firmò nel 2010 l’accordo ma solo un anno dopo arrivò la concessione, intanto Italia Navigando per “accontentare” Marconi che aveva fatto causa cominciava un’operazione di ingegneria finanziaria che avrebbe consegnato all’ingegnere dieci porti, Anzio compreso.

Il settimo: nel 2012, proposto da Gianni De Micheli, allora Pd, il consiglio comunale ha votato all’unanimità un ulteriore ordine del giorno nel quale si ribadiva che il porto doveva essere pubblico e che andava respinto l’ingresso di Marconi nella Capo d’Anzio. Parte del Pd era sull'”Aventino”, a togliere le castagne dal fuoco al sindaco Bruschini che aveva una maggioranza vacillante, anche perché l’ex sindaco – all’epoca senatore – aveva cominciato a remare contro il suo successore, quello del “Continuiamo insieme”. L’ordine del giorno ne seguiva uno degli anni precedenti, presentato da Ivano Bernardone, sempre Pd, per la pubblicità del porto.

L’ottavo: dopo lo scontro elettorale tra Bruschini e l’attuale sindaco, nel 2013, vinto da primo, si decide di chiedere un parere allo studio Cancrini per capire se il Comune poteva tornare in possesso delle quote e come. Quel parere sarà “secretato” e solo Marco Maranesi riuscirà a tirarlo fuori dai cassetti. Due anni dopo

Il nono: sollecitato dall’attuale sindaco – allora di lotta e di governo – Bruschini afferma in consiglio comunale: “Caccio Marconi, parola d’onore”. Dieci giorni dopo firma con l’ingegnere la “road map” per realizzare il porto. Nel frattempo la Regione di Zingaretti invertiva il cronoprogramma, faceva l’escavo che era invece a carico della Capo d’Anzio e chiudeva gli occhi sul canone di concessione mai pagato.

Il decimo: non è vero che l’attuale sindaco per un decennio non s’è occupato del porto, era senatore (e fece un’interrogazione sulla scissione di Italia Navigando) e poi consigliere, almeno per “sentito dire” sapeva bene ciò che accadeva e ha fatto nulla.

Sulle vicende relative a Marconi (che oggi, guarda caso, va in Procura….) nome, debiti, progetti, ormeggiatori, cordate, banche, fideiussione e compagnia se avete la bontà di leggere trovate qui una serie di interventi. Se non altro come andassero le cose c’è chi lo ha messo nero su bianco, chi fa politica in questa città doveva almeno incuriosirsi. Non è questione di scaricare responsabilità: se non abbiamo un porto degno di tale nome e una società fallimentare è grazie al “sistema Anzio” nel suo insieme.

Considerato che giovedì la vicenda va in Commissione trasparenza, ho scritto alla presidente e ai capigruppo per chiedere che sia trasmessa in streaming e che siano lette – se ritengono – dieci domande su questioni pratiche.

Un’ultima cosa: solo Luigi D’Arpino, presidente della Capo d’Anzio scelto nell’accordo per il quale Bruschini sarebbe andato a fare il sindaco, ha avuto il coraggio di trattare in un’assemblea pubblica la questione Capo d’Anzio. Doveva essere il porto della città, è stato quello di pochi.

Carriera “Alias”, questione di civiltà

Segnalo la battaglia dell’associazione Famiglie Genderlens e l’interrogazione parlamentare del senatore Tommaso Nannicini per una vicenda che riguarda – da vicino – anche il nostro territorio. La scuola include, non discrimina…

Carriera Alias per ragazzi/e trans, alcune scuole discriminano:

intervenga il Ministro dell’Istruzione

Ci sono Scuole che comprendono l’importanza delle istanze di ragazzi/e trans (cioè persone, anche piccole, che non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita in base al sesso biologico) e attivano  la “carriera alias.” Mentre altre Scuole si rifiutano di farlo, adducendo come motivazione la mancanza di norme o Linee Guida ministeriali che ne permettano l’attivazione.

Per questo motivo noi genitori salutiamo con favore l’interrogazione parlamentare del Senatore Tommaso Nannicini e degli altri firmatari (http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1209927/index.html) che chiedono al Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, di intervenire per porre fine alle discriminazioni di cui sono vittime le nostre figlie/figli trans, valutando così l’opportunità di attivare in tutte le Scuole la “carriera alias” per studenti trans.

In Italia mancano delle Linee Guida specifiche nazionali e uniformate, a cui le Scuole, di ogni ordine e grado, possano fare riferimento per redigere appositi protocolli.

Queste Linee Guida servirebbero anche per porre fine a disparità di trattamento tra Scuole che applicano la “carriera alias “facendo appello alla norme nazionali in materia di autonomia scolastica (Art. 21,comma 10, Legge n.59/97 e Art. 4, comma 1, DPR n. 275/99), e le Scuole che si rifiutano di farlo, provocando disparità di intervento tra Scuole e territori.

La “carriera alias” è un accordo di riservatezza tra la Scuola, studente trans e famiglia (nel caso di studente minorenne), attraverso cui la persona trans, anche piccola, chiede di modificare nel registro elettronico il nome anagrafico con quello di elezione.

Una procedura di semplice​ applicazione, una buona prassi che evita a queste/i studenti forzati e continui coming out e la sofferenza di subire bullismo e discriminazioni

Secondo i dati riportati, tra studenti trans l’abbandono scolastico è stimato al 34% e quello dei tentati suicidi al 40% (contro l’1,6% nazionale).

Inoltre la “carriera alias” è un atto di rispetto, oltre che di tutela della privacy, verso le istanze di studenti trans che hanno il diritto ad essere riconosciuti per ciò che sono per vivere in sicurezza e benessere il loro percorso scolastico.

Queste buone prassi possono rappresentare occasioni di crescita culturale per tutta la comunità scolastica, se accompagnate dalla traduzione in azioni concrete di convivenza consapevole, parità, educazione alle differenze e prevenzione di tutte le forme di discriminazione.

Siamo certi che il Ministro dell’Istruzione accoglierà con favore la nostra richiesta.