Grotte di Nerone, il Comitato propone. Ora il sindaco faccia vedere da che parte sta

Ci sono i proclami, i “nemici” che si vedono ovunque, quelli che improvvisamente scoprono una vicenda e si ergono a paladini. Poi ci sono gli atti concreti, quelli che il Comitato tutela Villa e Grotte di Nerone ha fatto prima e propone anche adesso. Ora che l’indagine è chiusa e che i protagonisti di quello schiaffo alla città sono accusati di avere dato e/o incassato tangenti, chiede al sindaco di costituirsi parte civile nel processo. Crediamo non abbia problemi ad aderire. Serve un atto concreto – oltre i proclami – per far sapere da che parte si sta. Di seguito la nota spedita dai portavoce al primo cittadino.

“Alla c.a. de Sindaco di Anzio Dott. Candido De Angelis

È notizia di qualche giorno fa la chiusura dell’indagine, avviata nel 2014, conclusasi con la richiesta di rinvio a giudizio di 9 persone tra funzionari e dirigenti di diversi enti pubblici e di un consigliere regionale, per presunti illeciti in appalti di lavori in diversi bacini portuali. I fatti riguardano anche Anzio, per la realizzazione della barriera di protezione (o presunta tale) del sito archeologico delle Grotte di Nerone e rimasta incompiuta dal giorno in cui i lavori si interruppero poiché appaltati ad una ditta, la Icem srl, raggiunta nel Novembre 2013 da interdittiva antimafia. Circostanze e fatti che questo comitato conosce bene, avendo dato battaglia, sin dal 2013, contro la realizzazione dell’ecomostro in cemento sul sito archeologico neroniano, progetto il cui ente proponente era, ricordiamolo, proprio il Comune di Anzio già nel lontano 2002. Il progetto fu poi stralciato, ridotto alla lingua di cemento che vediamo e la Valutazione Impatto Ambientale fu aggirata poichè il manufatto avrebbe dovuto, con urgenza, essere posto a difesa dei reperti archeologici in mare. Ci muovemmo presso il Consiglio Comunale anziate, facendo approvare nel 2013, con l’aiuto di consiglieri volenterosi, all’unanimità, un manifesto contenente linee guida a tutela del sito ed a promozione del prezioso patrimonio che rappresenta. Un ordine del giorno disatteso e mai attuato. Sollecitammo la Regione, l’Ardis e la Soprintendenza partecipando a commissioni e conferenze dei servizi tra il 2014 ed il 2016, portando a conoscenza della città la circostanza dell’interdittiva antimafia alla ditta appaltatrice. I lavori si bloccarono e la politica locale, che aveva assistito inerme allo scempio, ci accusò di essere responsabili dell’incompiuto lavoro perché, se non avessimo sollevato tanta polvere, arrivando a denunciare lo stato vergognoso in cui versava il sito in un servizio del TG1, i lavori sarebbero proseguiti. Partecipammo con notevole successo ai Luoghi del cuore del FAI, raccogliendo oltre 5000 firme e classificandoci tra i primi venti siti censiti, incassando, dopo molti sforzi una delibera di giunta di cofinanziamento di 35.000 euro da destinare alla riqualificazione dell’area. Una riqualificazione mai avvenuta. Non sono mancate le denigrazioni a nostro carico, gli appellativi ironici, sui quali abbiamo sempre riso ed i bastoni tra le ruote messi da amministratori locali che, nell’interesse della collettività, avrebbero dovuto lottare al nostro fianco. Fortunatamente alcuni consiglieri regionali trasversalmente ci offrirono il loro supporto ed è giusto ricordarlo. Alla luce di ben 7 anni di attività questo comitato, nello spirito che lo ha sempre animato, rivolge al Sindaco di Anzio l’invito a valutare se ricorrano gli estremi per la costituzione di parte civile nel procedimento che si celebrerà a breve e che, nelle presunte azioni illecite commesse dagli indagati, ha cagionato un grave danno alla nostra città con il lascito di uno scempio in cemento nel cuore del prezioso sito archeologico noto come Grotte di Nerone. Restiamo altresì a disposizione per un incontro essendo noi, nostro malgrado, umile memoria storica di questa vicenda. Cordiali saluti

Comitato tutela Villa e Grotte di Nerone

I portavoce Silvia Bonaventura Chiara Di Fede Francesco Silvia”

Ecomostro alle Grotte, i paladini del “dopo” e il sistema Anzio

Sono in molti ad accorgersi solo adesso che qualcosa nei lavori che dovevano essere a difesa dei resti dell’antico porto Neroniano non andò per il verso giusto. C’è voluta la chiusura di un’indagine – purtroppo datata – per scoprire che parte di quelle tangenti erano per l’opera assegnata alla Icem di Minturno. Quando il Comitato per la tutela e la salvaguardia, fatto di semplici cittadini – per giunta di estrazione diversa come Silvia Bonaventura, Chiara Di Fede e Francesco Silvia – chiedeva lumi, i componenti nella migliore delle ipotesi venivano presi per “ingegneri navali”. La campagna del Fai venne boicottata fino all’ultimo dall’amministrazione dell’epoca che non brillò nemmeno prima, quando una ruspa era parcheggiata sui ruderi della villa. Quell’immagine resterà un simbolo di come il “sistema Anzio” tenda a non dare fastidio, c’erano i lavori, magari qualche subappalto ad aziende “vicine”, cosa ti metti a fare… Quella ruspa fu uno schiaffo di fronte al quale nessuno reagì in Comune, politici e dirigenti, amministratore e opposizione di lotta e di governo che nel frattempo è di nuovo alla guida della città. Tutto ciò mentre in Regione c’è chi favoriva la ditta – successivamente colpita da interdittiva antimafia – come leggiamo nell’atto che chiude l’inchiesta: “Pepe Raffaella accettava una somma di denaro e altre utilità da parte di Amato Carlo per compiere atti contrari al proprio dovere d’ufficio, consistiti nel fare ottenere alla Icem Srl, società amministrata dallo stesso Amato, l’esecuzione di una variante d’opera relativa all’appalto aggiudicatosi dalla stessa società per lavori presso “l’Antico Porto Neroniano di Anzio”, tale da compensare il ribasso praticato dall’imprenditore nell’offerta di gara e così consentirgli un maggiore guadagno di circa 150 mila euro“.

E’ un’accusa, non una condanna, ma ecco perché le cose andarono in quel modo. Perché a un certo punto sulle procedure si andò in modo spedito e senza troppi fronzoli, anzi forse dimenticando qualcosa. Ripeto, nel silenzio del Comune, anzi con il fastidio di fronte a quello che faceva il Comitato e che si faceva in Regione da parte dei consiglieri Santori, Righini, De Paolis e dei 5Stelle.

Quando finalmente venne bloccato tutto, qualcuno che ancora oggi siede in Comune se ne uscì con una delle sue proverbiali battute, tipo “ora siete contenti”. No, nessuno può esserlo, quello scempio è ancora lì e quell’opera – diversa dall’originale, inutile e dannosa – è stata fatta ai danni di Anzio con il “sistema” rimasto in silenzio. Parlarono – e vennero sbeffeggiati – alcuni cittadini, chi oggi si erge a paladino del “dopo” è arrivato tardi.

Per chi volesse approfondire, qui trova i contenuti pubblicati in questo spazio e qui alcuni articoli e comunicati dell’epoca. Non siamo tutti uguali.

Brutto clima e parole pesanti. Diciamo basta

Non possiamo abituarci. Non vogliamo. Ci sono momenti storici in cui la resistenza culturale è un obbligo morale, è il canto libero privo di connotazioni ideologiche di coloro che si oppongono ad una società liquida che sacrifica i valori del rispetto, dell’empatia, della solidarietà, del valore del significato della parola in nome di una comunicazione sguaiata e dal consenso facile.

Tutto questo mentre in città si discute di gravi fatti di cronaca, in cui la violenza urbana è protagonista, in cui una parola mal pronunciata scatena risse fra adolescenti. Le istituzioni sono chiamate (sarebbero…) a dare il loro buon esempio. Ma quale può essere se il confronto nella massima assise cittadina – il consiglio comunale – trova le sue espressioni nella denigrazione della persona e nella mortificazione di caratteristiche anche fisiche che esulano dal dibattito politico che dovrebbe invece concentrarsi sui contenuti?

Stiamo perdendo – diceva Camilleri – la misura, il peso e il valore della parola. Le parole sono pietre e possono essere pallottole. Le parole sono importanti. E l’esempio che si trasmette prende la forma di un’educazione rivolta ai giovani improntata sulla mortificazione dell’altro. Il linguaggio politico (ormai depresso dalla comunicazione social dei “vaffa”) deve conservare il compito di promuovere dibattiti incentrati sui contenuti e non sulla squalifica dell’avversario. Stiamo assistendo ad un clima di allarmante ostilità verbale, in un crescendo di aggressività diffusa, a un’inaccettabile violenza di termini e concetti espressi senza distinzione di colore o partito. Siamo di fronte a un’aggressività tanto trasversalmente agita, quanto universalmente percepita da cittadini di tutte le età ed estrazione sociale che si stanno abituando ad un clima ostile e privo di rispetto.

Il silenzio di chi assiste poi è ancora più grave, perché avalla comportamenti che dovrebbero essere, invece, stigmatizzati per principio. Questo clima di intollerabile prevaricazione non ha, né deve trovare, giustificazione alcuna. L’appello che facciamo è quello di sottoscrivere i principi del manifesto della “Comunicazione non ostile”. Una città che si rispetti, comincia da qui.

Chiara Di Fede, Giovanni Del Giaccio

Firmate la petizione https://www.change.org/p/sindaco-anzio-adottiamo-il-manifesto-della-comunicazione-non-ostile/share_for_starters?just_created=true&tag_selected=local