Il 30 settembre sarà trascorso un anno. Allora, in Consiglio comunale, nella sede istituzionale per eccellenza, il sindaco diceva senza mezzi termini che avrebbe cacciato il socio privato Renato Marconi con le buone o non e che fino a quel momento aveva perseguito una precisa strategia per arrivare all’inversione del crono programma.
Si parlava della nuova fideiussione con la Banca Popolare del Lazio, quasi un anno dopo ignoriamo se e quante rate sono state pagate di un prestito rinnovato più volte e per il quale sarebbero stati usati i soldi degli incassi dei canoni demaniali. Il sindaco aveva svelato la sua strategia, era pronto per una nuova gara.
Fino a 13 giorni dopo, quando ha sottoscritto proprio con Renato Marconi la “road map” della società confermando tutto ciò che era stato fatto fino ad allora.
In un Comune nel quale pochi leggono i documenti, ma tanti sono avvezzi alla dichiarazia spesso ignorando di cosa parlano, basterebbero questi due passaggi per dire: “Caro sindaco, non si può prendere in giro una città sull’unica opera che vede tutti concordi nel dire che potrebbe essere quella del rilancio“.
Un cittadino, proprietario di quella piccola parte che ognuno di noi ha del 61% delle quote della Capo d’Anzio, cosa dovrebbe pensare? E un potenziale acquirente? A quale faccia di Bruschini credere, quella dello stratega che caccia Marconi o del socio che firma e conferma la linea seguita?
Non è tutto. Perché Bruschini al bando ha dimostrato di crederci davvero e lungi dal cacciare Marconi – la causa dopo il parere dello studio Cancrini rimasto a lungo nei cassetti e persino secretato, poteva iniziare nel 2012 – e dal rispettare la “parola d’onore” data in tal senso in Consiglio comunale, ha incaricato uno studio legale di redigerlo. A dicembre 2014, due mesi dopo la firma con Marconi che sanciva come “Tale nuovo piano realizzativo rappresenta l’unico modo per mantenere la continuità aziendale e salvaguardare l’iniziativa e la società”, è stato incaricato lo studio Venturella.
Bando arrivato, al quale mancherebbe il piano finanziario e che tanto ha “agitato” consiglieri comunali di maggioranza e stampa locale. Quello che non si dice? E’ disarmante: il piano c’è, è agli atti, se Bruschini vuole apre gli armadi e lo allega alla proposta dello studio Venturella.
E’ che il bando non si può fare, perché andrebbe prima fatto un progetto esecutivo, quindi andrebbe pubblicata la gara europea (per la cronaca, ci sono i soldi per pagare la Gazzetta ufficiale?), infine attese le eventuali proposte. Un anno per l’esecutivo, due mesi di pubblicazione, sei per le offerte. Senza contare che in Regione sono già stufi della “tarantella” seguita all’inversione del crono programma di fatto mai attuata per vicende diverse.
Ora speriamo che qualcuno in Consiglio comunale, documenti alla mano, chieda: a quale sindaco dobbiamo credere?
In mezzo, nel corso dell’ultimo anno, storie di investitori turco-napoletani, gruppi interessati, ricorsi, politica ancora divisa, un presidente della Capo d’Anzio poco istituzionale, annunci sul bando da parte di alcuni componenti della maggioranza. Ma fateci il piacere, avrebbe detto l’immenso Totò.
In tutto questo c’è l’ombra del piano di razionalizzazione della Capo d’Anzio per il quale dopo una proposta in consiglio presentata da Candido De Angelis è calato il silenzio ovvero è stata messa la testa sotto la sabbia. Senza, la società va sul mercato.
Tutto ciò per dire che il porto così com’è, alla fine, ce lo meritiamo. Non siamo una città che guarda oltre gli interessi di pochi – siano del politico di turno o dell’ormeggiatore, del concessionario abusivo che non vuole andarsene o di chi preme perché resti tutto così. Lo è stato per 40 anni… Questa è la città, del resto.
Comunque arrivederci a chi ha la bontà di leggere questo blog e grazie della pazienza.
Per alcuni giorni chi apprezza dovrà fare a meno, chi vede in questo spazio una “scocciatura” tirerà il fiato. Appuntamento a partire dal 7 settembre.