Paese che vai, usanza che trovi. I proverbi, si sa, sbagliano raramente. Colpisce però che mentre ad Anzio si approva il bilancio con la maggioranza che resta sola, dopo aver fatto l’appello oltre il limite consentito e senza una serie di passaggi propedeutici, mentre a Nettuno si rinvia tutto perché sugli emendamenti manca il parere dei revisori dei conti.
A sollevare il caso è Carlo Eufemi, dall’opposizione di centro-destra, il quale di fatto blocca l’approvazione. Il centro-destra che governa Anzio, invece, la pensa diversamente. Eppure il testo unico degli enti locali è lo stesso, così come il regolamento di contabilità. Su ogni passaggio, per capirci, serve il parere dei revisori dei conti. Ora già chi era andato a chiedere la documentazione che per legge deve essere in cartella venti giorni prima si è sentito dire “ma qui abbiamo sempre fatto così…” ma arrivare a fare un emendamento in Consiglio comunale e votarlo senza rispettare le procedure sembra francamente troppo. L’emendamento sulla Tari, portata a 15 milioni perché ci si era “dimenticato” un leasing, il bilancio nel quale per i rifiuti erano scritti 17 milioni poi “ridotti” durante la seduta e allineati al piano finanziario, sono passati solo per il consiglio. La sostanza non cambia, è vero, ma con le norme non dovrebbe funzionare come con il proverbio citato all’inizio.
Dopo l’incontro che le forze di opposizione hanno avuto in Prefettura – è stata inviata anche una dettagliata relazione all’ufficio territoriale del governo, sottoscritta da tutti escluso il consigliere Gatti di Fratelli d’Italia – sembra che in via IV novembre si siano finalmente accorti che esiste un caso Anzio. Si dice, ma la conferma non c’è, che sindaco e presidente “a vita” del Consiglio comunale siano stati convocati per spiegazioni. Vedremo.
Il Prefetto non può annullare il bilancio, ma può provare a far “ragionare” chi ha commesso delle palesi irregolarità. Se il sindaco ha ancora dei dubbi, se non si fida dell’opposizione e tanto meno dei giornali che scrivono a suo dire sempre stupidaggini, chieda al suo vecchio amico e compagno di partito Carlo Eufemi.
Se tornasse in Consiglio comunale dicendo “scusate, è vero, abbiamo sbagliato“, farebbe più bella figura di quella fatta finora.