
Ho incontrato nel pomeriggio all’enoteca Del Gatto i colleghi giornalisti del territorio, rompendo gli indugi e indicando la mia candidatura a sindaco. Ho preso un po’ tutti di sorpresa, a cominciare da chi (e me ne scuso) aveva condiviso con me parte di questo percorso. L’ho fatto perché mentre noi – giustamente – diciamo che vengono prima i programmi, quello che vogliamo fare, poi eventualmente i candidati, altrove si “corre“. Gli avversari politici – forti anche del potere che gestiscono e attraverso il quale spesso comunicano – sono in campo da tempo e così mi è sembrato opportuno mettere un punto fermo.
Questo non vuol dire, come ho spiegato in altre occasioni, che se non sono il candidato salta tutto, anzi. Non devo esserlo “per forza“, però è ora di pensare a chi rappresenterà un cartello necessariamente alternativo a chi ci governa da un ventennio. Se il mio nome, spesso circolato a sproposito e a volte vilipeso da chi rappresenta le Istituzioni locali, serve a unire, eccolo. Se c’è un nome che mette insieme più del mio, ben venga.
Avrà a disposizione il sostegno, per quel poco che vale, del sottoscritto.
L’obiettivo? Arrivare al ballottaggio e vincerlo. Dimostrare che in questa città che ha votato e dato fiducia a un centro-destra che non la rappresenta più come prima e che sta facendo conti spietati al suo interno, c’è qualcosa di diverso e credibile. Che la Politica, sì la maiuscola è voluta, può ancora dire la sua. Nei confronti di chi l’ha intesa – nonostante i plebisciti di questi anni – con la p minuscola e di chi, invece, ha fatto dell’anti politica etero guidata da una srl il suo cavallo di battaglia. Posizioni rispettabilissime, sia chiaro, ma che non condivido.
Ho fatto una conferenza stampa senza claque – al contrario di chi è solito persino annunciarle in pompa magna – ma solo con i giornalisti, in uno dei luoghi di eccellenza di questa nostra amata Anzio. Ce ne sono altri, per fortuna, come sono certo che esistono persone di buona volontà che vanno al di là dell’appartenenza politica ma hanno fatto del loro impegno civico – più o meno visibile – una bandiera.
Alle ultime amministrative i candidati Bernardone, Pollastrini e Garzia hanno preso, insieme, i voti necessari per andare al ballottaggio. Perché non si fece un’alleanza è cosa per gli appassionati di dietrologie, qui si deve guardare avanti. Non fare oggi un’alleanza tra chi c’era allora e chi – invece – si è francamente scocciato di questo centro-destra, sarebbe un suicidio che non possiamo permetterci. Soprattutto non possiamo chiudere la porta in faccia a chi – non avendo governato – proviene da un’area moderata che risulta ancora essere la maggioranza ad Anzio.
Questo è lo spirito, alleiamoci e proviamoci. Sarò io il candidato? Eccomi. Toccherà ad altri? Eccomi. A patto che non ci sia chi ha governato finora e chi – vecchio e nuovo – ha sostenuto questa maggioranza, magari dopo averne dette di tutti i colori.
Di certo non sarò candidato di “bandiera“, senza fare troppi giri non lo sarò da solo con una civica tanto per fare presenza, né esclusivamente per il Pd, come espressione di un partito che ho sempre criticato (molti lo sottolineano, è vero) ma che dal ’98 non ha responsabilità di governo in città. Al quale va riconosciuto, comunque, di avere messo in campo un rinnovamento – che sono certo non è solo anagrafico – con la scelta di Gabriele Federici segretario.
Un Comune non si occupa di ius soli, di fine vita, di testamento biologico. Sul fatto che un Comune deve tappare le buche e raccogliere i rifiuti, tenere le scuole aperte e offrire servizi efficienti siamo tutti d’accordo, è sul come che si fanno le differenze. E’ su queste che dovremo confrontarci ed essere più credibili di chi c’è stato finora. E’ sul modello di sviluppo alternativo a quello che ci ha portato varianti, cemento e furberie anziché mare cultura e natura che dovremo convincere i cittadini che è possibile #unaltracittà
Uno sviluppo – e basterebbe solo il mare, davvero – che ci porti ad Anzio del 2058, quando tanti di noi non ci saranno più, ma magari si sarà affermato un modello per il quale le scelte Politiche (una città lanciata a livello internazionale, per esempio) hanno creato sviluppo e non fatto del Comune un anomalo ufficio di collocamento.
Poi decideranno i cittadini, sempre sovrani. Ma abbiamo il dovere di provarci