Avrei taciuto volentieri. In questo momento di emergenza nazionale dovremmo tutti pensare a uscire dal tunnel nel quale ci ha messo il Covid 19. Però la storia della biogas di Anzio – che in questo umile spazio venne “scoperta” – mi affascina assai. Se poi quello che accade in Comune porta alle dimissioni dagli incarichi a interim della dirigente Angela Santaniello, significa che qualcosa è successo di serio. E vorrei provare a capirlo.
Andiamo con ordine. Ci sono da conferire i “rifiuti umidi” , e il sindaco con propria ordinanza stabilisce che debbano andare nella biogas di via della Spadellata della Anziobiowaste. Sì, avete capito. Asja ambiente – che quell’impianto lo ha costruito e l’ha messo in funzione – ha rilevato la società che lo aveva proposto alla Regione con il benestare dell’allora assessore Patrizio Placidi e del dirigente dell’epoca Walter Dell’Accio, nel silenzio del sindaco #nzognende Luciano Bruschini.
Nel documento si legge che la decisione è adottata “a seguito di revoca di affidamento di incarico ad impianto di conferimento rifiuti da parte del dirigente dell’area tecnica”. Siamo al 23 aprile, il dirigente è ancora la Santaniello, a “interim”. Quale affidamento ha revocato? Mistero, perché all’albo pretorio (siamo pur sempre nel Comune della trasparenza “a soggetto”) non c’è traccia. Scopriamo dal Granchio che avrebbe tolto l’affidamento alla stessa Biowaste, perché la procedura adottata è stata contestata dalla segretaria generale. In autotutela, quindi, la dirigente ha revocato. Lesa maestà, evidentemente…. Così il sindaco ha deciso che i rifiuti vanno comunque lì. La spiegazione, dopo che del “terremoto” in Comune sono emerse le prime notizie, è che c’erano rischi per la salute pubblica e risparmieremo. Così recita un comunicato ufficiale.
Ora il sindaco è lo stesso che in campagna elettorale prometteva di andare all’Onu per non far aprire la biogas. Slogan per attirare voti, si dirà (un po’ come quello “Porto, inizio lavori 2005” della campagna per il secondo mandato). Bene, ma il sindaco è lo stesso che ha chiesto alla Regione – il 23 dicembre scorso – la revoca delle autorizzazioni per quell’impianto. Sostenendo, fra l’altro che: “la scrivente Amministrazione Comunale ritiene che la realizzazione dell’impianto sia incompatibile con la tutela paesaggistico territoriale e con la salute dei cittadini evidenziando nuovamente la presenza, nelle immediate vicinanze dell’impianto in questione (raggio minore di trecento metri). di siti sensibili quali due scuole, un centro commerciale ed un importante nucleo abitativo.
Che detti siti sensibili sono stati ritenuti dalla stessa Regione Lazio motivi di diniego dell’autorizzazione per la realizzazione di un impianto simile nella stessa area (Green Future). Che l’Amministrazione Comunale conferma la propria contrarietà alla realizzazione di impianti di trattamento di rifiuti potenzialmente nocivi per la salute dei cittadini”. D’accordo, ma il sindaco è lo stesso che per essere eletto si è accordato con Bruschini, Placidi e compagnia che quell’impianto lo avevano autorizzato. E lo avrebbero fatto anche con il secondo, se non fosse nata una sollevazione popolare. Perché poi dalle intercettazioni telefoniche è emerso quali fossero gli interessi politici intorno alla biogas. Il sindaco e la sua intera giunta, chi in maggioranza chi in “opposizione” (!?) erano in quel consiglio comunale. L’ex assessore Patrizio Placidi – intercettato in una delle inchieste che hanno riguardato l’ambiente in questa città – descrive perfettamente il meccanismo. Nel quale “Prima erano tutti d’accordo, mo il vuzzo me lo devo incollà io”. Vanno rilette quelle carte, descrivono bene il “sistema Anzio”, spiegano alla perfezione ciò che l’allora consigliere e oggi sindaco diceva a proposito degli impianti: “O vengono perché li chiamano o perché sanno che trovano terreno fertile”. L’hanno trovato, evidentemente. Perché a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si indovina.
E allora se la Santaniello fa qualcosa che non piace torna a essere “scomoda”, in perfetta continuità con quanto accadde quando sindaco era Bruschini che in Tribunale diceva “è la migliore dirigente che ho” e in Comune la lasciava sospesa, in mezzo a una “guerra” tra segretario di allora e dirigenti che sembra riemergere oggi. A quel “sistema Anzio” la Santaniello ha dato, pagando con una detenzione domiciliare ingiusta e uscendo assolta. Ma come funzionassero le cose – benché alla fine, penalmente irrilevanti – era chiaro già in quel procedimento. L’assessore, la cooperativa vicina e via discorrendo. Dissi in tempi non sospetti come la pensavo, su dirigenti e politica, proprio in occasione del ritorno al lavoro della dottoressa Santaniello. Poco deve essere cambiato
Ora che è diventata “scomoda” si sostituisce, dando l’interim a un dirigente a tempo (Luigi D’Aprano) sul quale era forse il caso di farsi venire qualche dubbio, almeno leggendo cosa dice la Corte dei conti
Ma in questo Comune abbiamo controllori e controllati, abbiamo avuto dirigenti con titoli sbagliati, sceriffi scelti dalla politica (e tenuti da questo sindaco) figuriamoci qual è il problema… Personale che le pressioni della politica le ha subite: lo hanno messo nero su bianco in molti (dall’ex segretaria Inches destinataria pure di un proiettile al suo predecessore Savarino, fino alla Santaniello) in denunce rimaste sulla carta.
Ma ad Anzio il mare è una tavola, così il neo dirigente a interim nomina all’ambiente una vecchia conoscenza come Walter Dell’Accio. Che per quel settore è indagato (e per chi scrive innocente, fino a prova del contrario) ma in un procedimento è vittima. Quello del passaggio da Giva a Parco di Veio, con minacce pesanti subite. Che in quella – come in altre inchieste dove troviamo sempre nomi di questa maggioranza o molto vicini – emerga palese il “sistema Anzio” è noto, ma che tra gli imputati figuri l’attuale assessore all’ambiente che darà l’indirizzo politico a Dell’Accio è un dettaglio che pure al responsabile dell’anti corruzione deve essere sfuggito.