Capo d’Anzio, controllori e controllati. E’ peggio di prima/2

Da oggi una quindicina di diportisti che avevano un contratto in essere con la Capo d’Anzio o accettavano l’aumento proposto dalla società per spese condominiali o dovevano trovare una sistemazione diversa. Dubitiamo che qualcuno sia andato lì di peso a togliere gli scafi, ma ormai possiamo aspettarci di tutto.

Direte che la società sta facendo il suo dovere, dove sta il problema? Ipotesi che starebbe in piedi, non c’è dubbio, se non fosse che gli aumenti non trovano giustificazioni diverse da quella di una società che deve fare “cassa” e che non è servito un incontro chiarificatore in Comune tra rappresentante e avvocato della Capo d’Anzio e rappresentanti della controparte.

Andiamo per gradi: a fronte dell’aumento, i diportisti segnalano qualche mese fa che la situazione è tutt’altro che rosea. Si va dai bagni fatiscenti, utilizzati dai frequentatori della spiaggia e inaccessibili ai disabili, fino ai quadri elettrici inadeguati e insufficienti, con i fili che come sappiamo “attraversano” la banchina, sporcizia e dissesto della pavimentazione. Poi c’è il Molo Pamphili destinato a posti auto per diportisti che rende complicato l’accesso e la manovra – mezzi di soccorso compresi – e il divieto di carico e scarico merci. Uno pensa che non vorranno pagare e per questo si lamentano…. No, perché carte alla mano dimostrano che “il costo totale di un ormeggio è ormai divenuto superiore a quello della maggioranza dei Marina italiani”.

Passa un po’ di tempo, si tiene una riunione il 15 febbraio e l’elenco delle richieste dei diportisti del “Molo C” è lungo: verifica della sicurezza degli ormeggi, servizi igienici fatiscenti, assenza di area per scaricare le attrezzature, difficoltà di accesso al molo Pamphili, inadeguata assistenza ai diportisti dopo la dismissione dell'”hangar” che ospitava gli uffici (chiuso dalla Asl, per giunta….) nessun intervento di dragaggio nel canale di accesso e uscita dal porto con i pericoli conseguenti, disparità di trattamento nel tariffario che non prevede tariffe diverse a seconda della metratura, assenza di manutenzione delle strutture di banchina “comprese le prese elettriche che spesso si muovono essendo saltate viti o stop e a volte hanno le connessioni scoperte”, assenza di manutenzione e sicurezza dei pontili in legno, scarsezza di rubinetti e in conclusione “inadeguatezza degli aumenti tariffari disposti dalla società per l’anno 2023, in rapporto ai servizi offerti e alla loro scarsa manutenzione”. La riunione termina con l’amministratrice che dice che verificherà e le richieste dei diportisti.

Arriviamo al 30 marzo e la risposta è disarmante: la darsena “risulta in buono stato manutentivo” e l’aumento è dovuto. Anzi, i contratti vanno sottoscritti entro il 7 aprile. Cosa succederà dopo Pasquetta non lo sappiamo, a questo punto, ma basta fare una passeggiata al porto per vedere condizioni che fra l’altro sono note da anni.

Detto questo, a proposito di controllori e controllati, ci sono questioni legali che richiamano ragioni di opportunità. Sia in questo caso, sia nel processo che vede imputato l’ex amministratore delegato Ernesto Monti e altri consiglieri dell’epoca. Ma alla “Capo d’Anzio” tutto sembra essere concesso.

Capo d’Anzio, controllori e controllati. E’ peggio di prima/1

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Lo diceva chi ne sapeva certamente più di chi scrive. Così a fronte dell’accanimento terapeutico che prima il sindaco e la sua maggioranza, ora la commissione straordinaria, hanno dimostrato e dimostrano per la Capo d’Anzio – con la “regia” del dirigente che copia e incolla le relazioni dell’anno precedente – si scopre che forse siamo messi peggio di prima.

Ma come, direte voi, c’è chi rappresenta lo Stato e non si accorge di quello che gli succede intorno? No, lasciamo ai commissari il beneficio dell’inventario, il fidarsi di chi prova a miracol mostrare ma alla prova dei fatti viene smentito. O, più semplicemente, avendo imparato da chi guidava la città, dice che gli atti sono a posto e va avanti. Però spuntano singolari coincidenze, legate all’ultimo incarico che il Comune – meglio, sempre il dirigente “signorsì” – ha affidato a uno studio legale per il “controllo analogo” della Capo d’Anzio.

Un passo indietro: all’inizio del nuovo anno e con un bando pubblicato in pieno periodo festivo, Cinzia Marzoli viene nominata amministratore unico della società che doveva realizzare il porto ma si limita a gestirlo e ad avere un mare di debiti. Il bando è del 28 dicembre, fino al giorno prima l’amministratrice era nel consiglio d’amministrazione della Aet, la società di Ciampino della quale Anzio detiene l’1% (con debiti annessi) delle quote per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Succede….

Fino a qualche giorno fa il “controllo analogo”, quello che secondo l’ex sindaco e quanto scrive in ogni dove sempre lo stesso dirigente ha “consentito di riacquisire il pieno controllo sulla società”, era in capo al medesimo “signorsì”. Il quale, prima dell’incarico affidato con la determina 27 del 23 marzo, svolgeva (o doveva svolgere) lo stesso “controllo”. Adesso si è deciso di affidarsi all’esterno, alla modica cifra di 38.000 euro – tanto paghiamo sempre noi – per svolgere una serie di attività e in particolare “l’individuazione di misure operative, a contenuto legale – gestionale, finalizzate a rendere ancor più effettivo il controllo e ad allineare completamente l’assetto societario (governance) alle finalità per la quale la società è stata costituita”. Segno che finora non c’è stato o è stato – come dimostrano i bilanci della Capo d’Anzio – fallimentare.

Ma non è ancora questo il punto, perché basta digitare su google il nome dello studio scelto – Aor, guidato dall’avvocato Angelo Annibali – insieme a quello dell’amministratrice unica, Cinzia Marzoli e si scopre che i due sicuramente hanno avuto già rapporti professionali. Ad esempio nella Flavia Servizi di Ladispoli, quando l’avvocato era presidente dell’Organismo indipendente di valutazione e l’amministratrice Capo d’Anzio componente dell’organismo stesso. I due si sono ritrovati in Aet, l’avvocato consulente per l’attività di assistenza in sede legale e giudiziale, la dottoressa Marzoli nel consiglio d’amministrazione della stessa Aet. Ora, anche questa sarà una coincidenza ma è evidente che siamo in presenza di chi ha avuto l’incarico per il controllo analogo della Capo d’Anzio che conosce bene – ed è stato in rapporti professionali – con il controllato, vale a dire l’amministratore unico. Tutto regolare? Non abbiamo dubbi, fateci dire almeno che appare singolare.

In tutto questo continuiamo a ignorare quale sia il “piano industriale” della Capo d’Anzio, come si pensa di pagare i debiti accumulati, se è vero o meno che si proverà nuovamente a chiedere una fideiussione (e per fare cosa….), se amministratrice e commissari hanno mai fatto un giro in banchina per vedere qual è la situazione. Di questo parleremo, comunque, nella seconda puntata su controllori e controllati in questa saga della Capo d’Anzio, per la quale abbiamo l’impressione che “debba” essere tenuta in piedi. Perché?

ps, lo studio Aor è già stato operativo ad Anzio, quando sempre lo stesso dirigente chiese un parere sull’assegnazione della piscina per la quale i proponenti avevano “dimenticato” di allegare il progetto.