“Discarica, termovalorizzatore” e colpe altrui. Quando il sindaco…

Comincia a chiedere scusa e certamente gli pesa, su una cosa il sindaco di Anzio ha ragione: l’emergenza rifiuti non nasce oggi ed è politicamente una responsabilità trasversale. Ma questo con quanto sta accadendo nella nostra città c’entra poco.

E’ vero, la Rida chiude, ci andammo di gran corsa per risparmiare, ma la Regione ha trovato una soluzione che ci consente di conferire 150 tonnellate a settimana. Ebbene ne produciamo 400, perché la differenziata supera di poco il 40%. Se funzionasse la differenziazione, ad esempio come a Fondi (Latina, dove ha raggiunto l’83,9%) sempre governata dal centro-destra, e fosse al doppio, le tonnellate prodotte sarebbero la metà e non ci sarebbe emergenza o quasi. Aggiungiamo che misteriosamente non si raccolgono più plastica, vetro, carta, l’umido a singhiozzo, non si puliscono le strade, cosa c’entra il blocco di Rida? Ribadisco, è un fallimento di chi governa, ininterrottamente, dal 1998. E magari c’è una “guerra” che riguarda amministrazione e lavoratori, molti dei quali grandi elettori di questa maggioranza. Sbagliamo?

Come ricorderete – anche se qui si è usi a dimenticare in fretta – il nostro sindaco è stato anche senatore e ha avuto un ruolo rilevante nella commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. A rileggere oggi il verbale del 28 settembre 2011, scopriamo: “Ricordo che la Regione ha vissuto situazioni emergenziali a partire dal 1999...” (un anno dopo fu eletto presidente Storace, centro-destra) ancora: “In assenza di localizzazioni per una nuova discarica e in mancanza di qualsiasi tipo di concertazione tra popolazione, territorio e governo regionale, prevediamo che in futuro, qualora fossero individuate delle localizzazioni, scaturiranno serie problematiche territoriali di ordine pubblico e quindi ritardi nella preparazione di un nuovo invaso capace di sostituire Malagrotta. Lo stesso avviene per quanto concerne la provincia di Latina, le cui discariche sono in sofferenza” oppure “vogliamo sottolineare che nel Lazio il problema della gestione integrale dei rifiuti è totalmente deficitario, tant’è che sia la presidente Polverini (all’epoca era di centro-destra, giusto) che l’assessore, auditi dalla Commissione al riguardo, sapevano perfettamente che il piano regionale dei rifiuti approvato dalla Regione alla fine dello scorso anno non sarebbe stato realizzato, ed infatti non si realizzerà“. Piccolo particolare: l’assessore, oggi, è dirigente del distretto sanitario la mattina, a Villa Albani, e il pomeriggio attraversa via Ambrosini e fa l’Organismo di vigilanza in Comune. Siamo ad Anzio, suvvia…

Nel 2011, basta andare al catasto rifiuti dell’Ispra, la raccolta differenziata nel Lazio era al 20,05% e nel 2019 (ultimi dati disponibili) è al 51,35%; in provincia di Roma era al 20,96% allora e al 50,02% adesso. Ad Anzio il 14,1% nel 2011, il 43,11 adesso. Evidentemente il problema è qui, non altrove

Poi un conto è stare a Palazzo Madama, uno è guidare la città. All’epoca il sindaco ebbe a dire: “Non ne facciamo un problema specifico, una situazione di natura partitica o politica, ma di natura amministrativa, grave e seria. Consegniamo pertanto questo lavoro, avvertendo il Governo che Roma può trasformarsi in un’altra bomba ecologica e rappresentare la cartina di tornasole di un’Italia in negativo per il prossimo futuro“.

Nel frattempo ci si è trasformata Anzio e dipende solo da chi la guida.

Rifiuti, giusto appello del sindaco e Volsca story

Il sindaco di Anzio ha ragione. Lo dico sinceramente: dobbiamo differenziare di più perché siamo in emergenza e possiamo conferire 150 tonnellate a settimana e non 400 di “cosiddetti indifferenziati”. Dice, in un comunicato sul sito istituzionale, stavolta con toni garbati che stupiscono, che: “Si tratta di una problematica grave, che fino alla prima decade di agosto causerà numerosi disagi al nostro territorio, alle attività commerciali, all’economia del mare ed all’Amministrazione, in piena stagione estiva e nel corso dell’emergenza pandemica”. Se la raccolta differenziata avesse funzionato come a Fondi – esempio che abbiamo citato sempre in questo umile spazio – oggi non produrremmo 400 tonnellate ma meno della metà e il problema sarebbe risolto alla radice. Invece, per non essere stati in grado di portare avanti una seria politica ambientale, essere sì e no al 40% di differenziata, siamo nelle condizioni note. Diciamo al sindaco, fra l’altro, di andare in giro a sentire quello che i dipendenti ex Camassa e oggi Msa, dicono ai cittadini esasperati dalla situazione. Lo fanno con pochissimo garbo e celandosi dietro alle scuse più disparate.

L’appello, comunque, va condiviso. Facciamo più attenzione, solo che alla vigilia del consiglio comunale che ci porterà (con quali garanzie?) nella società pubblica di Ciampino, è bene ricordare ciò che accadde con la Volsca, sempre pubblica, poi miseramente fallita, per la quale paghiamo ancora le conseguenze.

LA STORIA

C’è un difetto in chi fa il mio mestiere, una specie di ossessione per gli archivi, ebbene cerca cerca si comincia a parlare di Volsca il 20 luglio 2005, il sindaco era lo stesso di oggi, la maggioranza pure. Il servizio era affidato alla Cic, gruppo Colucci finito spesso agli onori delle cronache ma sempre operativo in questo settore tanto delicato quanto remunerativo, la città non brillava per pulizia e l’assessore D’Arpino girava come una trottola per provare a sistemare le cose. Intanto, quel 20 luglio, si proroga alla Cic. Il 16 febbraio del 2006 – com’è stato adesso per Ciampino – il sindaco manda una lettera alla società chiedendo di aderire. Il sindaco di Albano, capofila Volsca, era Marco Mattei di Forza Italia che smesso di fare politica (con tanto di assessorato all’ambiente in Regione, giunta Polverini) fa il dirigente Asl a Villa Albani e poco opportunamente è anche il componente dell’Organismo di valutazione del Comune (anticorruzione, nulla da dire?). Il fatto di non essere andato in consiglio ma avere agito personalmente, viene “censurato” dalla commissione ambiente ma al sindaco interessa poco. All’epoca si parlava anche di Ama (la municipalizzata di Roma) ma la scelta politica fu quella di andare con un’amministrazione “amica”. Proprio come ora.

Arriviamo al 14 marzo, maggioranza compatta e opposizione che contesta, ma si va alla Volsca che il 5 aprile prende servizio ma non ha i mezzi e li affitta dalla Cic. La società è incaricata anche della riscossione, le bollette partiranno solo ad agosto. Sbagliate. Il 26 agosto si va in consiglio comunale sulla vicenda ma la maggioranza (corsi e ricorsi storici) è assente e la riunione salta. A parole, nelle dichiarazioni sui media, la maggioranza è divisa, il centro-sinistra chiede la revoca, mentre la giunta è per andare avanti. Divisioni? Quando mai, il 21 settembre – allineati e coperti – nel centro-destra votano per proseguire (anche qui, vi ricorda nulla?)

Intanto sull’adesione c’era stato un ricorso al Tar che lo accoglie, ma poi la sentenza è ribaltata in Consiglio di Stato a gennaio del 2007. Il 10 aprile dello stesso anno siamo pieni di rifiuti, la raccolta non funziona, il centro “Usa & Jetta” viene chiuso dalla Procura (francamente, non s’è mai capito perché) e intanto il 12 aprile la Cic si riprende i mezzi perché la Volsca paga il canone a tozzi e bocconi. Il 12 luglio il Comune “garantisce” per 3 milioni di euro la società che non ha pace, perché il deposito di via Goldoni (anni dopo ci metteremo le compostiere) viene bocciato dalla Asl.

In Comune finalmente capiscono che aderire è stato un fallimento, quindi si predispone a dicembre un altro capitolato ma i tempi sono quelli che sono e la Volsca viene prorogata a gennaio e poi a luglio 2008 (anche questo, cosa vi ricorda?) Nel frattempo il sindaco è diventato senatore e Luciano Bruschini – con lo slogan “continuiamo, insieme” – primo cittadino, D’Arpino è andato alla Capo d’Anzio e Placidi dalle finanze all’ambiente. A luglio vince la Ecopolis, ricomincia la storia degli appalti, le assunzioni clientelari, le promesse elettorali, ma il servizio non migliora e la differenziata non decolla. A novembre Volsca chiede gli arretrati, 5,4 milioni di euro, e Bruschini li manda quasi a quel paese, d’altra parte loro riscuotevano per il Comune che accumulava già allora voragini di residui attivi. A novembre 2010 la “sorpresa” per i lavoratori, Volsca non aveva pagato le liquidazione e del trattamento di fine rapporto non c’era traccia. A novembre dello stesso anno, la società venne messa in liquidazione….

I protagonisti li conoscete, non c’è da aggiungere altro.

Ambiente e rifiuti, il grande fallimento

Il Comune di Fondi, in provincia di Latina, è amministrato come Anzio dal centro-destra da oltre venti anni. Dopo aver sventato lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata grazie al governo Berlusconi/Lega (gli stessi, questi ultimi, che poi avrebbero fatto intese con i clan mafiosi pontini, stando ai racconti dei pentiti) Forza Italia & C. hanno continuato a vincere senza problemi. Nei giorni scorsi il Comune è stato premiato dalla Regione, nell’ambito dell’iniziativa Lazio Green, per avere raggiunto l’83,9% di raccolta differenziata. Avete letto bene: 83,9%. Quella stessa Regione “brutta, sporca e cattiva” – quando il nostro sindaco non sa con chi prendersela – amministrata dal centro sinistra, ha riconosciuto l’eccellente lavoro di un’amministrazione politicamente avversa. Vedete, non è questione di politica, ma di come sai amministrare la cosa pubblica e nel settore dell’ambiente e dei rifiuti Anzio ha fallito. Fondi ha meno abitanti, certo (40.000 circa) ma tre volte l’estensione territoriale di Anzio, 11 chilometri di litorale e d’estate arriva a 60/70.000 residenti. Turisti che vanno nelle seconde case hanno una tessera con la quale conferire nelle stesse isole che da noi sono state uno scempio. Se facciamo un confronto sui dati Ispra (Istituto per la ricerca ambientale) relativo a città di mare simili ad Anzio ne scopriamo delle belle. I dati che potete scaricare qui sotto sono del rapporto 2020

Lo stesso Comune – nell’ultimo piano economico finanziario, riconosce che la differenziata non ha mai raggiunto l’obiettivo sperato.

Scuserete la lungaggine, abbiate la bontà di arrivare fino in fondo, cercherò di ricostruire cosa è accaduto e le responsabilità di chi ci governa. Se poi ci fosse un investigatore, troverebbe anche spunti interessanti. Nel corso della campagna elettorale del 2018 l’attuale sindaco ebbe a dire che si sarebbe fatta “una gara ponte” prima del nuovo appalto. Invece ci siamo tenuti la Camassa, quindi chi ne ha preso il posto. Un po’ come la biogas. Si doveva andare fino all’Onu per bloccarla, ci conferiamo i nostri rifiuti con una procedura singolare. Intanto il piano economico finanziario del 2021, approvato in consiglio comunale, prevede una tariffa di 12 milioni 406.388 euro contro gli 11 milioni 940.864 del 2020 (+ 465.524 euro). Come ci spiegheranno che non ci saranno aumenti, lo vedremo. A chiacchiere sono fantastici.

PORTA A PORTA

Occorre fare un passo indietro, però. Eravamo al 2005-2006, si parlava già di “porta a porta” e con l’atteggiamento che lo contraddistingue il sindaco dell’epoca (lo stesso di oggi) rispose a un’inchiesta del Granchio “si fa solo al nord”. Dimostrammo da quelle pagine che si faceva anche al sud – da Monopoli a Salerno – e incontrandoci in piazza con l’allora assessore Luigi D’Arpino, scaricò su quest’ultimo la responsabilità “non capisci un ca’…. mo faccio assessore Del Giaccio”. D’Arpino ci provò a regolamentare il settore, ma la sua voglia di farlo e di coinvolgere anche le forze dell’ordine, cadde nel vuoto.

Con Bruschini sindaco e Placidi assessore, nel segno della continuità, le cose non cambiarono. Anzi. Fino allo scontro elettorale del 2013 nel quale l’attuale sindaco accusò di avere avviato il “porta a porta” senza soldi per prendere voti, scagliandosi anche contro l’allora dirigente (Walter Dell’Accio) oggi responsabile del servizio. Nel 2015 la nuova gara, il sindaco e i suoi assessori Fontana e Ruggiero, ma anche l’ex Ranucci, erano all’opposizione di lotta e di governo. L’affidamento a Camassa avvenne tra polemiche, ingerenze, ricorsi, interdittiva antimafia alla Ecocar-Gesam che in realtà non c’era, ma perse tutti i ricorsi amministrativi. Risultato, per un anno Camassa lavorò in assegnazione provvisoria, il contratto venne siglato il 4 aprile 2016 per cinque anni, come ha scritto Agostino Gaeta uno è stato “regalato” aspettando l’esito dei ricorsi. E adesso c’è un ulteriore “regalo” perché – ecco il fallimento – non si è stati capaci di fare la “gara ponte”, né predisporre per tempo un capitolato degno di tale nota (lo ha bocciato persino il consulente chiamato dal Comune per esprimere un parere) o immaginare un bando nazionale per entrare in una società pubblica virtuosa. E che fine ha fatto il compostaggio? Mai visto, però abbiamo pagato per tre anni il deposito delle compostiere…. E’ mancata una visione. Lo dimostra il procedere per tentativi ed errori di questi giorni del nostro Comune. Non è colpa della Rida che chiude (lo fa ogni anno, nella giostra dei “ricatti” che c’è nel settore…) della Regione che non decide, dell’opposizione. No, è responsabilità di chi guida la città e di chi lo asseconda.

SENZA CONTROLLO

Come si spiega, ad esempio, che per oltre un mese Camassa ha lavorato senza alcun atto? E che il dirigente dell’area tecnica “proroga” (senza scriverlo) fino al 15 settembre il servizio? Sarebbe “agli stessi patti e condizioni” ma secondo quale contratto e capitolato si passa dalle isole fisse a quelle mobili in centro? E prima di prorogare, di fatto, il servizio, si è proceduto alla cosiddetta “verifica contrattuale”? C’è dell’altro: il capitolato prevede sanzioni per la ditta appaltatrice, quante ne sono state fatte? Giusto multare i cittadini incivili, ci mancherebbe, perché tollerare le mancanze dell’azienda? E perché affidare, come è stato fatto per la bonifica in via Spadellata, un altro servizio alla stessa Camassa (ed “eredi”) quando quell’attività doveva svolgerla da capitolato? Perché polizia locale – dirigente in testa – e “guardie ambientali” (!?!?) dovrebbero controllare le “isole” quando il contratto dice altro? Possibile che l’anticorruzione non si accorga di tutto questo, del fatto che Ranucci era imputato in un procedimento contro il responsabile del suo ufficio e anzi lasci al suo posto – poco opportunamente – un funzionario condannato dalla Corte dei conti per danno erariale in quel settore dovuto alle “27 proroghe” sul verde? Vittima, forse, dei troppi “sì” detti alla politica. E possibile che la biogas scrivesse a un assessore non più in carica per prendere accordi? Misteri anziati… Senza contare che per proroghe, poi risultate regolari, c’è chi è stato costretto a mesi di ingiusti domiciliari. Velletri, come diciamo qui, dove vede e dove cieca…..

HOUSE, VOLSCA ED EVASORI

L’ultima “trovata” è l’ingresso nella società pubblica di Ciampino. Decisa dal sindaco, di fatto, con uno scambio di lettere con il collega di quella città, votata in giunta e solo dopo arrivata in Consiglio. C’era questo stesso primo cittadino quando entrammo nella Volsca, poi fallita e per la quale stiamo ancora pagando le conseguenze. Possibile che in questa città nessuno ricorda? Andremo con Ciampino, bene, i conti di quella partecipata sembrano a posto, ma non ha mai gestito un comune più grande di quello capofila, né sul mare. Quali garanzie avremo? Il “recinto” e le new entry in maggioranza alzeranno la mano o chiederanno lumi? Avremo una convenienza o costerà di più? Perché poi sono i cittadini a pagare. I pochi che lo fanno, altro fallimento di casa nostra…. Pure qui, stesso dirigente da anni, salvo parentesi a Nettuno, e stessi risultati deludenti, con elusione al 50% e nessuno che va a cercare chi non paga. In passato, tra questi, anche autorevoli esponenti del consiglio comunale. E su questo argomento – cioè i residui attivi della Tari – i revisori e la Corte dei conti si sono espressi senza mezzi termini.

LAVORATORI

In tutto questo l’appalto è stato usato, negli anni, come serbatoio elettorale. I sindacati si occupavano di sentenze (nel caso Ecocar-Gesam/Camassa) come se fosse di loro interesse. E quando c’erano da chiamare “squadre volanti” – diventate la normalità…. – si cercavano lavoratori fuori a un bar di Anzio Colonia, tipo “caporalato”. Adesso si preoccupano anche loro, visto che il servizio rischia di essere affidato da chi svolgerà il servizio a qualche cooperativa che non è detto li riassorba. Dopo essere stati al seguito dei vari assessori, protagonisti anche loro di carte giudiziarie (benché non indagati) sono giustamente preoccupati.

LE ALTERNATIVE

Bisogna essere seri e dire ai cittadini la verità. Sui rifiuti paghiamo, a livello nazionale e soprattutto regionale e di area metropolitana, anni di scelte mancate. Ci sono eccellenze (abbiamo parlato di Fondi, all’inizio, ma ce ne sono tante altre da nord a sud) grazie ad amministrazioni lungimiranti e cittadini seri, poi tante Anzio. Ebbene il ciclo andrebbe chiuso ognuno per sé, al limite in un ambito territoriale ottimale (ad esempio noi e Nettuno) spingendo la differenziata e il compostaggio. In discarica andrebbe poco o niente, alla biogas meno ancora. Ma i rifiuti sono interessi, grandi, grandissimi, e così come disse il sindaco per le biogas “o vengono perché li chiamano o perché trovano terreno fertile”. Le carte delle indagini (Evergreen, Touchdown, Ecocar) dicono che è per entrambe le cose ma c’è chi si è alleato con loro e chi ha deciso altro. Detto questo, va benissimo la scelta di una società pubblica ma si poteva e doveva cercarla in tutta Italia, con un bando, mettendo a confronto le offerte di chi – con tutto il rispetto per Ciampino – ha ben altri servizi. Si doveva prendere per una volta una decisione coraggiosa e senza preoccuparsi di equilibri politici, “soci elettori” (sempre dalle indagini), promesse da campagna elettorale. Fare la tariffa puntuale, far pagare tutti per ciò che producono. Non è avvenuto, ma l’alternativa c’era. Dire oggi che partirà il “porta a porta” e che i cittadini saranno sanzionati, è l’ennesima promessa. Se la differenziata avesse funzionato, anziché essere un fallimento come l’intero settore, oggi non avremmo i cumuli di rifiuti per i quali il sindaco non sa più a chi dare la responsabilità. E’ sua e di chi governa Anzio, ininterrottamente, dal 1998 a oggi. Chissà se una passeggiata a Fondi (il leader di Forza Italia Claudio Fazzone viene spesso da queste parti) possa aiutare a capire come si governa questo delicato settore…

I “richiami” e le querele nella città del pensiero unico

Nel giorno in cui Maria Cupelli rende nota la singolare vicenda di un richiamo disciplinare arrivatole a due giorni dalla pensione, a Lina Giannino arriva la terza querela. Sono due donne impegnate da anni in politica, avversarie del modo di fare di chi governa, per questo evidentemente “indigeste” come tutti coloro che non sono allineati al pensiero unico dominante. Quello di chi in virtù del “c’avemo i voti” grida, dileggia, fa della cosa pubblica praticamente ciò che vuole tanto gode di una strana impunità. Perché qui, un investigatore, non c’è mai stato…

Partiamo da Lina Giannino, oggetto di minacce per niente velate (ruote squarciate, scritte sui muri, proiettili e lettere minatorie in Comune) e di querele. La prima, presentata da Federico Fashion Style, secondo il pubblico ministero va archiviata ma il noto protagonista tv si è opposto. Vedremo come andrà a finire. La seconda, presentata dal sindaco e annunciata a mezzo stampa prima ancora che la diretta interessata fosse convocata dai carabinieri, è ancora in nuce. La terza arriva dal presidente dell’associazione di protezione civile “Le Aquile”. Si sente offeso perché la Giannino, in consiglio comunale e nello svolgimento del suo ruolo, ha chiesto quali fossero i rapporti tra l’associazione e il Comune. Ricevendo come risposta che l’amicizia fra l’assessore Mazzi e il presidente non era in discussione dopo l’arresto di quest’ultimo (nel frattempo rimesso in libertà) ma non chiarendo quali fossero i rapporti stessi con l’ente. Che non è casa del sindaco o di Mazzi o di chiunque sieda in maggioranza, ma di tutti noi. A che titolo, per esempio, alle “Aquile” era stato reso noto il piano di protezione civile che la città ignora? E chi ha incaricato l’associazione di svolgere certe attività? Tutto questo ha un costo per il Comune? Sono domande lecite, ma nella città del pensiero unico fioccano le grida e le querele. Il presidente, però, una cosa la dice: “Mi preme sottolineare che sia doveroso che, venga ben definito che durante il consiglio comunale la Sig.ra Giannino aveva il diritto di ricevere una risposta dall’Assessore Mazzi sempre informato sulle attività della protezione civile”. Ecco, assessore, informi anche noi. Ci dica – ad esempio – se davvero queste attività erano pronte per essere remunerate con decine di migliaia di euro e su quali basi.

Ma qui, purtroppo, chiedere porta almeno a una querela. E allora sentiamo di dire a Lina – che a volte esagera con i toni, non è diplomatica, va per conto proprio – che la denuncia è una occasione. Per fare un po’ di chiarezza. Come quella ricevuta dal sottoscritto e da altri dal Consorzio di Lavinio. Hai visto mai che finalmente capiamo? Diciamo al sindaco, invece, che la protezione civile è materia delicata. Delicatissima. E le competenze in caso di necessità sono le sue. Chiarisca i rapporti con l’associazione, ci dica che è tutto regolare – carte alla mano – e saremo tutti più tranquilli.

Cosa che in Comune non sono, se alla vigilia della pensione fanno un “richiamo disciplinare” a una dipendente che avrà idee politiche diverse da chi guida la città, con la quale siamo spesso in disaccordo, ma che sul lavoro ha sempre fatto il suo dovere, cosa unanimemente riconosciuta. Cosa le si contesta? “Comunicazioni potenzialmente lesive dell’immagine dell’amministrazione di Anzio”. Alla faccia. L’assessore Salsedo, di fronte alla figuraccia del “Santo” appeso come un fantoccio, parla attraverso un comunicato ufficiale di “portatori d’odio” e tira in ballo la tragedia di Ardea e a ledere l’immagine sarebbe chi ha espresso il proprio pensiero sulla questione? Andiamo bene. E vogliamo andare a spendere i soldi dei cittadini per perseguire una pensionanda tra commissione disciplinare, conciliazione, tribunale del lavoro? Andiamo bene….

Ma Maria dice una cosa più grave che ci riporta chi aveva una segretaria “in cassaforte” o dipendenti “allineati”. Lo leggiamo nelle carte delle inchieste e nessuno ha mai denunciato Patrizio Placidi per quelle affermazioni. Anzi, è stato uno dei grandi elettori di questa maggioranza, dove evidentemente le cose non sono cambiate. La Cupelli, infatti, afferma: “Su chi (e sono stati in molti), in merito le mie vicende si è prestato al gioco di chi gestisce il potere, preferisco stendere un velo pietoso”. Il riferimento sarà a qualche dirigente che non sa resistere ai richiami della politica che lo ha messo in quel posto? A chi dovrebbe garantire l’anticorruzione e sembra vivere in un altro mondo? Ci sono ancora “allineati” o “in cassaforte”? Forse sì, basta pensare a quanto sia diventata “indigesta” Angela Santaniello per aver detto no a certe manovre sul conferimento dei rifiuti alla biogas o per avere partecipato a una manifestazione della Buona Destra.

Infine, a proposito di querele, dopo essere stati sbeffeggiati dall’ex assessore Ranucci che nessun magistrato ha inteso chiamare per le sue pesanti affermazioni, i vigili urbani stanno notificando una serie di denunce ai cittadini che hanno espresso la loro opinione su quella colossale figura di m…. nel mondovisione dei social network. Guai a toccare il pensiero unico, ad Anzio.