Comincia a chiedere scusa e certamente gli pesa, su una cosa il sindaco di Anzio ha ragione: l’emergenza rifiuti non nasce oggi ed è politicamente una responsabilità trasversale. Ma questo con quanto sta accadendo nella nostra città c’entra poco.
E’ vero, la Rida chiude, ci andammo di gran corsa per risparmiare, ma la Regione ha trovato una soluzione che ci consente di conferire 150 tonnellate a settimana. Ebbene ne produciamo 400, perché la differenziata supera di poco il 40%. Se funzionasse la differenziazione, ad esempio come a Fondi (Latina, dove ha raggiunto l’83,9%) sempre governata dal centro-destra, e fosse al doppio, le tonnellate prodotte sarebbero la metà e non ci sarebbe emergenza o quasi. Aggiungiamo che misteriosamente non si raccolgono più plastica, vetro, carta, l’umido a singhiozzo, non si puliscono le strade, cosa c’entra il blocco di Rida? Ribadisco, è un fallimento di chi governa, ininterrottamente, dal 1998. E magari c’è una “guerra” che riguarda amministrazione e lavoratori, molti dei quali grandi elettori di questa maggioranza. Sbagliamo?
Come ricorderete – anche se qui si è usi a dimenticare in fretta – il nostro sindaco è stato anche senatore e ha avuto un ruolo rilevante nella commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. A rileggere oggi il verbale del 28 settembre 2011, scopriamo: “Ricordo che la Regione ha vissuto situazioni emergenziali a partire dal 1999...” (un anno dopo fu eletto presidente Storace, centro-destra) ancora: “In assenza di localizzazioni per una nuova discarica e in mancanza di qualsiasi tipo di concertazione tra popolazione, territorio e governo regionale, prevediamo che in futuro, qualora fossero individuate delle localizzazioni, scaturiranno serie problematiche territoriali di ordine pubblico e quindi ritardi nella preparazione di un nuovo invaso capace di sostituire Malagrotta. Lo stesso avviene per quanto concerne la provincia di Latina, le cui discariche sono in sofferenza” oppure “vogliamo sottolineare che nel Lazio il problema della gestione integrale dei rifiuti è totalmente deficitario, tant’è che sia la presidente Polverini (all’epoca era di centro-destra, giusto) che l’assessore, auditi dalla Commissione al riguardo, sapevano perfettamente che il piano regionale dei rifiuti approvato dalla Regione alla fine dello scorso anno non sarebbe stato realizzato, ed infatti non si realizzerà“. Piccolo particolare: l’assessore, oggi, è dirigente del distretto sanitario la mattina, a Villa Albani, e il pomeriggio attraversa via Ambrosini e fa l’Organismo di vigilanza in Comune. Siamo ad Anzio, suvvia…
Nel 2011, basta andare al catasto rifiuti dell’Ispra, la raccolta differenziata nel Lazio era al 20,05% e nel 2019 (ultimi dati disponibili) è al 51,35%; in provincia di Roma era al 20,96% allora e al 50,02% adesso. Ad Anzio il 14,1% nel 2011, il 43,11 adesso. Evidentemente il problema è qui, non altrove
Poi un conto è stare a Palazzo Madama, uno è guidare la città. All’epoca il sindaco ebbe a dire: “Non ne facciamo un problema specifico, una situazione di natura partitica o politica, ma di natura amministrativa, grave e seria. Consegniamo pertanto questo lavoro, avvertendo il Governo che Roma può trasformarsi in un’altra bomba ecologica e rappresentare la cartina di tornasole di un’Italia in negativo per il prossimo futuro“.
Nel frattempo ci si è trasformata Anzio e dipende solo da chi la guida.
Il Comune di Fondi, in provincia di Latina, è amministrato come Anzio dal centro-destra da oltre venti anni. Dopo aver sventato lo scioglimento per infiltrazioni della criminalità organizzata grazie al governo Berlusconi/Lega (gli stessi, questi ultimi, che poi avrebbero fatto intese con i clan mafiosi pontini, stando ai racconti dei pentiti) Forza Italia & C. hanno continuato a vincere senza problemi. Nei giorni scorsi il Comune è stato premiato dalla Regione, nell’ambito dell’iniziativa Lazio Green, per avere raggiunto l’83,9% di raccolta differenziata. Avete letto bene: 83,9%. Quella stessa Regione “brutta, sporca e cattiva” – quando il nostro sindaco non sa con chi prendersela – amministrata dal centro sinistra, ha riconosciuto l’eccellente lavoro di un’amministrazione politicamente avversa. Vedete, non è questione di politica, ma di come sai amministrare la cosa pubblica e nel settore dell’ambiente e dei rifiuti Anzio ha fallito. Fondi ha meno abitanti, certo (40.000 circa) ma tre volte l’estensione territoriale di Anzio, 11 chilometri di litorale e d’estate arriva a 60/70.000 residenti. Turisti che vanno nelle seconde case hanno una tessera con la quale conferire nelle stesse isole che da noi sono state uno scempio. Se facciamo un confronto sui dati Ispra (Istituto per la ricerca ambientale) relativo a città di mare simili ad Anzio ne scopriamo delle belle. I dati che potete scaricare qui sotto sono del rapporto 2020
Lo stesso Comune – nell’ultimo piano economico finanziario, riconosce che la differenziata non ha mai raggiunto l’obiettivo sperato.
Scuserete la lungaggine, abbiate la bontà di arrivare fino in fondo, cercherò di ricostruire cosa è accaduto e le responsabilità di chi ci governa. Se poi ci fosse un investigatore, troverebbe anche spunti interessanti. Nel corso della campagna elettorale del 2018 l’attuale sindaco ebbe a dire che si sarebbe fatta “una gara ponte” prima del nuovo appalto. Invece ci siamo tenuti la Camassa, quindi chi ne ha preso il posto. Un po’ come la biogas. Si doveva andare fino all’Onu per bloccarla, ci conferiamo i nostri rifiuti con una procedura singolare. Intanto il piano economico finanziario del 2021, approvato in consiglio comunale, prevede una tariffa di 12 milioni 406.388 euro contro gli 11 milioni 940.864 del 2020 (+ 465.524 euro). Come ci spiegheranno che non ci saranno aumenti, lo vedremo. A chiacchiere sono fantastici.
PORTA A PORTA
Occorre fare un passo indietro, però. Eravamo al 2005-2006, si parlava già di “porta a porta” e con l’atteggiamento che lo contraddistingue il sindaco dell’epoca (lo stesso di oggi) rispose a un’inchiesta del Granchio “si fa solo al nord”. Dimostrammo da quelle pagine che si faceva anche al sud – da Monopoli a Salerno – e incontrandoci in piazza con l’allora assessore Luigi D’Arpino, scaricò su quest’ultimo la responsabilità “non capisci un ca’…. mo faccio assessore Del Giaccio”. D’Arpino ci provò a regolamentare il settore, ma la sua voglia di farlo e di coinvolgere anche le forze dell’ordine, cadde nel vuoto.
Con Bruschini sindaco e Placidi assessore, nel segno della continuità, le cose non cambiarono. Anzi. Fino allo scontro elettorale del 2013 nel quale l’attuale sindaco accusò di avere avviato il “porta a porta” senza soldi per prendere voti, scagliandosi anche contro l’allora dirigente (Walter Dell’Accio) oggi responsabile del servizio. Nel 2015 la nuova gara, il sindaco e i suoi assessori Fontana e Ruggiero, ma anche l’ex Ranucci, erano all’opposizione di lotta e di governo. L’affidamento a Camassa avvenne tra polemiche, ingerenze, ricorsi, interdittiva antimafia alla Ecocar-Gesam che in realtà non c’era, ma perse tutti i ricorsi amministrativi. Risultato, per un anno Camassa lavorò in assegnazione provvisoria, il contratto venne siglato il 4 aprile 2016 per cinque anni, come ha scritto Agostino Gaeta uno è stato “regalato” aspettando l’esito dei ricorsi. E adesso c’è un ulteriore “regalo” perché – ecco il fallimento – non si è stati capaci di fare la “gara ponte”, né predisporre per tempo un capitolato degno di tale nota (lo ha bocciato persino il consulente chiamato dal Comune per esprimere un parere) o immaginare un bando nazionale per entrare in una società pubblica virtuosa. E che fine ha fatto il compostaggio? Mai visto, però abbiamo pagato per tre anni il deposito delle compostiere…. E’ mancata una visione. Lo dimostra il procedere per tentativi ed errori di questi giorni del nostro Comune. Non è colpa della Rida che chiude (lo fa ogni anno, nella giostra dei “ricatti” che c’è nel settore…) della Regione che non decide, dell’opposizione. No, è responsabilità di chi guida la città e di chi lo asseconda.
SENZA CONTROLLO
Come si spiega, ad esempio, che per oltre un mese Camassa ha lavorato senza alcun atto? E che il dirigente dell’area tecnica “proroga” (senza scriverlo) fino al 15 settembre il servizio? Sarebbe “agli stessi patti e condizioni” ma secondo quale contratto e capitolato si passa dalle isole fisse a quelle mobili in centro? E prima di prorogare, di fatto, il servizio, si è proceduto alla cosiddetta “verifica contrattuale”? C’è dell’altro: il capitolato prevede sanzioni per la ditta appaltatrice, quante ne sono state fatte? Giusto multare i cittadini incivili, ci mancherebbe, perché tollerare le mancanze dell’azienda? E perché affidare, come è stato fatto per la bonifica in via Spadellata, un altro servizio alla stessa Camassa (ed “eredi”) quando quell’attività doveva svolgerla da capitolato? Perché polizia locale – dirigente in testa – e “guardie ambientali” (!?!?) dovrebbero controllare le “isole” quando il contratto dice altro? Possibile che l’anticorruzione non si accorga di tutto questo, del fatto che Ranucci era imputato in un procedimento contro il responsabile del suo ufficio e anzi lasci al suo posto – poco opportunamente – un funzionario condannato dalla Corte dei conti per danno erariale in quel settore dovuto alle “27 proroghe” sul verde? Vittima, forse, dei troppi “sì” detti alla politica. E possibile che la biogas scrivesse a un assessore non più in carica per prendere accordi? Misteri anziati… Senza contare che per proroghe, poi risultate regolari, c’è chi è stato costretto a mesi di ingiusti domiciliari. Velletri, come diciamo qui, dove vede e dove cieca…..
HOUSE, VOLSCA ED EVASORI
L’ultima “trovata” è l’ingresso nella società pubblica di Ciampino. Decisa dal sindaco, di fatto, con uno scambio di lettere con il collega di quella città, votata in giunta e solo dopo arrivata in Consiglio. C’era questo stesso primo cittadino quando entrammo nella Volsca, poi fallita e per la quale stiamo ancora pagando le conseguenze. Possibile che in questa città nessuno ricorda? Andremo con Ciampino, bene, i conti di quella partecipata sembrano a posto, ma non ha mai gestito un comune più grande di quello capofila, né sul mare. Quali garanzie avremo? Il “recinto” e le new entry in maggioranza alzeranno la mano o chiederanno lumi? Avremo una convenienza o costerà di più? Perché poi sono i cittadini a pagare. I pochi che lo fanno, altro fallimento di casa nostra…. Pure qui, stesso dirigente da anni, salvo parentesi a Nettuno, e stessi risultati deludenti, con elusione al 50% e nessuno che va a cercare chi non paga. In passato, tra questi, anche autorevoli esponenti del consiglio comunale. E su questo argomento – cioè i residui attivi della Tari – i revisori e la Corte dei conti si sono espressi senza mezzi termini.
LAVORATORI
In tutto questo l’appalto è stato usato, negli anni, come serbatoio elettorale. I sindacati si occupavano di sentenze (nel caso Ecocar-Gesam/Camassa) come se fosse di loro interesse. E quando c’erano da chiamare “squadre volanti” – diventate la normalità…. – si cercavano lavoratori fuori a un bar di Anzio Colonia, tipo “caporalato”. Adesso si preoccupano anche loro, visto che il servizio rischia di essere affidato da chi svolgerà il servizio a qualche cooperativa che non è detto li riassorba. Dopo essere stati al seguito dei vari assessori, protagonisti anche loro di carte giudiziarie (benché non indagati) sono giustamente preoccupati.
LE ALTERNATIVE
Bisogna essere seri e dire ai cittadini la verità. Sui rifiuti paghiamo, a livello nazionale e soprattutto regionale e di area metropolitana, anni di scelte mancate. Ci sono eccellenze (abbiamo parlato di Fondi, all’inizio, ma ce ne sono tante altre da nord a sud) grazie ad amministrazioni lungimiranti e cittadini seri, poi tante Anzio. Ebbene il ciclo andrebbe chiuso ognuno per sé, al limite in un ambito territoriale ottimale (ad esempio noi e Nettuno) spingendo la differenziata e il compostaggio. In discarica andrebbe poco o niente, alla biogas meno ancora. Ma i rifiuti sono interessi, grandi, grandissimi, e così come disse il sindaco per le biogas “o vengono perché li chiamano o perché trovano terreno fertile”. Le carte delle indagini (Evergreen, Touchdown, Ecocar) dicono che è per entrambe le cose ma c’è chi si è alleato con loro e chi ha deciso altro. Detto questo, va benissimo la scelta di una società pubblica ma si poteva e doveva cercarla in tutta Italia, con un bando, mettendo a confronto le offerte di chi – con tutto il rispetto per Ciampino – ha ben altri servizi. Si doveva prendere per una volta una decisione coraggiosa e senza preoccuparsi di equilibri politici, “soci elettori” (sempre dalle indagini), promesse da campagna elettorale. Fare la tariffa puntuale, far pagare tutti per ciò che producono. Non è avvenuto, ma l’alternativa c’era. Dire oggi che partirà il “porta a porta” e che i cittadini saranno sanzionati, è l’ennesima promessa. Se la differenziata avesse funzionato, anziché essere un fallimento come l’intero settore, oggi non avremmo i cumuli di rifiuti per i quali il sindaco non sa più a chi dare la responsabilità. E’ sua e di chi governa Anzio, ininterrottamente, dal 1998 a oggi. Chissà se una passeggiata a Fondi (il leader di Forza Italia Claudio Fazzone viene spesso da queste parti) possa aiutare a capire come si governa questo delicato settore…
Nel documentario sullo scandalo del sangue infetto al quale stiamo lavorando con alcuni colleghi, uno degli intervistati che si è visto bloccare alla frontiera il farmaco per l’epatite C acquistato in India via internet racconta che gli è stato spiegato come poteva aggirare l’ostacolo. E dice “Ma nella mia vita da imprenditore ho seguito sempre la strada della correttezza….” e così oltre a presentare ricorso (vincendolo) per il dissequestro, nel frattempo è andato in India e ha comprato il farmaco. Non si è piegato alla scorciatoia di farlo passare dall’Inghilterra.
Cosa c’entra con le mense, direte voi? Ci arriviamo. Partiamo dall’ordinanza/atto di indirizzo che il sindaco ha firmato per lasciare in servizio l’attuale azienda. Una proroga, della proroga, della proroga. Nell’indifferenza totale, perché “i bambini devono mangiare“, nelle regole interpretate a soggetto, nella certificazione del fallimento della politica e della scarsa attenzione della dirigenza se non della superficialità. Eh sì, perché tutti quelli che nell’ambiente politico si stracciavano le vesti per la commissione nominata da Angela Santaniello e per una gara – poi revocata – perché l’Anac decretò che quella commissione era stata fatta male, stavolta tacciono. L’Anac stessa, ormai paralume per annacquare tutto, non si avvede di quanto accade ad Anzio, tanto meno la polizia giudiziaria o qualche magistrato. La politica che arriva a deliberare sulla nuova gara cambia il termine indicato dagli uffici – cioè “fino ad aggiudicazione” con quello di “31 dicembre“. E qui entrano in gioco i nuovi dirigenti.
Ripercorriamo ciò che è accaduto: L’1 settembre 2015 si affida la gara “ponte” dopo la revoca della precedente. Lo si fa dando il servizio all’Ati All Food-Camst. E’ quella che nella gara “bocciata” alla Santaniello era arrivata ultima, ma fa il prezzo migliore. In un’#altracittà il 2 settembre la giunta detta le linee guida e avvia una nuova procedura, ma qui siamo ad Anzio e la po-li-ti-ca ha altro a cui pensare. Detta quelle linee solo il 15 aprile del 2016, ma non si era perso tempo solo per quello, anche per decidere quale fosse la “stazione unica appaltante“. E’ noto che bisogna avere il modo di poter “controllare” le gare, quindi serve un Comune quantomeno “amico” e si sceglie Ardea, ma solo il 5 agosto 2016 si firma l’accordo senza il quale la gara non poteva essere fatta. E’ responsabilità di chi? Ci vuole il 2 settembre per approvare i nuovi atti – perché nel frattempo le norme sono cambiate – l’8 la “stazione” viene incaricata, si nomina una commissione palesemente inesperta e priva del nutrizionista, con a capo il dirigente preso con un titolo per un altro. Ci dicono che è bravo e ci crediamo, ma possibile che capisca solo il 30 dicembre che non riesce a chiudere la gara il 31? Alla ripresa della scuola la All Food – Camst lavora per qualche giorno senza una pezza d’appoggio, poi arriva la determina con la quale Franco Pusceddu scrive – su indicazione della commissione – la data del 17 marzo. Ma la gara è evidentemente complessa, l’esperienza poca e si arriva sì ad aggiudicarla entro il 17 ma non si riesce ad affidare. Non solo, ci sono già diffide (sulle competenze dei commissari) e accesso agli atti (sulle dichiarazioni di incompatibilità che non sarebbero presenti) e l’esperienza dice che passeranno mesi prima di dirimere la questione.
Ricordate il signore del farmaco? Ecco, dovendo i bambini mangiare e dovendo il Comune evitare la figuraccia di mandarli a scuola con il panino, ci teniamo l’All Food -Camst che al contrario dell’imprenditore in questione utilizza la via agevolata. Esclusa dalla prima gara, esclusa anche da questa (Alla Food, Camst si è associata a un’altra) continua a gestire il servizio. Qualità? Punti cottura? Chilometri zero? Ma che ci importa…. alla fine è meglio perdere le gare. Almeno ad Anzio.
E arriviamo alle pressioni. Non è una novità da queste parti, ma le parole del segretario generale e responsabile dell’anticorruzione Marina Inches sono molto pesanti. Leggiamo dal Messaggero che parla di «stato di disagio» suo e quello «del personale della struttura – spiega – che lavora per l’interesse dei cittadini. D’ora in poi, sugli sviluppi di questa vicenda, mi rapporterò con l’autorità giudiziaria». Benvenuta. Ricordavo ieri che ci sono precedenti rimasti nel dimenticatoio, speriamo che alla dottoressa Inches vada meglio. Certo lasciare il termine “fino ad aggiudicazione” quando la giunta ha proposto di indicare il 31 dicembre spettava forse a lei. Avremmo evitato proroghe “mascherate” e un’affannosa corsa contro il tempo (inframmezzata da qualche corso del quale ancora non vediamo pubblicata l’autorizzazione sul sito del Comune) per aggiudicare questa gara. Che andava fatta prima – totale responsabilità politica – e meglio, qui c’entrano gli uffici. L’ordinanza del sindaco certifica il fallimento, ma chi ci dice che in fondo in fondo non è quello che si voleva?
ps, a proposito di pressioni: chi le ha denunciate finora – partendo da indagini e frequentazioni di strani personaggi in Comune – è stato sbeffeggiato e addirittura si è arrivati a pensare a una richiesta di risarcimento. Ci aspettiamo che il sindaco faccia altrettanto con la segretaria.
A questo punto se i bambini mangeranno panini o avranno ancora l’attuale azienda – in proroga – a fornire il servizio mensa conta poco. Una soluzione all’ultimo istante si troverà. La vicenda sull’appalto per la refezione scolastica è altra e riguarda le pressioni per le quali la segretaria generale, Marina Inches, ieri si è recata dai Carabinieri. A parlare di mense, a quanto sembra, ma anche di altre indebite prese di posizione della politica su appalti e di qualche stranezza notata in Comune. Non è mai troppo tardi.
Se vorrà spiegare meglio cosa è accaduto sa come fare, diciamo però che è solo l’ultima della serie ad andare dai Carabinieri in caso di un appalto. Le mense, poi, sono un “classico” in questa città.
Il problema è che alle denunce non è mai seguito nulla. Cominciò il sindaco, Luciano Bruschini, dopo che in una riunione di maggioranza si parlò apertamente di una tangente da 250.000 euro pagata dalla “Serenissima“. In quel caso oltre ai Carabinieri aprì un fascicolo anche la Polizia ma nulla è successo.
Di pressioni parlò anche – recandosi fino in Prefettura al punto da far temere l’arrivo di una commissione d’accesso – l’ex segretario generale Pompeo Savarino. Nulla.
La dirigente da poco reintegrata, Angela Santaniello, si rivolse sempre ai Carabinieri perché sull’appalto che lei aveva assegnato – e poi venne revocato perché la commissione sembra non fosse costituita regolarmente (a questa mancava il nutrizionista e una delle aziende ha già presentato diffida sulle capacità dei commissari, ma pazienza) – c’erano state delle pressioni. Anche lì, non risultano seguiti. Adesso è la volta della Inches e vedremo.
L’impressione è altra: o le situazioni che vengono denunciate sono stupidaggini o l’apparato info/investigativo non brilla. Vedremo come finirà in questo caso
Alla fine, com’era prevedibile, i bambini che frequentano le scuole di Anzio hanno mangiato. Il servizio è stato garantito e quindi inutile lamentarsi. Con un precedente più unico che raro, questa mattina l’azienda che ha il servizio è entrata in plessi del Comune sulla fiducia, aspettando una comunicazione formale. Il 3.0 de noantri funziona così. Del resto fu il sindaco a dire – dopo la vicenda “Parco di Veio” – ai consiglieri comunali: “Avete voluto le gare? Ecco cosa succede….” Che un’azienda lavori in proroga, su una proroga, dopo essersi vista assegnare un servizio perché la precedente gara era stata annullata e se ne doveva fare un’altra, per questi signori è “normale“.
E mentre la politica, maggioranza e opposizione, si contraddistingue per i propri silenzi, il buon Paride Tulli trova l’autore della malefatta: Franco Pusceddu. E’ lui che non ha firmato la proroga, quindi le responsabilità sono le sue. I colleghi si fermano al copia e incolla, male brutto dei giornalisti, e ovviamente la colpa è di Pusceddu, il quale notoriamente non è simpatico a Tulli. Orbene il dirigente andato in pensione e poi costretto a rientrare avrà mille responsabilità in questo Comune, avrà messo mille “pezze” salvando spesso Bruschini e la sua maggioranza che altrimenti non sarebbero ancora in piedi sui termini per i bilanci, ad esempio, ma sulle mense ha zero colpe. Perché dopo la gara annullata per la commissione che all’Anac non è stata ritenuta idonea (questa va bene?) un appalto era stato preparato – dal 17 aprile – e oggi sarebbe assegnato se Bruschini, Zucchini e chi di dovere avesse deciso prima sulla “Stazione unica appaltante“. No, la “politica” ha tergiversato, com’è noto quando c’è una gara se si può provare a dire la propria è meglio. Così in attesa dell’accordo con Ardea l’appalto è stato rinviato. Si pensava di chiudere la gara entro dicembre, per questo – come se facessero un altro mestiere o fossero arrivati ieri in Comune – hanno evitato di deliberare che la proroga della proroga sarebbe stata fino ad assegnazione del nuovo appalto. Hanno scritto 31 dicembre e oggi per non lasciare i bambini a digiuno sono dovuti necessariamente ricorrere a uno stratagemma o giù di lì. Tanto qui è tutto “normale“, persino che si dica (voci di Comune) che la gara nel frattempo avviata sarà chiusa entro gennaio. E se a un commissario viene l’influenza? Se arriva un ricorso? No no, qui è tutto “normale“, non ci sono consiglieri che urlano – e se lo fanno Bruschini trova il modo di farli calmare, fossero di maggioranza o di opposizione – non si riunisce come fu per la Santaniello la commissione trasparenza, non ci sono Procure, Anac, Funzione pubblica che intervengono. Qui è tutto “normale” e i giornalisti sembrano aver perso la voglia di chiedere date, carte, riscontri. Per questa come per altre storie.
Una domanda provocatoria, senza nulla contro chi ha il nuovo incarico a tributi e patrimonio (anzi, buon lavoro a Mimmo), cosa succede se domani viene fuori un contenzioso tra Comune e gestione degli impianti sportivi quindi anche della piscina? Sicuri che ci sia compatibilità? Ma chi si occupa di anti corruzione e trasparenza, dov’è?
E attenzione, perché è proprio su quel settore che il vice sindaco e assessore alle finanze Giorgio Zucchini ha in mente il disegno di fine legislatura. S’è letto in giro di condomini, lavori, ma è poca cosa, perché il prossimo passo è l’affidamento all’esterno dell’intero settore. Un progetto che respinse, allora, Candido De Angelis quando Nettuno, Aprilia e Pomezia facevano le varie società di servizi, ma che a Zucchini va a genio e non da oggi. Provò con un Consorzio di comuni con capofila un ente del casertano ma senza fortuna, oggi l’idea è di affidarsi al gruppo Romeo. Sia per il patrimonio, sia per i tributi. Peccato che proprio il giorno dell’Epifania è uscita la notizia che il gruppo Romeo è finito in un’indagine per presunte collusioni con la camorra.
Dalla mattina del 28 gennaio, data dell’udienza sull’annosa questione dell’appalto dei rifiuti, c’è un gran fermento negli ambienti del Comune di Anzio, dei lavoratori del settore, della politica di casa nostra.
Il Consiglio di Stato è chiamato a decidere, una volta per tutte, sul ricorso della Camassa ambiente che ha appellato la sentenza del Tar rispetto alla “Revoca aggiudicazione appalto servizio igiene urbana – Interdittiva antimafia”.
Com’è noto Ecocar-Gesam ha vinto l’appalto, non è stato assegnato per l’interdittiva affidandolo di conseguenza alla Camassa, il Tar ha dato ragione all’Ecocar perché l’interdittiva (partita dalla Campania e poi “decaduta“) non poteva essere considerata, la Camassa si è appellata, il provvedimento del Tar è stato sospeso, e intanto è rimasta a gestire il servizio.
Che è sotto gli occhi di tutti. Perché chi vincerà interessa forse all’assessore Patrizio Placidi che non ha mai fatto mistero di “preferire” la prima, può risultare più o meno simpatica ai dipendenti, ma la prima cosa che vogliono i cittadini è che Anzio sia pulita.
Le scuse sono finite, Camassa – stando a quanto affermano i lavoratori – non ha ancora fornito i mezzi adeguati e le falle nel servizio deriverebbero da questo. Non abbiamo il parere dell’azienda, però è evidente che i servizi stentano.
Non abbiamo più traccia, per esempio, del “famoso” porta a porta che era stato annunciato anche in centro e invece non c’è. Anzi, è stato ridotto nel resto della città – per la plastica – al punto che il consigliere Marco Maranesi ha parlato di interruzione di pubblico servizio.
Motivo? Sembra che si aspetti la sentenza, per la quale potrebbero anche passare settimane se non mesi. Intanto? Delle discussioni da bar, di interpretazioni autentiche e personaggi che “scoprono” interesse per la giustizia amministrativa e pretendono quasi di saperne più degli avvocati se non dei giudici, non sappiamo che farcene.
La città va pulita, a prescindere. Placidi è lì perché si faccia, con la ditta che c’è in questo momento e pretendendo che tutto funzioni. Il resto è inutile.
Se persino il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini, arriva a dire basta è segno che la misura è colma.
Con l’appalto dei rifiuti si sta giocando sulla pelle di un dirigente che è lì per fare il suo lavoro e, peggio, su quella della città. Non siamo nati ieri per capire che i problemi che sta registrando il servizio vanno oltre le incertezze nel passaggio dall’attuale gestione a Camassa, azienda che fra l’altro già conosce bene il territorio perché fino a qualche giorno fa in associazione d’impresa per il precedente appalto.
E’ noto che tra i dipendenti dell’azienda ci sono dei “placidiani“, chiamiamoli così, i quali insieme all’assessore all’ambiente sono convinti che con Ecocar sia possibile fare meglio, diversamente, avere più persone a lavorare e…
E’ vero, è assolutamente scandaloso che trascorra un anno dall’interdittiva a una decisione del Tar, così come è urgente che la Prefettura si pronunci, ma non più di un paio di mesi fa proprio l’assessore Patrizio Placidi, insieme al dirigente dell’area Walter Dell’Accio e a quello delle gare, Aurelio Droghini, ribadiva la correttezza delle procedure di gara.
Ebbene secondo quelle procedure e le norme che ancora regolano gli appalti in questo Paese, al momento Ecocar non può prendere in mano il servizio. Fra l’altro, nel frattempo, si è “infilata” un’indagine della Direzione distrettuale antimafia che riguarda gli appalti nei diversi Comuni (nel Lazio oltre Anzio anche Gaeta e Minturno) e i rapporti a livello locale dei vertici di Ecocar. Dagli atti acquisiti, dichiarazioni roboanti comprese, all’assessorato all’ambiente dovrebbero sapere di cosa parliamo.
Se ne faccia una ragione Placidi, lo seguano assessori e consiglieri comunali che sembrano particolarmente interessati alla materia, i dipendenti ai quali piacerebbe una soluzione alternativa e i suoi comunicatori di fiducia.
Se e quando dalla Prefettura arriveranno indicazioni diverse, quando il Tar deciderà sulla possibilità o meno che Ecocar partecipasse alla gara in quanto sottoposta a interdittiva, si procederà secondo le norme.
Da mesi, invece, è evidente un diretto interesse di Placidi a che sia Ecocar a gestire l’appalto. Da settimane si susseguono scambi tutt’altro che amichevoli con il dirigente, sottoposto a pressioni delle quali finalmente anche il sindaco si è reso conto. Lui che di solito “non sa” ha deciso di intervenire.
Ora dovrebbe agire di conseguenza e togliere la delega a Placidi. Non lo farà, perché rischia altrimenti di andare a casa, ma questa presa di posizione rientra nello scontro – tutt’altro che sopito – che aveva portato alle dimissioni della Nolfi e della Cafà. Allora, caro sindaco, bene intervenire ma – in coscienza – proprio sicuro che si possa andare avanti così?
Il progetto circola per gli uffici ma non risulta protocollato, l’assessore Giorgio Zucchini apprende da questo spazio della sua esistenza e taglia corto: “Non lo conosco, ma se pure mi fosse stato presentato non abbiamo certo 300.000 euro da spendere per una cosa del genere“.
Abbiamo raccolto, evidentemente, qualche voce un po’ troppo preoccupata oltre ad avere tra le mani un documento molto ben dettagliato. Ne prendiamo atto volentieri, se Zucchini ignora – e non abbiamo motivo di non credergli – e visto che le finanze dipendono da lui, non avremo “ronde” armate.
“In consiglio comunale abbiamo approvato il regolamento per le telecamere, quello sì, ma non c’è altro e far rifunzionare quelle che abbiamo già o installarne delle nuove non costerà più di 20-25.000 euro. Il resto, ripeto, se pure fosse proposto non avrebbe alcuna copertura finanziaria e quindi non si potrebbe fare“.
L’idea piace a un paio di assessori. Se è frutto o meno della commissione sicurezza non è noto. Il sindaco, da quanto si sa, non gradisce. Ma è pronto ad accettare al suo rientro dopo un intervento e la convalescenza programmata, di trovarsi davanti all’atto compiuto. Potrà sempre dire che “non sapeva“. Di certo i consiglieri comunali, anche i più solerti comunicatori, finora ignorano la vicenda o fingono di ignorarla.
E dire che parliamo di un argomento importantissimo e sul quale si vuole costruire un appalto che oscilla fra i 300 e i 350.000 euro annui. Parliamo di sicurezza e del sistema che il Comune sta valutando per affidarsi a un istituto di vigilanza privato. Che farebbe tutto 24 ore su 24, dalla sicurezza all’arginare i fenomeni di bullismo, dal vandalismo alla micro criminalità, dallo spaccio di stupefacenti agli scippi, proponendosi di agire in azioni di contrasto e di prevenzione. Su quest’ultima si può essere anche d’accordo, ma il contrasto non è demandato alle forze dell’ordine?
Invece si legge di “vigilanza armata” e maggiore presenza sulle strade, verifiche nei siti a rischio e nelle scuole, di una pattuglia con regolare porto d’armi h24, di ronde e servizio di telecamere. Queste ultime ci sono, del loro funzionamento o meno si sono perse le tracce. Tra le proposte, invece, si legge di una centrale operativa da attivare e che valuterebbe se e come intervenire. Scusate, ma 112 e 113?
Ora, le difficoltà delle forze dell’ordine sono note, così come la situazione ai minimi termini della sicurezza percepita dai cittadini, ma forse prima di passare a un progetto del genere e a sostenere costi simili è bene intervenire su quello che c’è. Con meno soldi e maggiore integrazione, una diversa organizzazione sul territorio, l’idea che aveva nel suo programma Ivano Bernardone di coinvolgere sì gli istituti di vigilanza privati ma nei compiti che già anno. Della serie se i metronotte X sono nella zona di Lavinio Mare, la polizia può fare un giro a Falasche e i carabinieri in centro.
Altrimenti si può anche immaginare di appaltare la sicurezza, ma fermo restando che la competenza di intervenire è delle forze di polizia. Gli “sceriffi” non servono.
Il questore di Roma Nicolò D’Angelo avrà mille altre cose da pensare, sicuramente, però prima di procedere sarebbe forse il caso di sentire il suo parere.