
La maggioranza ormai allargata ad Anzio, sia pure con distinguo che arrivano da più parti, insieme alla litanìa che “tanto mancano due anni“, non devono essere un alibi per chi vorrà provare a mandare a casa la maggioranza che governa la città da venti anni. Né individuare in Candido De Angelis, unico in grado di ricompattare il centro-destra a brandelli, il nemico assoluto come fu Silvio Berlusconi a livello nazionale, potrà aiutare a portare a casa il risultato.
La sfida è importante, va giocata per una volta provando a vincerla. Non è detto che si riesca per il radicamento che il centro-destra ha dimostrato di avere in questo territorio e non da oggi, ma nemmeno si può immaginare di andare avanti pensando che gli elettori sono tutti “scemi“, “venduti” alle clientele e via discorrendo. Certo, il centro-destra non ha dato grandi prove di sé dal punto di vista amministrativo, ormai sono la Corte dei conti e la Ragioneria generale dello Stato a dircelo, oltre a un bilancio pieno di residui difficilmente riscuotibili e una città invasa dai rifiuti, né prove di solidità assoluta se il sindaco è dovuto andare in Consiglio comunale a dire “basta ai ricatti“. Non è certo un bello spettacolo, poi, quello di andarsi a “contare” nella vicina Nettuno.
Ma detto questo, fatte tutte le critiche del mondo, qual è il modello alternativo che si vuole proporre? Il nome, come detto in passato, si trova pure, ma non sarà quello a dare una sintesi credibile.
Tre anni fa circa, di fronte alla cocente sconfitta del centro-sinistra anziate capace di sbagliare il rigore a porta vuota, proposi dalle colonne del Granchio la riflessione che riporto qui sotto. Chi avrà la bontà di leggerla troverà riferimento a un grafico che non c’è ma segna – in modo netto – i “numeri” citati nelle righe che seguono. Ecco, la sfida è quella di riflettere su un modello alternativo, cominciando anche a rendersi conto che quanti non fecero l’accordo su Mangili (o Conte) nel ’95 e quanti mandarono a casa Mastracci praticamente appena eletto nel ’97, sono ormai un residuato bellico nello schieramento alternativo al centro-destra. Magari proprio da qui si potrebbe ripartire….
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Dal “Granchio”, giugno 2013
Centro-sinistra. Il suicidio (assistito) degli ultimi venti anni
Centro sinistra. Forse no, centro-sinistra. No, no, meglio centrosinistra. Basterebbe questo a capire la confusione che accompagna ad Anzio come in Italia una parte politica che non sa più vincere. Il boom berlusconiano del ’94 vide la vittoria a sorpresa, anche nel nostro territorio, di un perfetto – o quasi – sconosciuto, quarta fila Dc, che battè l’ex e accreditatissimo sindaco nonché ex presidente della Regione sull’intero collegio uninominale e nella “sua” Anzo in particolare. C’era ancora il centro diviso dalla sinistra ma i due schieramenti, insieme per comodità nel grafico che riportiamo, avrebbero fatto ad Anzio il 46,7%. “Forti” di questo dato e incapaci di leggere la realtà che emergeva dal consiglio, alle comunali del ’95 si privilegiò l’alleanza dando spazio alla “società civile” e a Luciano Marigliani preferendolo a un Sergio Mangili o Francesco Conte per i quali il Pds si divise. Vinse Stefano Bertollini ma uniti, quei voti, facevano ancora il 40,8%. Si tornò alle urne per la Camera, nel ’96, c’era l’onda lunga di Prodi, ma il centro-destra qui mieteva successi nonostante il sindaco vacillasse. Vinse Enzo Savarese, An, alla Camera, contro un uomo per tutte le stagioni come Maurizio Fiasco, poi consulente di ogni Regione guidata dal centro-sinistra e scomparso dal territorio. Il ritorno alle urne per il Comune fa capire, finalmente, che occorre andare uniti e nel ’98 Renzo Mastracci al primo turno ottiene il 45,4% poi batte Stefano Bertollini al ballottaggio. L’inizio della fine: nemmeno due settimane dopo gli alleati dei Popolari – segretario Antonio Cappuccia, ancora oggi in pista per presentare la lista del Pd – posero veti sugli assessorati e gli scavarono intorno la fossa. Il sindaco cominciò a “incartarsi” al suo interno, presentò e sfasciò a tempo di record “la migliore giunta degli ultimi cinquanta anni”, per cercare di accontentare tutti non lo fece con nessuno. Un anno e mezzo dopo di nuovo alle urne, centro-sinistra diviso tra la società civile e un “ulivista” come Giovanni Garzia e Maria Vittoria Frittelloni, centro-destra unito con Candido De Angelis. Vinse quest’ultimo, fine dei giochi. Eppure, se unito, il centro- sinistra avrebbe avuto ancora il 45,1%. Invece Garzia – l’ha detto in questi giorni – dopo il voto viene “tradito” dai partiti dei quali neanche farà il portavoce. Alla faccia dell’unità. Si vota per la Regione nel 2000, a Badaloni che diventerà presidente vanno il 39,9% dei consensi. C’è uno “zoccolo duro”, evidentemente, ma si abbandona un anno dopo. Il collegio è “perso”, così contro un big del calibro di Pier Ferdinando Casini il centro-sinistra piazza l’ex sindaco An di Pomezia Angelo Capriotti. Si dà la sensazione di avere abbandonato a se stesso il territorio, nemmeno si prova a giocare la partita. Perché non un altro “big” a rischiare la faccia e a difendere quei voti? Mistero e 38,4%. Intanto l’Ulivo fa fatica a mettere insieme le componenti, ognuno si porta dietro il partito di origine. Elezioni comunali del 2003, De Angelis è all’apice, ha governato bene, il centro-sinistra gioca la sua carta migliore nel momento peggiore: Aurelio Lo Fazio per “tirare” la sua corsa in Provincia è in campo anche come candidato sindaco: cinque liste non bastano ad andare oltre il 30%. Alle regionali 2005 sembra riemergere quello “zoccolo” e i voti per Piero Marrazzo arrivano al 41,6%. Nel 2006 per la Camera entra in vigore il “Porcellum”, Prodi è il candidato premier dell’Unione che si sfascerà di lì a poco, mette insieme Ds, Margherita e qualche altro gruppo sparuto per risalire al 42,6% ad Anzio. Le facce del centro-sinistra anziate sono sempre quelle. De Angelis finisce la sua corsa, si vota nel 2008, insieme alle politiche nelle quali c’è la novità del Pd. Al Comune con le primarie viene scelto Paride Tulli ma la coalizione non va oltre il 30% ed è un miracolo con appena due liste. Alla Camera stesso risultato, leggermente aumentato se si considera l’Idv di Di Pietro si arriva fino al 33,3%. Ancora Regione, 2010, nonostante lo scandalo Marrazzo per Emma Bonino arriva il 38,9% dei consensi. Alle ultime regionali il dato è sostanzialmente confermato, mentre alla Camera l’effetto Grillo fa crollare il Pd e la coalizione Bersani al 23,3%. Ci sono già state le primarie, il candidato è Ivano Bernardone, ma nemmeno il centro-destra spaccato serve perché si va ancora divisi, il Pd con le sue “sensibilità” che non sono altro che i partiti di provenienza e il vecchio che evidentemente dimostra di essere, Pollastrini per conto suo. Garzia – che mette insieme esperienze diverse – non va considerato o forse solo a metà. Il 21,8% di Bernardone dice più di ogni altra cosa, se lo uniamo a Pollastrini fa 27,1%. Sarà solo colpa degli “elettori che non capiscono” o è questo centro-sinistra che ha trascorso vent’anni a suicidarsi che dovrebbe cominciare a porsi qualche domanda? Già, ma centro sinistra con o senza trattino? Unito o non? Intanto la città la governano altri e si fa fatica a vedere un modello alternativo, una realtà con la quale prima o poi si dovranno fare i conti.