Quello che il direttore Giulio Anselmi afferma sulla situazione dei giornali (e dei giornalisti) in Italia è assolutamente condivisibile.
Lo è a tal punto che l’impegno di chi fa questo straordinario lavoro – e viene giustamente criticato – deve essere sempre più quello di riscoprirne la “missione“. Basta con i copia e incolla, l’attesa spasmodica di agenzie che confermano ciò che è noto e verificato, con la corsa ad aggraziarsi i potenti di turno.
Più attenzione agli approfondimenti, ai documenti, al “data journalism” e meno al gossip, a “che succede se...” , al “meglio evitare“. Non è semplice, per niente, ma dobbiamo tornare – sia carta o web, tv, radio o sempre più multimedia – a essere credibili. Con i lettori, anzitutto, e di conseguenza con gli editori. Solo così avremo ancora una speranza.