Prima di leggere il testo originario è bene precisare che Luigi D’Arpino ha confermato le sue dimissioni nel corso del consiglio d’amministrazione odierno. Riunione durante la quale ha rinunciato, insieme all’amministratore delegato, agli emolumenti e consentito al bilancio 2014 di chiudere in pareggio. D’Arpino resterà al suo posto per l’ordinaria amministrazione. Sempre oggi sono stati firmati i contratti con i cantieri e gli altri componenti del Consorzio nautico. Rispetto alla posizione di Pusceddu va invece precisato che è la legge di stabilità (190 del 2014, articolo 1, comma 611 e 12) a indicare la dismissione delle quote pubbliche e che esiste, in tal senso, un parere espresso dal dirigente, il quale avverte anche della necessità di inserire nel bilancio del Comune un fondo rischi per la Capo d’Anzio. A seguire, il testo inserito poco prima delle 14 odierne.

Gli ormeggiatori hanno vinto il loro ricorso, ne va preso atto e va eseguita la sentenza. Funziona così, le sentenze si rispettano. Vedremo se Comune, Regione e Capo d’Anzio andranno o meno al Consiglio di Stato ma nel frattempo gli ormeggiatori hanno avuto la sospensiva e potranno continuare nella loro attività, fatturando cifre pari a quelle di un settimanale locale, e garantendo i posti di lavoro che (dicono) se fossero stati assunti dalla Capo d’Anzio erano a rischio o addirittura con condizioni inaccettabili. Il problema non è questo, però, da qui possiamo solo prendere spunto per dire basta al gioco delle parti fatto alla faccia dei cittadini. Chi scrive ha creduto al porto, sostenuto il progetto, chiesto scusa. Ma certe cose sono incomprensibili. Vediamole, allora, queste parti.
Il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini: rappresenta la città ovvero il 61% di quote pubbliche nella Capo d’Anzio e ai cittadini non ha mai fornito spiegazioni. Nelle assemblee dei soci ha dato mandato di procedere con il piano finanziario che prevedeva l’inversione del crono-programma dei lavori e l’avvio “in economia” della gestione del porto, aspettando tempi migliori per il raddoppio. E’ nei verbali, non c’è tema di smentita, e il piano finanziario è di dicembre 2013. In Consiglio comunale – da settembre 2014 – ha detto l’esatto contrario e annunciato un bando che a oggi, ufficialmente, ancora non c’è. Non solo, ha ammesso di non aver mandato via il socio privato Marinedi, leggi Renato Marconi, perché “serviva” ad arrivare fino qui, ma che lo avrebbe fatto presto. Da dicembre 2012, invece, ha un parere che indicava una strada per riprendere quelle quote, con una causa da fare e un eventuale arbitrato, ma sembra che non lo abbia mai visto o comunque non ne ha tenuto conto. Nel frattempo, sempre in assemblea, ha partecipato alla modifica dello statuto per la quale si decide al 70%, dando di fatto il potere di veto al socio privato. A pensar male, si dice, si fa peccato ma spesso ci si indovina. E’ lo stesso sindaco che si fece prendere in giro sul rinvio di una conferenza dei servizi per poi sentirsi dire dalla Regione (gestione Marrazzo/Montino) che il parere sarebbe stato negativo lo stesso. E chi ci dice che in cambio del sostegno elettorale avuto da una parte del Pd al ballottaggio, guarda caso proprio quella vicina a Marconi capitanata da un ex sindaco, deputato e senatore, Bruschini non abbia detto “ma sì, va bene, teniamocelo l’ingegnere e poi vediamo“? Guarda caso quella che voleva si facesse solo il porto interno? Oggi, invece, rilancia su quote e bando, sapendo nel primo caso che è difficile riprendersele e che costerebbe un occhio della testa tutto ciò che Marconi ha fatto, nel secondo che con un ricorso pendente il bando non si può fare. Chi parteciperebbe?
Il presidente, Luigi D’Arpino: si è dimesso, anzi no. Dicono ci abbia ripensato. Se si è dimesso lo ha solo annunciato alla stampa, quindi è tornato sui propri passi… Se voleva doveva andarsene a settembre 2014, quando il sindaco ha sconfessato se stesso e il mandato che aveva dato al consiglio d’amministrazione. E’ lì per scelta politica, è noto, ma operativamente? Di certo con il piano finanziario e l’inversione del crono-programma aveva il dovere di parlare con chi aveva sottoscritto gli accordi per lasciare le concessioni e spiegare che era cambiato qualcosa. L’ha fatto? O davvero si è presentato in motorino dagli ormeggiatori a dire che sarebbero dovuti andar via perché non avevano partecipato al bando? Una cosa gli va riconosciuta: ha sempre detto che c’è chi il porto non lo vuole. Si dimettesse davvero e dicesse chi.
Il dirigente, Franco Pusceddu: valgono buona parte delle considerazioni di D’Arpino, ha portato avanti – da consigliere d’amministrazione inserito lì per legge – le indicazioni dell’assemblea dei soci. Oggi facesse una cortesia: ha o meno il parere della Corte dei Conti che dice che dobbiamo vendere le quote? Ha mai scritto lui in tal senso? O questa corrispondenza è un altro dei misteri del nostro Comune, come il famoso parere sull’incompatibilità di Placidi che dice di non aver mai visto? Vendere le quote significa dire che Marconi ha un diritto di prelazione, quindi che il porto va nelle mani dell’ingegnere.
L’ex sindaco, Candido De Angelis: ha fatto del porto il suo cavallo di battaglia, l’ha lasciato praticamente agli ultimi passaggi, ma si è visto sfuggire di mano tutto, preso più da fare la “guerra” – anche giustamente – a Bruschini e a come stava amministrando la città, all’ex alleato D’Arpino, che dall’arrivare all’obiettivo comune. Una cosa gli va riconosciuta: chi lo criticava per il suo fare dirigista e per la scarsa diplomazia, ha ottenuto con la mediazione meno di quanto ha avuto De Angelis urlando.Oggi proporre come ha fatto lui di deliberare per il tutto pubblico può andare, peccato si rischi di arrivare tardi, anche per convenzione e patti parasociali nei quali – con Marconi allora a Italia Navigando, guarda un po’…. – ci si prometteva reciproco comportamento da gentiluomini. Troppo tardi.
La Regione Lazio: difendersi da un ricorso del genere senza andare al Tar e dopo aver detto, sostanzialmente, che gli ormeggiatori hanno ragione è consegnare la vittoria all’avversario. Questo comportamento è singolare, a dir poco. Siccome siamo stati abituati a pareri “a soggetto” su sollecitazioni della politica, affinché per Anzio sorgessero degli ostacoli, non vorremmo che la prassi si sia ripetuta. Complice il Comune, purtroppo, che non ha mai dato corso ad azioni di responsabilità civile nei confronti di chi ha fornito negli anni indicazioni rivelatesi errate rispetto alle procedure. Oggi, magari, l’avvocatura sarebbe stata più accorta o quanto meno si sarebbe presentata. Resta il dato politico: Zingaretti o chi per lui sapeva? E come si mette con un’opera che se parte rilancia anche l’offerta regionale e che, invece, resta bloccata?
Renato Marconi: l’ingegnere che ha inventato Italia Navigando, amico della politica a tutti i livelli, capace di aprire un contenzioso milionario con la stessa Italia Navigando e di prendersi in cambio dieci porti, Anzio compreso, è in finestra da tempo per prendersi tutto. Lo si è sostenuto qui in tempi non sospetti. Se un giorno dovesse andar via non lo farebbe certo a livello di valore nominale, no…. Marconi è lo stesso che ha fatto ottenere in pochi mesi l’inversione del crono programma in Regione, con Zingaretti presidente e quindi con una amministrazione “nemica” a quella di Anzio, quando il Comune ci ha messo un anno dall’accordo di programma alla concessione ed era presidente Renata Polverini dello stesso schieramento di chi governa la città. E possibile che con l’avvocatura regionale non sia stato in grado di concordare una difesa? Sarà… Di certo se il Comune dovesse dismettere la sua partecipazione sarà pronto a entrare in partita. Per adesso resta in finestra, tanto in questo gioco delle parti c’è l’impressione che più di qualcuno abbia fatto il tifo per lui.
Alla faccia dei cittadini.