Rifiuti, intanto noi paghiamo. Con quale criterio?

tari2015

Chi l’ha detto che il cassetto tributario del Comune non funziona? Sembra finalmente operativo a pieno regime, tanto che  arriva la comunicazione via mail che l’acconto Tari 2015 è on line e si può pagare entro il 30 aprile. Un po’ di 3.0, su, riconosciamolo e per una volta facciamo i complimenti… Pensate, c’è addirittura il modello F24 precompilato che un cittadino voleva, invano, anche per la Tasi.

Tutto bene, allora? Quasi… Perché gli avvisi che la Mercurio service – sempre la stessa – doveva spedire in formato Pdf lo scorso anno non sono mai arrivati e speriamo che neanche siano stati liquidati. Ma soprattutto sulla base di cosa paghiamo? Qual è il criterio? Nessuno sente il bisogno di comunicarcelo ufficialmente?

Assessore Placidi, con la gara dei rifiuti che sta causando più di qualche tensione in Comune, con quali criteri pagheremo? Assessore Zucchini, certamente oberato dagli impegni legati al fatto di essere sindaco facente funzioni, è un acconto pari a quanto? Così, pressapoco…

Almeno nel 2014 ci dissero che si pagava la metà del 90% rispetto all’anno precedente, in attesa di arrotondamento. Ora, facendo i conti da soli, siamo a circa il 50% di quanto pagato lo scorso anno. Del piano finanziario 2015, evidentemente, non c’è traccia, mentre prosegue il “balletto” sull’assegnazione e continuiamo a pagare, come avviene da mesi, prezzi esorbitanti in proroga. E c’è la necessità di fare cassa, perché altrimenti il Comune non paga la raccolta e lo smaltimento.

Tanto paghiamo, il criterio si vedrà. Tanto siamo sempre meno cittadini a pagare, perché il recupero degli inesigibili resta una pia intenzione (saremmo felici di essere smentiti) e dovremo farlo anche per gli altri. All’amministrazione interessa altro, evidentemente, altro che i criteri….

Le gare, il Pd, i chiarimenti. Meglio tardi che mai

mingiacchi

Apprendiamo dalla pagina facebook del capogruppo Pd Andrea Mingiacchi che è stato chiesto – a gara assegnata e con un servizio che partirà nei prossimi giorni – di verificare la “regolarità della nomina della commissione giudicatrice” dell’appalto del servizio di igiene urbana. Meglio tardi che mai, anche se è giusto togliersi ogni dubbio, visto quanto accaduto con la vicenda delle mense e il parere dell’Autorità nazionale anti corruzione (Anac) sul quale le scuole di pensiero, chiamiamole così, in Comune sono diverse.

Quando Marco Maranesi, Valentina Salsedo e Luciano Bruschini (il consigliere) avanzarono perplessità sulla composizione della commissione per le mense, rivolgendosi al segretario Pompeo Savarino, l’opposizione tutta perse l’occasione per chiedere subito conto delle presunte anomalie. Ci fu un consiglio comunale pochi giorni dopo, ma nessuno fiatò. Il solo Bernardone, alla riunione successiva, chiese inutilmente “lumi“. Nel frattempo Maranesi è rimasto solo, ma questo conta meno.

Ora che c’è il parere dell’Anac, secondo la quale la commissione è “illegittima”,  e sembra che il Pd rilanci sull’altra commissione. A dire il vero è stato chiesto un Consiglio comunale su entrambe le gare e sarà bene venga fatta chiarezza. Non decide l’assise civica, sia chiaro, ma almeno sapere quello che è successo e come si procede… Vero presidente Borrelli?

Per le mense, banalizzando, è come se siano scese in campo per la partita di calcio le squadre X e Y, ma la terna arbitrale designata per l’incontro non poteva essere quella. Ha diretto bene la gara, però, la partita è stata  vinta da X sia pure con qualche contestazione di Y che poi ha ritirato il suo ricorso alla giustizia sportiva – facendo subito dire a chi seguiva la vicenda che le procedure dell’arbitro e dei suoi collaboratori erano corrette – poi però si è scoperto che quella terna lì non poteva stare… Si rigioca? E’ un rebus… Si revoca la gara? Sì, no, forse. Intanto nessuno fa pagare i cittadini perché il settore pubblica istruzione è senza guida, la funzionaria che era stata messa a controllare le mense ha scritto che i dati sono “spariti“, e nessuno paga la ditta vincitrice che fornisce il servizio ed è ancora senza contratto. Benvenuti ad Anzio…

Per i rifiuti, invece, assessore e due componenti della commissione hanno spiegato che le procedure sono state regolari e che la revoca, poi trasformata in aggiudicazione alla seconda arrivata con strascico di ricorsi e contro-ricorsi, era legata alle comunicazioni arrivate dalla Prefettura sull’antimafia. Anche qui, nessuno prima si è preoccupato in consiglio comunale di chiedere lumi, almeno sulla durata di quella gara….

Oggi è giusto sapere, ci mancherebbe, e fa bene il Pd a chiedere. Il principio è condivisibile: spacchiamo il capello a una gara da 8 milioni e non diciamo nulla su quella da 35? Magari ci si doveva muovere prima, comunque meglio tardi che mai.

Porto, il gioco delle parti alla faccia dei cittadini

Prima di leggere il testo originario è bene precisare che Luigi D’Arpino ha confermato le sue dimissioni nel corso del consiglio d’amministrazione odierno. Riunione durante la quale ha rinunciato, insieme all’amministratore delegato, agli emolumenti e consentito al bilancio 2014 di chiudere in pareggio. D’Arpino resterà al suo posto per l’ordinaria amministrazione. Sempre oggi sono stati firmati i contratti con i cantieri e gli altri componenti del Consorzio nautico. Rispetto alla posizione di Pusceddu va invece precisato che è la legge di stabilità (190 del 2014, articolo 1, comma 611 e 12) a indicare la dismissione delle quote pubbliche e che esiste, in tal senso, un parere espresso dal dirigente, il quale avverte anche della necessità di inserire nel bilancio del Comune un fondo rischi per la Capo d’Anzio. A seguire, il testo inserito poco prima delle 14 odierne.

porto_anzio

Gli ormeggiatori hanno vinto il loro ricorso, ne va preso atto e va eseguita la sentenza. Funziona così, le sentenze si rispettano. Vedremo se Comune, Regione e Capo d’Anzio andranno o meno al Consiglio di Stato ma nel frattempo gli ormeggiatori hanno avuto la sospensiva e potranno continuare nella loro attività, fatturando cifre pari a quelle di un settimanale locale, e garantendo i posti di lavoro che  (dicono) se fossero stati assunti dalla Capo d’Anzio erano a rischio o addirittura con condizioni inaccettabili. Il problema non è questo, però, da qui possiamo solo prendere spunto per dire basta al gioco delle parti fatto alla faccia dei cittadini. Chi scrive ha creduto al porto, sostenuto il progetto, chiesto scusa. Ma certe cose sono incomprensibili. Vediamole, allora, queste parti.

Il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini: rappresenta la città ovvero il 61% di quote pubbliche nella Capo d’Anzio e ai cittadini non ha mai fornito spiegazioni. Nelle assemblee dei soci ha dato mandato di procedere con il piano finanziario che prevedeva l’inversione del crono-programma dei lavori e l’avvio “in economia” della gestione del porto, aspettando tempi migliori per il raddoppio. E’ nei verbali, non c’è tema di smentita, e il piano finanziario è di dicembre 2013. In Consiglio comunale  – da settembre 2014 – ha detto l’esatto contrario e annunciato un bando che a oggi, ufficialmente, ancora non c’è. Non solo, ha ammesso di non aver mandato via il socio privato Marinedi, leggi Renato Marconi, perché “serviva” ad arrivare fino qui, ma che lo avrebbe fatto presto. Da dicembre 2012, invece, ha un parere che indicava una strada per riprendere quelle quote, con una causa da fare e un eventuale arbitrato, ma sembra che non lo abbia mai visto o comunque non ne ha tenuto conto. Nel frattempo, sempre in assemblea, ha partecipato alla modifica dello statuto per la quale si decide al 70%, dando di fatto il potere di veto al socio privato. A pensar male, si dice, si fa peccato ma spesso ci si indovina. E’ lo stesso sindaco che si fece prendere in giro sul rinvio di una conferenza dei servizi per poi sentirsi dire dalla Regione (gestione Marrazzo/Montino) che il parere sarebbe stato negativo lo stesso. E chi ci dice che in cambio del sostegno elettorale avuto da una parte del Pd al ballottaggio, guarda caso proprio quella vicina a Marconi capitanata da un ex sindaco, deputato e senatore, Bruschini non abbia detto “ma sì, va bene, teniamocelo l’ingegnere e poi vediamo“? Guarda caso quella che voleva si facesse solo il porto interno? Oggi, invece, rilancia su quote e bando, sapendo nel primo caso che è difficile riprendersele e che costerebbe un occhio della testa tutto ciò che Marconi ha fatto, nel secondo che con un ricorso pendente il bando non si può fare. Chi parteciperebbe?

Il presidente, Luigi D’Arpino: si è dimesso, anzi no. Dicono ci abbia ripensato. Se si è dimesso lo ha solo annunciato alla stampa, quindi è tornato sui propri passi… Se voleva doveva andarsene a settembre 2014, quando il sindaco ha sconfessato se stesso e il mandato che aveva dato al consiglio d’amministrazione. E’ lì per scelta politica, è noto, ma operativamente? Di certo con il piano finanziario e l’inversione del crono-programma aveva il dovere di parlare con chi aveva sottoscritto gli accordi per lasciare le concessioni e spiegare che era cambiato qualcosa. L’ha fatto? O davvero si è presentato in motorino dagli ormeggiatori a dire che sarebbero dovuti andar via perché non avevano partecipato al bando? Una cosa gli va riconosciuta: ha sempre detto che c’è chi il porto non lo vuole. Si dimettesse davvero e dicesse chi.

Il dirigente, Franco Pusceddu: valgono buona parte delle considerazioni di D’Arpino, ha portato avanti – da consigliere d’amministrazione inserito lì per legge – le indicazioni dell’assemblea dei soci. Oggi facesse una cortesia: ha o meno il parere della Corte dei Conti che dice che dobbiamo vendere le quote? Ha mai scritto lui in tal senso? O questa corrispondenza è un altro dei misteri del nostro Comune, come il famoso parere sull’incompatibilità di Placidi che dice di non aver mai visto? Vendere le quote significa dire che Marconi ha un diritto di prelazione, quindi che il porto va nelle mani dell’ingegnere.

L’ex sindaco, Candido De Angelis: ha fatto del porto il suo cavallo di battaglia, l’ha lasciato praticamente agli ultimi passaggi, ma si è visto sfuggire di mano tutto, preso più da fare la “guerra” – anche giustamente – a Bruschini e a come stava amministrando la città, all’ex alleato D’Arpino, che dall’arrivare all’obiettivo comune. Una cosa gli va riconosciuta: chi lo criticava per il suo fare dirigista e per la scarsa diplomazia, ha ottenuto con la mediazione meno di quanto ha avuto De Angelis urlando.Oggi proporre come ha fatto lui di deliberare per il tutto pubblico può andare, peccato si rischi di arrivare tardi, anche per convenzione e patti parasociali nei quali – con Marconi allora a Italia Navigando, guarda un po’…. – ci si prometteva reciproco comportamento da gentiluomini. Troppo tardi.

La Regione Lazio: difendersi da un ricorso del genere senza andare al Tar e dopo aver detto, sostanzialmente, che gli ormeggiatori hanno ragione è consegnare la vittoria all’avversario. Questo comportamento è singolare, a dir poco. Siccome siamo stati abituati a pareri “a soggetto” su sollecitazioni della politica, affinché per Anzio sorgessero degli ostacoli, non vorremmo che la prassi si sia ripetuta. Complice il Comune, purtroppo, che non ha mai dato corso ad azioni di responsabilità civile nei confronti di chi ha fornito negli anni indicazioni rivelatesi errate rispetto alle procedure. Oggi, magari, l’avvocatura sarebbe stata più accorta o quanto meno si sarebbe presentata. Resta il dato politico: Zingaretti o chi per lui sapeva? E come si mette con un’opera che se parte rilancia anche l’offerta regionale e che, invece, resta bloccata?

Renato Marconi: l’ingegnere che ha inventato Italia Navigando, amico della politica a tutti i livelli, capace di aprire un contenzioso milionario con la stessa Italia Navigando e di prendersi in cambio dieci porti, Anzio compreso, è in finestra da tempo per prendersi tutto. Lo si è sostenuto qui in tempi non sospetti. Se un giorno dovesse andar via non lo farebbe certo a livello di valore nominale, no…. Marconi è lo stesso che ha fatto ottenere in pochi mesi l’inversione del crono programma in Regione, con Zingaretti presidente e quindi con una amministrazione “nemica” a quella di Anzio, quando il Comune ci ha messo un anno dall’accordo di programma alla concessione ed era presidente Renata Polverini dello stesso schieramento di chi governa la città. E possibile che con l’avvocatura regionale non sia stato in grado di concordare una difesa? Sarà… Di certo se il Comune dovesse dismettere la sua partecipazione sarà pronto a entrare in partita. Per adesso resta in finestra, tanto in questo gioco delle parti c’è l’impressione che più di qualcuno abbia fatto il tifo per lui.

Alla faccia dei cittadini.

Gare, è bene che la politica si faccia da parte

La Prefettura di Roma

La Prefettura di Roma

Sulla decisione di Walter Dell’Accio di assegnare alla seconda arrivata la gara per i rifiuti ho già avuto modo di esprimermi: ha fatto bene. Anzi, se aveva commesso “errori” prima era forse nell’aver allungato un po’ troppo i tempi. Il ruolo di un dirigente è quello di far rispettare le norme. Ascoltare anche la politica, ci mancherebbe, ma fermarsi nei limiti di legge. Sulla gara per i rifiuti non aveva alternative e non può certo essere un Comune a dire “ora aspetto il Tar” e poi vediamo. No, non si può, in particolare quando si parla di infiltrazioni della criminalità. E quando lo scrive la Prefettura.

Se c’è qualcuno che immagina una cosa del genere se la tolga dalla testa. Peggio, se qualcuno l’ha proposta a Dell’Accio il dirigente ha fatto bene a non seguire il consiglio. E se ci saranno pressioni farà bene – come fu per l’aggressione ai tempi del passaggio da Giva a Parco di Veio, mesi fa – a rivolgersi alle autorità competenti. Questo Comune ha tanto bisogno di rispetto delle regole e lui, come gli altri dirigenti, stanno lì per questo. Ascoltare la politica, per carità, ma mai piegarsi. Sarebbe l’inizio della fine. Nel caso dei rifiuti, come su quello dell’interim per altri settori. Anche qui, il pensiero è noto e per banalizzare ripetiamo che un infermiere pur con tutte le capacità che ha non può dirigere un reparto di medicina. Nemmeno in cambio di soldi. Né farsi schiacciare dalla politica: il vice sindaco sta cercando di tornare sui passi di una pianta organica cervellotica ovvero di dare l’interim ad altri perché ha capito che così non sta in piedi, il sindaco sembra di tutt’altro parere. In mezzo c’è il segretario che pure qualcosa dovrebbe dirla ufficialmente su un incarico che così com’è stato immaginato non si può dare.

E dovrebbe dirla anche sulla vicenda mense, agire se necessario. E’ vincolante o meno il parere dell’Anac? La politica eviti di giocare, di fare a chi è per seguire il parere e chi dice che è carta straccia. Si faccia da parte, chi deve si assuma le responsabilità. Non si può chiedere a Dell’Accio di farlo…

ps ma sulle notizie con immagini che arrivano dal mercato nel quale la differenziata non si fa, l’assessore Placidi ha nulla da dire?

Il caos delle gare, quello della politica. Suvvia, presidente…

Il segretario e Borrelli prima dell'appello contestato

Borrelli (a destra) e il segretario

Non c’è pace per le gare. Il dirigente del settore ambiente, Walter Dell’Accio, decide di non guardare in faccia nessuno e assegna la gara per la gestione dei rifiuti alla seconda arrivata. Se l’Ecocar e i suoi affini non hanno la certificazione antimafia in regola e risultano, secondo la nota della Prefettura indicata in determina, “tentativi di infiltrazione mafiosa da parte della criminalità organizzata” , il servizio passa alla seconda arrivata: la Camassa ambiente.

Si racconta che in Comune sia successo un putiferio, certo è che Dell’Accio oltre non sarebbe potuto andare. Il servizio è in proroga da due anni e spendiamo una fortuna, la gara è stata bandita a gennaio del 2014, le offerte sono arrivate a maggio, la commissione costituita a giugno, l’assegnazione era del 4 dicembre, francamente arrivare al quarto mese di incertezza dopo l’aggiudicazione non era possibile. Della vicenda dell’interdittiva antimafia si sapeva da luglio, a buste praticamente appena aperte. Da allora, fra ricorsi dell’azienda e rinvii del Tar, voci che non trovano conferme ufficiali, la gara ha in qualche modo “rallentato”. Non sappiamo se dal Comune abbiano chiesto o meno informazioni sul da farsi, di certo il 4 dicembre la seconda arrivata ha fatto scrivere a verbale che chiedeva l’esclusione dell’Ecocar-Gesam “perché la mandataria è stata attinta da provvedimento interdittivo antimafia” e ciò “inibisce a contrarre con la pubblica amministrazione”. Di contro la potenziale aggiudicataria ha fatto mettere a verbale che per ogni appalto “sia necessario, singolo e distinto sub procedimento di informazione”. Il ricorso al Tar era ancora pendente, per chiedere di revocare l’interdittiva. L’8 gennaio una nuova riunione della commissione per chiedere chiarimenti all’Ecocar-Gesam “poiché l’offerta economica ha raggiunto un punteggio superiore ai 4/5 del massimo previsto”, circostanza che l’azienda era chiamata a spiegare. Cosa che ha fatto e che la commissione ha valutato – sempre in pendenza di ricorso – il 13 gennaio, ritenendo “non necessaria la convocazione dell’impresa in contraddittorio, ritenendo gli elementi forniti esaustivi”. L’interdittiva, però, restava… e non si poteva andare avanti troppo a lungo. Anche perché la nota arrivata dalla Prefettura e un parere legale – entrambi citati nella determina di revoca – davano poco spazio al dirigente. Che alla fine ha proceduto. E ha fatto bene, la corda non si poteva tirare oltre.

MENSE

Sempre lui, che è stato nominato a “interim” per l’intera area amministrativa anche se non potrebbe ricoprire quel ruolo, si trova al centro di un’altra vicenda. Quella delle mense. Il famigerato parere dell’Anac parla di “procedimento illegittimo” rispetto alla costituzione della commissione e su questo si è scatenato il mondo. Che fare? E’ vincolante o, come dice una parte della struttura, è praticamente carta straccia? Intanto Dell’Accio pare non possa revocare un bel niente, pur volendo, perché non avrebbe accettato formalmente l’interim e perché se fosse illegittimo in quel ruolo sarebbe, di conseguenza, irregolare anche la revoca. Bel caos, vero? Ma i politici che l’hanno creato sembrano sguazzarci. Senza preoccuparsi, magari, che ai bollettini delle mense nessuno pensa, tra un sistema inaccessibile e personale che non c’è più.

Sostanzialmente l’ingegnere non se la sente affatto – e ha ragione – di essere la nuova vittima sacrificale sull’altare degli interessi della politica dopo Angela Santaniello. Per le “cooperative di Italo” ha pagato fin troppo e sta ancora pagando.

Non si può sempre dire, però,  che la Corte dei conti ce l’ha con noi, l’Anac non capisce, i rilievi del Ministero sono stupidaggini…

Soprattutto si decida prima se Dell’Accio può stare o meno in quel posto, altrimenti si nomini a interim chi ha i titoli. Non ci vuole andare? Prego, si accomodi, quella è la porta… No, gli equilibri sono altri e quelli precari tra politica e dirigenza guai a toccarli. E comunque a mali estremi, estremi rimedi: revocasse l’atto il segretario, se proprio si deve, Pompeo Savarino trovi un modo insomma se quel parere è così pesante come sembra alla lettura di un profano.

La vicenda, poi, ha del paradossale per quanto riguarda proprio la politica. Quando la dirigente non forniva gli atti, risulta che il sindaco abbia detto al segretario di rivolgersi all’Anac. Autorità che a lui ha risposto ma alla Santaniello no, così va l’Italia, ma ora che il parere c’è è bene almeno discuterne. Invece sembra un tabù. Perché? Non solo, il consiglio comunale – è vero riferendosi alla relazione della nutrizionista – ha dato mandato al sindaco e all’amministrazione “affinché si incarichi il Segretario Generale per accertare se esitano o meno gravi inadempienze (…) e a riferire al Consiglio Comunale”. Il presidente a vita Sergio Borrelli ha rispedito, invece, il parere al segretario: non è materia di Consiglio. Ha ragione, formalmente gli eletti non devono confermare o revocare nulla. Ma sapere quello che è successo sì. Suvvia, presidente…

Porto addio, che peccato averci creduto

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Va dato atto a Luigi D’Arpino di aver sempre sostenuto che il porto, in realtà, non lo voleva nessuno. Oggi che si dimette e che la fine della Capo d’Anzio e dell’intero progetto sembrano dietro l’angolo, è giusto almeno dargli l’onore delle armi.

Sapremo nelle prossime ore come andrà il ricorso degli ormeggiatori, al quale si è aggiunto quello del Circolo della Vela. Altri ne arriveranno, forse, altri hanno già ottenuto di rivedere i canoni da pagare, altri continueranno a fare affari fuorilegge e impuniti. Solo il Comune non ha mai fatto ricorsi: contro i pareri a soggetto o per riprendersi le quote, come suggeriva un parere pagato con i soldi dei cittadini.

Siamo una città fatta così, gli interessi di pochi prevalgono su quelli della comunità. All’indomani della gara deserta chiesi pubblicamente scusa, dalle colonne del Granchio, per aver fortemente sostenuto la  necessità di un nuovo porto, quel progetto per l’iter che aveva seguito, il diritto di Anzio a essere trattata come Formia e Fiumicino. Oggi dico che è un peccato aver speso tempo ed energie, perché ci meritiamo il porto che abbiamo, con servizi scadenti e senza sicurezza, ampiamente fuorilegge.

E magari ci sarà  un privato a gestirlo, se è vero com’è vero che il dirigente dell’area finanziaria del Comune ha scritto a tutti dicendo che le quote pubbliche vanno cedute in base all’ultima legge di stabilità. Si sapeva anche questo e la dietrologia mi piace poco, anzi pazienza se qualcuno mirava a tanto e ci è riuscito. Magari gli ormeggiatori troveranno il modo di accordarsi, i cantieri e i circoli pure, ma sì…

Una sola cosa, al posto di D’Arpino che dice che solo il sindaco gli è stato a fianco c’era da andarsene prima. Quando lo stesso sindaco, che in  assemblea dei soci dava il via libera all’inversione del crono programma e al piano finanziario rivisto, in consiglio comunale si rimangiava tutto.

Addio porto, è stato un peccato. Davvero.

Assessore, le buche! Se serve usiamo il metodo Falasche

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Piove, governo ladro… Già, aumentavano i raccolti e di conseguenza il grano da consegnare al padrone di turno… Qui piove e le buche aumentano, a dismisura, è difficile star dietro a tutto ma ignoriamo l’esistenza o meno di una squadra di emergenza o di un minimo di programmazione degli interventi. La politica è impegnata a fare altro, di solito.

Buche ovunque, lo sa bene l’assessore Alberto Alessandroni, ma qui si vuole segnalare un caso emblematico. Per tutti.

Parliamo di via Ambrosini, la strada che conduce a due scuole, l’assessore la percorre di solito in macchina ed entra magari anche a Villa Sarsina con l’auto, ma faccia due passi quando piove, per favore. Provi a fare la stessa strada che centinaia di bambini percorrono cercando di schivare buche e pozzanghere. Pensi che sono costretti a passare lì, perché ci sono i “salva pedoni” e altrimenti rischierebbero di finire sotto a qualche auto di zelanti genitori che se non portano i figli a scuola in macchina stanno male.

Provi assessore, davvero, ci sono passaggi nei quali dovrà per forza finire con i piedi nell’acqua. Speriamo arrivi presto la buona stagione, speriamo si trovi il tempo di programmare interventi per via Ambrosini e tutte le altre emergenze – basta girare un po’ sui siti di informazione o i social network per rendersene conto, lo farà di certo anche l’assessore Alessandroni eletto con chi sosteneva il 3.0 – altrimenti usiamo pure il metodo Falasche.  Duole dirlo, ma se serve…. Sì, quello per cui i preventivi arrivano prima della richiesta di intervento della società. Conta poco che sia quella di riferimento di Alessandroni, davvero. A noi interessa che si riparino le buche e soprattutto che i bambini non debbano più finire nelle pozzanghere

Nettuno, il parco che non c’è. Ricevo e pubblico

Lettera aperta ai Cittadini nettunesi,  da un Consigliere dell’area metropolitana di Roma, M5S, Emanuele Dessì

 Cari cittadini nettunesi, da poco è stata costituita Roma – Città Metropolitana, i cui consiglieri hanno la responsabilità politica di tutta la provincia romana. Per questo motivo ho iniziato a fare il giro di tutti i comuni. Qualche giorno fa ho avuto modo di vedere le dimissioni del vostro attuale sindaco, Alessio Chiavetta e ho cominciato ad approfondire notizie sul territorio. Ho visto anche che nel 2005 il Comune di Nettuno è stato sciolto per MAFIA, e così ho deciso di partire cominciando a scavare un po’ più da lontano, anche per avere un quadro più chiaro della politica nettunese nel suo complesso. Questa mia lettera aperta è solo la prima di una lunga serie di lettere nelle quali cercherò, carte alla mano, di chiarire molte cose. Partiamo quindi dall’anno 2002, gestione dell’allora sindaco Vittorio Marzoli.

 I fatti

In data 10 maggio 2002, l’allora dirigente dell’Area Economico Finanziaria del Comune di Nettuno, tale Dott. Antonio Boni, firma una “determina dirigenziale”, la nr.120 (allegata a questa mia lettera), nella quale, tra le altre cose, DA ATTO che la Cassa Depositi e Prestiti ha aderito (adesione di massima) al finanziamento di ben 2 milioni e 65.828 euro (quasi 4 miliardi delle vecchie lire … si pensi che eravamo nel 2002 e da poco si era passati dalla lira all’euro) per la REALIZZAZIONE DI UN PARCO PUBBLICO ATTREZZATO IN VIA UGO LA MALFA (a Nettuno). Nella stessa determina dirigenziale si PRENDEVA ATTO  dell’importo del compenso professionale per la rielaborazione del progetto e si IMPEGNAVA la relativa spesa.

Le domande al sindaco Alessio Chiavetta e al predecessore Vittorio Marzoli

1)   E’ possibile visionare il progetto e renderlo pubblico in modo che i cittadini possano farsi un’idea?

2)   Cosa è successo dal 2002 ad oggi (sono passati ben 13 anni) che non ha consentito la realizzazione del PARCO PUBBLICO in via Ugo la Malfa a beneficio dei nettunesi?

3)   E’ possibile avere qualche notizia in più circa l’adesione di massima della Cassa Depositi e Prestiti per il finanziamento dei 2 milioni e 65.828 euro, tenuto conto che il PARCO PUBBLICO non c’è?

I ringraziamenti

Ringrazio tutti i Cittadini nettunesi per il tempo speso a leggere la lettera, impegnandomi fin d’ora per il bene comune di Nettuno, e invitando tutti quelli che vorranno, ad inviarmi tutte le notizie utili per il bene comune della Città di Nettuno.

Cordialmente,

un saluto

Emanuele Dessì

Si toccano persino i morti, basta con questo atteggiamento mafioso

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La vicenda che Controcorrente aveva annunciato settimana scorsa e che ha ripreso sull’ultimo numero – con la lunga e accorata lettera del responsabile della segreteria del sindaco e dell’ufficio comunicazione di Anzio, Bruno Parente – dovrebbe far balzare sulla sedia più di qualcuno in Comune. Ma anche tra le forze dell’ordine, dato che si fornisce lì una notizia chiara di reato. O nell’opposizione che dovrebbe chiedere la convocazione di un consiglio comunale urgente e mettere all’ordine del giorno: situazione del cimitero. Sì, cosa c’è per arrivare a misurare i 3,3 metri quadrati di Parente? Che fastidio danno? Sono regolari tutte le altre situazioni? E la vicenda inceneritore – un tempo cara a Patrizio Placidi – che fine ha fatto? E le due indagini sull’affidamento dei lavori? Ecco, non facciamo finta di nulla. Andiamo a fondo per davvero…

Al tempo stesso questo episodio dovrebbe mettere insieme la parte rimasta sana di questa città per gridare forte basta. Non sappiamo se qualcuno abbia già espresso o meno solidarietà al responsabile della comunicazione, ma speriamo vivamente di sì.

Se si arriva a toccare i morti, solo perché Parente non “controllerebbe” i giornali come piace a qualche assessore o anzi fornirebbe notizie (è il suo mestiere) o solo perché essendo evidentemente inattaccabile sotto altri profili deve “pagare” la sua vicinanza al segretario generale che è il nuovo nemico giurato di alcuni, siamo all’atteggiamento mafioso. Sì, avete capito bene: mafioso.

Quello che accade a uno dei responsabili del Comune è solo l’ultimo atto di come si intenda, ad Anzio, chi fa giornalismo o comunicazione. Un “peso”, quando va bene. Poche ore dopo la lettera pubblicata da Controcorrente sono state squarciate le gomme al collega Cosimo Bove che segue le vicende del territorio ormai da anni. A chi ha dato fastidio? Alla solidarietà dell’associazione Stampa Romana c’è solo da associarsi.

E vogliamo dimenticare i giornalisti fatti identificare dal presidente Sergio Borrelli solo perché scattavano foto in una fase concitata del consiglio comunale? O l’aggressione al “nemico” Ivo Iannozzi dopo l’insediamento del secondo mandato di Bruschini? E Agostino Gaeta che era pronto a fermarsi, sia pure per vicende di Nettuno? Ma sì, che sarà mai….

No, è un metodo. Ci sono personaggi che non contemplando chi fa semplicemente il suo lavoro si arrampicano in congetture di ogni genere e se non trovano soluzioni attaccano. A chi scrive avrebbero fatto “vendere casa” quando riportava della Francescana, salvo poi chiarire e chiedere scusa… Intanto è stato fatto arrivare il messaggio di un fantomatico “dossier” relativo alla consorte sempre di chi scrive, la quale ha la sventura di lavorare in Comune.

Ah, non sono mancate le promesse di richieste di maxi risarcimento del danno, vicenda per la quale non Anzio ma l’Italia sono tra i Paesi nei quali la libertà di stampa è in caduta libera

Ci sono dipendenti che hanno già “pagato”, nel silenzio assoluto di politica e dirigenti (i quali o si giravano dall’altra parte o semplicemente eseguivano) quando notizie sgradite comparivano sul Granchio e si doveva individuare il capro espiatorio. Dipendenti che – caso unico da quando Anzio esiste – sono stati segnalati da consiglieri comunali all’ufficio disciplinare…. C’è chi, in questi anni, ha preferito cambiare Comune, risulta? E c’è chi veniva a fornire documenti al sottoscritto, ma solo vedendoci lontano dal centro, perché non si sa mai…

Va ricordato, infine, che Parente era stato già oggetto di pesanti pressioni nel suo ufficio e che solo l’intervento del sindaco aveva evitato che si recasse dai Carabinieri. Adesso, dopo il lavoro e le famiglie, si arriva a toccare i morti.

Basta, non ci stiamo.

Residui, anticipazioni e Capo d’Anzio. La Corte dei conti certifica il dissesto

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Non ne va bene una, diciamolo. Ce l’avranno tutti con il Comune di Anzio? Chissà. I problemi per chi ci amministra, del resto, non sono questi…. loro pensano in “politichese” e magari sta passando una congiunzione astrale che ce l’ha con loro, secondo i quali invece è tutto a posto…

Di certo insieme al parere dell’anti corruzione sulla gara per le mense (e ne vedremo delle belle), dovrà andare in Consiglio comunale anche l’ultima delibera della Corte dei Conti sulla drammatica situazione del bilancio. Se in Comune l’avessero persa – si sa che il protocollo per certe cose fa acqua e spesso ci sono stati importanti pareri misteriosamente “scomparsi” – basta collegarsi al sito della stessa Corte, sezione di controllo. Non saremo 3.0 ma si può agevolmente cercare…

Ebbene ci sono una serie di “osservazioni” dopo le quali è bene che sia spiegato ai cittadini qual è la reale situazione dei conti ovvero se siamo ormai al dissesto finanziario dell’ente. Si parte dai rilievi della Ragioneria dello Stato, dai “chiarimenti trasmessi” dal Comune e “non idonei a superare i dubbi insorti sulla regolarità di alcune poste in bilancio”. Si ricordano le “irregolarità finanziario contabili” emerse per i consuntivi dal 2010 al 2012 e la “mancanza di controllo analogo sulla Capo d’Anzio”. Quella che se continua così non solo fallirà di suo, ma porterà l’intero Comune al fallimento. Il vice sindaco e assessore alle finanze Giorgio Zucchini, il dirigente dell’area finanziaria Franco Pusceddu e il responsabile della Ragioneria Tonino Morvillo sono andati il 19 dicembre alla Corte dei Conti. Hanno spiegato, poi trasmesso documenti, aggiornato sulla situazione della Capo d’Anzio ma i debiti accumulati e la mancata partenza del progetto risultano “di rilevante importanza ai fini della stabilità degli equilibri di bilancio, stante sia la misura della partecipazione, sia l’entità della perdita”. 1 milione 392.000 euro e “spicci”.

Ma non è e non può essere tutto, purtroppo. Rispetto al porto, per esempio, si afferma ciò che da più parti si sostiene da tempo per il progetto Life ovvero che la Capo d’Anzio “sarebbe esposta al rischio di restituzione delle somme incassate”. Continuano a dirci che non è vero, come se avessimo l’anello al naso!

C’è poi lo spregio per le regole: non si allegano i rendiconti delle spese di rappresentanza, né si rispetta la legge sulla tempestività dei pagamenti. Qui la spiegazione c’è e viene “motivata dall’ente in base alle difficoltà di cassa dovute a ritardi nelle riscossioni delle entrate tributarie proprie e per i notevoli ritardi nelle erogazioni di contributi e finanziamenti da parte di enti sovraordinati”. Vero, ma resta il macigno delle anticipazioni di cassa che per il triennio “risultano di gran lunga superiori al limite stabilito del 5% rispetto alle entrate correnti”. L’amministrazione ha spiegato – dopo il Consiglio comunale e la stampa anche ai magistrati contabili – che ci sono “difficoltà di riscossione dei residui attivi derivanti da entrate”. Grazie. Come lo si sta risolvendo?

Emerge poi “una consistente mole di residui” scrive la Corte e per il 2012 “la consistenza di residui attivi di parte corrente risalenti a più di cinque annualità precedenti fa presuppore che l’Ente stia conservando, iscritti in bilancio, crediti di dubbia esigibilità”. Ma no? Sono 6 milioni 896.303 euro.

Singolare quanto si segnala per il personale. Nel 2012, tra direttore generale – poi eliminato – e dirigente dell’ambiente si è sforato di 23.892 euro. Bazzecole, ma il Comune si difende dicendo che la criticità “sarà eventualmente superata mediante la riduzione di pari importo della somma a disposizione nel 2014 per le assunzioni a tempo determinato/contratti flessibili”. E’ successo? Se sì, dove si trovano, adesso, i soldi per il super dirigente all’ambiente promosso – senza titoli – ad altri ruoli e che da quanto si vocifera in Comune non firma nulla se non gli aumentano con le responsabilità anche lo stipendio?

Poi c’è l’inventario, l’ultimo risale al 2006, il Comune ha risposto che a giugno 2013 ha dato un nuovo incarico per conoscere la consistenza del suo patrimonio, c’è da chiedersi a cosa serva la Logos Pa che tra i compiti – ma rischiamo di sbagliare – aveva anche l’inventario…

Infine le anticipazioni che rappresentano “un sintomo di difficoltà finanziarie strutturali” con l’invito della Corte a “una migliore programmazione delle spese”. Alla fine di febbraio il dirigente dell’area finanziaria segnalava, dal sindaco in giù, le difficoltà che già ci sono per il 2015. Altro che programmazione…

In ogni modo: “Il mantenimento di residui attivi inesistenti o inesigibili si ripercuote direttamente sulla veridicità del risultato di amministrazione e in generale sulla veridicità e attendibilità del bilancio dell’ente”.

Ah, il virgolettato è della Corte dei Conti non di quel “rompic… del giornalista” – come ha riferito Marco Maranesi nella sua conferenza stampa riportando la benevola considerazione che si ha in Comune per chi si esprime in questo spazio.

Che altro deve succedere?