“L’appello”, la lezione dei ragazzi contro la mafia. Votiamolo

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Si susseguono in questi giorni gli inviti a votare per il cortometraggio “L’appello“, realizzato dagli alunni del III istituto comprensivo. Dal sindaco all’assessore alla cultura, dai genitori agli insegnanti, stiamo giustamente tempestando social, conoscenti e catene whatsapp chiedendo di sostenere il lavoro che Valerio Cicco, insieme a docenti e collaboratori, alla dirigente scolastica Teresa D’Orso, ha fatto con i bambini.  Nel mio piccolo, d’istinto, l’ho fatto anch’io. Perché il video è bellissimo, commovente a un certo punto, arriva un messaggio dritto al cuore.

Poi ho riflettuto, sono andato a vedere i concorrenti, ho lasciato da parte il “campanile” e ho voluto confrontare gli altri lavori. Belli anche loro, ma l’empatia dei bambini del III comprensivo non la dà nessun altro dei corti in gara. Alcuni ben fatti, certo, ma ne “L’Appello” mi è parso di rivedere un tratto di “Scugnizzi” di Nanni Loy. Quello della sincerità del bambino che in una città impazzita per la vittoria del Napoli di Maradona, torna a dare il resto alla guardia penitenziaria che aveva comprato un poster mentre riportava a Nisida i ragazzi del riformatorio. Quelli che si erano esibiti sulle note di “Gente magnifica gente” (quanto è attuale….) e ai quali, in teatro, la camorra aveva ucciso Salvatore, uno di loro.

Ecco, i ragazzini del III comprensivo sembra che stiano combinando chissà cosa, quando in realtà con la loro sincerità stanno sì modificando il registro di classe ma per un appello che fa salire il groppo in gola. Ci danno una lezione, contro la mafia, che vale molto più di tanti discorsi.

Allora, a maggior ragione, ripeto nel mio piccolo la necessità di votarli e dar loro la soddisfazione di primeggiare in un festival, quello di Giffoni, che non ha eguali. C’è tempo fino a domani, se non l’avete già fatto, collegatevi a questo link 

E ancora complimenti a tutte le persone coinvolte nell’iniziativa.

 

Tor Caldara e la scuola nel bosco, che succede?

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Un nastro bianco e rosso di quelli che si usano per segnalare un pericolo. I vetri che ricordi pieni di disegni dei bambini praticamente “cancellati“. Nella serra-aula qualcosa che ha poco a che fare con la didattica. Che succede a Tor Caldara? C’è ancora la “Scuola nel boscoinaugurata a maggio dello scorso anno?

Lo chiediamo all’assessore alle politiche ambientali e vice sindaco del Comune di Anzio, Patrizio Placidi,  alla sua collega che si occupa di istruzione, Laura Nolfi. Già che ci siamo anche al sindaco, Luciano Bruschini, che ricordiamo  firmare la convenzione allora con Fulco Pratesi del Wwf per la gestione della riserva, quando nel ’90 venne finalmente restituita alla città. Una battaglia vinta dai cittadini scesi in piazza in massa, dagli ambientalisti che ci hanno lasciato e in quell’area vengono ricordati, come Alfredo Cozzolino anzitutto, ma anche successivamente Cosimo D’Andretta e Angela Liucci.

Una battaglia che grazie alla legge regionale 50 del 1988, una delle poche cose buone fatte da Giorgio Pasetto per questo territorio, divenne realtà. Un luogo del quale i cittadini si riappropriarono andando a pulirla in memorabili giornate con le associazioni ambientaliste.

Una lunga ma necessaria premessa per ripetere la domanda: che succede con il progetto europeo della scuola fuori dalle mura? Perché quella che doveva essere un’aula, ristrutturata appositamente (dove ripararsi in caso di maltempo) oggi sembra di nuovo un posto abbandonato? Possibile che in questa città anche iniziative belle, condivise, all’avanguardia, debbano finire così?

Lo diciamo per capire, davvero, e perché circolano strane voci sulle quali l’amministrazione comunale ha il dovere di fare chiarezza. C’è chi avrebbe scoperto, per esempio, che c’è una fonte di acqua sulfurea (ma no?) fastidiosa per i bambini (!) oppure che la serra – dopo i lavori che qualcuno ha fatto eseguire e che altri hanno sicuramente dovuto in qualche modo approvare e/o verificare – non sarebbe a norma.

Può darsi eh… di solito in questo Comune la mano destra non sa quello che fa la sinistra, magari anche per questo è stato consentito a Checco Zalone di girare in quella serra più di qualche scena. Era a norma per “Quo vado“?

 

Così viene infangata solo la memoria di Falcone

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La cerimonia alla “Falcone” (foto Raniero Avvisati)

Confesso di non nutrire particolare simpatia per i magistrati. E’ un pregiudizio che deriva dalle “frequentazioni” – sia pure via Canale 66 – dei comizi di Marco Pannella. Riconosco, però, che come in tutte le categorie – a partire dai giornalisti – c’è chi svolge il proprio dovere e chi non. Premessa necessaria per dire – e sono solo l’ultimo a poterlo fare – che quanto sta accadendo intorno alla cerimonia di venerdì scorso al IV istituto comprensivo per l’intitolazione a Giovanni Falcone, offende la memoria di un magistrato che ha pagato con la vita. Lo ha fatto lui, lo hanno fatto la moglie e la scorta, poco dopo la stessa sorte è toccata a Paolo Borsellino, in questo Paese purtroppo la medesima fine è toccata ad altri magistrati.

Solo il rispetto per un decesso imporrebbe di tacere, in una seduta pubblica, all’interno di una scuola, di fronte a persone che stanno parlando. A maggior ragione se sono ospiti della città e per giunta magistrati. E’ questione anzitutto di educazione, quindi di rispetto, per chiunque parli. Le immagini della mattinata mostrano i due magistrati interrompersi in più occasioni. E non ci facciamo una bella figura.

La dura presa di posizione dell’assessore Laura Nolfi – che ha sottolineato la figuraccia – ha scatenato le ire di docenti, genitori e della consigliera delegata ai gemellaggi, Valentina Salsedo, che è arrivata a chiedere di fatto le dimissioni della componente della giunta Bruschini, mentre oggi si terrà un Consiglio d’istituto nel quale la stessa Nolfi sarebbe sgradita“. Si dimentica – o si finge di non sapere – che gli assessori non compongono gli organi collegiali della scuola. Dal canto suo l’assessore si affretta a replicare e bacchetta la delegata “assente e in cerca di visibilità“. No, per favore, fermatevi. Tutti. Parliamo di Giovanni Falcone e – idealmente – di tutti i servitori dello Stato che hanno pagato con la vita. Si sta scadendo nel ridicolo.

Purtroppo intorno a questa vicenda, già dai giorni precedenti, più di qualcosa non sembrava gradita. Purtroppo nella nostra città nemmeno intitolare una scuola a chi ha pagato con la vita la lotta alla mafia può essere una cosa condivisa. Nemmeno voglio immaginare che le interruzioni a chi parlava fossero “premeditate“, ma di certo il clima prima, durante e dopo l’evento non è stato dei migliori. Se a questo si aggiunge, come si sente negli ambienti, che c’è una sorta di lotta di potere e visibilità beh, siamo assolutamente fuori strada.

Mi piace citare, sempre, una frase del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso anche lui dalla mafia, insieme alla moglie e al figlio che aspettavano: “Finché una tessera di partito conterà più dello Stato, non ce la faremo mai a vincere“. Riflettiamoci, perché con quello che stiamo vedendo infanghiamo soltanto la memoria di Falcone.

 

Mense, si mangia. Ma ora serve una svolta

L'assessore Laura Nolfi

L’assessore Laura Nolfi

Va dato a Cesare quel che è di Cesare. Nei giorni scorsi, provocatoriamente, chiedevamo se i nostri bambini avessero mangiato a partire dall’1 ottobre, dato il ricorso della cooperativa “Solidarietà e lavoro” alla quale era stato tolto l’affidamento perché conferito da una commissione ritenuta “illegittima” dall’Autorità nazionale anti corruzione.

Ricorso che è stato bocciato e ha consentito al Comune di proseguire con l’affidamento diretto per un anno, al prezzo più vantaggioso, in attesa di una nuova gara.

Ebbene c’è stato l’affidamento annuo, a ottobre i bambini avranno il servizio, ora ci aspettiamo altrettanta celerità nel bando e un ritorno a servizi decenti. Con menu a misura di bambino, una commissione che abbia finalmente un ruolo attivo (va riscritto ciò che deve fare e come) un Comune che stia dalla parte dei bambini prima che dell’azienda vincitrice.

Al tempo stesso aspettiamo di poter nuovamente avere un servizio di controllo da casa, di poter pagare on line, di assistere a una vera campagna di educazione. Ai politici perché non salgano sul carro dei contestatori e capiscano prima di cosa parliamo.  Educazione alimentare e civica per spiegare ai genitori e ai bambini che la mensa non fa “schifo” a prescindere, che spesso comprare due merendine costa più di quanto paghiamo per avere la mensa, che esistono criteri ministeriali per i menu.

Tutto ciò non giustifica eventuali disservizi, sia chiaro, ma è ora di cominciare a rendersene conto.

Serve una svolta, insomma, da parte della politica, della dirigenza, degli insegnanti, dei genitori.

Il ricordo di Falcone, che emozione in quella scuola

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Un passaggio fugace, un semplice saluto a chi aveva organizzato la giornata per ricordare Giovanni Falcone, la moglie e la sua scorta brutalmente assassinati dalla mafia 23 anni fa, e una grande emozione in quella scuola.

Oggi che ci sono gli “istituti comprensivi”, per chi la ricorda in costruzione prima (al posto di vecchie “baracche“) e come succursale del “Cesare Battisti“, essere in un istituto intitolato a Falcone è già un passo avanti. Che brutto quel giorno e come vola il tempo. A scuola, oggi, c’erano quanti come me nel ’92 si affacciavano appena al mondo del lavoro e adesso sono genitori. C’erano persone che io vedevo già adulte quando ero bambino ed erano lì per assistere al lavoro dei nipoti. C’erano quegli alunni nati dieci anni dopo la strage di Capaci e in grado di ricostruire quanto accaduto e comprendere il messaggio di Falcone che prima era stato di Chinnici, Dalla Chiesa, poi di Borsellino e di tutti quelli che la mafia ha ucciso. Un messaggio di legalità, speranza, senso di giustizia, coraggio, perché: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola” – come ci ricordava proprio Falcone.

Vedere i lavori dei ragazzi, vederli indossare le maglie “No alla mafia“, vedere il fermento dei genitori che hanno organizzato (complimenti ad Andrea e Manuela, non me ne vogliano gli altri che purtroppo non conosco), leggere qualcosa al volo, fermarsi a sbirciare un video, dice che c’è un Paese che non si arrenderà mai.  E che Falcone e gli altri sono stati uccisi, vero, ma vivranno per sempre.

Tenendo a mente una frase proprio del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa: “Finché una tessera di partito conterà più dello Stato, non ce la faremo mai a vincere“. Una tessera o un interesse particolare rispetto a quello generale, l’interpretazione errata del proprio ruolo pubblico o il potere usato per fare favori anziché amministrare, a volte intimidire anziché rispondere.

Quei ragazzi stamattina ci hanno detto altro ovvero che questa battaglia si può e si deve vincere.

La scuola chiusa per lavori, il centro cottura delle mense no.

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Chiude di nuovo il plesso “Virgilio”, dal pomeriggio odierno a martedì “causa ulteriori interventi manutentivi“. Il sindaco ha firmato nei giorni scorsi l’ordinanza che segue sopralluoghi e analisi da parte dell’azienda sanitaria locale secondo i quali nella pavimentazione c’è presenza di fibre d’amianto.

Sono “confinate all’interno di una matrice estremamente compatta” e non ci sono “rischi particolari di esposizione per alunni e personale scolastico” ma vanno comunque rimosse. Da qui il piano di lavoro, la prima chiusura e adesso questa nuova ordinanza. Se non ci sono rischi poco si capisce l’urgenza, dato che la scuola è finita, ma se il sindaco ha deciso così avrà i suoi buoni motivi e non c’è da discutere quando c’è di mezzo la salute pubblica.

Nella stessa scuola, anche se in ambienti diversi, c’è uno dei centri di cottura del servizio mensa scolastica. Dobbiamo immaginare che lì la situazione sia sotto controllo perché non risulta alcuna chiusura. Siamo certi, anzi, che qualcuno si sia preoccupato del fatto che mentre si smantella il pavimento da una parte non ci sono rischi di alcun genere – fossero anche le polveri di cantiere – dall’altra.

Non vogliamo credere che nessuno si sia preoccupato, per questo – oltre l’ordinanza – sarebbe necessario avere un’assicurazione dal Comune.

A pezzi il liceo di via Ardeatina, ma ancora nessun intervento

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Si invecchia e la mente corre ai ricordi dell’acquisto dell’ex asilo Savoia. Sì, si chiamava così la sede sull’Ardeatina del Liceo scientifico. Il Comune lo acquisì facendo sostanzialmente un affare, il sindaco era Giulio D’Amico e l’assessore all’istruzione Maria Vittoria Frittelloni, quello ai lavori pubblici Luciano Bruschini. In consiglio comunale la Dc, con l’avvocato Angelo Barone capogruppo, contestava la spesa che prevedeva anche l’allora guardiano prossimo alla pensione. Con Bruschini sindaco, qualche anno dopo, i locali furono ristrutturati grazie a un ordine di servizio.

L’abbiamo presa da lontano perché forse – e speriamo di sbagliare – sono stati gli ultimi lavori fatti. O forse no, ma gli ultimi risalgono a qualche anno fa e oggi quella struttura non solo cade a pezzi ma ha seri problemi di stabilità. Certificati di recente e all’attenzione delle autorità.

Da quello che si apprende due periti lo hanno scritto nero su bianco, inviando il materiale alla Provincia o Area metropolitana come si chiama adesso – che ha competenza sulle scuole superiori – e al Comune che è proprietario dei locali.

Risultato? Ancora nessun intervento. E’ il caso di muoversi.

Assessore, le buche! Se serve usiamo il metodo Falasche

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Piove, governo ladro… Già, aumentavano i raccolti e di conseguenza il grano da consegnare al padrone di turno… Qui piove e le buche aumentano, a dismisura, è difficile star dietro a tutto ma ignoriamo l’esistenza o meno di una squadra di emergenza o di un minimo di programmazione degli interventi. La politica è impegnata a fare altro, di solito.

Buche ovunque, lo sa bene l’assessore Alberto Alessandroni, ma qui si vuole segnalare un caso emblematico. Per tutti.

Parliamo di via Ambrosini, la strada che conduce a due scuole, l’assessore la percorre di solito in macchina ed entra magari anche a Villa Sarsina con l’auto, ma faccia due passi quando piove, per favore. Provi a fare la stessa strada che centinaia di bambini percorrono cercando di schivare buche e pozzanghere. Pensi che sono costretti a passare lì, perché ci sono i “salva pedoni” e altrimenti rischierebbero di finire sotto a qualche auto di zelanti genitori che se non portano i figli a scuola in macchina stanno male.

Provi assessore, davvero, ci sono passaggi nei quali dovrà per forza finire con i piedi nell’acqua. Speriamo arrivi presto la buona stagione, speriamo si trovi il tempo di programmare interventi per via Ambrosini e tutte le altre emergenze – basta girare un po’ sui siti di informazione o i social network per rendersene conto, lo farà di certo anche l’assessore Alessandroni eletto con chi sosteneva il 3.0 – altrimenti usiamo pure il metodo Falasche.  Duole dirlo, ma se serve…. Sì, quello per cui i preventivi arrivano prima della richiesta di intervento della società. Conta poco che sia quella di riferimento di Alessandroni, davvero. A noi interessa che si riparino le buche e soprattutto che i bambini non debbano più finire nelle pozzanghere

La scuola a Ivana Gregoretti, un bel gesto e gli errori dovuti alla fretta

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Erano diventate famose le “mamme di via Jenne”. Nella redazione del Granchio, alla fine, ci ridevamo su. Perché loro non mollavano e Ivana Gregoretti, allora assessore alla pubblica istruzione, faceva di tutto pur di risolvere la situazione. A via Jenne e negli altri plessi scolastici del territorio. Intitolare quella scuola alla compianta insegnante (prima che assessore) educatrice (prima che impegnata in politica) ma soprattutto persona per bene come se ne ricordano poche, era un atto dovuto. Un impegno che il sindaco Luciano Bruschini ha mantenuto.

La memoria corre ai diversi aneddoti che hanno riguardato chi scrive e Ivana, fino alla telefonata che mai si vorrebbe ricevere: l’incidente, forse è… la tragica conferma.

Oggi è importante ricordare quello che ha fatto Ivana, anzi come ha sottolineato l’ex sindaco Candido De Angelis se oggi si arriva a intitolare una scuola a chi ha svolto attività amministrativa sul territorio è perché esiste un altro modo di fare politica.

Sarà bene che ai bambini di via Jenne, ogni anno, all’inizio della scuola, si spieghi perché il plesso ha quel nome e chi era Ivana Gregoretti.

Quello che dispiace, ma che comunque non inficia la scelta del Comune di intitolare la scuola, è che per un giorno di commozione e festa,  i lavori di “facciata” siano stati fatti all’ultimo minuto. E solo, appunto, nella parte anteriore della scuola, mentre i genitori si lamentano di condizioni difficili comuni – a dire il vero – anche ad altri plessi. Sarà stata la fretta, la stessa che sulla pagina facebook del sindaco fa scrivere Iva anziché Ivana (poi corretto). O il modo di agire di questa amministrazione, da “ultimo minuto”. Fu così anche per Roger Waters: dipinta solo la parte visibile dell’inferriata delle scuole di via Ambrosini, un anno dopo quelle arrugginite stanno ancora lì e peggiorano giorno per giorno.

Scuola, riflettiamo

Donatella Purger, docente per anni impegnata nel nostro territorio, in questo suo articolo (http://www.firstonline.info/a/2014/07/03/esami-di-stato-istruzione-e-giustizia-amministrati/6d0b6db6-1c59-40d0-90d8-5964ed9f59e5) pone degli interrogativi molto seri. E’ il caso di riflettere, soprattutto da parte dei genitori avvezzi più ai ricorsi giudiziari che a seguire il rendimento dei figli…