Le scuole a pezzi. Un’idea (e una sfida) al Comune 3.0

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Il cartello che informa della chiusura di quel passaggio “sino al termine dei lavori di messa in sicurezza” è malamente appiccicato sul cancello arrugginito della scuola di via Ambrosini. Quando venne Roger Waters il Comune di Anzio fece dipingere solo il cancello principale, lasciando il resto delle ringhiere a marcire, in parte coperte da un telo ombreggiante e in parte così: arrugginite e basta. E’ un’immagine che insieme alle transenne vale più di ogni altra cosa e chi amministra questa città, passandoci ogni giorno – troppo spesso, impunito, anche con l’auto in mezzo ai bambini – dovrebbe fare ammenda.

Lo scampato pericolo di ieri, la tragedia evitata, e le polemiche che ne sono seguite soprattutto sui social, la replica dell’assessore Nolfi, sono la parte superficiale della vicenda. Le scuole del nostro territorio sono a pezzi, non da oggi, e i controlli evidentemente non sono sufficienti. Perché un terremoto è imprevedibile, di una finestra arrivata al suo “fine vita”  qualcuno dovrebbe accorgersi. All’interno dell’istituto andando a fare un giro, all’esterno nei controlli che il Comune ha il dovere di svolgere e che  certamente eseguirà. O non?

Ieri ci è andata bene, a tutti: a chi ha i figli in quell’istituto – come chi scrive – alla scuola, all’ente che è proprietario dell’edificio. Preso atto di ciò, guardiamo oltre. Ha ragione l’assessore Nolfi, i soldi saranno certamente pochi, ma allora lanciamo un’idea.

Rendere pubblica, sul sito del Comune, la situazione di ciascun plesso. Una sorta di “scheda” – ci sarà sicuramente – con anno di costruzione, stato di manutenzione, interventi necessari per fare in modo che sia a norma e via discorrendo. Al tempo stesso rendere pubblici i finanziamenti che ci sono e quelli che sarebbero necessari. Basta con le delibere “spot” o le determine che escono mesi dopo (alla faccia della trasparenza) e dalle quali si capisce poco o – peggio – gli interventi solo a seguito di qualche problema. Ieri è successo a via Ambrosini, ma ad Anzio Colonia (plesso Falcone) sono anni che i genitori chiedono e segnalano, senza avere certezze. Fu necessario – andiamo a memoria – un accesso agli atti per capire che lavori erano stati svolti e da chi. Più recente la vicenda di Sacida, con l’impianto dei termosifoni in tilt

Ecco, sindaco Bruschini, assessore Nolfi, assessore Alessandroni: un quadro certo della situazione in modo che si sappia. Quanto è stato speso, per cosa,  e la programmazione che è stata fatta in questo delicatissimo settore. Quanto servirebbe ancora. Una bella sfida 3.0

Se poi facessimo qualche spettacolino in meno e dedicassimo qualche euro in più alle scuole non sarebbe male, ma è altro discorso. A tale proposito l’atto con il quale di fatto si “sana” la stagione estiva 2016  ciò che evidentemente non era stato previsto prima nonostante un bando, è un altro emblema del modo di agire di questa amministrazione e fa il paio – a pensarci bene – proprio con la finestra caduta e quel cancello arrugginito…

Quante cose più utili si potevano fare con questi ulteriori  39.186 euro….

 

 

 

Tor Caldara e la scuola nel bosco, che succede?

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Un nastro bianco e rosso di quelli che si usano per segnalare un pericolo. I vetri che ricordi pieni di disegni dei bambini praticamente “cancellati“. Nella serra-aula qualcosa che ha poco a che fare con la didattica. Che succede a Tor Caldara? C’è ancora la “Scuola nel boscoinaugurata a maggio dello scorso anno?

Lo chiediamo all’assessore alle politiche ambientali e vice sindaco del Comune di Anzio, Patrizio Placidi,  alla sua collega che si occupa di istruzione, Laura Nolfi. Già che ci siamo anche al sindaco, Luciano Bruschini, che ricordiamo  firmare la convenzione allora con Fulco Pratesi del Wwf per la gestione della riserva, quando nel ’90 venne finalmente restituita alla città. Una battaglia vinta dai cittadini scesi in piazza in massa, dagli ambientalisti che ci hanno lasciato e in quell’area vengono ricordati, come Alfredo Cozzolino anzitutto, ma anche successivamente Cosimo D’Andretta e Angela Liucci.

Una battaglia che grazie alla legge regionale 50 del 1988, una delle poche cose buone fatte da Giorgio Pasetto per questo territorio, divenne realtà. Un luogo del quale i cittadini si riappropriarono andando a pulirla in memorabili giornate con le associazioni ambientaliste.

Una lunga ma necessaria premessa per ripetere la domanda: che succede con il progetto europeo della scuola fuori dalle mura? Perché quella che doveva essere un’aula, ristrutturata appositamente (dove ripararsi in caso di maltempo) oggi sembra di nuovo un posto abbandonato? Possibile che in questa città anche iniziative belle, condivise, all’avanguardia, debbano finire così?

Lo diciamo per capire, davvero, e perché circolano strane voci sulle quali l’amministrazione comunale ha il dovere di fare chiarezza. C’è chi avrebbe scoperto, per esempio, che c’è una fonte di acqua sulfurea (ma no?) fastidiosa per i bambini (!) oppure che la serra – dopo i lavori che qualcuno ha fatto eseguire e che altri hanno sicuramente dovuto in qualche modo approvare e/o verificare – non sarebbe a norma.

Può darsi eh… di solito in questo Comune la mano destra non sa quello che fa la sinistra, magari anche per questo è stato consentito a Checco Zalone di girare in quella serra più di qualche scena. Era a norma per “Quo vado“?

 

Mense, rifiuti e non solo. La favola delle colpe altrui

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C’erano una volta le responsabilità politiche. Quelle di chi è chiamato ad amministrare o a svolgere il ruolo di consigliere comunale e lo fa senza pensare a future alleanze, giochetti di potere, dimissioni “irrevocabili” che non lo sono più dopo qualche settimana di estenuanti trattative e pesanti accuse. No, non ci sono più, perché se le cose non vanno dipende sempre dagli altri.

Partiamo dal caso mense, l’ultimo della serie. Il servizio slitta al 5 o 10 ottobre se tutto va bene, con ciò che comporta per i genitori. Un ritardo del genere nemmeno nella Prima Repubblica, e il sindaco Bruschini può confermarlo, però mica dipende da noi e su…. L’assessore Laura Nolfi, incalzata dalle notizie che circolavano sui social e da quelle riportate dai siti, si affretta a dire che dipende dal Comune di Ardea…. Ma mannaggia, davvero? Quei birichini non rispondono ancora…. Per piacere, la responsabilità è chiara ed è altra: per mesi la maggioranza di Anzio ha litigato sulla stazione unica appaltante, quindi la gara che andava fatta non è stata espletata, si è scelta una procedura “tampone” tutta da verificare e si è detto solo qualche giorno fa alla ditta di andare a pulire i centri cottura. Risultato? Il servizio slitta, alla faccia dei bambini. Si fece un clamore assurdo per la precedente gara, si andò all’Anac, si accusò apertamente la dirigente (poi sospesa per altri motivi) Angela Santaniello, e adesso? Silenzio. Nessuno chiede lumi, d’altra parte è colpa di Ardea…. Ma davvero immaginate che veniamo dalla montagna del sapone? In un posto normale l’assessore dovrebbe dire: scusate, vado a casa…. E stavolta davvero.

Ieri in consiglio comunale, a conferma delle beghe di questa maggioranza inadeguata a guidare la città, la dura presa di posizione sull’argomento di Velia Fontana e altri . Meglio tardi che mai, anche se sembra di essere su “Scherzi a parte“…. A proposito, quando capiremo tra un “data entry” e un’informatizzazione ai soliti noti quanti mangiano, quali sono le presenze, come funziona la bollettazione e via discorrendo ne saremo grati. Ora sembra che le scuole devono trasmettere gli elenchi, invece di andare avanti torniamo indietro….. Per la cronaca, siamo misteriosamente passati da circa 3.700 a 2.700 utenti. Una singolare “moria” di studenti….

Solo mense? Ma quando mai…. L’assessore Patrizio Placidi – altro che per le condizioni nelle quali si trova la città dovrebbe essere andato a casa da un pezzo – è sbottato in Consiglio dicendo di essersi “rotto il c….“. Lui, poverino, non c’entra. Dipende dai dirigenti, dai funzionari, dai cittadini incivili, forse dalla peste bubbonica o da jeeg robot, ma non da lui che di professione è assessore da ormai venti anni e dove ha toccato ha fatto confusione. Le isole ecologiche che non partono, per esempio, somigliano alle “card del cittadino” di tanni anni fa rimaste una pia intenzione. Come molte altre cose, ma le scuse sono finite. E il dirigente è lo stesso che firmava proroghe – si vede che allora andava bene – alle cooperative che per la Procura sono “vicine” allo stesso Placidi e alla sua lista Enea. E  tra i dipendenti di quell’assessorato c’è chi era in predicato di fare l’assessore a Nettuno. Cos’è, non vanno più bene adesso? E chiedere scusa ai cittadini, ammettere di aver fallito, è troppo? Già che ci siamo, ma la Bandiera blu non era gratis? Ieri Cristoforo Tontini – forse anche per questioni tutte legate al variegato mondo a 5stelle di casa nostra – ha tirato fuori determine precise mai comparse sul sito (ah, la trasparenza….). Sulle quali servirebbero spiegazioni, senza nulla togliere a chi fa il suo lavoro  ma – contemporaneamente – cura anche le campagne elettorali di Placidi.

Questa tarantella dei dirigenti, ma anche dell’informatica quando si parla di ritardi nel bilancio, è vecchia. La tirano fuori ora Zucchini e ora il sindaco – il vero responsabile di questa disastrosa situazione della città – quando sono all’angolo. Scuse puerili, lo sanno bene loro che hanno ben saldi i piedi nella Prima Repubblica e dovrebbero ricordarsi la dignità che c’era allora dal punto di vista politico. A proposito, alla prossima (e annunciata come imminente) riorganizzazione della struttura del Comune si va al Guinnes dei primati. Avanti, facciamo un’altra po’ di “ammuina“, accontentiamo qualche dipendente vicino o qualche assessore o delegato che chiede di “controllare” gli uffici, ma sì…..

Se ne sono accorti, forse per sviare il discorso da ciò che riguarda loro, il delegato al turismo da poco passato a “Noi con il cuore” Luciano Bruschini e la ex delegata all’archeologia Valentina Salsedo. Un attacco senza precedenti alla struttura – sulla dotazione organica in sé i dubbi sono molteplici e non di oggi, ma loro hanno sempre taciuto – e ai dipendenti in sé, in particolare al capo della segreteria del sindaco. Bruschini (il primo cittadino) ha taciuto. Dal suo delegato, però,  neanche una spiegazione sulle spese dell’estate, per esempio, tirate fuori a fatica da Andrea Mingiacchi che ieri ha chiesto inutilmente ulteriori chiarimenti. Né su vicende giudiziarie per le quali, al posto di chi si accusa, saremmo molto preoccupati.

E gli incompatibili? I consiglieri che si inalberano e magari sono ancora debitori con il Comune? Silenzio, colpa degli uffici. Nessuno che abbia chiesto della Cafà – altra ex dimissionaria “irrevocabile” – finita nel tritacarne perché aveva quel debito ma unica alla fine della quale si è fatto il nome. E’ colpa degli uffici se Borrelli ancora non porta in Consiglio l’argomento? Se ancora non sappiamo chi è in regola e chi non? Il sindaco ovviamente “nzagnende“.

Mica ha risposto al comitato Zodiaco-Saturno, per esempio, sulla presenza o meno del piano di emergenza comunale. Questa mattina Chiara Di Fede – a nome del Comitato – ha scritto alla segretaria del Comune  sperando di avere chiarimenti. Ma scherzhiamo? Il Comitato? Quella, la Di Fede, strumentalizza ed è stata candidata, ma che cerca…. Ecco, è colpa dei cittadini se chiedono informazioni e svolgono il loro ruolo.

Fermiamoci, per carità di patria, perché l’elenco potrebbe continuare. Siamo di fronte a una città che non viene amministrata, alla guerra tra bande in maggioranza e ora vogliono raccontarci la favola delle colpe altrui. E’ troppo.

 

Dimissioni rientrate, il finale della commedia era già scritto

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La lettera di dimissioni della Cafà

Potevamo scriverlo subito il finale di questa commedia. Anzi l’avevamo scritto e l’abbiamo confermato alcuni giorni dopo. Interpretando al meglio quel comunicato in “politichese” che Roberta Cafà, Laura Nolfi e Valentina Salsedo volevano farci credere significasse che le dimissioni erano confermate. Sui social, dopo più di una settimana e solo una volta uscita la dura lettera con la quale avevano lasciato in maniera “irrevocabile” l’incarico, Cafà e Nolfi avevano deciso di uscire finalmente allo scoperto e spiegare che c’erano dei problemi ma si affidavano al sindaco. E che lui doveva trovare la quadra. E’ uno specialista e lo ha confermato.

Si affidavano al gran sacerdote Luciano Bruschini, che tanto ricorda quello raccontato da Oriana Fallaci nelle ultime righe di “Un uomo“. Il gran sacerdote “simbolo di ogni potere presente e passato e futuro“. Non citiamo a caso quel libro, perché parla di dignità. La stessa alla quale si sono appellate Cafà, Nolfi e Salsedo andando via per finta, prendendoci in giro – le due assessore per la seconda volta in un anno – per poi tornare sui loro passi. Si sapeva, era scritto, con buona pace di chi – per ragioni sentimentali comprensibili ed anche encomiabili – sui social ci dava dei “furbetti” o avvertiva (minacciava?) colleghi dicendo che prima o poi ci si sarebbe incontrati per strada.

Non c’era e non c’è un bel niente di irrevocabile, Cafà e Nolfi verranno rinominate, ci diranno che hanno chiarito e il gran sacerdote Luciano Bruschini dispenserà parole di saggezza. “Che vi avevo detto? Nessuna crisi….” Peccato che non siamo a casa loro, bensì in un Comune di quasi 60.000 abitanti. Tenuto in scacco da politici – vecchi e nuovi, anzi i “rivoluzionari” ultimi arrivati ci fanno rimpiangere i vecchi – che non stanno guardando al bene della città ma a questioni che non comprendiamo.

Allora Cafà e Nolfi, domani, dovranno dirci cosa è cambiato rispetto alla mancanza di “trasparenza, corretta amministrazione ed efficacia” denunciate nella lettera di dimissioni. Se adesso condividono le politiche “illogiche, arroganti e incontrollabili” o chi le ha portate avanti finora nei loro confronti. Dovranno dire ai cittadini se sono disponibili, adesso, a “offendere ulteriormente la dignità umana” o chi l’ha offesa, finora, perché e cosa è cambiato grazie ai vertici tra bar, ristoranti e finalmente l’incontro di questa mattina in Comune che ha messo una pietra sopra a tutto.

Poi gli altri assessori, quelli che avevano chiesto al sindaco il chiarimento dovranno dirci se le pesanti parole usate nei loro confronti sono superate, mentre la maggioranza dovrà spiegarci se sono più importanti cooperative, spettacoli, prebende varie e la “marchettopoli” della quale parlava Candido De Angelis o il bene della città. I giovani che sono diventati ben presto peggio dei vecchi dovranno dirci il motivo per il quale si allineeranno, anche stavolta, senza fiatare. Avevano già incassato, in silenzio, l’apertura di Bruschini a De Angelis, continuano a votare senza colpo ferire bilanci che ci hanno portato al dissesto, ora ingoieranno anche questa soluzione.

Ci diranno che è per il bene di Anzio, spiegheranno che da qui si riparte, con nuovo vigore e slancio. Anche che la situazione è difficile per le casse comunali, ma che dopo questo nuovo scossone funzionerà tutto: riscuoteremo i tributi, partirà l’estate priva di atti formali, raccoglieremo i rifiuti che ci travolgono. Funzionerà, fidatevi, “deve” funzionare.

Perché a questo castello di carte, se ne togli una, crolla tutto. Perché ci sono legami che vanno oltre la politica, interessi che non possono essere messi a rischio, c’è il terrore dei “grillini” o di una maggioranza diversa prima ancora che delle indagini che stanno travolgendo l’amministrazione e  di una commissione d’accesso dietro l’angolo per la vicinanza – se non commistione – con chi si vanta di essere camorrista. Altro che incontro – generico – in Prefettura. Con chi, sindaco?

Magari domani lo spiegherà ai colleghi presenti alla conferenza stampa, a quelli che Cafà e Nolfi hanno ignorato per dieci giorni e che da quando le assessore torneranno al loro posto riprenderanno a chiamare. Perché chiunque, nel 3.0 de noantri, ha smania di comparire, e se c’è chi è troppo “visibile” apriti cielo. Come dire: cari cittadini, abbiamo scherzato, ma come credevate alle dimissioni? E cari giornalisti, che volete? Sapere? Ma quando mai…. Ecco, andrebbe disertata quella conferenza (sarò assente per lavoro, questo spazio è un diletto personale) ma invece i cronisti ci saranno perché hanno il dovere di raccontare.

Ma c’è stata mancanza di rispetto. Verso chi ha eletto Cafà e Nolfi – in primo luogo – e verso chi le cercava per lavoro – dopo le dimissioni – per far sapere anche ai non elettori il motivo di quella rottura. Che si sapeva sarebbe stata ricucita, altro che proclami e promesse solenni. E’ stata una commedia con finale già scritto, ora ci dicessero che non è vero, rispondessero in “politichese“, ma questo è.

Citavo inizialmente Oriana Fallaci, la stupenda conclusione del romanzo che più mi ha affascinato della giornalista e scrittrice: “(…) lo capì anche il gregge che bela dentro il suo fiume di lana. Non più gregge, quel giorno, ma piovra che strozza e ruggisce (…)

Forse è questo il vero timore, i cittadini che non sono più gregge.

Cafà ci ripensa (forse) Nolfi no, il sindaco dà l’ultimatum

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Ti arrivano comunicati in “politichese” e poi provano a farti l’interpretazione “autentica“, al solito sei te, insieme ai colleghi ma da quando esistono i social anche i cittadini, a non capire.

Allora devi affidarti all’esperienza, all’interpretazione, provare a fare un minimo di analisi. Le assessore Cafà e Nolfi se ne vanno con una lettera di dimissioni “irrevocabili” e durissima. Le segue la Salsedo che riconsegna le delghe. Quando la missiva esce provano ad addolcire la pillola con un comunicato fiume dopo dieci giorni di silenzio e una serie di incontri – l’ultimo a pranzo con il sindaco –  che sono serviti a chiarire. Tutti capiamo che tornano sui loro passi, ma loro si affrettano a dire che abbiamo compreso male: le dimissioni sono confermate.

Le parole, però, hanno un peso e gli altri assessori, quelli rimasti, coloro dei quali si chiede la testa ma senza il coraggio di dirlo ufficialmente (lo facciamo noi, ce l’hanno soprattutto con Placidi e Zucchini, più di qualcuno potrebbe dire “benvenute nel club“) replicano al comunicato e lanciano la sfida: riuniamoci.

Le assessore vacillano, ma non troppo, e questa mattina si rivedono con il sindaco al quale si erano “affidate” per una soluzione e che già un anno fa le aveva fatte tornare sui propri passi. Fallito l’azzeramento per poi di fatto  rinominare tutti, si era provato – devi stare alle fonti e alle interpretazioni, ricordiamolo – a fare qualche “aggiustamento” e a tirare a campare fino al 2018. Perché così non va – guarda un po’, cominciano ad accorgersene anche gli amministratori – e qualcosa occorre inventarsi. “Padre Luciano” ricorda che c’è il porto, agita lo spauracchio di Grillo, non vuole chiudere indegnamente la sua lunga carriera politica.

Nuovo vertice al Bar Nolfi e alla fine un ultimatum: entro lunedì devono scegliere, rientrare o lasciare. Tra le cose che sono state sollevate in Prefettura sembra – lo riferiscono ambienti vicini al sindaco – che la più preoccupante sia la mancanza di “quote rosa“. Circolano nomi alternativi, gli assessori non molleranno e allora? Cafà sarebbe pronta a tornare, la Nolfi non ci pensa proprio, Salsedo resta comunque consigliera e pazienza le deleghe. Nel pomeriggio, si dice, altro bar e altro vertice ma solo tra le dimissionarie. Lunedì sapremo, forse.

Le condizioni della città? Spettacoli estivi fai da te, un palco montato per nulla (e senza trasparenza, a oggi) e figuracce come questa? Ma sì… c’è la crisi politica.

Qualcuno ha scritto, giustamente, che nemmeno Pirandello avrebbe saputo immaginare di meglio. Però adesso basta, finite questa tragicomica, chiedete scusa e se siete in grado governate fino al termine del mandato. Altrimenti andate pure a casa.

Lo scoop e il politichese 3.0, rientrano o forse no

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Dieci giorni di silenzio e poi – una volta scoperte – affidano a facebook un comunicato che nella Prima Repubblica non avrebbero saputo fare meglio. Roberta Cafà, Laura Nolfi e Valentina Salsedo – il nuovo….. – “spiegano” le dimissioni con un comunicato postato sui social, primo esempio forse di quello che intendeva Bruschini con il suo 3.0

Lo fanno dopo lo scoop del Granchio e di Katya Farina in particolare, che nel pomeriggio aveva reso noto il duro contenuto della lettera di dimissioni. Per dieci giorni erano state in silenzio, avevano tenuto il punto, erano state pressate dalla politica, si erano riunite, e ieri proprio mentre si concludeva il pranzo con Luciano Bruschini – che si conferma un maestro nei rapporti interpersonali e politici – la notizia del perché si erano dimesse. Se ne erano andate per le “politiche illogiche, arroganti ed incontrollabili che trovano teatro nella casa comunale” ma prima ancora perché mancavano le condizioni di “trasparenza, corretta amministrazione ed efficacia“. Parole pesantissime che in tempi di paventata commissione d’accesso confermano i dubbi di molti sul funzionamento del sistema-Anzio.

Il problema, immagino, diventa la lettera e non il suo contenuto. Diventa come è uscita, perché – quando trasparenza voleva che fosse pubblicata, dato che sono andate via dei personaggi pubblici – e ovviamente la stampa ignorata per dieci giorni non solo è brutta e cattiva, ma finalmente va cercata. Ecco il comunicato, in perfetto politichese, dove si dice e non si dice, si smorzano i toni rispetto al contenuto della lettera, si fa capire che ci sono state incomprensioni personali (ma allora l’amministrazione è corretta, efficace, trasparente? e le politiche non sono arroganti e di conseguenza sono sotto controllo?) e che si sono dimesse irrevocabilmente ma poi, a seguito di un confronto con il sindaco……

Ecco, gli ormai pochi capelli bianchi mi portano a immaginare che quel confronto, il pressing di “Padre Luciano” – come lo chiama amichevolmente Candido De Angelis – sia servito a ricucire le cose. E così ha capito anche chi fa questo mestiere da meno tempo e i cittadini che praticano i social.

Perché: “Riconosciamo al Sindaco Luciano Bruschini la grande esperienza e le competenze per trovare il giusto equilibrio e proseguire nel mandato con la dovuta serenità, contrastando le sterili discussioni ,evitando le incomprensioni che potrebbero ostacolare la buona amministrazione” tradotto significa che sono pronte a tornare. Poi se abbiamo interpretato male, chiediamo scusa da subito. Certo non si può fare marcia indietro così a cuor leggero, allora andranno in qualche modo “placati” Placidi e Zucchini – da quello che si dice negli ambienti – e si potrà proseguire anzi “ridefinire una soluzione idonea per una ri-partenza orientata al progresso della Città“. Devo cercare in archivio qualche documento anni ’80-’90 ma sono certo che parole del genere le troverei.

Bisognerà vedere che ne pensano gli altri componenti di maggioranza, chi aveva già le assessore pronte, chi a stare dieci giorni alla berlina e ad aver votato un paio di delibere illegali perché prive di “quote rosa“, oggi vorrebbe capire qual è la situazione e quali le condizioni dell’eventuale rientro. A questo punto se torneranno o meno le assessore – abbiamo capito di sì, cercano di spiegarci il contrario – non importa. Certo sottrarsi a un confronto con la stampa per evitare domande che potevano essere “scomode” e che dopo la lettera lo sarebbero ancora di più non è bello. Diciamo che è l’ennesima figuraccia dell’amministrazione Bruschini e d’altro canto ricordiamo pure che il primo a fare marcia indietro fu proprio il sindaco, nel 2013. Disse che non si candidava più, quindi tornò sui propri passi. Vinse, certo, ed è legittimato a stare lì. Ma dato quell’esempio Cafà e Nolfi – già dimissionarie una volta – che potevano fare di diverso?

Dissidenti pronte al rientro, ad Anzio la pantomima è servita

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Da sinistra il sindaco Luciano Bruschini e le dimissionarie pronte a ripensarci Valentina Salsedo, Roberta Cafà e Laura Nolfi

Un pranzo e l’accordo per il rientro vicino, anzi dato quasi per scontato negli ambienti della politica anziate. Roberta Cafà, Laura Nolfi e Valentina Salsedo sono pronte a tornare sui propri passi. Il “pressing” del sindaco – che oggi si è intrattenuto ancora a lungo con loro in un ristorante – è andato a buon fine. Luciano Bruschini, è noto, in questo è maestro. Si tratterà ora di trovare la via per spiegare alla città questa nuova pantomima.

A fronte delle pesanti accuse mosse nelle lettere di dimissioni, sarà interessante capire cosa avranno da dirci le assessore e la delegata all’archeologia che dieci giorni fa hanno sbattuto la porta.

E quali ragioni politiche le hanno spinte a ripensarci, cosa si aspettano che cambi rispetto  alla mancanza di “trasparenza e corretta amministrazione” e di fronte a “politiche illogiche, arroganti e incontrollabili“.

Si dimisero già un anno fa, adesso avevano rassegnato “irrevocabile rinuncia al mandato” e invece già domani potrebbero accettare di essere rinominate,altro che irrevocabile…. con buona pace di chi al sindaco aveva fornito già i  nomi alternativi.

Se pure non rientrassero, poi, è stucchevole che Cafà, Nolfi e Salsedo siano state zitte per dieci giorni, non abbiano sentito il dovere di spiegare ai cittadini perché si erano dimesse. Lo apprendiamo oggi, grazie ai servizi dei giornali on-line, gli stessi ai quali loro si rivolgevano un giorno sì e l’altro pure per apparire con i loro comunicati e che hanno fortunatamente “carpito” la lettera di dimissioni.

Un modesto suggerimento ai siti e giornali locali. Se le assessore e la delegata richiamano o mandano un comunicato, pubblicatelo 10 giorni dopo o comunque per il tempo che vi hanno fatto attendere e hanno portato in giro i cittadini. E fate così ogni volta che presenteranno iniziative.

Perché il silenzio dalle dimissioni in poi è irrispettoso dei cittadini, vero, ma anche di chi lavora in siti o giornali locali che non possono andare bene solo quando fa comodo e c’è “smania” di comunicare.

Cafà, Nolfi e Salsedo: se ci siete battete un colpo….

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E’ passata una settimana dalle dimissioni delle assessore Roberta Cafà e Laura Nolfi e dala riconsegna della delega da parte della consigliera Valentina Salsedo. Le prime due hanno fatto parte di una maggioranza che si è presentata alla città per essere 3.0, hanno sempre comunicato a spron battuto, siamo nell’era della comunicazione globale ma loro ancora non ci fanno sapere perché sono andate via. Non a chi scrive, attenzione, ma ai cittadini di Anzio. A chi le ha votate, anzitutto, ma anche a chi le ha viste operare. Perché uno quando amministra lo fa per tutti, non solo per chi l’ha votato. La terza è ancora consigliere di maggioranza 3.0, invece

Gli apprezzamenti tardivi arrivati alle assessore sanno, diciamoci la verità, di presa in giro. Sono state a lungo sulla graticola, sono state pesantemente accusate dentro e fuori dalla maggioranza perché troppo “visibili” o perché presenzialiste e piene di iniziative, sono andati a far loro le pulci su tutto – in certi casi anche giustamente – ma adesso devono far conoscere il motivo per il quale sono andate via aprendo una crisi che solo i vecchi politicanti di casa nostra fingono di ignorare. E ovviamente  anche Valentina Salsedo dovrebbe dirci perché ha riconsegnato la delega ai beni archeologici.

Le tre donne “ribelli” ieri sera si sono riunite a lungo, del loro come di altri incontri nei bar sappiamo grazie ai social network o a chi vede i nostri politici riunirsi per cercare di uscire dall’angolo nel quale sono finiti, mentre la città è allo sbando.

Tra le altre cose c’è la vicenda quote rosa, per le quali è ancora in piedi una petizione on line, e l’amministrazione anziate non solo è fuori legge ma adesso è sotto l’attenzione del Prefetto e della Consigliera regionale di parità  Alida Castelli – che ha risposto al nostro sollecito dicendo: “Condivido la vostra posizione e rimango in attesa di un fattivo atto che ponga fine all’inapplicazione di una norma per la quale le donne, ma non sole, si sono battute“.

Ecco, un bel comunicato (dall’amministrazione ci arriva di tutto, meno le cose serie) o una conferenza stampa, per dire: “Siamo andate via perché...” E per smentire le voci – che tali sono, ma come recita il vecchio adagio “se la foglia si muove il vento tira…” – secondo le quali Cafà e Nolfi rientrerebbero se si azzera la giunta, sarebbero state convinte, si sottoporrebbero a una colossale figuraccia per “salvare” l’amministrazione. Ovvero che hanno lasciato per paura della possibile commissione d’accesso.

Serve trasparenza, dunque, ma capiamo benissimo che avendo fatto parte di questa amministrazione che ha un sito istituzionale ancora lontano dal rispettare le norme, non è facile. Affidiamoci allora al più pratico Cafà, Nolfi e Salsedo: se ci siete battete un colpo….

Feste, concerti e cani. Sul resto il Comune preferisce tacere

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Nell’ordine: la notte bianca, il giorno dopo la richiesta di commissione d’accesso pubblicata dal Corriere della sera e ripresa – con il testo dell’interrogazione di Sel – dai siti locali e non;  la Corale e i Carmina burana, il giorno dopo le dimissioni delle assessore Laura Nolfi e Roberta Cafà; le serate dedicate alla “Pizzica“, nel giorno in cui durante un convegno sulla legalità un senatore dell’antimafia ribadisce che la situazione è gravissima e chiede al Prefetto di intervenire; ieri la spiaggia per cani, il giorno successivo a un consiglio comunale nel quale non s’è fatto altro che minimizzare: sulle dimissioni e sul condizionamento della criminalità e a una giunta che ha votato (rischiava di perdere finanziamenti) in violazione di legge. Giunta che qualche giorno prima ha votato – senza leggere cosa allegava – una dotazione organica che in un documento dice una cosa e in un altro la smentisce.

Sono le quattro note diffuse, martedì, mercoledì, giovedì e ieri dall’ufficio comunicazione di Anzio o dal suo responsabile. Il quale manda – com’è giusto – ciò che gli dicono. Dobbiamo dedurre che sul resto il sindaco Luciano Bruschini, i suoi assessori rimasti in sella, i capigruppo di maggioranza, qualche consigliere comunale di questa sorta di armata Brancaleone, i rappresentanti dei partiti (?!) che sostengono l’amministrazione, preferiscono tacere. Immaginando, forse, che attraverso comunicati di iniziative pure lodevoli i cittadini   possano essere tenuti a bada. O presi in giro.

E poi che vuoi parlare con i “giornaletti“? Eh no…. Nell’immaginario dei nostri scienziati della politica, di quelli che “ragionano“, di quelli del “che c’è dietro” ripetuto per convincersi in interminabili sedute nei bar e delle certezze assolute non si può….

Quello Agostino Gaeta con il suo controcorrente fa pure l’amico ma difficilmente poi concede sconti, figuriamoci. Il Granchio? Ma scherziamo, ormai è “grillino” e prima s’era tolto di mezzo Del Giaccio e un po’ si era allineato, ora sta scatenato. Ecco, l’autore di questo blog, il “candidato sindaco“, non sia mai. Vogliamo parlare dei siti? Quei “comunisti” di inliberauscita.it sono inaffidabili, dietro al Clandestino ci sta Tizio o Caio, meglio tutto sommato chi copia e incolla sulla free press, ma anzi è meglio non comunicare e basta.

Così l’unica posizione che abbiamo è quella della free press che fa riferimento al presidente della commissione ambiente, Antonio Geracitano. Non c’è crisi e non rompete, sostanzialmente.

Ecco, il Titanic affonda ma ad Anzio si fa festa e inauguriamo la spiaggia per cani. Il resto? Ma sì….

Una firma per far rispettare la legge

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Non amo le “quote” imposte, ma esiste una legge e va rispettata. Due assessore si sono dimesse, la giunta di Anzio viola la norma e non può deliberare. E’ stato detto ieri in consiglio comunale, lo ha messo nero su bianco la segretaria generale nelle delibere votate sempre ieri.

Atti che andavano fatti per non perdere finanziamenti,  la scelta di votarli all’indomani delle dimissioni è condivisibile, ma ora il sindaco deve ristabilire la parità di genere. Altrimenti il Comune resterà paralizzato o, peggio, esposto all’ennesima violazione di elementari norme.

Per questo propongo la petizione on line che si può firmare qui e che verrà inviata al Prefetto di Roma, alla Consigliera regionale per le pari opportunità, al sindaco e alla segretaria generale.

Il testo è il seguente: “Al Comune di Anzio, a seguito delle dimissioni delle assessore Roberta Cafà e Laura Nolfi,  il 14 luglio  sono state approvate in Giunta  due delibere urgenti per le quali si rischiava di perdere un finanziamento.
Possiamo comprendere questa necessità, ma sollecitiamo un Vostro intervento affinché al più presto venga ristabilita la parità di genere in giunta e non si approvino più atti nulli e/o annullabili o comunque adottati in violazione della legge 56/2014, articolo 1 comma 137”