Ciao Mimmo, maestro di baseball e di vita

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Non ci sono riuscito o più semplicemente ho sempre rinviato. Ma sì, domani, un altro giorno, tanto sta lì… Quel domani non arriverà più, caro Mimmo, non potrò più venire a trovarti nella struttura di Pontinia dove eri ricoverato da qualche tempo. Non potrò più fare qualche battuta mentre te, con la malattia che avanzava, mi avresti guardato fisso e a malapena avresti risposto. La giornata di oggi è cominciata nel modo peggiore, quando ho visto il numero di Franca – che abbraccio forte, insieme a Daniele e Manuela – mi è salito il cuore in gola. Era presto, ho capito subito.

Con Mimmo Di Liborio se ne va un pezzo di vita. Un pezzo di storia del baseball – tra Latina, Anzio- nel mondo giovanile. Ci siamo conosciuti che io, pessimo giocatore, avevo poco più di 15 anni. Venivo a scuola a Latina, ricordo di un viaggio sul   motorino che usavi per il lavoro di postino fino a casa tua per poter andare a giocare una partita. Poi feci i corsi, cominciai ad allenare, ma senza i tuoi consigli – quelli che dispensavi ai ragazzini come ai grandi – non sarei andato avanti.

Dicevano che vincevi poco, ma oggi centinaia di ragazzini di un tempo – diventati nel frattempo adulti – ti piangono per quello che sapevi trasmettere. Sono le vittorie più belle, sono scudetti che non puoi appuntare sul petto (favoloso quello dei Ragazzi di Anzio del ’96, sai che lo sentivo anche un po’ mio) ma che valgono molto di più. Se Babe Ruth diceva che “non c’è niente di più bello, nobile e leale” del baseball, tu questi principi semplicemente li trasmettevi. Era una capacità innata. Come quella di inventare sempre un modo nuovo per insegnare la battuta o la presa. Si può allenare un interno – ad esempio – anche  con una tavola di compensato, ricordi vero? E quanto entusiasmo, quanta pazienza, quanta voglia di insegnare. Se c’era un’azione durante una partita di allenamento che andava male, fermavi il gioco e ripetevamo. Perché i ragazzi vogliono esempi, non grida. Quando ho iniziato ad allenarli urlavo troppo e mi riprendevi sempre, a ragione. Gli ultimi   che hai formato, tornato a Latina, oggi sono in Nazionale: Mattia Reginato e Alex Sambucci. Prima di loro ci sono generazioni che ti ricordano senza essere arrivate a traguardi di rilievo in questo sport, ma apprezzando i tuoi insegnamenti e ci sono generazioni di avversari che ti rispettano. Oggi è stato naturale, immagino, al trofeo “Kinder Coni” iniziare le partite con un minuto di raccoglimento. Il minimo.

Abbiamo diviso tutto nelle giovanili dell’Anzio, fino a quando ho iniziato a lavorare al giornale: memorabili l’organizzazione della trasferta negli Usa – che purtroppo mi vide restare a casa, proprio per lavoro – e i successivi giochi dell’amicizia disputati tra Anzio e Latina, l’anno dopo. Battemmo gli americani, con un superbo Roberto Rossi – poco più che bambino – sul monte. Siamo stati avversari in serie C, io allenatore del Marconi e tu di un Ceccano che aveva lanciatore Ettore Morellini, mica l’ultimo arrivato…

E come dimenticare la prenotazione, per una Coach convention, all’hotel Excelsior di Livorno che tutto era fuorché eccezionale? Ma anche la necessità della regola dei “4 punti”, le tue esperienze con l’Italia Ragazzi, i titoli europei vinti insieme a un altro allenatore di grande spessore quale Primo Allegri, i pezzi allora su Latina Oggi.

La mente è confusa, Mimmo, ti ricordo con pochi altri del baseball al mio matrimonio, ricordo le telefonate a Natale, i consigli che davi al di fuori dello sport, poi la tua vicenda ospedaliera (a proposito di malasanità…) e il decorso della malattia. In campo ti ci avevamo riportato, allo Stefano7, scegliendo di farti donare una targa dai “tuoi” ragazzi, quelli che vinsero quel campionato nel ’96. E’ un’immagine che gira sui social, sui siti, che sta qui e che dice quanto ti abbiamo voluto bene e quanto bene hai fatto.

Dovevo venire e ho rinviato, sono stato uno scemo Mimmo. Ho scritto oggi per il Messaggero.it l’ultima cosa che avrei voluto. Posso solo dirti grazie, maestro di baseball e di vita. E con me lo dicono tanti altri.

Il cielo del baseball ha una stella in più: fatti due risate con James e con il Kette, ricorda a Stefano che se non carichi la palla in difesa quella ti frega e l’uomo arriva salvo, chiedi a mio padre, Zi’ Carlo, se hai bisogno di portare qualcosa al campo con il furgone, a Cipriano se serve qualche documento. So che ci ritroveremo, un giorno, e avrò ancora tanto da imparare. Tantissimo, amico mio.

I titoli, il copia-incolla, le promozioni, il Mef. Va tutto bene

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Il corso tenuto per la We Com (foto dal profilo facebook)

Dicono negli ambienti che “se fai politica” non dovresti più esprimerti. Sarà un “leit motiv” in caso di campagna elettorale, ma dico subito che finché vige l’articolo 21 della Costituzione scrivo eccome. Lo faccio da una vita, non mi fermo adesso. Soprattutto non mi piego alla logica “lascia fa...” o quella di tacere perché il sistema è uso non pestarsi i piedi. Pure fossi candidato – a oggi non lo sono – si sappia sin d’ora che sarei fuori da certi schemi. Poi la politica è mediazione, certamente, ma la vogliamo raccontare una vicenda che riguarda il nostro Comune?

L’hanno scoperta i giornali, ne ho parlato qui, l’aveva segnalata persino il capogruppo Pd prima di darsi alla ritirata. E’ una vicenda emblematica di come vadano le cose in questo Comune, nel silenzio della “po-li-ti-ca“, ma benché sia passato un anno torna di stringente attualità. Un paio di settimane fa il dirigente dell’area finanziaria che è al Comune grazie a un titolo per un altro rispetto all’avviso al quale ha risposto, dichiarando di avere una laurea equipollente che tale non è, è incappato nel “copia e incolla“. Comprensibile, i primi a usufruirne siamo noi giornalisti molto spesso. Peccato che la delibera con la quale si aderiva al “nodo dei pagamenti” della pubblica amministrazione riportasse quale responsabile Riccardo Rapalli che è dirigente, vero, ma a Civitavecchia. Negli uffici nessuno se n’è accorto, in giunta né la segretaria né il sindaco, né gli assessori se ne sono accorti, forse non hanno letto. Poi la cosa è emersa, un post di chi scrive su facebook, qualche verifica ed ecco che la delibera 70 del 6 settembre è stata rettificata  l’11 e la giunta la modifica “nella parte in cui per errore materiale viene nominato il dott. Riccardo Rapalli quale referente…“. Si copia, lo suggeriva Umberto Eco in “Come si fa una tesi di laurea“,  e non c’è da scandalizzarsi ma qui si è persino incapaci di copiare… O si è distratti, diciamo così. La rettifica sarebbe stata più corretta dicendo “per un errore di copiatura….” Perché a leggere l’atto che viene adottato è spiegato che è lo stesso di Civitavecchia dal quale è preso pari pari. Persino il passaggio che si tratta di una decisione urgente da prendere. Solo che a Civitavecchia era urgente ad aprile, ad Anzio a settembre! La politica direbbe “ma lascia fa...” senza preoccuparsi di un fatto. Torniamo a un anno fa, al titolo valutato erroneamente e nel silenzio pressoché generale. Sapete chi era in commissione insieme alla segretaria generale, a un componente che ha patteggiato la pena per reati contro la pubblica amministrazione e non poteva essere lì secondo le regole che il nostro Comune si è dato? Su, è facile: Riccardo Rapalli. Lo stesso che insieme al nostro dirigente, qualche giorno dopo quella selezione, è andato a tenere un corso.  Non è vietato, ci  mancherebbe. Coincidenze. Che dice la politica? “Ma sì, che vai a guardà...”

Attenzione: non si discutono le capacità professionali e chi lavora, ma i metodi. Questo deve essere chiaro, per tutti.

Come per la storia dell’alta professionalità per la quale la Corte dei Conti ha condannato l’ex segretario generale Pompeo Savarino. La sentenza si può scaricare qui.  Quel riconoscimento è risultato probabilmente determinante nell’assegnazione di un ulteriore incarico profumatamente pagato quale dirigente Capo di gabinetto (con l’esclusione dalla selezione non di chi scrive, pazienza era un gioco, ma almeno di chi titoli da poter valutare li aveva eccome…) come si evince dalla determina

Il problema principale non è questo, quanto ciò che si legge nella sentenza e cioè che l’amministrazione ha provato a mettere una “pezza” solo mesi dopo e solo a seguito di una ispezione del Mef, in particolare della Ragioneria dello Stato.  Va tutto bene…

Una netta linea di confine tra chi gestisce l’amministrazione oggi e l’ipotetica #unaltracittà è che certi metodi cambierebbero.

ps, già in passato per la vicenda “copia e incolla” ho ricordato come con “il Granchio” scoprimmo una delibera per rifare le strisce a piazza Garibaldi, alla stessa cooperativa. Se la presero, manco a dirlo, con “gli uffici” e sistemarono. Il sindaco era Luciano Bruschini, il suo successore Candido De Angelis oggi nuovamente in lizza per il centro-destra unito, era un battagliero consigliere comunale.

Il candidato, #unaltracittà: facciamo a capirci

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Aveva ragione la mia amica Giovanna, lo ripeto sempre: “Leggi e scrivi ma di politica non capisci un c....” Aveva ragione perché si fa presto a scatenare la tempesta nel bicchiere. Basta confermare un impegno, basta fare una dichiarazione ed ecco: non solo sei candidato sindaco (di chi?) ma la parola “alternativo” pronunciata alla collega Elisabetta Bonanni che ha ripreso un mio post su facebook crea delle difficoltà.

Ebbene già un anno fa, presentando l’idea di #unaltracittà avevo chiaro a chi fossi alternativo: a chi ha governato fino a oggi e chi lo ha sostenuto apertamente e non. Nella presentazione c’era un “muro” da abbattere, più chiaro di così….

Nelle dichiarazioni parlo di alternativo al Pd e mi viene giustamente fatto notare che è come se non li volessi. Niente di più sbagliato: ho ricordato, sempre un anno fa, che sono tra i fondatori, ho votato sempre alle primarie, immaginavo – come tanti – qualcosa di assolutamente diverso dalla guerra fra correnti. Ecco, a questa sono sicuramente alternativo. Avessi voluto, 35 anni fa davo retta a mio padre, andavo con gli allora “basisti” e forse avrei fatto “politica” magari con una poltroncina in Rai o qualche incarico. Non l’ho fatto allora, figuriamoci oggi.

E   sono in disaccordo – diciamo così – con  chi non è stato al governo (non ci sta da 20 anni, ricordiamolo) ma soprattutto nell’ultimo periodo sembra “annacquato” sulla gestione di Luciano Bruschini che pure aveva provato a incalzare sul bilancio, sulla legalità (allargando il fronte alle associazioni) sul patrimonio. Allora facciamo a capirci, non giochiamo al politichese, se mai ci sarà una candidatura la mia area di riferimento era e resta quella, ma non sono un potenziale candidato di “bandiera“. Se servo ad allargare l’orizzonte, bene, altrimenti avanti altri. Non si va in Paradiso per dispetto dei santi.

Scrivevo un anno fa: “Si poteva andare da un partito, fare un’alleanza con chi rappresenta la politica anziate e ci ha portato nella condizione in cui siamo. Si poteva cedere alle lusinghe di chi dice “io ho 1000 voti” e di chi promette di portare con sé “cinque-sei consiglieri“. Ma sì, ti metti a tavolino, fai i conti, speri che vada bene (a loro è andata benissimo, finora) prometti qualcosa che non manterrai, ma saresti solo il nome nuovo e spendibile per una vecchia classe politica e dirigente. Se poi il tuo nome servisse, come “bandiera” nel Pd, per passare dal 20% di Bernardone alle ultime amministrative al 22% perché sei un po’ più conosciuto cosa avresti fatto? Nulla. E se pure il Pd fosse parte di questo discorso – alla pari con altri – sai che dovresti temere i “dinosauri” che nel ’95 non confluirono su Mangili e nel ’98 mandarono a casa Mastracci consegnando definitivamente la città al centro-destra“. Ecco, alternativo a tutto questo. Ora è chiaro?

Poi sarà quello che verrà, certo che con un centro-destra unito le speranze sono poche, allora hai il dovere di allargare a chi non si piega alla staffetta De Angelis-Bruschini-De Angelis dopo la “guerra” di quattro anni fa. Di allargare a chi non vota, a chi non piace il “guru” che dirige i Grillini tra Genova e una Srl (e deciderà anche il candidato ad Anzio, non capisco di politica ma quando hai Ardea, Nettuno e Pomezia   devi provare il poker). Di allargare alle esperienze civiche di diversa estrazione. Perché in una città si deve pensare all’ordinario (buche, immondizia, servizi) in antitesi a quanto visto finora e a un modello di sviluppo diverso da quello che ci ha portato dove siamo (sostenibile, di qualità, immaginato per il breve, medio e lungo periodo). Si deve fare questo, non pensare  allo ius soli, al fine vita o cose del genere. Per quelle c’è il Parlamento.

Ecco, facciamo a capirci: il mio impegno in questo senso – da cittadino – c’era e c’è. Scrivevo sempre un anno fa: “(…)se riusciremo a mettere insieme chi vuole realmente cambiare le cose in questa città parleremo anche del candidato sindaco. Ma per farlo dobbiamo essere credibili e questo dipenderà  esclusivamente da noi (…)

#iosonopronto

Moderna, aperta, sostenibile… #iosonopronto

altracitta
E’ trascorso un anno esatto da quella presentazione, dall’idea di #unaltracittà, la “politica” di casa nostra  si è agitata molto, ha stretto e stracciato accordi, interpreta, ha certezze incrollabili (!?) pensa al voto e non alle condizioni nelle quali ha ridotto Anzio….
Lasciamola fare, serve altro: “Una città moderna, aperta, solidale, proiettata in Europa e nel mondo, dove lo sviluppo guardi alla sostenibilità e non al mattone, alla qualità degli eventi e non ad accontentare gli amici degli amici, ai servizi basati sulle esigenze dei cittadini – tutti – e non di pochi“.
Sono i primi e indispensabili punti di un programma. Confrontiamoci su quello. Per chi vuole starci #iosonopronto

Il Falasche inizia a pagare, non si doveva arrivare a tanto

Un messaggio arrivato via whatsapp, la fine – speriamo – di una brutta pagina. Ripeto che quella del Falasche è solo la punta dell’iceberg di una situazione legata al patrimonio pubblico che appare fuori controllo. Comunque, primo pagamento effettuato, ora non si ripeta l’errore del passato. Perché non si doveva arrivare a tanto. Né dovevano passare 7 anni prima di versare la prima rata. In un qualsiasi rapporto senza esponenti politici di mezzo ci sarebbero stati i conseguenti atti.  Anzi, sarebbe interessante conoscere i termini dell’accordo. Lo impone la trasparenza, a questo punto, e chissà che si svegli qualche consigliere comunale: hanno brillato per assenza su questa vicenda, si sa che la “politica” tende a difendere sé stessa.

Comunque, va ribadito, non ho mai messo in discussione quello che viene fatto per i ragazzi, però questo non poteva e non può rappresentare un alibi. Da parte mia, a questo punto, regolarizzerò la posizione relativa ai rifiuti. A proposito, la delibera sulle tariffe 2017 non è ancora stata approvata in Consiglio comunale…

falaschepaga

Il GSD Falasche comunica che, dallo scorso 1 settembre, ha dato seguito al piano di rateizzazione predisposto dal Comune di Anzio, per estinguere l’importo di euro 57.911,44, comprensivo di interessi e rivalutazione monetaria, versando la prima rata mensile pari ad euro 1258,94 per il rimborso dei lavori di manutenzione straordinaria effettuati presso gli impianti sportivi comunali di Villa Claudia. Anche in questa circostanza il GSD Falsche ribadisce l’impegno sportivo, sociale ed educativo svolto dalla società, in tutti questi anni, per la crescita dei giovani del territorio, all’interno di un contesto “sano”, costituito da tante persone che hanno messo a disposizione il loro tempo per il bene della collettività“.

Il generale, il commercialista e una scadenza che…

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Il generale alla Capo d’Anzio è stato messo, di un commercialista candidato sindaco del centro-destra si parla, ma mentre l’attenzione di chi “fa” politica dalle nostre parti è tutta rivolta alle elezioni del 2018 si rischia di dimenticare una scadenza importante.

Il sindaco incaricato (commercialista permettendo) dell’alleanza che governa Anzio, Candido De Angelis, ha sempre asserito di essere assiduo lettore del Sole 24 ore oltre che del Corriere della Sera. Gli va dato merito, pertanto non gli sarà sfuggito quanto pubblicato lunedì sul quotidiano economico. Bene, entro la fine di settembre il Comune è obbligato ad approvare il bilancio consolidato riferito all’esercizio 2016: “Composto da conto economico – cito l’articolo –  stato patrimoniale, relazione sulla gestione consolidata (…) relazione dell’organo di revisione“. C’è tutto? Saperlo…

Al contrario delle altre approvazioni, non si rischia lo scioglimento del Consiglio comunale se i termini non vengono rispettati, ma si sospende la facoltà di assumere da parte dell’Ente che pure in questo periodo è molto attivo su questo fronte.

Che c’entra il generale presidente della Capo d’Anzio? Semplice, da un lato i conti della società partecipata entrano nel consolidato, dall’altro la stessa società deve essere soggetta alla “razionalizzazione“. In questo caso “la mancata approvazione sconta anche la sanzione pecuniaria (fino a 500.000 euro) oltre a impedire all’ente l’esercizio dei diritti e dei poteri del socio” mentre le “schede della situazione devono essere allegate alle deliberazioni consiliari“. Sempre entro il 30 settembre…

I tempi ci sono, sia chiaro, anche se la documentazione in cartella arriverà come al solito in extremis ai consiglieri comunali, i quali nel frattempo sono presi tra mostre da inaugurare, accordi da fare e sfasciare, voti potenziali da contare, commissioni trasparenza da disertare.

Una cortesia sul piano di razionalizzazione: evitiamo, nella smania di “copia e incolla” che contraddistingue molti,  di scrivere sull’eventuale proposta “sturt up” come avvenuto nella precedente o di affermare che la Capo d’Anzio non ha dipendenti.

Addio a Castore, nonostante tutto è stato “il” sindaco

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Castore Marigliani in occasione dell’intervista per i suoi 90 anni. (Foto il Granchio)

Un tweet, forse aveva capito anche questo passaggio tecnologico. Impulsivamente l’ho ricordato scrivendo: “Anzio perde grande protagonista. Addio a Castore Marigliani, sindaco tra i più importanti che abbiamo avuto nonostante tutto. Riposi in pace“. Sì, piaccia o meno Castore Marigliani – che fino all’ultimo è stato negli uffici dell’attività di famiglia in via Breschi, lucidissimo – è stato un grande protagonista.

Pensate, se ne va l’11 settembre, anniversario della Torri Gemelle, lui che citando lo sbarco aveva convinto gli americani della Palmolive a investire qui. E, ricordo personale, per ironia della sorte l’intervista per il novantesimo compleanno è stato il mio ultimo articolo per “il Granchio“, a settembre di quattro anni fa. Chi vuole può leggere a questo link il testo che poi è stato pubblicato.

Ho scritto “nonostante tutto” perché a mio parere le scelte fatte all’epoca, la vocazione di questo paese snaturata, le paghiamo ancora oggi ma come amava ripetere  lui tutto doveva essere “contestualizzato“. Le case ad Anzio Colonia? Certo, si potevano fare dietro la linea ferroviaria “Ma ragazzo mio, i pescatori volevano vedere il mare per decidere se uscire o meno e andare a lavorare“.

A quella generazione politica che ha avuto sicuramente dei difetti, vanno riconosciuti dei meriti. Quello di avere immaginato alcune opere che abbiamo ancora oggi. Il centro sportivo comunale, per esempio, o l’acquisizione del Paradiso sul Mare, un’idea allora innovativa che il Comune sposò come “La Francescana” (chissà che si diranno con Padre Vincenzo, lassù, visto come è finita) per la quale i cittadini di Anzio misero dei soldi e l’ente diede un finanziamento. Poi potremo discutere a lungo se è stato o meno – quel periodo – l’inizio della fine. Dalle costruzioni in area archeologica a una industrializzazione che probabilmente non ci apparteneva, fino al via libera a lottizzazioni che ci portiamo ancora dietro. Quando raccontava della Palmolive ricordava “quelli chiedevano e io dicevo sempre di sì, sapevo che era una cosa molto importante e avrebbe dato lavoro e sviluppo“.

Se gli chiedevi di Villa Sarsina, del rapporto fraterno con Padre Vincenzo, della politica di allora, negli occhi notavi un velo di commozione. Una cosa è certa – e dovrebbe essere d’insegnamento ancora oggi – per il ciclo delle interviste “Quand’ero sindaco” che facemmo con “il Granchio” raccontò di “aver sceso da solo le scale del Comune, quando ho capito che non potevo restare“.  Se ne andò, non attese che lo “sfiduciassero“. Ebbe ancora un ruolo, un’influenza persino sulla scelta dei successori, ma non fu più attivo nella vita politica cittadina. Di quell’ultima intervista conservo l’invito al dialogo. Eravamo usciti fra l’altro da una campagna elettorale da “guerra” e senza precedenti. “Oggi non si parla più, si usa il potere, si urla. Dico, ma perché non parlate? Soprattutto ricordate che la virtù più grande di un consigliere comunale è ascoltare e essere umile. Invece si respira aria di odio tra amministratori, ci si dimentica spesso che si è lì per servire e non per  comandare“. Già…

Ecco, del clima politico degli anni di Castore Marigliani – dove pure si discuteva,  c’è ad esempio chi  ricorda di dispute accesissime con l’esponente Pci Amos Sabatini – e di quello successivo, andrebbe riscoperta la capacità di parlarsi. Nelle diversità, ci mancherebbe, ma di confrontarsi.

Di certo all’epoca di Castore e fino agli anni ’90 non c’era la barbarie odierna, di sicuro per lui c’erano emergenze importanti, prime fra tutti quella abitativa. Si poteva fare meglio? Questo è vero sempre, ma in quel momento era importante fare. E lui, novantenne, disse senza problemi: “Rifarei tutto, errori compresi“. Forse anche per questo – non se ne abbiano gli altri – Castore Marigliani è ancora oggi “il” sindaco. Quello che è stato di più alla guida della città, quello ricordato e benvoluto da tutti. Errori compresi, evidentemente.

Lo saluto   con lo scambio che avevamo quando ci si incontrava: “Buongiorno ragazzo, scrivi scrivi, vai avanti…” e io “Buongiorno sindaco, grazie….” Oggi posso dire “Arrivederci, sindaco. E grazie“.

All’elenco di luoghi da intitolare affinché la memoria di questa città cresciuta a dismisura non vada perduta se ne aggiunge uno per Castore Marigliani, insieme a quelli per Egidio Garzia, Francesco Conte, Victor Hugo Antei, Ettore Cicconetti…

Ai figli e familiari tutti un forte abbraccio. E’ giusto chiudere con le condivisibili parole inviate ai congiunti dal sindaco di Anzio, Luciano Bruschini: “Mi stringo a voi con sincera commozione per la perdita del caro Castore, uomo di rari valori e profonda saggezza, protagonista della rinascita della nostra amata Anzio, negli anni difficili del dopoguerra. Certo che il suo ricordo rimarrà vivo, per sempre, vi giungano le mie più sentite condoglianze e quelle della Città di Anzio tutta”.

 

 

 

Le zanzare, l’allarme infondato, la comunicazione e i dubbi…

tabellavirus

I dati sono del Ministero della Salute, circolare sul piano nazionale di sorveglianza

Non ci fosse stato il caso della povera bimba morta di malaria la vicenda dei casi di virus della zanzara Chikungunya registrati ad Anzio sarebbe passata inosservata.  Perché in Italia quel virus – insieme allo Zika e alla Dengue – viene registrato ogni anno e non ha mai mietuto vittime. La tabella che apre questa riflessione è del Ministero della Salute.

Chiaramente a seguito del decesso a Brescia, delle polemiche sollevate da ignoranti alla Matteo Salvini, dei titoli di giornali assolutamente non condivisibili e per i quali bene hanno fatto Ordine dei giornalisti e Federazione della stampa a intervenire,  le zanzare e lo stop alle donazioni “fanno” notizia. Nulla da eccepire, conosco bene il meccanismo.

Con il collega Antonio Bertizzolo, di Latina Oggi, avevamo appuntato diversi casi di quella che chiamiamo “comunicazione scellerata“. Si verifica in casi del genere, da qualche tempo è amplificata dai social network dove tutti diventano scienziati o sollevano questioni poco attinenti. Comprensibile, per carità.  Proprio per tale motivo  – e seguendo da tempo questo settore come giornalista – appresa la notizia ieri sera ho scritto sul mio profilo facebook: “Prima che si scateni l’allarme, proviamo a spiegare che questa zanzara non uccide e che la nostra zona era già ‘attenzionata’, tanto che donando il sangue si veniva sottoposti a un test in più. Avendo riscontrato i tre casi le donazioni sono state sospese. Non c’entrano i ‘negri’, state sereni…

Ma come si dice nelle redazioni “la macchina è partita” e così dirette, interventi, spasmodiche ricerche di esperti. Sacrosanto. Ma questi virus sono riscontrati da tempo e se uno di Anzio, Pomezia o Tivoli fosse andato a donare il sangue in qualsiasi parte d’Italia, dopo il questionario informativo avrebbero fatto test specifici perché proveniente da una zona ritenuta a rischio come la provincia di Roma. Il motivo? Poteva essere stato punto, non avere sintomi, e poteva “trasmettere” il virus ad altri. Il che non sarebbe equivalso a farli morire, sia chiaro, ma la forma influenzale attraverso quel sangue a un paziente anziano con malattie croniche  poteva avere effetti che in altri  casi non davano danni. Per questo si previene e non da oggi. Per questo si fanno i test. Per questo oggi le donazioni vengono bloccate per 28 giorni. Per ciò l’allarme per queste zanzare è infondato.

La nostra sanità ha mille difetti – per esempio colpisce l’assordante silenzio dei vertici della Asl Roma 6 su questa vicenda  – ma sistemi di controllo che esistono. Sui quali possono esserci dei dubbi, li vediamo tra un po’, ma che esistono.

Prima è bene chiarire – come fa l’istituto superiore di sanità nella nota che è possibile scaricare qui – cos’è questo virus e cosa comporta. Un rischio “molto basso“, per esempio. Poi, se si vuole approfondire, c’è questa circolare del Ministero della Salute che spiega di cosa parliamo e quali provvedimenti vanno adottati.

Ecco, i dubbi – ingenerati dalla comunicazione arrivata alle agenzie e di conseguenza ai siti, quindi a tv e  giornali – riguardano le procedure seguite. Qualche giorno fa per il Messaggero ho scritto di inchiostro per tatuaggi con batteri e muffe importato da un’azienda pontina. Gli esami erano del 19 maggio, il divieto di vendita dell’11 agosto. La società importatrice, per fortuna, aveva autonomamente provveduto al ritiro dei lotti sospetti.

Qui ci è stato detto ufficialmente  che i sintomi sono del “mese di agosto“, la circolare – per chi ha la bontà di leggerla – indica passaggi da fare immediatamente. E’ avvenuto? E se non, perché?

Questo dobbiamo chiederci, di fronte a una notifica resa nota l’8 settembre. Perché se un sistema di sorveglianza esiste, deve essere in grado di funzionare al  meglio e mettere tutti gli attori in condizioni di agire subito. Il sindaco ci informa di ulteriori disinfestazioni, in via precauzionale, e fa bene. Una cosa è certa: quelle zanzare c’erano, ci sono e ci saranno. Non le ha portate Bruschini, come gli immigrati non portano la malaria, ma il responsabile della salute pubblica ha il dovere di farci sapere quando è stato informato e cosa ha fatto fino a ieri. Se poi anche lui lo ha appreso l’8 settembre, allora qualche passaggio è stato a vuoto e sarà necessario capire perché. Non per le zanzare, sostanzialmente innocue, ma per casi più gravi che potrebbero verificarsi.

Comunque la  Chikungunya non uccide, diciamolo a gran voce. E se non ci fosse stato il caso di malaria neanche avrebbe fatto notizia, povera zanzara….

 

Sport e patrimonio, la politica non paga e se ne frega

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Cosa? Portare in commissione trasparenza lo scandalo – perché tale è – degli impianti sportivi e del patrimonio comunale? Non sia mai. Si finge di essere interessati, si convoca la commissione (senza mettere l’avviso on line, altro che 3.0), poi si manda deserta.

Questo è successo ieri ad Anzio, con i soli Eugenio Ruggiero – presidente – e Cristoforo Tontini del Movimento 5stelle e nessun altro consigliere di maggioranza oppure opposizione. C’era tra il pubblico Flavio Vasoli, del rugby, che ha chiesto l’accesso agli atti e aspetta ancora risposta.

Risultato? Di certe questioni meglio non parlare. Per il Falasche c’è di mezzo un assessore, per la storia del Deportivo un potente ex dirigente del Comune, per tutto il resto c’è la corsa a trovare “protezione” perché le convenzioni sono in scadenza…

Poi c’è la vicenda delle sedi. I partiti, anche quelli che non esistono più, sono morosi. Lo ha ricordato qualche giorno fa il movimento “Città futura” con Chiara Di Fede, nel corso degli anni quella degli spazi pubblici è stata una battaglia del settimanale “Il Granchio” che in una delle ultime edizioni l’ha ripresa.  Chi è ormai il Pse, per esempio? C’è una determina di incarico legale di qualche giorno fa: 30.000 euro da recuperare da quella che era diventata un’attività commerciale, in via Roma. Qualcosa si muove, forse.

La politica non paga (il Pd il canone 2016 lo ha versato, per dovere di cronaca, quello del 2017 ancora no) e soprattutto se ne frega . Perché se mettiamo insieme i soldi del Falasche, quelli che la Procura presume siano dovuti dal Deportivo, quelli di concessioni revocate per morosità, di canoni non versati, se aggiungiamo consiglieri che hanno “dimenticato” di versare la Tari, viaggiamo intorno ai 4-500.000 euro. Tutti in qualche modo riconducibili a chi fa politica in questa città o appartiene al sottobosco.

Ecco, a chi si diverte a sostenere che dovrei smettere di scrivere rilancio una proposta: si vada in consiglio comunale ad affrontare l’argomento. Comincino a mettere la loro firma alla richiesta di convocazione i due presenti alla commissione di ieri, Ruggiero e Tontini, si unisca il Pd dimostrando che prima di “ragionamenti” e cose simili è ancora all’opposizione. Sarebbero le 5 firme necessarie per portare l’argomento in Consiglio. Senza impegno, senza immaginare alleanze, dimostrando semplicemente che le questioni si discutono nelle sedi dovute  Poi, se vuole,  unisca le sue firme pure chi pensa che questa vicenda deve essere affrontata alla luce del sole.

Forse fare politica è più questo che girarsi dall’altra parte.  Eccola una ulteriore differenza tra chi oggi è parte del sistema o lo tiene in piedi e #unaltracittà

Porto: auguri generale ma ci dica la verità, una volta per tutte

bruschinimarchetti

Il sindaco Bruschini con il generale Marchetti

 

 

Al nuovo presidente della Capo d’Anzio, il generale Ugo Marchetti, vanno i migliori auguri di buon lavoro, com’è stato per i suoi predecessori. Nel roboante comunicato che ne annuncia la nomina – la terza nell’arco di un anno e mezzo, la seconda in un mese – si dà per scontato che il porto sia ormai cosa fatta.

Non è così, lo sanno il sindaco Luciano Bruschini e lo sa, probabilmente, anche il generale. Anzi, da servitore dello Stato qual è stato e qual è, alle domande poste ai suoi predecessori che se vuole può leggere qui, gli chiediamo di fare un’operazione verità sulla Capo d’Anzio.

Di dirci, anzitutto, se la situazione dei conti è compatibile con l’impresa che si vuole portare avanti e se non siamo arrivati – alla luce delle entrate o meno della stagione estiva – a dover portare i libri in Tribunale.

Vede generale, i debiti aumentano a dismisura e delle entrate non v’è certezza, ignoriamo come si voglia procedere con un bando che doveva essere pronto un anno fa e ancora non vediamo, c’è un contenzioso a non finire e soprattutto solo la “bontà” (o il menefreghismo o la scelta politica) della Regione Lazio ha evitato finora il ritiro della concessione di sei anni fa per il mancato pagamento dei canoni e per il mancato rispetto dell’accordo di programma sottoscritto a suo tempo. Lei che è stato alla Corte dei Conti sa che la Regione non può “reggere” oltre, altrimenti rischia. Per questo è inspiegabile che ancora non abbia revocato la concessione medesima.

Si vocifera che la Sua nomina sia una precisa scelta per prevenire ipotesi di infiltrazioni, investimenti sospetti e via discorrendo. Se è vero, è stata una indicazione corretta. Va ricordato però che in occasione del bando andato deserto, un’intesa con la Prefettura era già prevista in tal senso. Poi il generale è sicuramente una garanzia di correttezza, integrità, tutto quello che vogliamo, a maggior ragione i cittadini – ancora proprietari del 61% di una società che doveva fare miracoli e fatica a stare in piedi – devono conoscere la verità.

Infine, a proposito di correttezza e rispetto delle regole: con le dimissioni della segretaria comunale, Marina Inches (rimasta in quel ruolo benché controllore e controllata) è venuto meno il rispetto delle norme sulle “quote rosa“. Un uomo di legge sa che è necessario provvedere. Subito.

La legalità, ce lo insegna, si vede dalle piccole cose. Dia un primo segno, ricordi al Sindaco che tanto stima che la parità di genere va rispettata.   Ancora buon lavoro.