Editori? No, veri e propri avventurieri. Come definire altrimenti chi apre un giornale, gode di finanziamenti pubblici, mette in piedi qualche raggiro sul quale sono al lavoro le Procure, poi chiude e lascia a casa chi ha lavorato? Credendo in quel progetto, spesso rinunciando a istituti contrattuali “perché il giornale deve uscire” e perché “qui siamo in una realtà piccola”.
E’ successo, da ultimo, a La Provincia. Dove per evitare di perdere la cassa integrazione si è dovuto accettare di chiudere la redazione di Latina. Perché non solo l’editore chiude, ma continua a non rispettare regole e accordi, mette in sciopero chi si batte per continuare a lavorare e rischia di fargli perdere anche l’ammortizzatore sociale per il quale lo stesso editore aveva firmato. Già, ci sono i giornalisti “bravi” e che si piegano al padrone e vanno premiati – per loro l’accordo va bene – poi ci sono quelli “cattivi” che vanno lasciati a casa perché hanno osato chiedere quello che gli spetta. Della Effe cooperativa editoriale e del suo editore di riferimento Arnaldo Zeppieri si occuperanno – con tempi biblici, purtroppo – i Tribunali. E’ l’ultima intrapresa del settore che apre e chiude in provincia di Latina, unendosi a una schiera che mette insieme Il Territorio, Tele Etere, il Corriere pontino, la redazione locale del Tempo, Ltdigivision…
L’informazione è “merce” difficile da trattare, far quadrare i conti non è semplice, immaginare che le aziende editoriali siano come un normale opificio è l’errore più grande che può commettere chi si avventura in questo settore pensando solo di avere gloria e potere da usare – magari – in qualche campagna elettorale o per aggraziarsi e/o condizionare i potenti di turno. Tanto i giornalisti, alla fine, non contano. Quante file di politici, di ogni risma, a parlare con gli editori, a chiedere spazi, a garantire finanziamenti pubblici che andavano dalla pubblicità alle pagine istituzionali in cambio di trattamenti di favore… Poi i giornalisti vanno a casa, non gli basta nemmeno aver fatto buon viso e cattivo gioco nel tentativo di mantenere quel posto “perché siamo una piccola realtà”.
Condizionare, dicevamo, cosa cercava di fare del resto Giuseppe Ciarrapico? Una delle società che lui ha creato, la Nuova editoriale oggi, è fallita. Lui l’ha portata a una situazione che era fallimentare già quando se ne occupava la Procura di Roma per un raggiro sui fondi per l’editoria, la famiglia Palombo che è diventata socio finanziatore della cooperativa editoriale ha cercato purtroppo invano di salvare la situazione. Era impresa difficilissima e va riconosciuto al nuovo socio di avere messo in piedi ogni tentativo per uscire da una situazione oggettivamente grave. Si va avanti, per fortuna, ma i colleghi vivono di nuovo una immeritata situazione di incertezza. Per le avventure di chi, in passato, omaggiato fino a Roma o in improbabili convention da politici di destra e sinistra, ha creato una situazione assurda.
Ai colleghi, a tutti quelli che per “fare il giornale” spesso hanno dovuto subire scelte fatte altrove, non può che andare piena solidarietà. Serve a poco, ma forse da queste crisi abbiamo trovato una nuova coscienza di categoria. Sarà tardi, ma nessun altro avventuriero avrà spazio…