Il porto? Cosa fatta… La parola (anzi le bugie) di Marinedi

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Vivessimo su Marte, pure pure. Ma siamo ad Anzio, la situazione della società ancora al 61% pubblica – la Capo d’Anzio – è pressoché fallimentare, però leggiamo su un periodico specializzato come “Nautica report” che il porto cresce.

Giova ricordare che la Capo d’Anzio è rimasta senza presidente per le dimissioni del generale Ugo Marchetti e dopo averne cambiati quattro in tre anni. La società da sette anni ha una concessione che non riesce a rendere operativa, da più di tre annuncia improbabili bandi, chiude i bilanci in rosso sistematicamente, ha un contenzioso aperto con gli ormeggiatori, uno ancora più serio tra soci, non paga i canoni di concessione, ha una fidejussione che non si poteva concedere ancora in piedi e sotto la lente della Corte dei Conti, ma continua a vendere fumo.

(…) Un progetto, dunque, impegnativo reso possibile dalla forte partnership pubblico-privato tra una amministrazione comunale lungimirante e una società specializzata nella portualità turistica – la Marinedi srl, forte di una rete di ben 13 marina operativi e 10 in sviluppo – nonché dalla volontà  appassionata di alcuni operatori locali come il “nostromo” Luigi d’Arpino, che hanno permesso il superamento delle iniziali difficoltà tecnico-burocratiche e delle consuete beghe locali di parte“.  La data sul post come potete vedere è quella del 29 novembre, dell’impegno di D’Arpino per il porto sappiamo bene, però non guida più la società ormai da tempo e anzi vanta (o vantava, non sappiamo se è stato risolta la vicenda) un credito per gli stipendi non avuti.

E le difficoltà tecnico-burocratiche non ci sono da quando, nel 2010, è stato firmato l’accordo di programma con la Regione che nel 2011 ha dato la concessione (giunte Polverini) e – nel 2014 (giunta Zingaretti) – ha invertito su richiesta della società il crono programma. Peccato che di quell’accordo, della concessione – che per esempio prevede l’escavo del canale di accesso – e dei vari piani finanziari dall’inversione del crono programma a oggi sia stato solo demolito l’ex Splash down, dipinta qualche bitta, fatto piccoli lavori che hanno “aperto” il cantiere che lì si è fermato. In cambio della gestione del bacino, dopo aver “sfrattato” cooperative che avevano certamente mille difetti (e comportamenti minacciosi) ma delle quali si stanno ancora usando – gratis –  le attrezzature. Peggio, indicando in bilancio la cifra di un potenziale risarcimento dalle stesse coop che nessuno ha ancora stabilito.

Che Marinedi punti a “prendersi” il porto non è un mistero, in questo umile spazio lo vado ripetendo da tempo e chi vuole può scaricare qui una serie di precedenti. E’ il caso che il socio di maggioranza si faccia almeno sentire (sembra abbia revocato i patti parasociali, è già qualcosa) così come la Regione Lazio, magari iniziando a rispondere alle puntuali richieste di Anna Marracino, capogruppo del Pd.

Delle bugie siamo stanchi.

Evergreen e non solo, il Comune si gira dall’altra parte

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Al processo per la vicenda nota come Evergreen che entrerà nel vivo il 25 febbraio il Comune di Anzio non ci sarà. Come avvenuto per la storia delle “27 proroghe” non ha ritenuto di costituirsi parte civile. La differenza è minima: in questa è a giudizio un assessore in carica (Salsedo, che ha sempre professato la sua innocenza), insieme all’allora dirigente del settore ambiente che ha sempre denunciato pressioni evidentemente inascoltate. Per Evergreen, invece, il processo riguarda lo stesso dirigente caduto in disgrazia – e per il quale non c’erano gli elementi dell’arresto secondo i giudici che lo hanno liberato – e fra gli altri l’ex assessore Patrizio Placidi. Il quale, piaccia o meno, benché ai domiciliari (e sarebbe ora che la misura finisse, scontare la pena prima di una presunta condanna non è degno di un Paese civile) ha detto la sua nell’ultima campagna elettorale. Negarlo è far torto alla propria intelligenza e sappiamo che non è atteggiamento del sindaco, al quale va l’augurio di una prontissima guarigione.

C’è da aspettarsi che  il Comune – come ente, rappresentativo dei cittadini e quindi non “proprietà” di una maggioranza – eviterà di costituirsi anche al processo che si apre il 20 dicembre e vede coinvolto un altro assessore, Pino Ranucci. All’epoca del passaggio da Giva (cooperativa delle 27 proroghe) a “Parco di Veio”, fu protagonista insieme ad alcuni dipendenti di aggressioni verbali e non solo. Qui, ironia della sorte, la parte lesa è anche Walter Dell’Accio, non più dirigente ma pure sempre dipendente del Comune, il quale oggi è “appoggiato” proprio all’ufficio tecnico dove l’assessore ha il suo ufficio.  Inutile dire che tra un’indagine e l’altra – a partire da Malasuerte – i personaggi che troviamo sono, gira gira, sempre gli stessi.

Più volte ho detto che le responsabilità penali sono personali e lo ripeto. Qui finora è stata fatta, però, una scelta politica. La costituzione di parte civile sarebbe stato un segnale, simbolico, di richiesta di legalità. Un’affermazione precisa di discontinuità evidentemente impossibile data l’alleanza sottoscritta con la precedente maggioranza. Un timido tentativo di dire: vero, il “sistema” è questo, il modo vincente di fare politica ad Anzio è questo, ma quando si arriva in Tribunale Anzio aspira a un risarcimento, fosse anche solo morale.

Non è così e non lo sarà nemmeno per la storia di Ecocar, quando arriverà di fronte a un Tribunale. Storia nella quale i personaggi tornano tutti prepotentemente. Le pagine della direzione distrettuale antimafia fanno riemergere, con ruoli diversi,  personaggi che da una parte parlavano di Biogas (pronta ad aprire, alla faccia delle solenni promesse), da un’altra si preoccupavano di “sistemare” i parcheggi per Ponza, da un’altra ancora chiudevano i cancelli di Villa Adele alla cooperativa che aveva vinto la gara per il verde. Gente accusata di presunti accordi con esponenti legati alla ‘ndrangheta ovvero di aver estorto soldi per un detenuto al 416 bis per camorra. Personaggi che qui avevano una proroga e lì una determina non proprio lineare, qui un impianto da gestire senza pagare e nel silenzio degli uffici e lì qualche dirigente ritenuto “in cassaforte” ovvero la nomina – pazienza i titoli – di chi è ritenuto “vicino”. Personaggi che hanno amministrato e amministrano questa città e loro portatori di voti.

Magari per questo – oltre che per una discontinuità che fatichiamo a vedere (basta sentire le cronache di Villa Sarsina, le liti, seguire le nuove indagini) non si fa il gesto,  per quanto simbolico, di costituirsi parte civile.

Ha ragione Agostino Gaeta – deriso nelle carte di Ecocar dalle quali traspare l’ossessione per chi racconta – quando scrive: “Non facciamo gli ipocriti, in una periferia senza risorse, senza futuro, dove i livelli di disoccupazione raggiungono cifre quasi nascoste per la vergogna, il Pil diventa la corruzione, la risorsa, i posti di lavoro nelle aziende dei rifiuti che gestiscono milioni e milioni di euro”.

Il Comune ha deciso di girarsi dall’altra parte. O forse ha scelto di alimentare tutto questo. Basta leggere a fondo le carte di Ecocar…

Placidi e gli altri, la conferma del “sistema Anzio”/5

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Il sindaco Candido De Angelis (foto da ilclandestino.it)

Questa è la puntata finale sul “sistema Anzio” in relazione alla vicenda Ecocar. Parto da quanto sostengo da anni e da quello che ho avuto modo di dire al Consiglio comunale di insediamento. Il blog è uno strumento di espressione, ma agli atti di questa città resterà l’intervento che segue. Mancava ancora l’indagine Ecocar, ma abbiate la pazienza di leggere e ne riparliamo subito dopo. Nel mio intervento, dopo la sconfitta e le annunciate dimissioni che sarebbero arrivate di lì a poco, dicevo al sindaco: “(…) Vedi, ripartire dalle regole per una coalizione che ha fatto della libera interpretazione delle regole il suo modo di essere, che affonda le radici in vicende che conosciamo come Malasuerte, Evergreen, Touchdown , e ripeto non mi interessano gli aspetti penali, non mi interessano,  quelli sono personali ma il sistema che è stato messo in campo. Una coalizione Candido, che ha preso 200 voti più di te, tu sei l’unico Sindaco che ha preso meno delle coalizioni, e che quindi ti ha sostenuto in pieno, ripeto un sistema che affonda le radici in prove muscolari che abbiamo visto anche nei seggi, nei toni letti in quelle carte delle indagini che citavo prima e sentiti anche durante la campagna elettorale. C’è chi cercava funzionari allineati Sindaco, io ho detto in campagna elettorale e lo ripeto qui, hai bisogno di funzionari lineari non allineati, quindi fai attenzione perché il responsabile adesso sei tu di questa situazione. Basta con gli affidamenti sotto soglia, basta con le emergenze create ad arte per fare le squadre volanti ed andare a pulire il territorio e andare a prendere i lavoratori in qualche bar ad Anzio Colonia, basta con le fatture n.1 a qualche associazione di amici degli amici, basta“.

Si è aggiunta Ecocar, dove il “sistema” è riportato in maniera plastica, anzi supera persino la fantasia rispetto a quanto raccontavo e racconto, oltre a ciò che ho detto in aula.

Ebbene c’è un ultimo dato da considerare e che conferma quanto vado sostenendo da tempo, mettendo il sindaco di fronte a una enorme responsabilità.

Non basta dire che sono stati altri, che Placidi è fuori e che sarà la magistratura a fare il suo corso. Troppo comodo. Placidi sarà pure il capro espiatorio, ma le questioni riguardano chi ha governato e chi governa. Dire “mbè, si sapeva…” è una aggravante. Perché se si sapeva e si è scelto di andare avanti, allora si è alla stregua di chi di quel sistema ha fatto un modo di intendere l’amministrazione e di recuperare voti.

E ce lo dicono le carte, perché leggi Malasuerte e ci trovi alcuni dei protagonisti di Ecocar, vai a vedere la vicenda del passaggio da Giva a Parco di Veio e ci sono – oltre ai personaggi delle 27 proroghe, altra inchiesta – quelli che secondo gli investigatori su Ecocar festeggiavano con i dipendenti la sospensiva ottenuta dall’azienda o quelli che sono soliti dare in escandescenza se le cose non vanno come dicono loro. Leggi Evergreen e ritrovi Touchdown, con personaggi che tornano e sono ampiamente citati in Ecocar. Ritrovi chi “piscia a Villa Sarsina”  e chi vanta rapporti con la camorra, chi fa incontri con esponenti di ‘ndrangheta e chi è stato strenuo sostenitore dei toni muscolari. Buoni per i rifiuti, le mense, le promesse elettorali o di carriera, le proroghe di servizi, qualche autorizzazione concessa al limite del concedibile, scrivanie rivoltate, minacce nemmeno tanto velate. Tutta gente che – bene o male – continua a muoversi nell’universo del Comune.  E se andiamo ad approfondire, le indagini recenti sul Consorzio di Lavinio, l’affidamento dei servizi a “Fatone” e il Bambinopoli, sempre dalle stesse parti conducono…

Le responsabilità penali erano, sono e restano personali. Quella politica è enorme. Il sindaco ha una grande occasione per uscire dall’angolo in cui il “sistema Anzio” inevitabilmente lo relega, anche se continua a ripetere all’infinito che non c’entra o – peggio – che c’eravamo tutti. No, troppo comodo: c’è chi governava con questo metodo, chi sedeva in Consiglio  e taceva essendo di lotta e di governo dal 2013 a oggi, chi ci si è alleato e chi – invece – ha sempre contrastato certi modi di fare.

L’occasione è quella di ammettere, per una volta, di aver sottovalutato, di essersi fidato troppo, di dire che sapeva che vincere non sarebbe stato scontato senza il “sistema Anzio”. Nelle carte di Ecocar c’è un assessore ancora in carica che “sfida” due interlocutori dicendo “aho, io i voti ce l’ho voi annateli a cercà….” E ce li ha sì….

Il sindaco può uscirne con un bagno di umiltà, ammettendo che la situazione denunciata dai suoi avversari nella corsa elettorale e dai media è reale rispetto ai conti del Comune prossimo al pre-dissesto. L’occasione non è quella di mandare via – come si vocifera – Alessandroni ma  di azzerare tutto, fare una giunta tecnica, presentarsi in Consiglio e dire: “Se ho ancora una maggioranza sarò commissario di questo ente, proverò a risanare la situazione, terrò lontano chi continua a scambiare il Comune per un posto dove accordarsi con qualche ditta e creare consenso. Se non ce l’ho, chiedo scusa, vado a casa e venga pure un commissario” .  Allora avrà rappresentato la discontinuità annunciata. Diversamente tirerà a campare per i prossimi 4 anni e mezzo, sperando di recuperare una situazione compromessa e che non arrivino altre stangate dalla Magistratura. Dal “sistema Anzio” c’è sempre qualcosa da aspettarsi.

5/Fine

 

Placidi e gli altri, la conferma del “sistema Anzio”/4

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Ma non lo sanno che pigliano una revolverata? Lo sanno questi che pigliano una revolverata?” Ecco come si esprimono gli imprenditori che “dovevano” vincere la gara dei rifiuti. Leggere le carte dell’indagine Ecocar è solo avere conferma di un clima irrespirabile all’interno del Comune, con assessori – non solo Placidi – sempre pronti a fare pressioni, consiglieri che chiedono in continuazione novità, gente che festeggia e un unico filo conduttore: avere un ritorno per sé o per qualcuno “vicino”. Ad esempio lamentandosi – come fa un assessore, non indagato in questa storia Ecocar  – che si lamenta con uno dei soci perché un altro “sta trattando male quel ragazzo”. Filo che porta alle imprese, pronte a tutto pur di vincere. Anche a pagare. O sparare. Ma come è stato detto più volte gli aspetti penali competono ai magistrati, è la collusione con la politica a preoccupare. Lo dicono gli stessi investigatori della Dda: “(…) va messo in evidenza come a un’offerta tecnica dell’Ati Eco.car srl – Gesam Srl, non certo la migliore delle quattro, in una gara in cui non è stato richiesto né presentato alcun progetto avveniristico e/o l’impiego di particolari tecnologie, sia conseguito, da parte della commissione giudicatrice, un sorprendente punteggio finale di 97,25/100, il quale non dovrà essere ritenuto – si badi bene – la manifestazione di un potere discrezionale ampio della stazione appaltante, bensì, come testimoniato da innumerevoli conversazione telefoniche e ambientali intercettate, il frutto di un rapporto collusivo e corruttivo tra alcuni amministratori del comune di Anzio, da un lato, e amministratori della Eco.Car Srl, dall’altro”.

E’ per questo che ci sono pressioni continue, come quelle che in questo umile spazio andiamo raccontando da tempo? E’ per questo che i funzionari sentono quasi il dovere di rapportarsi continuamente con gli imprenditori e/o i politici, pur ripetendo in continuazione che loro vanno avanti secondo le norme?

Si può essere condizionati – e la domanda è appositamente retorica  – quando si sa di avere a che fare con personaggi che affermano: “Se perdi la gara, secondo me solo una cosa si dovrebbe dire a quello, io già gliel’ho detto al cinema, tu spera sempre che io vinco la gara no? (…) e non si fa male nessuno! Se io perdo la gara…qualcuno si fa male”

Sono nero su bianco tante cose, dal fatto che si sapeva a chi faceva riferimento, politicamente, la ditta aggiudicataria a ciò che dicono i vincitori beffati all’ultimo istante dall’aggiudicazione alla seconda arrivata per i rifiuti “questo è un altro politico che fa parte del comune di Anzio che a noi ci serve però Placidi conta di più eh! Però, li deve tenere tutti”. E’ nero su bianco, anche in questa indagine, il discorso che i mezzi dei rifiuti dovevano rifornirsi in quel distributore – centro anche di incontri fra i protagonisti della storia – ma fare “anche colazione”, come viene disposto dai titolari delle aziende.

Ed emergono altri personaggi, come chi voleva candidarsi sindaco ma poi ci ha ripensato e aveva – sarà una coincidenza con quanto afferma Placidi nell’inchiesta “Evergreen” – già cinque liste pronte,  ed era molto attivo nel discorso dell’appalto Ecocar. Emerge che è l’assessore a dire che “è pronta la lettera che è stata chiesta oggi per l’atto di opposizione alla revoca dell’affidamento” o che consiglieri e delegati vanno a chiedere in continuazione aggiornamenti, come se dovessero occuparsi loro delle gare, mense comprese.

Emerge chi si prodiga di dire a un funzionario “guai chi ti tocca a te”, perché quella che chiamano politica si occupa anche dei ruoli da assegnare all’interno del Comune. 

Emerge che qualche volta si è ceduto, firmando autorizzazioni evidentemente “border line” e dando servizi con affidamenti diretti che non erano poi così consentiti.

Emerge che qualcuno teme “le conseguenze mediatiche che possa avere questa vicenda”, perciò magari si preoccupa di segnalare quello che esce su questo blog o su altri giornali.

Emergono i soldi che gli imprenditori dicono di aver versato e non solo a Placidi. L’elenco potrebbe continuare, ma ce n’è abbastanza

Dire “si sapeva” non basta, anzi è quasi peggio, bisogna dimostrare che questo sistema non esiste più all’interno del Comune. E’ bastato cambiare sindaco?

4/Continua

Placidi e gli altri, la conferma del “sistema Anzio”/3

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Camassa non funziona, vero? La città è sporca, giusto? Il sindaco – in campagna elettorale – disse che immaginava un contratto ponte in attesa di una nuova gara. Non conosciamo sviluppi in tal senso, certo è che anche in Comune sembra ci si prodighi per trovare chi possa rilevare un’azienda prossima al fallimento nella gestione della società e quindi anche del cantiere anziate.

Cosa c’entra con l’indagine Ecocar e il “sistema Anzio” che da questo umile spazio denuncio da anni? Un momento, arriviamo.

Camassa non era gradita a Placidi e pure il sindaco Bruschini disse che preferiva la prima classificata, Ecocar-Gesam. Placidi si prodiga per far sì che interdittiva antimafia o  meno sia questa a vincere. Parla con gli imprenditori, ben introdotti fra l’altro con i giudici amministrativi come emerge dalle carte, e rassicura i dipendenti sull’esito dei ricorsi. In quei giorni in particolare i sindacalisti sono molto attivi nel lamentare le mancanze di Camassa. Qualcuno si risentì dopo questo blog (29 luglio 2015, sempre per chi ha memoria corta) ma oggi abbiamo conferma di non essere andati troppo lontani. Anzi…
Siamo a giugno 2015, Ecocar ha avuto una sospensiva perché a causa dell’interdittiva la gara era stata assegnata a Camassa. Ovviamente l’assessore spinge perché si proceda in tal senso e lo si faccia subito. I funzionari, sottoposti a evidenti pressioni perché come vado ripetendo da tempo “doveva” vincere Ecocar, commentano l’accaduto e dicono chiaramente che “ha vinto la sua ditta” ma che le procedure non possono cambiare perché lo vuole Placidi e occorre attendere l’esito della procedura nel suo insieme.

Una scelta che li farà apostrofare come “bastardi pezzi di m…” dagli imprenditori – cosa che si scopre solo da questi atti – mentre sempre leggendo le carte apprendiamo che “stanno festeggiando perché ha vinto la sua ditta, ma noi dobbiamo pensare alla normativa”. Al festeggiamento partecipano “tutti gli operai” e anche un altro ex assessore – non indagato ma in corsa fino alle ultime edizioni – che quando ci sono di mezzo vicende relative ai rifiuti o al verde, sarà un caso ma è presente.

E torniamo all’inizio. Il cerchio si ricompone.  Camassa non funziona, vero? Certo, ha le sue responsabilità ma un dipendente non dovrebbe pensare a chi vince bensì a dare sempre il meglio di sé. Un assessore – al ramo o meno – dovrebbe preoccuparsi di tenere la città pulita indipendentemente da chi vince e non festeggiare per una sospensiva con i lavoratori. I quali – in questa come in altre campagne elettorali – sono stati protagonisti diretti: nelle liste e nei seggi. Così come, molti di loro, erano in prima fila alla festa di Forza Italia organizzata da Placidi alla pineta dell’ospedale militare. Sindaco Bruschini in prima fila, evidentemente senza accorgersi di ciò che gli accadeva intorno o – peggio – tollerandolo per il quieto vivere in maggioranza o….
Camassa non funziona, vero, ma alcune emergenze erano palesemente volute per chiamare squadre “volanti” da recuperare in un bar di Anzio Colonia. Lo dissi al dibattito con De Angelis in campagna elettorale ricevendo un suo applauso tra l’ ironico e il quasi convinto. Il “sistema Anzio ” confermato da queste carte ha contribuito a farlo eleggere. Sarebbe importante già che non ci fossero più “squadre volanti”.

Intanto Camassa continua a non funzionare ma scrive, contestando le multe, che ad Anzio sono scattati gli arresti dopo il suo arrivo. E buona parte di quel “sistema” è in maggioranza o si è candidato a sostegno di De Angelis. Che di solito è molto attento a quello che gli succede intorno. Vedremo
3/continua

Placidi e gli altri, la conferma del “sistema Anzio”/2

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E’ palese, non c’è bisogno che in maggioranza si tengano “vertici”: gli indagati sono i 12 per i quali è stata chiusa l’inchiesta Ecocar dalla Procura di Cassino.  Tra loro non ci sono attuali amministratori. Né troviamo, nelle voluminose carte, messe insieme dalla Direzione distrettuale antimafia, chi guida la città. Mentre il suo predecessore è spesso citato, ma solo da altri. E’ noto, del resto, che Luciano Bruschini dava ampia libertà ai suoi assessori e consiglieri.

Fatta questa doverosa premessa, è bene ricordare che pur non penalmente rilevante, l’atteggiamento che amministratori ancora in carica – o ampiamente rappresentati o comunque candidati con il centro-destra a giugno scorso – hanno avuto nel periodo  dell’indagine mette a nudo il “sistema Anzio”. Che, va ripetuto, non era e non poteva essere solo Patrizio Placidi. Troppo comodo, come sommessamente ricordavo circa un anno fa.

Sistema che vede chi sta ancora amministrando interessarsi, all’epoca dell’indagine,  di tutto ciò che accadeva in Comune. Mica per sapere della qualità dei servizi, del risparmio dell’ente…. no, assolutamente. Per una palese guerra di potere, perché quella gara che “doveva” vincere Ecocar interessava in realtà tutti, come quella delle mense, come gli spettacoli estivi. E’ nero su bianco, si muovono assessori, consiglieri delegati, vanno da funzionari e dirigenti, chiedono, commentano, pressano.

Sarà normale? E’ quella che chiamano politica? Può darsi, ma qui a forza di leggere viene la nausea. Perché c’è una specie di “occupazione” del Comune e per tenere le posizioni non sembrano esserci metodi diversi del fare la voce grossa. Le pressioni continue, quelle che Dell’Accio ha denunciato e sono agli atti del procedimento Evergreen che lo vede imputato.

Emblematica un’affermazione di Placidi che parla con un imprenditore: “Io, quando prendo un impegno lo rispetto, a costo di litiga’ ca’ a maggioranza. Io venerdì, venerdì esce sul porto che apro la crisi politica e mando a casa Bruschini. Allora ti dico a te, io quando prendo un impegno, lo prendo e vado avanti.  XXX (non indagato) a me non me voleva firma’ ‘sta determina di affidamento, così tu capisci di quale stiamo parlando, sono andato sopra, gli ho buttato per aria tutta a’ scrivania, alle ore quattordici e zero cinque a’ determina è arrivata”. Possibile che nessuno senta, veda, si accorga che avvengono queste cose? Evidentemente tutto era concesso, perché oggi butta tutto per aria Placidi, domani un altro, alla prossima legislatura – ed è già successo – un altro ancora. Va così.

Dobbiamo aggiungere altro? Sì, quello che succede dopo l’assegnazione alla Camassa, consiglieri di maggioranza – che governano con Placidi, in teoria – che affermano “bella, mi hai dato una bella notizia” ma mettono in guardia il funzionario dicendo che, forse, ha “tirato troppo la corda”. No, non è penale, ma nauseante sì.  

2/continua

Placidi e gli altri, la conferma del “sistema Anzio”/1

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“Servono 120.000 euro per la campagna elettorale? Io li trovo, altri non lo so”. Patrizio Placidi non sa ovviamente di essere registrato e non sappiamo se la cifra che indica è una pura coincidenza. Già, perché la registrazione è agli atti del processo Evergreen e adesso, i 120.000 euro, li ritroviamo nell’indagine sulla Ecocar. L’azienda che ad Anzio “doveva” vincere, arrivata prima nella gara sui rifiuti ma bloccata da una interdittiva antimafia. E proprio dalla direzione distrettuale antimafia era partita l’indagine Ecocar. La Procura aveva chiesto misure cautelari con aggravante mafiosa per i presunti rapporti tra il gruppo Deodati  (Ecocar, Ipi….) e il clan dei Casalesi. Il giudice delle indagini preliminari non ha ritenuto esistere l’aggravante e ha rimesso gli atti alla Procura di Cassino, competente per la zona di Gaeta e Minturno da dove un’associazione antimafia – la “Caponnetto” – aveva segnalato delle anomalie. La chiusura di quella indagine che ha riguardato anche la nostra città  ci restituisce il “sistema Anzio” che non era e non è solo Placidi. Il quale si preoccupa, insieme agli imprenditori, di rassicurare tutti (dipendenti dell’appalto compresi) che con i giudici amministrativi andrà bene. Si legge nelle carte dell’indagine di Velletri, nata da quella registrazione, e in quella della direzione distrettuale antimafia. Che svela un mondo, quello di un Comune nel quale politici e qualche funzionario con voglia di far carriera, si preoccupano delle sorti di imprenditori amici prima che dei cittadini. Perché ci sono possibili utilità e, ovviamente, posti di lavoro. “Doveva” vincere Ecocar perché prometteva più assunzioni e lo ritroviamo anche nelle carte. “Doveva” vincere Ecocar perché – lo scrivono i magistrati – quei 120.000 euro erano praticamente cosa fatta. “Doveva” vincere Ecocar perché intorno ai rifiuti si sono giocate le campagne elettorali. Placidi disse apertamente in Consiglio comunale di preferire la prima classificata. Lo stesso fece il sindaco, Luciano Bruschini. Forse è anche per questo che la bolletta dei rifiuti dei cittadini costa 4-5 milioni in più di quella che si paga in città simili ad Anzio.

L’attuale primo cittadino, dopo la “battaglia” del 2013 nella quale denunciava ciò che accadeva intorno all’avvio del “porta a porta” che oggi è un fallimento, di quel “sistema” si è servito per vincere e tornare alla guida della città. Perché se Alberto Alessandroni è ancora assessore, nonostante la vicenda Falasche (quella dell’evasione su un impianto pubblico) è per i voti che ha preso. Pazienza se i soldi che i cittadini versano all’assessore servono anche a pagare quell’evasione… Direte e che c’entra? Lo leggiamo nelle carte della Direzione distrettuale antimafia, quelle delle quali politici e imprenditori si preoccupano quando avviene l’acquisizione anche ad Anzio. Si preoccupano perché ne scrivono i giornali,  ma Alessandroni fa di più: sente il bisogno, dopo ciò che usciva su questo blog, di avvisare con un messaggio i rappresentanti di Ecocar: “Il DE GIACCIO, di cui al precedente sms – scrivono i Carabinieri del Nucleo operativo ecologico – si identifica in DEL GIACCIO Gianni titolare di un blog nel quale ha criticato aspramente la gestione dei rifiuti nel comune di Anzio”. Questa era la preoccupazione del “sistema” che oggi siede ancora in giunta. Agli atti finisce – deriso da molti degli appartenenti al mondo della politica di casa nostra – quello che scrive Agostino Gaeta che dopo gli spari ad Alessandroni parla delle sue ferie con quegli imprenditori. Cosa che i carabinieri confermano. Amicizia, certo, non lo mettiamo in dubbio. Ma dovrebbe restare fuori dalla politica e dall’amministrazione, invece…

Il “sistema” è anche in Consiglio comunale, dove Patrizio Placidi ha piazzato il suo “delfino” come capogruppo di Forza Italia. Non interessano, l’ho scritto mille volte e l’ho detto in Consiglio comunale, le responsabilità penali ma quelle politiche sono evidenti. Perché l’assessore ai lavori pubblici – oggi ai servizi sociali – si preoccupa dei rifiuti? E che bisogno ha di “mediare” tra chi deve realizzare la Biogas e un funzionario del Comune che spiega “c’è un problema con la captazione dell’acqua”? Ovviamente l’assessore viene rassicurato dall’imprenditore che tanto è tutto a posto. E la biogas oggi è pronta ad aprire. Sì, quella per la quale “prima erano tutti d’accordo e mo il vuzzo me lo incollo io”. Parole – insieme a quelle sul secondo impianto – sempre di Placidi. Quella per cui la proposta di retroattività che stava per passare in Consiglio comunale, proposta da Chiara Di Fede, aveva “creato un problema”. Parole ancora  di Placidi. Del quale dai banchi del Consiglio comunale, dopo l’arresto, l’attuale sindaco – allora di lotta e di governo – disse che era “vittima del sistema”. No, Placidi è  uno dei gangli del sistema, la punta dell’iceberg, e chi ha condiviso con lui oltre venti anni di amministrazione deve avere l’onestà intellettuale di ammetterlo. Come di ammettere che sulla biogas ci ha preso in giro anche in campagna elettorale. Perché quel “tutto” è una maggioranza che adesso si è ritrovata insieme. Per vincere e per tenere in piedi quel “sistema” dove i funzionari – parlando tra loro – commentano di visite di assessori, consiglieri e compagnia.  Emerge un fermento che a tutto somiglia, meno che a fare gli interessi della collettività. Perché comunque vada nei Tribunali, se metti insieme le carte della Dda con quelle di Evergreen e di Touchdown, il clima è quello che quasi un anno fa indicavo in questo umile spazio di denuncia. Perché se metti insieme anche Malasuerte e l’indagine sulle 27 proroghe   ritrovi gli stessi personaggi e passi come nulla fosse dalla vicinanza a esponenti di ‘ndrangheta – che andranno a testimoniare in Tribunale – a quelli ritenuti contigui al clan dei Casalesi. Da una parte quelli di Malasuerte (lo ha confermato il pubblico ministero durante il processo) vicini a Raffaele Letizia, dall’altra quelli di Ecocar, vicino a Francesco Bidognetti, come scrivono alla Dda.

Le responsabilità penali sono personali, ribadisco, ma quelle politiche per essere arrivati a tanto sono evidenti. Restare a guardare è inutile e dannoso.

1/continua

E per chi vuole approfondire ciò che ho sostenuto sui rifiuti, basta un clic

La statua per Giulio Rinaldi, indimenticabile campione

 

L’idea di realizzare una statua che ricordi Giulio Rinaldi ci restituisce un orgoglio portodanzese che ieri sera era palpabile nella cena di auto finanziamento per avviare questa opera. Speriamo, ma l’amministrazione comunale è fiduciosa, che si possa intanto aprire il palazzetto dello sport che porta il suo nome.

Ci restituisce l’orgoglio e non fa dimenticare un campione che per Anzio ha rappresentato e rappresenta molto. Sarà una sfida e sono certo che sarà vinta. Per questo, augurando al figlio Pietro e a tutti i familiari,   a Patrizio Colantuono e a quanti  hanno dato vita al comitato ogni successo, voglio ricordare ancora una volta Giulio come feci dopo il decesso.

Non c’era ancora questo blog, di seguito quanto scrissi sul Granchio.

Non c’è più la fame”. Cinque parole per commentare lo stato della boxe in Italia, dette senza peli sulla lingua com’era nel suo carattere. Lui che la fame l’aveva conosciuta davvero e che, cazzotti per cazzotti, aveva preferito andar via di casa anziché essere sistematicamente picchiato dalla madre.

Metodi di un tempo, di fronte ai quali la “Tigre” che sarebbe diventato Giulio Rinaldi scelse la strada dell’addio a quel poco di famiglia che gli era rimasto. Facendo tesoro “delle botte incassate da mia madre” come raccontava a chi gli chiedeva come avesse cominciato ad avvicinarsi alla noble art del pugilato. La fame, quella vera, e la possibilità di una vita diversa. La fame, quella del dopoguerra, e la voglia di riscatto che avrebbe riguardato lui ma anche un paio di generazioni di Anzio, quelle dei padri dell’epoca e dei ragazzi come Giulio che condividevano con lui il sogno di un avvenire diverso e si identificavano in quel ragazzone che sul ring dava il meglio di sé.

Fuori un po’ meno, stando ai racconti dell’epoca che lui si affrettava a smentire: qualche piatto di pasta di troppo con problemi al peso, qualche bicchiere in più, la scarsa simpatia per i giornalisti ai quali ripeteva che era lui a prendere le botte mica loro. Ecco, è stato un mito per Anzio – anche nelle generazioni a seguire – e per chi nei dintorni l’ha “adottato” ma non ha avuto l’affermazione che meritava a livello nazionale. Eppure aveva vinto tutto il possibile, tranne quel famoso mondiale al Madison Square Garden di New York. Era stato alle Olimpiadi – sembra costretto a cantare l’inno nazionale perché a Melbourne non c’era… – e aveva collezionato vittorie e titoli in Italia e in Europa, ma nessuno gli diede un’altra chance mondiale.

Semplicemente perché il suo essere “portodanzese”, con tutti i pregi e i difetti che questo comporta, l’aveva in qualche modo segnato. Verace e un po’ sbruffone, un grande cuore e un po’ di sana arroganza. Troppo per un mondo che allora, forse anche per qualcosa che ruotava intorno alle scommesse, voleva gente “fidata”.

Così Giulio si è avviato al tramonto sul ring, mentre oggi c’è chi ricorda quel famoso match con Archie Moore del ‘61, (al quale portò la madre dopo essersi riconciliato), l’allenamento nei giorni precedenti su un ring più “morbido” e le vesciche ai piedi , un titolo che a sentire chi vide l’incontro nelle poche tv disponibili ad Anzio o lo ascoltò per radio in piena notte la “Tigre” aveva conquistato. Il video è circolato su internet, dove l’amore per Giulio è corso veloce (solo la federboxe se n’è accorta il giorno dopo…) e al di là dei risultati letti dall’arbitro e della vittoria del pugile americano resta a chi ha vissuto quel tempo e a chi ha sentito parlare di quel match la vittoria morale di Rinaldi. Il riscatto di chi aveva conosciuto la fame, quella vera, e di un’intera generazione di portodanzesi. Di chi accolse Giulio al suo ritorno acclamandolo, giustamente. Come giustamente gli sarà intitolato il palazzetto dello sport. A risentire oggi la presentazione dello sfidante su quel ring che non c’è più viene la pelle d’oca “from Anzio, Italy, Giulio Rinaldi”.

Il nostro campione, quello che di fronte alle avversità della vita è asto sempre in piedi, come in quel match di 15 riprese ricordato dalle cronache di mezzo mondo quando Archie Moore è morto. E solo la malattia, l’ultima grande prova alla quale la vita l’aveva messo di fronte, è stata capace di mandare Giulio ko. Grazie “Tigre”, indimenticabile campione.