Mense, il “repulisti” e i conti che non tornano

 

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Per una volta consentite di dire che, in fondo in fondo, così visionario chi scrive non è. Rompiscatole, vero, puntiglioso, scontroso e chi più ne ha ne metta, però sulla vicenda mense siamo arrivati alla resa dei conti.

La dirigente Angela Santaniello ha revocato l’incarico al direttore esecutivo del contratto e si prepara per la “decadenza” delle due ditte che in associazione temporanea stanno gestendo il servizio. Lo fa perché da quando è rientrata ha fatto le “pulci” a un servizio che è andato avanti senza certezze per il Comune.   All’interno del quale – come accade per i rifiuti, ad esempio – nessuno sembra preoccuparsi di quali siano realmente le cifre, cosa si incassi e cosa non, cosa funzioni o meno.

Si procede per inerzia, poi se i contratti non vengono rispettati pazienza. Se il “data entry” (ricordate?) è un modo per sistemare qualche amico degli amici, ma non rende un centesimo al Comune, pazienza. Sono anni che si denunciano certe cose, i costi spropositati, quello che non va nelle mense e oggi i dati – a quanto sembra – sono sballati.  Di recente ci si è accorti che l’azienda – in proroga della proroga, con una procedura che in altre occasioni avrebbe fatto intervenire il mondo intero della filiera dei controlli (dalla Procura all’Anac) – ha fatturato oltre il dovuto.  Una svista, a quanto sembra, i soldi certamente verranno restituiti, ma quello che emerge è paradossale.

I dati sulle presenze? Mai rilevati o quasi, alla faccia del capitolato, del 3.0 e di tutto quello che si vuole. Le fatture alle famiglie – perennemente in ritardo, fra l’altro – sono state inviate con chissà quali dati visto che ci sarebbero discrepanze tra quanto presentato dalle ditte e quanto rilevato in Comune.  E come un altro rompiscatole, quale l’amico Luciano Dell’Aglio, ha fatto rilevare spendendo cifre a questo punto ingiustificate.

Per non parlare di pasti forniti allo stesso bambino, che nel frattempo aveva cambiato  scuola, in contemporanea e in più casi. Un danno all’ente  e uno alle famiglie.

Errori, certo, superficialità nelle verifiche, ma questo la dice lunga su come vadano le cose in questo Comune.  Strano che nessuno zelante consigliere, né l’anti corruzione, che nel caso Santaniello portarono alla revoca dell’aggiudicazione dell’appalto, abbiano nulla da dire.  E in attesa che il Tar decida sulla nuova gara, che pure ha mostrato evidenti lacune e sulla quale sono state denunciate pressioni dalla segretaria generale, torna la domanda di qualche tempo fa: a settembre che succede?

Porto: mini attivo, più debiti, rate con tutti e “copia-incolla”

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Il bilancio della Capo d’Anzio – società nata per realizzare e gestire il porto – chiude il 2016 con un utile di 5.765 euro, in crescita rispetto ai 1.006 dell’anno precedente, vede aumentare il “valore della produzione” che arriva a 689.167 euro contro i 517.991 dell’anno prima, ma anche crescere la massa di debiti che è di 2 milioni 494.938 euro contro i 2 milioni 246.274 del 2015. Sono i grandi numeri della società che per il 61% è del Comune ma sulla quale, purtroppo, i cittadini/soci continuano a non essere informati adeguatamente dal proprietario .

Com’è noto dal 2016 la Capo d’Anzio è nella piena gestione del porto, sembrava risolta la vicenda ormeggiatori ma in realtà il contenzioso è ancora in piedi e le due cooperative hanno chiesto la disdetta della concessione.  Nell’attivo, fra l’altro, ci sono anche i soldi per l’occupazione delle aree dal 2 luglio 2014 che le stesse coop contestano ma per le quali, a onor del vero, la Capo d’Anzio ha chiesto e ottenuto il sequestro delle attrezzature.

Tra i motivi della richiesta di disdetta, confermati dal bilancio, c’è il mancato pagamento degli oneri alla Regione Lazio pari a 438.307 euro. Ma non è il solo debito sul quale soffermarsi, anzi. Mentre il Comune tutto sommato può “aspettare” quanto anticipato (oltre 517.000 euro) per la fideiussione e Marinedi (21.000 euro e spicci) , resta in piedi il debito con l’Unione Europea per il progetto Life, i 194.120 euro arrivati e “spesi per altro” benché riferito al porto, come venne candidamente ammesso in Consiglio comunale. Non solo, come fanno gli imprenditori in difficoltà – solo che qui a fare impresa c’è anche un ente pubblico che dovrebbe dare il buon esempio – con l’Iva si rateizza. Per quella 2014 sono arrivate “comunicazioni bonarie” dall’Agenzia delle entrate e si pagherà con calma, per il 2015 si procederà con “ravvedimento operoso” e per il 2016 (108.278 euro) “si è scelto di ricevere comunicazione bonaria“. Situazioni singolari, difficoltà, quello che si vuole ma ciò che colpisce e che il socio di maggioranza – il sindaco che rappresenta la città – continua a non dire è la preoccupazione sullo squilibrio dei conti.

L’ha  avanzata anche il collegio dei sindaci che sottolinea come “emerge uno squilibrio tra attività e passività a breve di circa 1 milione 100.000 euro, lo stesso squilibrio alla fine dell’esercizio precedente era di 800.000 euro“. Quindi è aumentato, al punto che i sindaci auspicano “un apporto di risorse finanziarie proprie tramite versamento dei soci, o conversione dei rispettivi crediti“.  Servono soldi cash e né il Comune né Marconi li hanno o possono/vogliono metterne.

Altre curiosità? Prima qualche dato, poi la ciliegina finale. Ebbene il consiglio d’amministrazione ha nuovamente rinunciato ai suoi emolumenti, i contratti d’ormeggio e transito sono stati 600, l’azienda ha cinque dipendenti, sono state “poste in essere con parti correlate operazioni per quanto attiene alla progettazione esecutiva“.

Il “copia e incolla” che trovate nel titolo, per concludere: sarà normale e per realizzare la sua “relazione finale” il revisore legale dovrà necessariamente basarsi sui materiali forniti, ma ci sono parti che sono interamente copiate dalla “nota integrativa abbreviata” dell’amministratore delegato Antonio Bufalari. In fondo alla prima pagina scritta dal revisore troviamo quanto scritto a pagina 16 del bilancio depositato; all’inizio della seconda, invece, quanto riportato nelle pagine 16 e 17, quindi un capoverso della 31, presa pari pari dalla “relazione sulla gestione“.

Funzionerà così, ma come si dice dalle nostre parti l’anello al naso ancora non l’abbiamo… Sindaco, nulla da dire?

Porto, Mauro si dimette. Capo d’Anzio senza presidente

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Era nell’aria da qualche tempo, adesso è ufficiale: Alessio Mauro si è dimesso da presidente della Capo d’Anzio, società nata per realizzare e gestire il porto della città. L’avvocato che ha “traghettato” fin qui un’azienda alle prese con molteplici problemi, consentendo di fatto di non portare i libri in tribunale, ha ritenuto concluso il suo mandato.

Quello di fare in modo che l’operazione andasse avanti sistemando le carte e le tensioni con gli ormeggiatori (poi riemerse, anzi al centro di una ennesima e dettagliata diffida) chiedendo al socio privato Marconi di fare ciò per cui si era impegnato, vedi la progettazione esecutiva, e arrivando alla definizione di un nuovo bando. Di fronte alla manifestazione d’interesse di una decina di aziende – il che non vuol dire che poi partecipino a un bando che ancora non conosciamo nei dettagli – Mauro ha detto “grazie e arrivederci“. Nel senso che ora spetta a un professionista diverso gestire la fase che dovrebbe essere dei lavori.

Tutto qui? Forse, perché i conti della Capo d’Anzio sono ancora lungi dall’essere sanati e le vicende indicate nella diffida delle cooperative – spedita al mondo intero, dalla Regione alla Corte dei Conti, dalla Procura all’Anti corruzione – sono pesanti. Da ultimo si ribadisce la richiesta di “decadenza della concessione rilasciata alla Capo d’Anzio“. Che non avrebbe rispettato, a detta del legale delle società, una serie di prescrizioni. Compreso il mancato pagamento degli oneri.

Mauro queste vicende le ha affrontate, ha messo “pezze“, ha sopperito a carenze che il socio pubblico di maggioranza, il Comune, ha da una vita sulle vicende della Capo d’Anzio. Ha provato a invertire la rotta, in parte c’è anche riuscito e questo va riconosciuto, ma consenta di dire – come fu per Luigi D’Arpino – che non basta attuare le indicazioni del socio se questi dice una cosa in assemblea e ne fa un’altra in Comune.

Adesso? O il sindaco prova a farlo tornare sui propri passi – ma non è un politico e non sembra tipo da dare dimissioni “irrevocabili” per partecipare a un teatrino come quello delle due assessore l’estate scorsa – o trova un altro presidente confrontandosi stavolta con una maggioranza “allargata” come quella che si è creata con il supporto dell’ex avversario De Angelis. A questo si aggiunga che l’Anac ha aperto un fascicolo sulla presenza in qualità di controllore e controllato del segretario generale, Marina Inches, in seno al consiglio d’amministrazione. Garantisce le quote rosa dopo che il meetup “Grilli di Anzio” ha sollevato il caso, vero, ma esiste una evidente incompatibilità… Segnalata in questo spazio e dallo stesso meetup all’Anac.

In tutto questo, a stagione avviata: dove saranno ormeggiate le barche che si affideranno alla Capo d’Anzio? Useranno ancora i pontili – sottoposti a sequestro preventivo – delle cooperative? Quando sapremo le aziende che hanno manifestato il loro interesse e quando sarà reso noto il bando? Che fine abbiamo fatto nei rapporti con il socio Marinedi ovvero Marconi? Quando ascolteremo in Consiglio comunale la relazione dell’avvocato Cancrini?

Ad Alessio Mauro, spesso criticato in questo spazio, va comunque un ringraziamento sincero. Aspettiamo il successore e ricordiamo che sul porto tutto volevamo, meno lo stallo al quale ci hanno portato Bruschini e i suoi alleati, vecchi e nuovi.

Caso Falasche, l’accesso e le domande senza risposta

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Il sindaco è stato chiaro, ieri, nel corso della presentazione del libro “Utopia di un Comune (e come realizzarla)” a Villa Sarsina. “Sulla trasparenza siamo tutti d’accordo, io pubblicherei pure le lettere che scrivo, è giusto, ma poi mica compete a me, sono gli uffici a dover pubblicare e vi assicuro che non è cattiva volontà, spesso ci sono delle difficoltà“. E sono tante, a vedere il sito del Comune di Anzio, queste difficoltà. Alcune comprensibili, come ho avuto modo di dire sempre nel dibattito di ieri.

Difficoltà alle quali si aggiunge quella di rispondere a richieste di accesso agli atti come disciplinate dalla legge. Una l’ha presentata chi scrive e riguarda il caso, segnalato qui e poi ripreso dal settimanale Il Granchio“, del Falasche calcio. Va ribadito un concetto: nessuno ce l’ha con la società, l’attività che svolge, i ragazzi che giocano. Nessuno. Si fa notare, però, che il Comune di Anzio ha dato un finanziamento alla società e non è stato restituito. Caso vuole che di quella società sia stato presidente e sia ancora “dominus” l’assessore ai lavori pubblici, Alberto Alessandroni.

Ripetiamo, se prendiamo un mutuo e non restituiamo un centesimo per sette anni, una banca per quanto “comprensiva” e per quanta amicizia si può avere, il conto lo presenta e manda la casa all’asta. Ecco, a proposito di trasparenza su questa vicenda – che è emblematica di un sistema dove il politico cerca di avere un vantaggio e la macchina amministrativa controlla poco e male – è stata presentata da chi scrive una formale richiesta di accesso agli atti. Era il 10 aprile, si chiedeva copia del capitolato dei lavori concordati;  certificato di fine lavori; l’ammontare del debito della concessionaria nei confronti del Comune; le iniziative adottate dal Comune di Anzio per il recupero delle somme dovute e per l’eventuale decadenza della concessione in essere; il quadro dei pagamenti eventualmente effettuati dalla società concessionaria; ogni altra iniziativa adottata a tutela dell’ente, delle sue entrate e del bene pubblico dato in concessione.

Nessuna risposta nei 30 giorni previsti, un po’ di tolleranza, ma ora basta. Al punto che oggi è partita una nota per l’Organismo indipendente di valutazione, spedita per conoscenza all’Anac, al Dipartimento per la Funzione pubblica e alla Procura di Velletri. Servirà a sapere se e cosa è stato fatto nel caso Falasche? Forse.

Certo è che un’amministrazione 3.0, che pure ha difficoltà a rispettare i canoni della trasparenza, a rispondere a un “accesso“, almeno dice: “Ricevuto, abbia pazienza...” Niente. Vedremo se questa ulteriore iniziativa porterà a conoscere qualche cosa in più. E ad avere, un giorno, pubblicate sul sito del Comune le schede di ciascun impianto con gestore, canone (a proposito, vengono riscossi?) data della concessione, scadenza, interventi effettuati dai gestori e lavori eseguiti dall’ente.

Quando si dice l’utopia….

Ieri Billia, Noli e Cervellati, oggi Malasuerte: quale visione?

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Pierluigi Cervellati

Terrazza del Municipio, inizio anni 2000: dialogo tra Gianni Billia – allora presidente della Capo d’Anzio – Alberto Noli, progettista del porto, e Pierluigi Cervellati, incaricato di redigere il piano regolatore. Il futuro, lo sviluppo, la città di “mare, cultura e natura“. Ricordo che Billia diceva, ad esempio: “Tu fallo il porto, vedi come le Ferrovie vengono a cercarti e portano la gente qui in 20 minuti” . Si fantasticava di crociere, rotte per la Sardegna, di scendere dal treno – come ripeteva l’urbanista – e “attraversare Villa Albani, l’ospedale militare, arrivare all’area archeologica“. Purtroppo sappiamo com’è andata, con il passaggio dalla teoria alla pratica che è stato disastroso.

Il porto non c’è, “mare, cultura e natura” scritte nel piano sono diventate “varianti, cemento e furberie“,  la “villettopoli“che l’urbanista aberrava è realtà. L’ho presa da lontano, è vero, ma provate a seguire il ragionamento.

In quel piano regolatore tra le cose positive c’era proprio il “Parco delle ville“. Ecco, la notizia dell’acquisizione dell’area dell’ospedale militare – votata all’unanimità dal Consiglio comunale – è assolutamente positiva e a Luciano Bruschini va dato atto di essere riuscito in un’impresa. Da sindaco, negli anni ’90, voleva demolire il muro del “Sanatorio” e ottenne pure un sì, salvo che qualche settimana dopo i militari decisero di rimetterlo a nuovo. Avere l’intera area – per il Central park che era e resta una bugia elettorale – era praticamente impossibile, ma meglio avere quel pezzo che non.

Bene, nel dare il merito al suo alleato ex avversario, il sindaco “incaricato” Candido De Angelis ha parlato di “visione di città“. Non c’è dubbio, l’incontro tra quei tre professionisti ne è la dimostrazione. Si parlava del futuro, di quale modello realizzare,  ma la visione di allora si è inesorabilmente arenata.

Sull’ospedale militare e il “Parco delle Ville“, per esempio, scrive Cervellati: “L’ipotesi progettuale riguarda la trasformazione di una parte di questo parco (di pertinenza dell’area militare) in parco pubblico. Si realizzerebbe così un percorso pedonale, presente ancora nel catasto del ’30. Un percorso che è diventato appunto via Flavia, da viale Severiano a largo Somalia, e che inquadra la villa dal barocco portale rudere ancora esistente. Un percorso pedonale (da viale Severiano a villa Sarsina) parallelo a quello che da viale Mencacci raggiunge villa Albani e a quello che introduceva a villa Adele e che oggi è diventata via degli Elci. La posizione orografica delle tre ville storiche, i loro parchi sontuosi in parte già di proprietà comunale, tutti di proprietà pubblica -statale o regionale- determinano una zona di verde di ettari. Una zona verde centrale particolarmente suggestiva (…)

Oggi nel documento unico di programmazione, come fa notare il Meetup “Grilli di Anzio” nell’area dell’ospedale militare si vorrebbe fare un parcheggio, ma quella indicata nel documento di programmazione non fa parte di quella oggetto della convenzione siglata. E allora?

Ecco, anziché rimestare nel passato, senza una “mea culpa” per quanto abbiamo sotto gli occhi, dovrebbero dirci lui e il centro-desta qual è la visione di oggi.

Vincere le elezioni, certo, poi? Perché prima c’erano Billia, Noli e Cervellati a parlare di futuro – e la città con questo centro-destra il treno l’ha perso – oggi invece c’è da confrontarsi con i personaggi di Malasuerte.  Non è proprio la stessa cosa.

Malasuerte, la camorra e le conferme in aula

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Parole pesanti sono echeggiate durante l’ultima udienza del processo “Malasuerte“, in corso a Velletri. Le ha pronunciate il pubblico ministero, Travaglini, e confermano ciò che andiamo dicendo da tempo e che tanto infastidisce la maggioranza (vecchia e nuova) di casa nostra.

Nel corso dell’udienza di qualche giorno fa  è stata chiesta l’acquisizione di materiale dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Riguarda Raffaele Letizia, non indagato in questo procedimento ma ampiamente citato nell’inchiesta. Sembra – questa l’ipotesi dell’accusa – che i soldi dell’estorsione ai danni di chi gestiva i parcheggi per Ponza finissero al sostentamento della famiglia di Letizia, in passato in soggiorno obbligato ad Anzio.

Letizia è di Casal di Principe, è un personaggio di rilievo tra i “Casalesi“, e  le difese degli imputati – facendo il loro mestiere – si sono opposte all’acquisizione. Ma perché? Il pubblico ministero è stato chiaro: i soggetti coinvolti in Malasuerte avevano “frequentazioni”  e tra queste c’era Letizia, soggetto per il quale chi faceva le estorsioni si prodigava in quanto detenuto durante quell’indagine.

Il magistrato ha pochi dubbi, sostenendo sostanzialmente che esisteva la consapevolezza di chi fosse e del suo “spessore“. C’è di più, perché rivolgendosi al Tribunale il pubblico ministero che se parliamo di camorra ad Anzio “questa è la dimostrazione che alcune persone sono vicine ai camorristi“.

Lo sapevamo, l’abbiamo scritto , detto pubblicamente che alla piccola criminalità locale è stato fatto mettere il vestito bello. Ecco, quello che il magistrato non sa o non vuole o non può dire perché non attinente al procedimento in corso, è che alcune delle persone vicine a Letizia al tempo stesso hanno avuto un ruolo di sostegno elettorale, organizzativo, di “vicinanza“, di supporto, chiamatelo come volete per la  maggioranza che ci governa. Questo non ha né avrà rilevanza penale, questo non condiziona né condizionerà la quotidiana gestione del Comune come ci dice anche il Ministero dell’Interno, però se permettete preoccupa. E tanto.

Puccini, “Albergo e centro congressi” ma poi…

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Albergo e centro congressi“. Sì ma…. “Albergo e centro congressi” Eh, però… “Albergo e centro congressi“. Forse a Teleobiettivo ci sarà ancora la registrazione della puntata nella quale l’allora sindaco, Candido De Angelis, illustrava l’imminente consiglio comunale sulle osservazioni al piano regolatore e ripeteva – al punto che dissi “qua andiamo su blob” – che lì non era previsto altro. Nessuna colata di cemento, né case che altri, in passato, avevano accordato.

Tra le osservazioni che il Comune respingeva quella dei proprietari dell’area “Puccini“, di fronte a Tor Caldara, per approvarne una che consentiva al Comune di avere l’area di fronte la riserva in cambio, appunto, di un hotel con centro congressi. Prima ancora, con la delibera di indirizzo per il piano regolatore, l’allora capogruppo di Forza Italia, Luciano Bruschini, aveva fatto inserire la clausola che in quell’area si potessero fare solo strutture turistiche. Stop alla colata di cemento, alle centinaia di migliaia di metri cubi di “Puccini“.

La volontà era chiara nella delibera di indirizzo ed era stata ribadita prima nel piano regolatore (nessun insediamento) poi in sede di osservazioni con quella soluzione. Un passaggio che, ancora oggi, condivido: hai l’area per fare un parco che da Piazza Roma arriva a Tor Caldara e in cambio “sacrifichi” per un hotel e centro congressi lo “spicchio” vicino al convento, eliminando le vecchie previsioni di 500.000 metri cubi di villette. Ai proprietari, che hanno fatto ricorsi per avere la precedente soluzione edilizia, Tar e Consiglio di Stato hanno dato torto.

Poi è arrivata, scoperta da questo umile spazio, la soluzione dei “quattro cantoni“. E’ nato un ammirevole comitato per “La Vignarola” che qualche settimana fa si è rivolto anche in Procura sollevando le ire dell’assessore all’urbanistica Sebastiano Attoni, all’epoca presidente della commissione che approvò il piano regolatore. Attoni che a più riprese aveva spiegato il suo punto di vista e che in una intervista a “Controcorrente” in edicola, oltre a dirsi disposto ad andare lui, in Procura, ha parlato di chi starebbe bloccando lo sviluppo di un’impresa paragonabile “alla Fiat“. Testuale.

Ma non doveva essere “Albergo e centro congressi“? Il sindaco “incaricato” De Angelis ha dimenticato anche questo?

Campagna elettorale, cartelli “sanati” e multe. Proviamo a capire

 

 

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Nel clima di ritrovata unità del centro-destra di Anzio e di corsa a dimenticare quanto accaduto nel 2013, c’è una questione che torna di assoluta attualità. Alla vigilia di quella campagna elettorale, infatti,  la delibera di giunta numero 32 dell’11 aprile 2013  ha “sanato” 80 cartelli e 10 impianti pubblicitari sui quali – fra l’altro – “si affiggeva propaganda illegittima“. Lo sosteneva, a ragione, in una interrogazione durante uno dei primi consigli comunali – finita nel dimenticatoio – Ivano Bernardone del Pd. Era stato candidato sindaco e ricordava che “ciò avveniva nel mezzo del periodo elettorale e senza alcuna gara per l’affidamento degli spazi“. Si era risentito, almeno a mezzo stampa, anche Candido De Angelis che oggi è il successore “incaricato” di Luciano Bruschini.

Il punto non è questo, né l’esposto (finito come altri nel nulla, a Velletri va spesso così)  che lo stesso Pd fece sulla vicenda. No, si tratta di sapere un paio di cose che sono molto più attuali.

La prima: che fine hanno fatto  i 206.000 euro, frutto di 352 verbali, comminati dalla Polizia locale a chi non aveva rispettato le norme sulla pubblicità elettorale. Da settembre 2013, data di quella interrogazione, a oggi, quanti soldi sono stati incassati dal Comune?

La seconda, ancora più recente: vero che un contenzioso con la ditta che ha avuto la “sanatoria” sta creando più di qualche disagio in Comune? Si parla di un decreto ingiuntivo per un non meglio specificato debito contratto (da chi e perché?) per pubblicizzare sempre nel 2013 – si veda la foto – la conquista della quarta  “Bandiera blu” consecutiva.

L’azienda vuole i soldi, qualcuno in Comune avrebbe “osato” opporsi, non essendoci il titolo di impegno originale. Questo quanto si sente negli ambienti, ma ovviamente siamo qui per avere chiarimenti e se del caso essere smentiti. Magari, però, fateci prima sapere che fine hanno fatto quelle sanzioni va…

Per approfondire, ecco l’atto di Bernardone interrogazionesanzionicampagnaelettorale

Il “triangolo” dei rifiuti che ci regala il centro-destra

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Aveva ragione Candido De Angelis, qui chi vuole realizzare impianti per i rifiuti viene chiamato o sa di trovare terreno fertile. Inutile girarci intorno, fingere di indignarsi quando è tardi, fare ricorsi o emettere ordinanze. 

La bocciatura arrivata dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio (Tar) che annulla il provvedimento di precauzione emesso dal sindaco a furor di popolo, ne è la dimostrazione. L’atto “neppure richiama alcuna base normativa, fatta eccezione per la Costituzione e per il Trattato dell’Unione europea” e “si inserisce illegittimamente in una procedura di autorizzazione tuttora in corso di espletamento“. Lo dice il Tar e potete leggerlo di seguito tar_annullaordinanzaecotransport Stessa sorte avrà il ricorso presentato dalla società che deve realizzare la prima biogas.

Allora come Bruschini ci ha messo la faccia ricorrendo sulla biogas (tardi e dopo aver mandato Placidi a dire sì, prima di fingere che non sapesse) e facendo ordinanze, forse avrebbe fatto più bella figura a difendere la scelta di avere a Sacida il “triangolo” dei rifiuti come lo ha definito l’ex avversario e oggi alleato De Angelis. Il quale, da sindaco “incaricato“, dovrebbe dirci se ha cambiato idea. La Raggi e il movimento che le sta intorno non mi piacciono, è noto, ma prendersela con lei che vorrebbe portare altrove i rifiuti di Roma quando gli impianti previsti ad Anzio basterebbero quasi per mezza provincia è paradossale. E lo scaricabarile, di tutti – Regione a guida Pd compresa – non mi piace affatto.

Attenzione, la “chiusura” del ciclo dei rifiuti viene proposta da più parti ed è ormai universalmente accettata, né possiamo utopisticamente ritenere che arriveremo mai al 100% di differenziata. Non prendiamoci in giro. Ma un conto è dire: mi faccio la differenziata e la porto al 70/80% (a quanto siamo ad Anzio, per davvero?) ho bisogno di una discarica di servizio, uso la “mia” frazione umida per produrre energia, un altro è prevedere  ciò che è atteso in quella zona. E che difficilmente si riuscirà a fermare. Ecco, allora diciamo chiaramente che il centro-destra che guida la città quegli impianti li ha voluti e/o si è girato dall’altra parte quando le proposte sono arrivate in Comune e/o ha pensato che si potessero promettere altri posti di lavoro e/o sistemare il terreno di qualcuno “vicino” politicamente. Per questo ci si deve assumere la responsabilità delle scelte fatte – che sono tali anche se si è solo evitato di guardare le carte arrivate in Comune – e  non fingere indignazione. Troppo tardi. 

Sorpresa, rispunta il centro commerciale naturale

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Le sorprese, per la verità, sono due. La prima è che la convocazione di una commissione – quella che si occupa di attività produttive – è on line. In un sito del Comune ancora caotico, dove fra l’altro si spaccia l’Ufficio relazioni con il pubblico esistente quando non c’è (fanno bene i grillini a insistere) quando ci avevano promesso il 3.0 è già qualcosa.

La seconda, più interessante, è che all’ordine del giorno è inserito – quindi rispunta – il centro commerciale naturale. Perché esiste ancora?

I dubbi sono stati espressi ai tempi sulle pagine del Granchio, più di recente in questo spazio, ora ci auguriamo che dall’incontro convocato dalla presidente Giusy Piccolo il mistero si chiarisca.

Perché altrove centri del genere, realizzati con le stesse modalità-fotocopia proposte da Confcommercio, funzionano, qui chi ha avuto il box e tutto il resto in consegna l’ha mandato in malora. Ricordiamo che sono stati spesi soldi pubblici, di tutti noi, e che le bacheche arrugginite e il box-magazzino non sono un bel biglietto da visita.

Se poi volessero pure farci sapere cosa ha fatto, nel corso degli anni, il centro commerciale naturale, quante “card” ha stampato, quante mail a chi si era iscritto a un sito mai partito (e lautamente pagato) ha inviato, e via discorrendo, saremmo ben lieti di renderlo noto.

Per chi vuole approfondire, questi i costi QUADRO ECONOMICO C.C.N.2011 resi noti al Granchio dal Comune nel novembre 2011. Se avete la bontà e la pazienza di cercare, qualche altra determina di spesa c’è stata negli anni a seguire e forse nel vecchio sito del Comune si trova ancora.

Torniamo alla domanda iniziale: il Centro commerciale naturale esiste ancora?