Aspettando il regolamento che domani andrà in Consiglio comunale e speriamo preveda anche un accenno al 3.0, sulle mense (il servizio comincia ad andare a regime, per la cronaca) continuiamo a registrare un’informatizzazione dopo l’altra e spese che si ripetono.
E dire che funzionava tutto, nell’anno scolastico 2010-2011, quando grazie all’avvento di Tecnorg si aveva il controllo della situazione da parte del Comune ma anche dei genitori, i quali potevano verificare da casa i pasti “caricati” e sapere se avevano pagato o meno. Mancava solo la possibilità di pagare on line, ma venne spiegato che sarebbe stato il passo successivo. Invece? Quel software – la ricostruzione è realizzata con il contributo del cittadino ed esperto di informatica Luciano Dell’Aglio – il 12 marzo del 2012 viene confermato al costo di 8640 euro, perché al termine del triennio sarebbe rimasto al Comune grazie al “noleggio con riscatto”. Funzionava, eccome se funzionava, ma…
Il 23 ottobre dello stesso anno, misteriosamente e senza pensare al precedente “riscatto“, si passa alla Maggioli e a marzo del 2013 viene acquistato un ulteriore aggiornamento. Siamo – dalla prima informatizzazione, indispensabile, ai vari “data entry” e programmi – già a 90.000 euro. Ah, i genitori non entrano più nel sistema, nel frattempo.
Perché si acquista qualcosa che non servirebbe fa parte dei tanti misteri di un Comune 3.0 dove l’informatica è affidata alla scelta di ciascun dirigente, spesso dettata da scarse conoscenze nel settore, e ognuno va per consto suo.
Mica è finita: il 18 agosto di quest’anno si prende un ulteriore aggiornamento da Maggioli.
Qualche giorno dopo, senza avviso pubblico (se c’è stato lo hanno nascosto), ed evidentemente non fidandosi o non essendoci dipendenti del Comune in grado di svolgere quel ruolo, si affida a un esterno il ruolo di Dec, direttore esecutivo del contratto, per l’appalto mense. Colui che deve verificare – in cambio di 24.000 euro – se la nuova ditta esegue quanto previsto dalla sua offerta. Per una cifra del genere servirebbe l’avviso, anzi ammettendo pure non sia necessario sarebbe quantomeno consigliato, ma nulla. E in Comune tutti tacciono.
Si va avanti, attenzione, arriviamo al 18 settembre e già che ci siamo affidiamo alla solita Maggioli anche stampa, imbustamento e recapito delle bollette, altri 4.500 euro circa. Qui sono necessari due passi indietro: il primo è che la stessa azienda aveva “rinunciato” l’anno precedente a tale servizio, con incarico affidato a un’altra che in Comune ha messo le tende, la Mercurio. Il secondo: lo stesso ufficio, il 6 agosto, aveva incaricato una tipografia di stampare conti correnti e moduli per la mesa e gli scuolabus.
No, no… c’è un altro passo indietro, il terzo. Siamo al 9 luglio sempre di quest’anno quando viene affidato, per 24.400 euro, il servizio di “raccolta e recapito degli invii postali“. Mense e scuolabus esclusi? Boh!
Infine l’incarico, per l’appalto mense, per la redazione del Duvri, il documento di valutazione dei rischi, altri 5.327 euro circa. Siamo di fronte a un documento previsto per legge, attenzione, ma con il precedente e contestatissimo appalto era stato redatto per un triennio. La finalità è sempre la stessa “produrre un risultato che diverrà di proprietà dell’amministrazione“. Non lo era già? E cosa è cambiato dall’anno scolastico 2013-2014 nelle mense? Mistero anche questo.
Risultato? Costi lievitati, spesi oltre 175.000 euro – pensare che nel 2015 il Comune ha incassato dai genitori per i dati “spariti” e il mancato “data entry” appena 86.000 euro – e risultati che a oggi non ci sono. I consiglieri comunali? Tacciono.
Ecco, speriamo davvero che oltre a dettare le regole nel testo che domani va all’attenzione del Consiglio comunale ci sia un cenno al 3.0 e – per la cronaca – esistono ormai programmi che in “cloud” fanno tutto, consentendo ai genitori di controllare e pagare addirittura via sms. A un prezzo irrisorio rispetto a quello pagato finora. Basterebbe volerlo.
Un pensiero su “Mense, quei costi ripetuti tra programmi ed esperti”