Porto, parcheggi e assunzioni. Riassunto del “Sistema Anzio”

Non avevo mai usato, prima di sabato scorso, il parcheggio di Piazzale Marinai d’Italia, dietro al porto, in gestione alla Capo d’Anzio. Ho raccontato su facebook di essere stato accolto da un vigilante che mi avvertiva che i gettoni erano finiti, ma i posti no. Che potevo parcheggiare, fotografare l’orologio del macchinario dove si paga la sosta e che all’uscita avrei regolato la cosa con lui. Detto e fatto, una volta all’uscita ho provato a far vedere che ero entrato alle 21.07 ma non ce n’è stato bisogno, si è fidato. Erano le 23.40 e ha detto “3 euro”. Ho pagato senza far storie, proprio perché il racconto sarebbe stato più completo. Ovviamente, nessun ticket né ricevuta. Poi ho chiesto come mai non ci fossero gettoni e ha risposto “so spariti 3500 euro de gettoni”. Ah… Rubati? Andati persi? C’è una denuncia? Esagera il vigilante? Sulle prime tre dovrebbe risponderci chi rappresenta la maggioranza della Capo d’Anzio – vale a dire il sindaco pro tempore – o chi presiede e amministra la società. Sulla quarta la sensazione è che forse potrà anche esagerare, ma se i gettoni finiscono e i posti ci sono, evidentemente i primi sono spariti per davvero. Sono costati, alla Capo d’Anzio, 4 euro più iva ciascuno e il sistema acquistato per il pagamento circa 30.000 euro. Per far “fotografare” l’orologio agli utenti. Complimenti….

Ma immaginate se una cosa del genere accade in un qualsiasi altro porto? E se andiamo a Fiumicino per prendere l’aereo e ci dicono “fotografate l’orologio”, poi si faranno i conti. Suvvia…. Quanto abbiamo incassato dal parcheggio? Al momento lo ignoriamo, certo è che tre società che fanno il servizio per Ponza prendendo le auto e riconsegnandole all’arrivo, hanno usufruito di altrettanti spazi. Pagando per ogni posto – andiamo su ciò che era stato lo scorso anno – quanto un cittadino per l’abbonamento. Con la differenza che il cittadino normale quel posto non ce l’ha garantito, né può riaffittarlo. Che intorno a quel parcheggio e alle auto per Ponza siano avvenute le estorsioni di “Malasuerte” e che sulla vicenda – come si legge nella sentenza definitiva – abbia pesato “la pressione esercitata da rappresentanti delle istituzioni comunali” è qualcosa in più di un dettaglio. Come che quei rappresentanti fossero nelle liste di De Angelis alle ultime elezioni e che nulla sia cambiato rispetto all’assegnazione. Perché il “Sistema Anzio” si riproduce. A questo si aggiunga che la Capo d’Anzio nel 2018 – con il bilancio che chiudeva a meno 82.000 euro e poi è stato miracolosamente fatto andare in attivo (che ce lo hanno messo a fare il presidente Monti?) – sul parcheggio diceva che avrebbe potuto fruttare 200.000 euro. Era il 2019 quando da questo umile spazio si è fatto notare. Si è preferito fare altro, scegliendo un macchinario che evidentemente ha dato più problemi che altro e continuando a cedere un pezzo pubblico a un prezzo irrisorio alle vittime e agli eredi di “Malasuerte”. Che – speriamo non sia vero – i posti ottenuti li cedevano, se liberi, a chi arrivando non trovava posto dopo aver preso il gettone. Si parla di 10 euro. Chissà se la Guardia di Finanza che è tornata tempo fa in Comune e alla società, ha avuto queste informazioni, decidendo di muoversi….

E perché la grande preoccupazione sulle assunzioni, dopo la richiesta di accesso agli atti di Marco Maranesi? Perché forse qualcosa non quadra. Dalla scelta di una ragazza attraverso il “progetto giovani” (sicuri si potesse fare?), nel frattempo diventata consigliera di Forza Italia a Nettuno, a una graduatoria degli ormeggiatori che c’era – bandì il concorso, quando era presidente, Luigi D’Arpino – e sembra conti nulla. Già, perché con varie scuse si dice che non può essere stabilizzato chi ha titoli – sia ormeggiatore o amministrativo – e ha lavorato, ma intanto si ricorre a un’agenzia interinale di Aprilia per prendere chi dice il “sistema Anzio”. A Nettuno è scoppiato un mezzo scandalo per la Poseidon, ad Anzio tutto tace. Il “recinto” non si preoccupa, preso dalle elezioni 2023 alle quali il sindaco ha detto che si ripresenta, al punto di voler sapere chi ci sta e chi non da adesso. Intanto alla Capo d’Anzio ci sono tanti amministratori quanti dipendenti, cosa che per legge non si potrebbe. E su diversi quesiti – ancora attualissimi – nessuno risponde. Intanto l’ultimo bilancio reperibile sul sito resta – quando sono le 15,40 del 27 settembre 2021 – quello del 2018. Però hanno fatto l’alzabandiera per il neo amministratore delegato, uscito dalla porta rinunciando a un credito ed entrato dal portone con il massimo ruolo operativo. Sul fatto che il direttore sia andato via (ma Orienta ha ancora lui quale referente, boh!), con l’incarico dato non si sa come a un altro, silenzio totale. Dice il neo amministratore che si approverà la pianta organica. Bisogna vedere che ne pensa il “sistema”. Intanto i libri della Capo d’Anzio andrebbero portati in Tribunale e non da oggi. Ma questa è un’altra storia. Ad Anzio si può.

L’ambiente, il fallimento, i “sacchetti disseminati” e qualche dubbio

Ma no? Abbiamo un problema. Sono i “sacchetti disseminati” degli sfalci di verde e potature che la ditta incaricata – un tempo Camassa oggi Msa – ha deliberatamente deciso di non raccogliere. Così il Comune corre ai ripari e conferma – con l’ultimo atto – il suo fallimento nel settore delle politiche ambientali. In campagna elettorale il sindaco annunciò una “gara ponte” mai fatta, poi è stato predisposto un capitolato a tempo praticamente scaduto, infine ha deciso di andare con l’Aet di Ciampino ma nel frattempo la città era e resta un immondezzaio. “Colpa della ditta” – amano ripetere il primo cittadino, i fidati dirigenti e funzionari (a partire da chi, inopportunamente, ricopre un ruolo all’ambiente nonostante la condanna per quel settore da parte della Corte dei conti) e i componenti del “recinto”.

Dimenticano, però, che dipendenti delle varie aziende appaltatrici che si sono succedute, hanno apertamente sostenuto questa e le precedenti amministrazioni. Alcuni, se non ricordo male, anche candidandosi nelle liste della coalizione dell’attuale sindaco e i quali avranno qualche voce in capitolo, c’è da immaginare. Perdonerete la lunga premessa, ma è necessaria perché si continuano a prendere in giro i cittadini. L’ultimo atto, quello che riguarda appunto la rimozione dei “sacchetti disseminati”, ci ricorda ancora “i disagi dovuti alla chiusura dell’Impianto di destino della frazione residuale indifferenziata che ha comportato un abbassamento dell’efficacia del servizio di raccolta delle altre frazioni di rifiuto e tra queste in particolare quella relativa agli sfalci e potature“. Ma pensate che abbiamo l’anello al naso? Non si poteva raccogliere l’indifferenziato – che resta abnorme in questo Comune perché una seria politica di raccolta differenziata non si è mai fatta – e si è abbassata l’efficacia per il resto? Diteci che siamo su “Scherzi a parte”, su…. Non solo: Rida ha riaperto da quasi due mesi, sarebbe pure ora di smetterla con questa scusa puerile.

L’atto, però, ci fa scoprire che la Msa (ex Camassa) è stata diffidata – il 7 settembre – e messa in mora – il 6 agosto – ma “si è convenuto di non procedere con addebiti straordinari bensì computare le sanzioni nell’ambito della rendicontazione mensile all’appaltatore“. Che ovviamente andranno verificate. Le ultime liquidazioni disponibili riportano – sbaglieremo – che tanto chiede la ditta e tanto viene liquidato.

Però l’emergenza “sacchetti disseminati” (e dire che il servizio di raccolta verde era stato sbandierato ai quattro venti) esiste e così occorre trovare chi li toglie. Detto e fatto, ci si affida alla Mav che “in 15-20 giorni” risolverà il problema, alla cifra di 22.000 euro iva compresa. Bene, immaginiamo che questi soldi saranno tolti alla Msa, ma dopo i “15-20 giorni” cosa succede? Ah, è un piccolo dettaglio ma la Mav si occupa di giardinaggio, sarà certamente autorizzata anche a trasportare e smaltire, immaginiamo. Sempre di rifiuti trattiamo.

Ma torniamo a cosa succede, perché non ci sono ancora atti formali ma la Msa (ex Camassa) continua a raccogliere i rifiuti nonostante il termine del 15 settembre indicato dal fidato dirigente a interim dell’area tecnica sia scaduto. In questi mesi non abbiamo visto uno straccio di contratto, né tante altre cose che erano necessarie per “prorogare” come è avvenuto “nelle more della conclusione del procedimento di valutazione economico/finanziaria dell’affidamento in house (…)

Ebbene – se ci fosse un investigatore – qualcuno dovrebbe spiegarci il motivo per il quale delle proroghe sono costate sette mesi di ingiusta detenzione domiciliare a una dirigente, un ex assessore e un piccolo imprenditore (poi tutti assolti). Perché altre proroghe sono andate prescritte ma hanno consentito ai “soci elettori di….” di diventare assessore. Ma soprattutto perché – per questa – dopo avere “regalato” un anno di contratto perché c’erano dei ricorsi, adesso si va avanti non si sa come. O forse sì, navigando a vista. E confidando in chissà quale buona stella.

Così come non sappiamo se e quando entreremo nella Aet di Ciampino, per la quale più di qualche dubbio che si è provato a riassumere, e come è stata fatta la scelta. C’è – per esempio – questo interessante riassunto tratto dal sito dell’Anac. Speriamo che stavolta, dentro al “recinto” e fuori, qualcuno voglia approfondire. A cominciare dall’assessore “fantasma” che ormai frequenta poco il Comune.

“Rifondazione” Capo d’Anzio, così scopriamo che…

Al posto dell’amico Umberto Spallotta, chiederei i “diritti” al presidente della Capo d’Anzio, professore Ernesto Monti, che nell’ultimo consiglio di amministrazione ha parlato di “Rifondazione” della società. Nata per fare il porto, trovatasi a gestirlo, naufragata come e peggio del socio allora Italia Navigando, la Capo d’Anzio prova a mettere pezze per salvare il salvabile. Così dalla nuova Montecarlo dell’ex presidente Marchetti (che farebbe bene a dire ai quattro venti perché ha lasciato) arriviamo alla “Rifondazione”.

Il bilancio, per esempio (siamo fermi alla pubblicazione del 2018) era in discussione nel consiglio d’amministrazione convocato per il 15 settembre, ma anticipandone i tempi il professore ha riferito che erroneamente, in passato, la voce “debito verso Marinedi” non era stata inserita nello stato patrimoniale. Così basta “spostarla” e il bilancio della società è salvo, ma non rimane sempre un debito? Perché di questo si tratta – che lo faccia l’ex socio Marconi o il consiglio attuale poco cambia – di operazioni di ingegneria contabile e finanziaria che consentono di mantenere una società piena di debiti e incapace di farlo, il porto.

Come si spiega, altrimenti, che il bilancio 2018 presentato dall’allora amministratore delegato presentava una perdita di 72.000 euro e poi è magicamente stato approvato con un piccolo attivo? Nessuno lo dice, il porto che doveva essere della città resta di pochi e così nemmeno ci fanno sapere quello che era scontato. Cioè che Gianluca Ievolella, professionista di grande spessore, è il nuovo amministratore delegato. Uscito dalla porta – rinunciando a un credito di 55.000 euro (e quando quadravano i conti….) – entra dal portone, diventa Ad – ai limiti dell’opportunità se non della incompatibilità – nominato dal custode giudiziario e detta le prime condizioni. Perché quel porto cade a pezzi, non c’è una cosa che è una in regola (il verbale è da brividi), ma questo non assolve certo chi da tre anni guida la città. Perché l’operazione Capo d’Anzio è per intero la sua, dall’inizio, e se non altro o da senatore o da finto oppositore doveva controllare quello che accadeva. Invece, al solito, è sempre colpa degli altri.

Eppure con tanto di droni e fidi dirigenti c’era stata una verifica al porto, annunciata in pompa magna, possibile che nemmeno la zelante polizia locale si accorse del degrado? E mica era sindaco qualcun altro eh…. Intanto, però, i pontili sono “senza collaudo” e inagibili mentre le barche lì continuano a essere attraccate e quei pontili utilizzati. Che fa…. Ad Anzio si può.

Ma non è solo questo, anzi aspettiamo di leggere il bilancio per capire le ultime mosse. Una cosa è certa: Capo d’Anzio non può chiudere in perdita, altrimenti deve smettere di esistere. Era così già da un po’, da quando nella relazione al bilancio del Comune si chiedeva di metterla in liquidazione. Si tiene in vita un moribondo, con accanimento terapeutico, questa è l’impressione a leggere le carte. Ma siamo pronti a essere smentiti.

A patto di avere informazioni certe, sapere non da roboanti comunicati ma dai documenti ufficiali qual è la situazione. A che punto è il contenzioso con Marconi (che ha proposto nel frattempo anche un arbitrato), con gli ormeggiatori, con il fisco, con il Comune per Tari e Imu, la fine che ha fatto la fidejussione pagata da noi e che la società deve restituire al Comune. Avere contezza delle richieste fatte dal consigliere Marco Maranesi.

Sapere del nuovo e fantomatico finanziatore pronto a realizzare il porto (ma serve sempre il bando e poi chi mette i soldi gestisce i posti barca o sbagliamo?) nonché del piano di assunzioni del quale parla il presidente negli atti ma che è oggetto – si dice – di precise manovre in maggioranza.

Infine vorremmo sapere come si fa per essere ammessi alle riunioni del consiglio d’amministrazione, dato che nell’ultimo verbale risultano “inoltre presenti” un paio di laureati non si sa a quale titolo.

Rifiuti: le carte (nascoste) su Ciampino, come alla Capo d’Anzio

Ogni simile, secondo il vecchio adagio, attira il suo simile. Così a leggere qualcosa in più sulla Aet di Ciampino si scoprono cose interessanti. A detta del sindaco (ultima dichiarazione ieri, al Messaggero) risolverà l’immondezzaio nel quale hanno ridotto Anzio lui e le amministrazioni precedenti fallimentari sulle politiche ambientali, basta vedere i dati sulla differenziata, e invece….

Che la scelta l’abbia fatta il primo cittadino, consultando pochi e “fidatissimi” alleati, quindi costringendo il “recinto” a votare, è noto. Fece così anche ai tempi della Volsca della quale ancora paghiamo le conseguenze. Ripeto, qui non si è contro a prescindere rispetto a una partecipata, ma prima di andare da quella del sindaco leghista – nel frattempo mandato a casa da una maggioranza più litigiosa della nostra – si poteva e doveva fare una manifestazione d’interesse nazionale. No, prima la “gara ponte” promessa e mai fatta, poi la trattativa con Camassa ed eredi (a proposito, dalle ultime determine non si vedono sanzioni….), quindi un capitolato bocciato dal proprio consulente e infine la partecipata che – a sua volta – per presentare l’offerta ad Anzio si è basata proprio sul quel capitolato. Un copia e incolla del quale abbiamo dato conto, salvo scoprire adesso che il sindaco qualche carta l’ha nascosta e né il “recinto” né altri sono andati a vedere la situazione della Aet.

Perché ogni simile attira il suo simile? Semplice, l’ormai ex sindaca di Ciampino ha mandato via il precedente amministratore della società lamentandosi dei “problemi intercorsi” tra società e Comune capofila (vi ricorda nulla, ad esempio il porto dalle nostre parti?) e nominando, però, chi non poteva prendere quel posto. Che sarà mai, qui abbiamo avuto dirigenti senza titolo, presi dal precedente sindaco e tenuti dall’attuale, anche se c’è una differenza: nel caso di Ciampino è intervenuta l’Anac e ha annullato quella nomina, costringendo la sindaca a rivedere tutto. Da queste parti nemmeno l’Autorità nazionale anticorruzione è tanto propensa a intervenire, ma mai dire mai…. Anche a Ciampino all’atto della nomina comunicati roboanti, reciproci ringraziamenti e poi si scopre che non era possibile.

E magari fosse solo questo, nessuno è andato a leggere i bilanci di Aet, quindi ci è stato nascosto che la società “prevede, entro la fine del 2021, la formalizzazione di una o più operazioni di ristrutturazione del debito corrente mediante il ricorso a finanziamenti a medio / lungo termine” e che con la nostra quota andremo ad accollarci – in parte, è ovvio – 21 milioni 98.785 euro che Aet ha accumulato negli anni, in buona parte con banche per “anticipazione dei crediti, passando dal factor all’anticipo fatture su conto corrente bancario. Pertanto l’incremento del debito bancario è dovuto al completo trasferimento delle posizioni anticipate”. E che vuoi che sia… Ma c’è un’altra analogia con la Capo d’Anzio, sulla quale bene ha fatto Marco Maranesi a chiedere ulteriori lumi rispetto a quelli che in questo spazio si ripetono da anni. L’analogia è quella dei debiti con il fisco. Sempre nell’ultimo bilancio di Aet (del 2020, pubblicato a luglio 2021 e disponibile sul sito, mica come Capo d’Anzio che è ferma al 2018) si legge che: “La voce “Debiti tributari” comprende le somme dovute sia per imposte dell’esercizio che per debiti relative alle ritenute di lavoro dipendente. Le imposte negli esercizi precedenti non sono state corrisposte nei termini, per carenza di liquidità, purtuttavia si è provveduto al pagamento degli Avvisi ricevuti dall’Agenzia delle Entrate con un piano di rateazione trimestrale di 20 rate per ogni singolo debito”. Avete letto bene: carenza di liquidità. E quali garanzie dà, Aet, al Comune di Anzio in tal senso?

Se andiamo a prendere il bilancio del Comune di Ciampino (sempre dal sito) poi, per il quale l’amministrazione è andata a casa, leggiamo che i revisori dei conti nel 2019 fanno notare come “è stata verificata la non corrispondenza tra i saldi dei crediti/debiti risultanti alla data di riferimento nel rendiconto della gestione del Comune e i corrispondenti saldi risultanti dalla contabilità aziendale della società”. Una differenza di 510.673,17 euro che non fa ben sperare vista le note difficoltà del Comune di Anzio a far quadrare i conti. Anche qui, la Volsca prima ancora della Capo d’Anzio, insegnano. Riguardo al “fondo rischi per le vertenze in corso” (eh sì) leggiamo inoltre: “Tale fondo, prudenzialmente accantonato, è stato costituito in sede di chiusura dell’esercizio a seguito alla valutazione degli atti relativi alla controversia in corso, per servizi resi e non remunerati, con un Ente locale precedentemente servito attraverso criteri coerenti alle obbligazioni attuali, legali o implicite, derivanti da eventi passati, per i quali si ritenga probabile uno stimabile esborso futuro, facendo riferimento anche a comunicazioni aggiornate del legale incaricato della vertenza, nonché sulla base degli sviluppi procedurali della stessa”. Qui la Capo d’Anzio ha fatto peggio, riconosciamolo, di fatto dando per scontato che avrebbe vinto con le cooperative ormeggiatori ha iscritto in bilancio per anni una somma che non era reale, come poi ha rivelato una perizia proprio nella causa contro gli ormeggiatori stessi.

In tutto questo, comunque, nessuno dal sindaco ai “fidati” assessori, dal “recinto” ai sostenitori del fatto che una società che nemmeno sa come è fatta una città sul mare risolverà i nostri problemi, si è preso la briga di andare a leggere l’ultimo bilancio. Nemmeno quel che resta dell’opposizione, evidentemente. Aet ci porta in dote una perdita di 913.191 euro nel 2020. Questo ha portato il “Roe” – Return on equity, cioè il risultato netto dell’esercizio diviso il capitale – che si studia a un semplice esame di economia all’università a – 26,79%. Pensate che sotto a 3 è considerato un pessimo segnale e che nel 2019 era a 2,3 e nel 2018 a 3,1. Un risultato così pessimo è spiegato con il fatto che la società non deve offrire dividendi ma “un buon servizio”. Lo vedremo se e quando comincerà il servizio ad Anzio. Certo, ora a Ciampino c’è un commissario e non sarà una passeggiata cercare di dire la propria, come sarebbe stato con un sindaco “amico”. Anzio ha deliberato e si dovrà agire di conseguenza, un’altra “proroga” a Camassa ed eredi che già hanno goduto di ampia libertà sarebbe impossibile, ma tremiamo di fronte alla prospettiva che abbiamo di fronte. E a far gestire a chi ha fallito – e purtroppo per lui è stato anche condannato dalla Corte dei conti – una fase così delicata. Al di là di encomi di facciata che il sindaco poteva risparmiarsi.

Infine, se guardiamo al “grado di indebitamento” è passato da 8,96 a 9,74 dal 2018 a oggi, aumentando quasi di un punto. Se le cose andranno male, non sarà responsabilità di altri se non del sindaco e di chi ha voluto a scatola chiusa Aet. Si poteva e doveva fare diversamente, ma il “sistema Anzio” è allergico a metodi trasparenti su scelte tanto importanti. Il porto vi dice nulla?

La nuova terra dei fuochi, le responsabilità del “sistema Anzio”

Forse dovrebbe fare una passeggiata da queste parti Roberto Saviano, scoprirebbe che la nuova terra dei fuochi è qui, a pochi chilometri da Roma. E che ad averci portato in questa condizione è chi governa la città da quasi trenta anni, avendo fallito clamorosamente nelle politiche ambientali. Oggi se vanno a fuoco – come è successo di recente – i cumuli di rifiuti a Zodiaco, prima ancora a via del Cinema (nei pressi di una specie di enclave per migranti da sfruttare, della quale tutti sapevano e nessuno interveniva), se sentiamo puzza di bruciato un giorno sì e l’altro pure, è perché in questo delicato settore la politica ha lasciato correre. E di conseguenza i cittadini. Favoriti – tutti – da quello quello che mi piace chiamare “sistema Anzio”. Un metodo che rasenta il penale – a volte ci finisce anche – ma è politicamente disdicevole. Lo scrisse un’altra giornalista sotto scorta, come Saviano, Federica Angeli, annunciando che avremmo avuto una commissione d’accesso nominata dal prefetto. L’attuale sindaco, con il suo solito fare, confermò tutto in tv tempo fa, spiegando che “le vie infinite della politica” avevano bloccato ciò che era pronto. I responsabili sono l’allora prefetto e l’allora ministro, ma non è che nel frattempo la situazione sia cambiata. Anzi.

Basterebbe buttare un occhio a vicende che attengono la legalità delle cose quotidiane, riannodare i fili di vicende finite nel dimenticatoio, trovare un investigatore come accennavo tempo fa. Ne abbiamo visti pochi, da queste parti, di rappresentanti delle Istituzioni, a fare il loro lavoro. Quando Lina Giannino venne ricevuta dal prefetto a seguito delle ulteriori minacce, gli consegnò uno schema che andrebbe aggiornato su indagini, collegamenti, cooperative, nomi e cognomi, pagamenti a familiari di boss al 416 bis. Sembra che il rappresentante del governo in provincia di Roma rimase stupito. Certo, mica era tenuto a sapere ciò che era agli atti di quella Prefettura e prima ancora della Commissione antimafia. Né i contenuti dell’indagine Ecocar che sul settore dei rifiuti spiega benissimo come andavano le cose. E vanno ancora oggi, dato che il sindaco ha “benedetto” certe modalità, alleandosi per vincere le elezioni nel 2018,.

Terra dei fuochi, allora, non perché qui si interrano i rifiuti, ma perché lasciarli per strada consente di controllare le “squadre volanti” e quando c’è da andare a chiedere il voto ricordarglielo, ad esempio. O si è capaci di tenere a marcire delle compostiere perché se partisse – il compostaggio – alla biogas del triangolo dell’immondizia ci andrebbe molto meno. E chi li ha voluti e voleva quegli impianti? “Vengono perché li chiamano o perché trovano terreno fertile”, diceva l’attuale sindaco allora di lotta e di governo. Abbiamo scoperto che erano (e sono) entrambe le cose.

Terra dei fuochi perché si è incapaci di fare una gara, si proroga (senza aver verificato tecnicamente quello che è successo) un appalto durato già oltre il dovuto e per conoscere le multe all’azienda che doveva controllare – per esempio – le isole ecologiche, la Giannino si becca una querela. Terra dei fuochi perché si decide, senza alcun confronto preventivo, di andare in una società pubblica a scatola chiusa. Anzi no, copiando e incollando un atto e dicendo che ad Anzio la differenziata va bene e i cittadini sono soddisfatti. Poi basta girare l’angolo e la città è piena di rifiuti, ovunque.

Perché c’è un assessore che non si vede mai (e sui social trova chi lo difende, dicendo che non si tocca, altrimenti si viene “impastati”) e dice senza mezzi termini che fanno tutto sindaco e funzionario, ma lui e il funzionario intanto prendono un encomio dal sindaco stesso per come è stata gestita l’emergenza estiva. E certo, era colpa di tutti – ma non del Comune – a detta del primo cittadino. Ma adesso che Rida ha riaperto e l’immondizia è per strada e si brucia, di chi sarà la responsabilità? Che poi il funzionario sia ancora lì, nonostante la condanna della Corte dei conti, è perché ad Anzio si può tutto.

La responsabilità è di nessun altro rispetto a chi governa, poi certo anche di tanti “incivili”. Ai cittadini che pure la farebbero la differenziata, ai quali la tariffa puntuale farebbe risparmiare soldi, a chi ancora ci crede nelle politiche ambientali, inutile pensare. Nella nostra Terra dei fuochi non si spara (non ancora, qualche minaccia qua e là) ma si fa a chi urla di più e vige una sola regola: “C’avemo i voti”. Con buona pace della salute pubblica.

Le cooperative, il sistema e non solo. Ad Anzio si può

Mi fanno sorridere quelli che rispondono “ma si sapeva…”. Certo, il “sistema” Anzio è nato e cresciuto intorno a cooperative, interessi privati entrati in politica, mercificio di voti attraverso appalti e lavori. Sicuramente “si sapeva”. E se – altra risposta immaginabile – tanto “si è sempre fatto così” non è detto che sia stato fatto bene. Al solito, gli aspetti penali riguardano chi commette reati, forze di polizia e magistrati, tempo fa ho sottolineato come se ci fosse un investigatore….

Ebbene le ultime vicende, il fascicolo alla Finanza (vedi foto in alto) perché il prestanome di una cooperativa si è scocciato del “sistema” e ha fatto nomi, cognomi, indicato pagamenti e bonifici, non sono che la conferma di quello che ad Anzio si può. Ed è politicamente disdicevole, almeno. Provo a riassumerlo, temo per difetto. Ad Anzio si può:

  • Essere amministratori di fatto di una cooperativa che percepisce fior di appalti dal Comune, svolgere anche sopralluoghi per quella cooperativa, ma poi sedere tranquillamente in Consiglio comunale. Perché, è incompatibile? Forse formalmente no, ma questioni di opportunità…
  • Entrare in Consiglio comunale affermando che non ci sono pendenze con l’ente, salvo scoprire dopo che c’erano eccome e sanarle perché il primo dei non eletti fa accesso agli atti. Il falso al momento della proclamazione? Suvvia…. è accaduto anche in passato, va bene così
  • Essere controllori e controllati, alla faccia delle norme anti corruzione
  • Essere al mattino un “pari” dei dirigenti e funzionari che siedono agli incontri istituzionali su quanto concerne gli interventi socio-sanitari e il pomeriggio decidere se vanno sanzionati disciplinarmente o meno, dato che sei il presidente dell’ufficio monocratico provvedimenti disciplinari e “nucleo di valutazione”
  • Partecipare al bando per ristrutturare e gestire la piscina, dimenticando il progetto. Tanto poi ti aggiudichi lo stesso la manifestazione d’interesse
  • Dire che la piscina è autosufficiente dal punto di vista energetico, salvo “dimenticare” gli spogliatoi che ora beneficeranno del 110% statale
  • Essere contro il sindaco e la sua coalizione in campagna elettorale, ma poi passare in maggioranza come nulla fosse. Anche con ruoli istituzionali
  • Essere cacciati da assessori ma poi rientrare trionfalmente, anzi essere ormai una delle punte di diamante della “squadra” che governa la città
  • Candidarti nelle liste a sostegno del sindaco e beneficiare, annualmente, di contributi vari per concerti, spettacoli, mostre…
  • Annunciare a un’associazione “amica” il piano di protezione civile senza farlo conoscere alla città e usare quell’associazione non si in base a cosa
  • Affidare a un’associazione dei servizi, sospendere com’è d’uopo i pagamenti perché risulta indagata, poi ritenere in giunta (altro che divisione dei ruoli) che la richiesta è congrua e disporre il pagamento, quindi riprendere l’associazione e affidargli ulteriori servizi. Ops, ma c’è un errore e quindi occorre sbrigarsi a rettificare
  • Essere condannati dalla corte dei conti per danno erariale nel settore ambiente e continuare a esserne il responsabile, anche qui l’anti corruzione non pervenuta
  • “Dimenticarsi” che le isole ecologiche, da contratto, doveva vigilarle la Camassa
  • Prorogare alla società che è subentrata alla Camassa l’appalto dei rifiuti, ma senza contratto, anzi per un paio di settimane farli lavorare senza alcun titolo. Che fa?
  • Elevare (?!) multe quantomeno dubbie – fino a oggi – a Camassa ed eredi
  • Dare un encomio a funzionario e assessore per come hanno gestito l’emergenza rifiuti, mentre la città continua a essere piena di immondizia
  • Dire che vai all’Onu contro la biogas e poi conferire lì i rifiuti, con una procedura singolare
  • Ricevere, quando non sei più assessore all’ambiente, le offerte della stessa Biogas….
  • Copiare e incollare una relazione, affermando bugie, per entrare nella “partecipata” di Ciampino, scelta “motu proprio” dal sindaco, senza bandi o manifestazioni d’interesse. D’altro canto con la Volsca abbiamo fatto lo stesso, ne paghiamo ancora le conseguenze.
  • Essere sindaco di Albano quando Anzio entra nella Volsca e oggi fare il presidente monocratico dell’ufficio provvedimenti disciplinari ed essere nucleo di valutazione. Le amicizie, in politica, sono importanti
  • Arrivare ad Anzio con un’indagine aperta e restarci male se – purtroppo solo qualche anno dopo – c’è chi se ne accorge e lo fa notare
  • Essere stato protagonista di un crack e presiedere la Capo d’Anzio, ormai decotta
  • Non approvare i bilanci della Capo d’Anzio e lasciare aperta la società: qualsiasi altra avrebbe visto l’intervento del Tribunale. Qui si può
  • Non pagare, con la Capo d’Anzio a maggioranza pubblica, Imu e Tari. Quelle sono cose che toccano solo ai cittadini, dai….
  • Dare prima gratis il parcheggio alle società che prendono le auto per Ponza, poi far pagare loro quanto i cittadini, i quali però non hanno spazi garantiti né possono riaffittarli. Società coinvolte in “Malasuerte” come vittima e carnefice? Pazienza, ha pesato nella vicenda “la pressione esercitata da rappresentanti delle istituzioni comunali”
  • Essere “socio elettore” attraverso appalti dati a determinate cooperative per il verde e poi diventare assessore

Ad Anzio si può. Basta essere in quello che il sindaco – uno che questo sistema nel 2013 lo contestava, salvo allinearsi presto – non poteva definire meglio: il “recinto”.