L’ambiente, il fallimento, i “sacchetti disseminati” e qualche dubbio

Ma no? Abbiamo un problema. Sono i “sacchetti disseminati” degli sfalci di verde e potature che la ditta incaricata – un tempo Camassa oggi Msa – ha deliberatamente deciso di non raccogliere. Così il Comune corre ai ripari e conferma – con l’ultimo atto – il suo fallimento nel settore delle politiche ambientali. In campagna elettorale il sindaco annunciò una “gara ponte” mai fatta, poi è stato predisposto un capitolato a tempo praticamente scaduto, infine ha deciso di andare con l’Aet di Ciampino ma nel frattempo la città era e resta un immondezzaio. “Colpa della ditta” – amano ripetere il primo cittadino, i fidati dirigenti e funzionari (a partire da chi, inopportunamente, ricopre un ruolo all’ambiente nonostante la condanna per quel settore da parte della Corte dei conti) e i componenti del “recinto”.

Dimenticano, però, che dipendenti delle varie aziende appaltatrici che si sono succedute, hanno apertamente sostenuto questa e le precedenti amministrazioni. Alcuni, se non ricordo male, anche candidandosi nelle liste della coalizione dell’attuale sindaco e i quali avranno qualche voce in capitolo, c’è da immaginare. Perdonerete la lunga premessa, ma è necessaria perché si continuano a prendere in giro i cittadini. L’ultimo atto, quello che riguarda appunto la rimozione dei “sacchetti disseminati”, ci ricorda ancora “i disagi dovuti alla chiusura dell’Impianto di destino della frazione residuale indifferenziata che ha comportato un abbassamento dell’efficacia del servizio di raccolta delle altre frazioni di rifiuto e tra queste in particolare quella relativa agli sfalci e potature“. Ma pensate che abbiamo l’anello al naso? Non si poteva raccogliere l’indifferenziato – che resta abnorme in questo Comune perché una seria politica di raccolta differenziata non si è mai fatta – e si è abbassata l’efficacia per il resto? Diteci che siamo su “Scherzi a parte”, su…. Non solo: Rida ha riaperto da quasi due mesi, sarebbe pure ora di smetterla con questa scusa puerile.

L’atto, però, ci fa scoprire che la Msa (ex Camassa) è stata diffidata – il 7 settembre – e messa in mora – il 6 agosto – ma “si è convenuto di non procedere con addebiti straordinari bensì computare le sanzioni nell’ambito della rendicontazione mensile all’appaltatore“. Che ovviamente andranno verificate. Le ultime liquidazioni disponibili riportano – sbaglieremo – che tanto chiede la ditta e tanto viene liquidato.

Però l’emergenza “sacchetti disseminati” (e dire che il servizio di raccolta verde era stato sbandierato ai quattro venti) esiste e così occorre trovare chi li toglie. Detto e fatto, ci si affida alla Mav che “in 15-20 giorni” risolverà il problema, alla cifra di 22.000 euro iva compresa. Bene, immaginiamo che questi soldi saranno tolti alla Msa, ma dopo i “15-20 giorni” cosa succede? Ah, è un piccolo dettaglio ma la Mav si occupa di giardinaggio, sarà certamente autorizzata anche a trasportare e smaltire, immaginiamo. Sempre di rifiuti trattiamo.

Ma torniamo a cosa succede, perché non ci sono ancora atti formali ma la Msa (ex Camassa) continua a raccogliere i rifiuti nonostante il termine del 15 settembre indicato dal fidato dirigente a interim dell’area tecnica sia scaduto. In questi mesi non abbiamo visto uno straccio di contratto, né tante altre cose che erano necessarie per “prorogare” come è avvenuto “nelle more della conclusione del procedimento di valutazione economico/finanziaria dell’affidamento in house (…)

Ebbene – se ci fosse un investigatore – qualcuno dovrebbe spiegarci il motivo per il quale delle proroghe sono costate sette mesi di ingiusta detenzione domiciliare a una dirigente, un ex assessore e un piccolo imprenditore (poi tutti assolti). Perché altre proroghe sono andate prescritte ma hanno consentito ai “soci elettori di….” di diventare assessore. Ma soprattutto perché – per questa – dopo avere “regalato” un anno di contratto perché c’erano dei ricorsi, adesso si va avanti non si sa come. O forse sì, navigando a vista. E confidando in chissà quale buona stella.

Così come non sappiamo se e quando entreremo nella Aet di Ciampino, per la quale più di qualche dubbio che si è provato a riassumere, e come è stata fatta la scelta. C’è – per esempio – questo interessante riassunto tratto dal sito dell’Anac. Speriamo che stavolta, dentro al “recinto” e fuori, qualcuno voglia approfondire. A cominciare dall’assessore “fantasma” che ormai frequenta poco il Comune.

Rifiuti: le carte (nascoste) su Ciampino, come alla Capo d’Anzio

Ogni simile, secondo il vecchio adagio, attira il suo simile. Così a leggere qualcosa in più sulla Aet di Ciampino si scoprono cose interessanti. A detta del sindaco (ultima dichiarazione ieri, al Messaggero) risolverà l’immondezzaio nel quale hanno ridotto Anzio lui e le amministrazioni precedenti fallimentari sulle politiche ambientali, basta vedere i dati sulla differenziata, e invece….

Che la scelta l’abbia fatta il primo cittadino, consultando pochi e “fidatissimi” alleati, quindi costringendo il “recinto” a votare, è noto. Fece così anche ai tempi della Volsca della quale ancora paghiamo le conseguenze. Ripeto, qui non si è contro a prescindere rispetto a una partecipata, ma prima di andare da quella del sindaco leghista – nel frattempo mandato a casa da una maggioranza più litigiosa della nostra – si poteva e doveva fare una manifestazione d’interesse nazionale. No, prima la “gara ponte” promessa e mai fatta, poi la trattativa con Camassa ed eredi (a proposito, dalle ultime determine non si vedono sanzioni….), quindi un capitolato bocciato dal proprio consulente e infine la partecipata che – a sua volta – per presentare l’offerta ad Anzio si è basata proprio sul quel capitolato. Un copia e incolla del quale abbiamo dato conto, salvo scoprire adesso che il sindaco qualche carta l’ha nascosta e né il “recinto” né altri sono andati a vedere la situazione della Aet.

Perché ogni simile attira il suo simile? Semplice, l’ormai ex sindaca di Ciampino ha mandato via il precedente amministratore della società lamentandosi dei “problemi intercorsi” tra società e Comune capofila (vi ricorda nulla, ad esempio il porto dalle nostre parti?) e nominando, però, chi non poteva prendere quel posto. Che sarà mai, qui abbiamo avuto dirigenti senza titolo, presi dal precedente sindaco e tenuti dall’attuale, anche se c’è una differenza: nel caso di Ciampino è intervenuta l’Anac e ha annullato quella nomina, costringendo la sindaca a rivedere tutto. Da queste parti nemmeno l’Autorità nazionale anticorruzione è tanto propensa a intervenire, ma mai dire mai…. Anche a Ciampino all’atto della nomina comunicati roboanti, reciproci ringraziamenti e poi si scopre che non era possibile.

E magari fosse solo questo, nessuno è andato a leggere i bilanci di Aet, quindi ci è stato nascosto che la società “prevede, entro la fine del 2021, la formalizzazione di una o più operazioni di ristrutturazione del debito corrente mediante il ricorso a finanziamenti a medio / lungo termine” e che con la nostra quota andremo ad accollarci – in parte, è ovvio – 21 milioni 98.785 euro che Aet ha accumulato negli anni, in buona parte con banche per “anticipazione dei crediti, passando dal factor all’anticipo fatture su conto corrente bancario. Pertanto l’incremento del debito bancario è dovuto al completo trasferimento delle posizioni anticipate”. E che vuoi che sia… Ma c’è un’altra analogia con la Capo d’Anzio, sulla quale bene ha fatto Marco Maranesi a chiedere ulteriori lumi rispetto a quelli che in questo spazio si ripetono da anni. L’analogia è quella dei debiti con il fisco. Sempre nell’ultimo bilancio di Aet (del 2020, pubblicato a luglio 2021 e disponibile sul sito, mica come Capo d’Anzio che è ferma al 2018) si legge che: “La voce “Debiti tributari” comprende le somme dovute sia per imposte dell’esercizio che per debiti relative alle ritenute di lavoro dipendente. Le imposte negli esercizi precedenti non sono state corrisposte nei termini, per carenza di liquidità, purtuttavia si è provveduto al pagamento degli Avvisi ricevuti dall’Agenzia delle Entrate con un piano di rateazione trimestrale di 20 rate per ogni singolo debito”. Avete letto bene: carenza di liquidità. E quali garanzie dà, Aet, al Comune di Anzio in tal senso?

Se andiamo a prendere il bilancio del Comune di Ciampino (sempre dal sito) poi, per il quale l’amministrazione è andata a casa, leggiamo che i revisori dei conti nel 2019 fanno notare come “è stata verificata la non corrispondenza tra i saldi dei crediti/debiti risultanti alla data di riferimento nel rendiconto della gestione del Comune e i corrispondenti saldi risultanti dalla contabilità aziendale della società”. Una differenza di 510.673,17 euro che non fa ben sperare vista le note difficoltà del Comune di Anzio a far quadrare i conti. Anche qui, la Volsca prima ancora della Capo d’Anzio, insegnano. Riguardo al “fondo rischi per le vertenze in corso” (eh sì) leggiamo inoltre: “Tale fondo, prudenzialmente accantonato, è stato costituito in sede di chiusura dell’esercizio a seguito alla valutazione degli atti relativi alla controversia in corso, per servizi resi e non remunerati, con un Ente locale precedentemente servito attraverso criteri coerenti alle obbligazioni attuali, legali o implicite, derivanti da eventi passati, per i quali si ritenga probabile uno stimabile esborso futuro, facendo riferimento anche a comunicazioni aggiornate del legale incaricato della vertenza, nonché sulla base degli sviluppi procedurali della stessa”. Qui la Capo d’Anzio ha fatto peggio, riconosciamolo, di fatto dando per scontato che avrebbe vinto con le cooperative ormeggiatori ha iscritto in bilancio per anni una somma che non era reale, come poi ha rivelato una perizia proprio nella causa contro gli ormeggiatori stessi.

In tutto questo, comunque, nessuno dal sindaco ai “fidati” assessori, dal “recinto” ai sostenitori del fatto che una società che nemmeno sa come è fatta una città sul mare risolverà i nostri problemi, si è preso la briga di andare a leggere l’ultimo bilancio. Nemmeno quel che resta dell’opposizione, evidentemente. Aet ci porta in dote una perdita di 913.191 euro nel 2020. Questo ha portato il “Roe” – Return on equity, cioè il risultato netto dell’esercizio diviso il capitale – che si studia a un semplice esame di economia all’università a – 26,79%. Pensate che sotto a 3 è considerato un pessimo segnale e che nel 2019 era a 2,3 e nel 2018 a 3,1. Un risultato così pessimo è spiegato con il fatto che la società non deve offrire dividendi ma “un buon servizio”. Lo vedremo se e quando comincerà il servizio ad Anzio. Certo, ora a Ciampino c’è un commissario e non sarà una passeggiata cercare di dire la propria, come sarebbe stato con un sindaco “amico”. Anzio ha deliberato e si dovrà agire di conseguenza, un’altra “proroga” a Camassa ed eredi che già hanno goduto di ampia libertà sarebbe impossibile, ma tremiamo di fronte alla prospettiva che abbiamo di fronte. E a far gestire a chi ha fallito – e purtroppo per lui è stato anche condannato dalla Corte dei conti – una fase così delicata. Al di là di encomi di facciata che il sindaco poteva risparmiarsi.

Infine, se guardiamo al “grado di indebitamento” è passato da 8,96 a 9,74 dal 2018 a oggi, aumentando quasi di un punto. Se le cose andranno male, non sarà responsabilità di altri se non del sindaco e di chi ha voluto a scatola chiusa Aet. Si poteva e doveva fare diversamente, ma il “sistema Anzio” è allergico a metodi trasparenti su scelte tanto importanti. Il porto vi dice nulla?

Rifiuti: l’emergenza, il copia-incolla e quelle singolari bugie

Io copio, tu copi, egli copia… No, non è il ripasso del presente indicativo del verbo copiare, ma la dimostrazione che la combinazione ctrl+c – ctrl+v è dannosa non solo per il mondo dei media, ma anche per le pubbliche amministrazioni. Soprattutto quando si arrivano ad affermare delle singolari bugie.

Succede ad Anzio, dove all’emergenza rifiuti sembra ci si stia abituando, basta vedere i cumuli ancora in giro, ma intanto il consiglio comunale sembra avere risolto il problema con il passaggio ad “Ambiente spa” di Ciampino. Mai stato contrario a una società pubblica, anzi, ma sulle modalità di scelta qualche cosa va ricordata. È stato il sindaco a decidere, scrivendo al suo collega di Ciampino, a far ratificare in giunta e poi a dire al “recinto” di votare. Allargato, purtroppo, questo alveo che ha detto sì senza nemmeno porsi il problema di verificare quello che andava ad approvare. Ci arrivo.

La Ambiente spa sembra società solida, certo più della Volsca che fu scelta con le stesse modalità (dallo stesso sindaco) e della quale paghiamo ancora le conseguenze. Ha fatto un’offerta basandosi sul capitolato che aveva predisposto il Comune, con degli aggiustamenti, ma non sappiamo se altre aziende pubbliche – procedendo con una manifestazione di interesse – avrebbero fatto di meglio. Invece siamo arrivati a Ciampino all’ultimo minuto dell’ultimo giorno utile, in assenza di una “visione” che nel settore ambiente manca da quando il centro-destra governa questa città e cioè dal ’98 a oggi. Inutile cercare responsabilità di altri.

Ma veniamo all’ingresso nella società e agli atti che lo accompagnano.

1 – Nella relazione firmata dal dirigente a interim dell’area tecnica, Luigi D’Aprano, e dal funzionario del servizio ambiente Walter Dell’Accio (che – nulla di personale – per opportunità dovrebbe essere spostato altrove dopo la sentenza della Corte dei conti), si legge fra l’altro che: “A fronte di un impegno del Comune di Anzio nell’implementazione del servizio di raccolta differenziata e del positivo riscontro che il medesimo ha raccolto in tutti i livelli della cittadinanza e degli utenti, costituisce esigenza preminente dell’Amministrazione comunale il mantenimento ed anzi l’ulteriore incremento dei livelli attuali”.

Il documento approvato in Consiglio comunale

Come? Impegno che non si vede (i dati della differenziata non sono praticamente mai cresciuti) e “positivo riscontro” di cosa? Non sembra farina del sacco di chi ha scritto, a dire il vero (senza offesa) e così sorge il dubbio che possa essere un copiato. Detto e fatto, l’intera relazione è praticamente pari pari a quella del Comune di Castel San Pietro Romano (che ha aderito nel 2017) e che trovate qui divertitevi a confrontarla con quella di Anzio – la trovate qui – e vedrete. Una cosa simile si trova anche per San Sebastiano al Vesuvio . D’altra parte Umberto Eco suggeriva, quando era più facile, di copiare la tesi di laurea se non si avevano idee. Oggi, però, il web aiuta a scoprire le marachelle molto facilmente.

2 – Dobbiamo dedurre che né il sindaco, al solito molto attento a leggere tutto, tanto meno i consiglieri e gli assessori, si siano resi conto che quell’affermazione era almeno azzardata – ma è il caso di dire falsa – e che forse andava fatta una verifica. Nemmeno i grillini, dispiace, i quali scoprirono che un “copia e incolla” c’era già stato e forse anche peggiore: il regolamento sulla differenziata era stato copiato dal Veneto, senza nemmeno cambiare le norme di riferimento. In consiglio nessuno l’ha detto, a quanto risulta, ma non c’è verbale e di fronte a un “copia e incolla” simile almeno qualche comunicato sarebbe uscito. Nulla.

3 – Così come nessuno si è accorto o si è preso la briga di verificare il dato sulla raccolta differenziata. Nel 2019 – è scritto nella relazione dei tecnici del Comune – è stata al 50,91% e 50,08% nel 2020. Peccato che l’ultimo dato di Ispra Ambiente dica che ad Anzio, nel 2019, la differenziata è stata del 43,11% come si può leggere nel catasto dei rifiuti mentre il dato 2020 non c’è ancora. Sempre per il 2019 il Comune indica 33 milioni 85.917 tonnellate di rifiuti prodotti, Ispra 33 milioni 384.600. Chi dei due sta mentendo? Inoltre, se la differenziata non aumenta quando Rida – come ogni anno – nel 2022 chiuderà ancora il suo impianto, avremo un’altra emergenza. Con chi ce la prenderemo?

4– Sempre copiato e incollato l’ultimo passaggio: “La presente relazione, prima dell’adozione, sarà pubblicata con lo schema di atto deliberativo, ai fini della consultazione pubblica (….)” Peccato che sul sito del Comune sia uscita solo dopo la votazione e che ai consiglieri comunali sia stata consegnata qualche giorno prima del voto, usanza atavica in questo ente da “ultimo minuto”.

5 – E va be’, pare di sentirli, stai a guardare queste cose… Ma la “partecipata” non la volevi pure te? Certo, lo ripeto, ma non così. Soprattutto non una realtà che sarà anche virtuosa ma pur servendo 16 Comuni, arriva a 170.000 utenti. La città più grande è Ciampino con poco più di 38.000 abitanti e tre volte meno l’estensione territoriale di Anzio. Tra tutti i centri serviti non ce n’è uno sul mare, quindi con un flusso di presenze che d’estate aumenta, ma anche con la vicenda “seconde case” e affitti stagionali che finora nessuna gestione ha mai affrontato e risolto. Senza contare che la società ha copiato e incollato, “aggiustandolo”, il capitolato predisposto da Anzio. Del resto una base di partenza doveva pur averla.

6 – Ci sono comunque spunti interessanti nell’offerta che viene fatta. Si parla di “porta a porta” spinto, anche in centro (ma non si indicano le modalità, soprattutto per l’estate), di trasformare le attuali (e abbandonate) isole ecologiche “Usa & Jetta” regolamentandole e migliorandole tecnologicamente, di applicazione Junker già in uso in altri Comuni, di una pesa e del compostaggio sia domestico che di comunità (chi lo dice alla Biogas?). Benissimo, ci offrono anche 2000 compostiere nel “pacchetto”. Le nostre che fine hanno fatto?

7 – Tutto questo ovviamente ha un costo. Con l’appalto ipotizzato (e “bocciato” dal consulente chiamato dal Comune su mezzi, durata e tariffa puntuale), uscito dalla porta e rientrato dalla finestra, si immaginava di spendere 8 milioni 763.514 euro più iva. Ambiente spa propone 9 milioni 245.000 euro, oltre iva. Mezzo milione in più che fa 3,5 milioni in 7 anni, tanta è la proposta del piano finanziario. Congruo? Può darsi, il piano è “asseverato” da una società di consulenza, ma l’unico termine di paragone è il precedente capitolato e così si spende di più. Circa 2 milioni, poi, se consideriamo l’attuale base d’asta del fallimentare servizio che abbiamo.

8 – Altre “chicche”? Le squadre “volanti” erano e restano istituzionalizzate. Il consulente Quattrociocchi aveva sollevato dubbi, all’Ambiente spa hanno accettato senza colpo ferire. Avremo “dedicati appalti” (e altri costi) in alcune zone della città. Altre persone da tenere sulla graticola, da far lavorare quando serve, magari in prossimità delle elezioni. Basta leggere la proposta tecnica e si scopre dove. Così come si scopre che il servizio è gratuito quando ci sarà da pulire la spiaggia a seguito di mareggiate, ma al massimo due volte (non serve essere lupi di mare per sapere che ad Anzio sono molte di più) poi se occorre il Comune chiama. E paga.

9 – In tutto questo, il piano finanziario parte dal 2022, mentre l’attuale appalto – di fatto in essere con una proroga (ma guai a chiamarla così…) scade il 15 settembre. O Ambiente spa arriva prima o si continua con Camassa ed “eredi” che ci hanno portato, complice la politica, in questa condizione. Vedremo se ci sarà qualche altra “invenzione” per arrivare al 31 dicembre e vediamo se tra posti da assegnare, “controllo analogo” previsto per legge e influenza di un Comune che è il più grande della società, la politica dirà ancora la sua sul servizio. Intanto si multa l’attuale azienda?

10 – A proposito di “proroga”, sembra passare inosservato (e guai a chiedere, come ha provato a fare Lina Giannino) che dal 3 aprile al 15 maggio gli “eredi” di Camassa hanno lavorato in assenza di qualsiasi atto. Dal 15 maggio a oggi, non c’è ancora uno straccio di contratto. Si può? Ad Anzio tutto è possibile. Anche che l’assessore all’ambiente non sia in Consiglio quando si decide di passare a una “partecipata” o che non partecipi da tempo alla giunta. Anche in Comune, dicono, si vede poco. Tanto – si vocifera – decidono tutto sindaco e funzionario….