Porto, altro che commissione. Basterebbe un po’ di trasparenza

Sei consiglieri comunali di Anzio chiedono una commissione speciale sul porto. Poco più di un mese fa hanno alzato la mano – così imponeva il “recinto” – per una fidejussione che rischia di essere più farlocca della precedente e oggi si rendono conto che il piano industriale allegato (!?!?) e illustrato da presidente e amministratore delegato più imbonitori che altro in quella occasione, è “ridotto nei contenuti”. Si potrebbe dire meglio tardi che mai, peccato che questa richiesta ha tutta l’aria di inserirsi nella disputa infinita all’interno della coalizione che ha vinto le elezioni, nel discorso della ricandidatura del sindaco (scontata) ovvero delle future regionali e delle “strategie” che riguardano anche Nettuno.

Perché sul porto, vedete, basterebbe un po’ di trasparenza. A cominciare dall’ultimo bilancio approvato – quello del 2019 – non ancora pubblicato sul sito della società (sono le 10,30 del 31 gennaio 2022) e “non trovato” per un errore sul server in quello del Comune.

A dire il vero, c’è molto, molto altro da sapere. Al posto dei sei consiglieri – e non solo – al sindaco andrebbe chiesto “a chi ci hai messo in mano?” dopo che Agostino Gaeta ha tracciato il profilo del presidente Ernesto Monti in tre pagine (vedi sotto) piene dei flop del professore, molto simili a quelli della Capo d’Anzio.

Si dovrebbe sapere, dato che siamo nel 2022, perché non si approva ancora il bilancio 2020 e a che punto è quello del 2021. Andrebbe reso noto ai cittadini – proprietari delle quote della Capo d’Anzio – a che punto sono i contenziosi con Marconi (altro “acquisto” per il quale dobbiamo ringraziare il sindaco che ce lo portò insieme a Italia Navigando) e la sua Marinedi, quelli con gli ormeggiatori, con i fornitori e i lavoratori che erano in graduatoria ma sono stati “scavalcati” da chi è stato preso da un’agenzia interinale. E andrebbe spiegato che il prossimo contenzioso sarà con il circolo Pescatori sportivi, “sfrattato” tra qualche giorno, che quando c’è stato il passaggio alla Capo d’Anzio non è stato mai coinvolto e ha continuato a pagare i suoi canoni al Comune.

Ancora di più, andrebbe detto che non solo la Cassa depositi e prestiti ma anche un paio di istituti di credito hanno detto “no, improponibile”, alla richiesta di prestito che i due imbonitori hanno fatto votare dal Consiglio comunale con un piano finanziario inesistente. Quale banca darà credito alla Capo d’Anzio che non ha mai restituito la precedente fidejussione (contestata dalla Corte dei conti), fuori dai canoni per la richiesta di prestiti, indebitata fino al collo? Chi lo farà, sapendo che la Procura di Velletri – tramite la Guardia di Finanza – ha acquisito documenti sulla società dopo gli esposti a vicenda tra Comune e Marinedi?

A proposito, ci sarà qualcuno – tra magistratura ordinaria e contabile – che un giorno ci spiegherà perché il bilancio 2018 approvato dal consiglio d’amministrazione chiudeva in negativo e poi magicamente ha avuto un saldo positivo? Quale operazione di ingegneria finanziaria è stata compiuta e chi ha dichiarato il falso? I consiglieri – i sei della commissione speciale, ma volendo anche gli altri – perché non vanno dal dirigente dell’area finanziaria “signorsì” del sindaco, a chiedere per quale motivo proponesse lo scioglimento della Capo d’Anzio (nota integrativa al bilancio, si veda qui sotto)

e oggi copia e incolla la delibera della fidejussione nella nota integrativa al bilancio 2022-2024, recependo i “miracoli” illustrati da Ievolella e Monti?

Infine un altro paio di questioni: siamo ancora certi che la Capo d’Anzio abbia le caratteristiche minime per stare in piedi e non debba portare i libri in Tribunale? E siamo sicuri che tra un contenzioso e l’altro, fatturato medio e via discorrendo, Marconi non si stia già preparando a prendersi tutto? La responsabilità politica di tutto questo è nota: quella di chi governa la città dal ’98 a oggi, hai voglia a fare commissioni speciali…

Piscina, “Deportivo” e sistema Anzio: l’ultima condanna

La sentenza è di qualche mese fa, ma finora nessuno ne ha scritto. La vicenda è lontana, ma si sa che i tempi della giustizia sono inesorabilmente lenti. Ma prima o poi le storie si definiscono e dimostrano – al di là delle responsabilità personali – che il sistema Anzio ha imperversato e imperversa non da oggi.

Oggetto della vicenda è la piscina comunale, da qualche tempo affidata – che sarà mai un progetto “dimenticato” in fase di gara… – alla Anzio Waterpolis e pronta a ospitare competizioni di assoluto livello. Una procedura divenuta affidamento diretto, le spese di quello provvisorio alla Federnuoto a carico dei cittadini, un impianto moderno per il quale si chiede già il 110% statale. Ma sono dettagli, abbiamo la piscina e teniamocela, sperando di non fare la fine del Deportivo, ben nota a chi guida Anzio dal ’98 a oggi.

E torniamo alla sentenza della Corte dei conti che accoglie parzialmente il loro ricorso, ma condanna in appello l’ex dirigente comunale Silvio Criserà e l’allora presidente della società Anzio nuoto e pallanuoto, Roberto Busiello, a risarcire “80.320,62, in favore del Comune di Anzio, oltre alla rivalutazione monetaria dal 2 agosto 2017 e agli interessi dal deposito della presente sentenza”. Se l’ente abbia avviato o meno le procedure di riscossione (per una vicenda legata all’ambiente sembra finalmente si sia partiti) non è dato saperlo. E francamente interessa meno, perché è nel corpo della sentenza che emerge il sistema Anzio. Quello della politica che sapeva e faceva finta di girarsi dall’altra parte, festeggiava eventi elettorali (era il 2013) al Deportivo, ma in Comune non c’era uno straccio di autorizzazione. Quando l’allora consigliera Mariolina Zerella sollevò il caso venne sbeffeggiata dall’attuale sindaco, già in carica in quel periodo. E quando l’ex consigliere Pennata – di Fli, stesso partito dell’allora senatore e oggi sindaco – presentò un’interrogazione sui lavori del muro “pericolante” fatto a spese nostre ma che di fatto serviva al “Deportivo”, nessuno rispose. E’ noto che il primo cittadino è stato di lotta e di governo quando non ha guidato Anzio, per questo leggere la sentenza è istruttivo.

Nel respingere le osservazioni degli appellanti la Procura non usa mezzi termini: “la natura dei rapporti intrattenuti in via continuativa fra l’A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto e l’associazione El Deportivo era idonea ad evidenziare la sussistenza di una situazione di doloso occultamento che aveva impedito che maturasse la prescrizione del danno”. I giudici di appello, censurando uno dei motivi del ricorso, scrivono che: “(…) sfruttava indebitamente parte del compendio immobiliare, con la partecipazione attiva dell’Associazione A.S.D. Anzio nuoto e Pallanuoto, aveva impedito l’emergere dell’illecito al quale era stato dato corso negli anni. La posizione di palese conflitto di interesse di Silvio Criserà, ai vertici del concedente Ente locale, e, contemporaneamente, introdotto nella gestione dell’Associazione ha contribuito a occultare il danno che è emerso solo dopo che vi è stata una verifica completa ed indipendente ad opera della Guardia di Finanza”. Controllori e controllati, un classico della nostra città. Con la complicità della politica, sempre la stessa da quasi 25 anni. Come è stato per il caso Falasche, non dimentichiamolo.

Per i magistrati: “In relazione al complesso affidato in concessione alla A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto nel corso degli anni è andata consolidandosi una situazione di illiceità che ha portato ad un uso di una parte dell’impianto parzialmente difforme da quanto previsto dalla convenzione fra l’Associazione sportiva e il Comune di Anzio. La situazione non è stata contrastata dall’Ente locale anche per le interessenze ed il ruolo in concreto assunto da Silvio Criserà che seguiva la vicenda per conto del Comune e, parallelamente, svolgeva, direttamente e per il tramite dei famigliari, nel complesso immobiliare attività non consentite, di natura commerciale, per il tramite della Associazione El Deportivo. Risulta documentato e provato, infatti, che all’interno degli impianti sportivi comunali denominati “Piscina Comunale di Anzio” – scrivono i giudici – nel periodo estivo sia stata svolta, con continuità, a fini di lucro un’attività di discoteca da parte dell’Associazione El Deportivo, con sede, domicilio fiscale e luogo d’esercizio all’interno della Piscina Comunale di Anzio, in assenza di qualsivoglia titolo giuridico, a partire dall’anno 2004 (come risulta dalla documentazione acquisita dalla Guardia di Finanza presso la S.I.A.E., l’Associazione già dal 2004 aveva l’uso del bene, in quanto esercitava presso la Piscina Comunale di Anzio serate danzanti con somministrazione di alimenti e bevande). Occorre osservare, tuttavia, che l’attività in questione non era prevista dagli atti che regolamentavano il rapporto di concessione dell’impianto sportivo comunale alla A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto”. E in Comune, dal sindaco in giù, dai dirigenti o funzionari in giù, nessuno se ne accorgeva. Ancora: “Successivamente, con convenzione in data 19 febbraio 2007, sono stati regolati i rapporti fra l’Ente locale e la concessionaria A.S.D. Anzio Nuoto e Pallanuoto, senza che fosse prevista all’interno del compendio immobiliare la presenza dell’Associazione El Deportivo e lo svolgimento di attività commerciale nei confronti di terzi soggetti”. Ebbene: “La Giunta Comunale di Anzio, con delibera n. 36 del 15 marzo 2007, avente ad oggetto: “Approvazione dello stato di fatto delle strutture della Piscina Comunale di Anzio”, ha preso atto della presenza dell’Associazione Culturale “El Deportivo” all’interno degli impianti (…) indicandola, però, unicamente quale utilizzatrice esclusiva del punto ristoro di 138 mq, utilizzabile esclusivamente per la somministrazione di alimenti e bevande in favore dei propri associati. Al fine di comprendere la natura effettiva del ruolo dell’Associazione El Deportivo occorre osservare che alla delibera di giunta comunale aveva assistito in qualità di segretario il dirigente dell’Ente locale Silvio Criserà”. Controllore e controllato. C’è bisogno di ricordare chi fosse il sindaco? Con quello successivo, invece, lo stesso dirigente firmerà l’autorizzazione praticamente a se stesso per gli spettacoli al Deportivo. Peccato che gli atti acquisiti – ma l’interrogazione della Zerella fu cestinata e diceva già tutto – “hanno evidenziato che sin dal 2004 era svolta attività di discoteca nei mesi estivi, utilizzando non solo i 138 mq, indicati nella delibera della Giunta comunale del 2007, ma l’intero compendio pari a circa 1.250 mq, oltre ai 515,05 mq dell’area di parcheggio. In sostanza l’A.S.D. Anzio nuoto e Pallanuoto, e per essa il suo presidente, aveva consentito, indebitamente ed in contrasto con la concessione, nel corso degli anni a El Deportivo di organizzare attività commerciale di discoteca in una parte rilevante dell’impianto sportivo, in orario serale”. Va detto, a onor del vero, che esisteva un atto di comodato tra società sportiva e Deportivo, in base al quale dovevano esserci migliorie all’impianto natatorio. Mai viste.

Una cosa è certa e la scrivono sempre i giudici: “Lo svolgimento di un’attività commerciale di intrattenimento non autorizzata ha causato un rilevante pregiudizio patrimoniale al comune di Anzio a causa delle mancate entrate che la concessione dell’area per un uso commerciale avrebbe comportato, a fronte di quelle riferite all’attività di gestione di un impianto sportivo, anche per finalità sociali, con l’attribuzione di un canone concessorio invero non parametrato alla natura ed estensione dell’area”.

Chi governasse e chi governi, è noto. Speriamo che con la nuova gestione della piscina, dopo un iter singolare, le cose vadano meglio. Ma il sistema Anzio è sempre quello.