Ciao Carlo. Ragazzi, un inno alla vita…

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Ma lo conoscevi?” Me lo hanno chiesto in tanti. No, però conosco il padre e il nonno e lui era – è – un figlio della mia generazione. Basta e avanza per ricordare Carlo Sannino, morto in un incidente stradale su una curva che ne ha viste troppe di fini orrende.

Non ci spiegheremo mai perché si muore così giovani, né alcuna dinamica che ricostruirà l’incidente restituirà Carlo agli affetti della famiglia e degli amici. Tanti, tantissimi, quelli che lo ricordano sui social, quelli che stamattina erano alla camera ardente con la maglia “Non sono una roccia, ma una montagna“.

Non sapremo mai quale destino porta via una giovane vita, sappiamo però che da tragedie del genere e dall’amore che si sta sprigionando intorno a questo ragazzo – che nel suo breve tratto su questa terra ha dispensato a quanto si vede solo cose belle – può e deve nascere un inno alla vita.

Ha iniziato Antonio, uno dei ragazzi coinvolti nell’incidente,  devono farlo altri. I tanti che erano lì, incapaci di trattenere le lacrime, il volto segnato dal dolore. Quelli che lo accompagneranno oggi. Un inno alla vita, a fare attenzione – sempre – quando ci si mette in macchina, in motorino, quando si scherza, quando si sta insieme per divertirsi. Interessa poco la velocità, sapere davvero com’è andata. Da questa tragedia può nascere una lezione di educazione stradale, una campagna rivolta ai giovani, una dimostrazione di come si può ogni giorno ricordare nel modo migliore chi ha pagato con il prezzo più alto.

Magari servirà anche a prevenire solo un altro incidente, a salvare un ragazzo. Poi sicuramente (è statistica, è destino, è quello che volete) avremo altri episodi del genere, ma in questo momento forse per ricordare il giovane campione che è stato – nella vita, come nello sport – è la cosa migliore da fare.

Per quanto mi riguarda,  visto che Carlo aveva la stessa fede laziale del papà, con il quale abbiamo vissuto tante esperienze allo stadio, l’ho già scritto sui social: dalla prossima partita della Lazio, lassù non ci sarà solo il Maestro  o i laziali (mio padre, ad esempio, ma tanti altri) andati via da questa terra. No, dalla prossima c’è pure Carlo “che ci sta a guardà...”

Il porto a più velocità, non è questo che volevamo

porto_palafitteVuoto, desolatamente vuoto. Insabbiato, come sempre. Trascinato nei Tribunali, come mai. Nel silenzio di chi guida la città e rappresenta il 61% delle Capo d’Anzio, i cittadini, che tace come al solito . Con una concessione avuta e mai rispettata, o quasi. Un bando eternamente annunciato. Una società concessionaria che, di questo passo, è prossima a presentare i libri in Tribunale. No, non è il porto che immaginavamo né in queste condizioni è in grado di rilanciare la città. Tutt’altro, oggi ne è lo specchio fedele: praticamente abbandonato, come Anzio, in balia di chi guida la città che sembra avere altre preoccupazioni (la prima, mantenere la poltrona per i prossimi cinque anni). Ma così non si va da nessuna parte e ormai è palese.

Il porto è vuoto perché chi aveva le barche se n’è andato e perché non ci sono certezze sul futuro. Gli ormeggiatori, ai quali scaduto il “service” non è stato rinnovato, non possono essere la causa di tutti i mali. Né quello che dovrebbero dare alla Capo d’Anzio (per cui sono state sequestrate le attrezzature) può essere l’unica entrata.

Il porto è insabbiato perché questo avviene da sempre. La società Capo d’Anzio ha dato mandato di effettuare i rilievi batimetrici e farà bene a preoccuparsi anche dell’escavo. Senza girarci troppo intorno: la concessione prevede il dragaggio dall’inizio lavori, la Capo d’Anzio non può pensare di avere la gestione solo quando le fa comodo, né provare a giocare con le parole.

Rispetto al contenzioso, la società si difende e cerca di far valere i suoi diritti, non c’è dubbio, ma forse è ora di chiudere queste partite e decidere che si sta dalla parte dei cittadini prima che da quella delle carte bollate. I procedimenti avviati sono atti dovuti, in molti casi, ma è ora di mettere un punto.

Il sindaco – che rappresenta il 61% della proprietà pubblica e quindi i cittadini – deve svolgere quel ruolo che finora non ha avuto. Tranne la pazienza, che gli è universalmente riconosciuta, di ascoltare le parti, Bruschini ha continuato a fare una cosa in assemblea dei soci e dirne un’altra agli ormeggiatori, soprattutto a non fare chiarezza con la città intera.

Il bando? Una chimera. E’ arrivata una parte della valutazione d’impatto ambientale, si cercano i soldi per realizzare il bacino interno, la Cassa depositi e prestiti potrà avere un ruolo di “garanzia” ma non finanziare l’opera, al punto che il presidente Alessio Mauro “guarda” anche in Europa. Va bene tutto, ma chi si accolla la cosa, anche a bando fatto? E visto che il comitato chiamato dall’accordo di programma a verificare l’attuazione di quanto previsto si è finalmente riunito, intanto la società ha messo in mora la parte privata (Marinedi, Marconi) affinché presenti l’esecutivo anche del bacino esterno. Che difficilmente si farà, ma è uno dei punti previsti dalla concessione e dal poi invertito crono-programma.

Concessione che è largamente disattesa, tanto da risvegliare dal letargo anche il Pd che ha scritto a Zingaretti richiamando finalmente la Regione al suo ruolo.  Non va dimenticato che, al contrario del passato, questa amministrazione regionale ha approvato senza colpo ferire le proposte arrivate dalla Capo d’Anzio, invertendo (finora inutilmente) il crono programma.

In tutto questo fra dimissioni date e rientrate, il ruolo di una consigliera che garantisce le pari opportunità ma è controllora e controllata, in che condizioni è la società Capo d’Anzio? Un bilancio si è sistemato con le entrate – incerte – delle cooperative. Qual è oggi la situazione? Il consuntivo 2016 cosa dice?

Ecco, questa società che viaggia spedita in Tribunale ma procede a rilento sul restodeve molte spiegazioni. Il porto a più velocità non ci piace e il socio di maggioranza deve chiarire la situazione. La stagione è alle porte, non ci sono più scuse.

Un progetto diverso e senza “dinosauri”, per Anzio

Faccio mio l’intervento che Valerio Pollastrini ha postato su facebook:

valeriopollastrini

A proposito della politica…
Tante volte ho ascoltato quelli “bravi”, i professionisti della politica locale distinguere tra azione politica e azione personale. Come se le due cose potessero scindersi…come a dire che qualunque porcata perpetrata in nome della politica lasciasse intatta l’immagine della persona. Ebbene, io che politico non sono, io che spero che alle prossime elezioni vi siano persone in grado di scalzare una schiera di dinosauri capaci di tenere un paese intero sotto la cappa dei propri interessi, invito costoro a buttarla proprio sul personale. Non cadiamo nel tranello di spersonalizzare l’operato del politico…perché è quel politico che sta mandando a puttane il futuro di generazioni intere di ragazzi.
Basta ossequi, nessun onore delle armi per lo zio anziano, nessuna remora per il cugino o per quello che in fondo è simpatico. Basta: chi fotte il futuro dei nostri ragazzi va trattato da feccia. Ripeto: LA QUESTIONE È PERSONALE!” 

E riporto il mio pensiero, rivolto a lui e a quanti seguono questo spazio di informazione  e proposta: “Caro Valerio  hai perfettamente ragione. Io sono convinto che con te e altri – al di là delle rispettive idee di provenienza – su alcuni punti concreti si possa e si debba ragionare. Abbiamo iniziato a farlo con Chiara Di Fede. Oggi – a proposito di personale – il sindaco Luciano Bruschini ha nuovamente “investito” chi lo aveva preceduto, Candido De Angelis, ed era stato poi suo avversario nel 2013. Loro, chi finge di opporsi, chi si gira dall’altra parte, chi ha contribuito a tutto questo sono l’avversario da battere. E a proposito di personale, al contrario di chi si affanna a indicare sindaci, occorre partire da quello che ci unisce, per il nome c’è tempo. Prima un progetto serio, credibile, condiviso“.

L’idea di #unaltracittà parte da qui, ora avanti a cercare quello su cui siamo d’accordo. Per Anzio. Se riusciremo, bene, altrimenti pazienza. Ma basta “dinosauri“, grazie.

Grazie Pino e scusa se non ho capito…

pino

Emozioni forti. Fortissime. Il groppo in gola quando appari e parli – soprattutto nei momenti informali – il sorriso sugli aneddoti di Peppe Lanzetta o James Senese, le lacrime trattenute a stento, la grande – immensa – appocundria. Lascia questo il film che Giorgio Verdelli ha magistralmente realizzato per ricordarti, caro Pino.

C’è tutto, ci sono tutti. Gli amici di un tempo e i giovani che hanno attinto alla tua scuola, un commovente Ezio Bosso, un commosso Clementino, poi Tullio, James, Rino…..

Soprattutto ci sono insegnamenti che andrebbero portati nelle scuole di musica. Perché come ripetono i protagonisti tu sei stato un musicista prima di tutto, quel “noi andiamo via, il tempo resterà” suona oggi quasi come un testamento e invita a riflettere se davvero siamo noi a “battere” il tempo o se non è lui a portarci con sé.

Un musicista che – come dici – non è mai stato un giorno senza “dialogare” con il proprio strumento o senza confrontarsi con altri mondi. Scusa Pino, davvero, ma mentre – insieme ad altri – criticavo certe scelte, tu studiavi e andavi alla ricerca di altri mondi. Hanno fatto bene a inserire nel film il madrigale che si trova in Medina, pensa che di quell’album dissi “non è più lui“. Sbagliavo. Sbagliavamo. Perché se uno è “uomo di frontiera”  fa quello che è ben spiegato nel film. Cerca, si confronta, cresce. E io, noi, a pensare che volevi commercializzare…. Che errore. Ecco, questo film ci restituisce anche qualcosa che scioccamente, con il senno di poi, abbiamo perso in quegli anni in cui ti sentivamo “lontano“.

Quasi due ore intense, con l’autobus condotto da Enzo De Caro che ci porta fino a piazza Plebiscito, a quel concerto ineguagliabile del 1981,   ma ci sono le immagini di Scampia,  i tour in mezza Italia con le immagini dell’epoca, i vicoli di Napoli e l’orchestra sinfonica che oggi suona sulla tua voce “Qualcosa arriverà“. C’è la narrazione di Claudio Amendola, il ricordo di Massimo Ranieri, Lina Sastri che non riesce ad andare avanti sulle note di “Lazzari felici“.

Sono un po’ scure le immagini a  casa di Massimo Troisi, ma è forse il momento più emozionante. Lì due grandi geni si incontrano, lì nasce “Quando” che tu accenni appena negli accordi ed è una pietra miliare di quello che ci hai lasciato. Come i duetti – da Eric Clapton a Pavarotti, solo per citarne un paio – che vengono riproposti.

Si esce dal cinema  malinconici, vero,  e con la certezza assoluta che sì, “Napule è” ma soprattutto: Pino è.

 

Mense: l’ordinanza, le pressioni, il fallimento

mensemessaggero

Nel documentario sullo scandalo del sangue infetto al quale stiamo lavorando con alcuni colleghi, uno degli intervistati che si è visto bloccare alla frontiera il farmaco per l’epatite C acquistato in India via internet racconta che gli è stato spiegato come poteva aggirare l’ostacolo. E dice “Ma nella mia vita da imprenditore ho seguito sempre la strada della correttezza….” e così oltre a presentare ricorso (vincendolo) per il dissequestro, nel frattempo è andato in India e ha comprato il farmaco. Non si è piegato alla scorciatoia di farlo passare dall’Inghilterra.

Cosa c’entra con le mense, direte voi? Ci arriviamo. Partiamo dall’ordinanza/atto di indirizzo che il sindaco ha firmato per lasciare in servizio l’attuale azienda. Una proroga, della proroga, della proroga. Nell’indifferenza totale, perché “i bambini devono mangiare“, nelle regole interpretate a soggetto, nella certificazione del fallimento della politica e della scarsa attenzione della dirigenza se non della superficialità. Eh sì, perché tutti quelli che nell’ambiente politico si stracciavano le vesti per la commissione nominata da Angela Santaniello e per una gara – poi revocata – perché l’Anac decretò che quella commissione era stata fatta male, stavolta tacciono. L’Anac stessa, ormai paralume per annacquare tutto, non si avvede di quanto accade ad Anzio, tanto meno la polizia giudiziaria o qualche magistrato. La politica che arriva a deliberare sulla nuova gara cambia il termine indicato dagli uffici – cioè “fino ad aggiudicazione” con quello di “31 dicembre“. E qui entrano in gioco i nuovi dirigenti.

Ripercorriamo ciò che è accaduto: L’1 settembre 2015 si affida la gara “ponte” dopo la revoca della precedente. Lo si fa dando il servizio all’Ati All Food-Camst. E’ quella che nella gara “bocciata” alla Santaniello era arrivata ultima, ma fa il prezzo migliore. In un’#altracittà il 2 settembre la giunta detta le linee guida e avvia una nuova procedura, ma qui siamo ad Anzio e la po-li-ti-ca ha altro a cui pensare. Detta quelle linee solo  il 15 aprile del 2016, ma non si era perso tempo solo per quello, anche per decidere quale fosse la “stazione unica appaltante“. E’ noto che bisogna avere il modo di poter “controllare” le gare, quindi serve un Comune quantomeno “amico” e si sceglie Ardea,  ma solo il 5 agosto 2016 si firma l’accordo senza il quale la gara non poteva essere fatta. E’ responsabilità di chi?  Ci vuole il 2 settembre per approvare i nuovi atti – perché nel frattempo le norme sono cambiate – l’8 la “stazione” viene incaricata, si nomina una commissione palesemente inesperta e priva del nutrizionista, con a capo il dirigente preso con un titolo per un altro. Ci dicono che è bravo e ci crediamo, ma possibile che capisca solo il 30 dicembre che non riesce a chiudere la gara il 31? Alla ripresa della scuola la All Food – Camst lavora per qualche giorno senza una pezza d’appoggio, poi arriva la determina con la quale Franco Pusceddu scrive – su indicazione della commissione – la data del 17 marzo. Ma la gara è evidentemente complessa, l’esperienza poca e si arriva sì ad aggiudicarla entro il 17 ma non si riesce ad affidare. Non solo, ci sono già diffide (sulle competenze dei commissari) e accesso agli atti (sulle dichiarazioni di incompatibilità che non sarebbero presenti) e l’esperienza dice che passeranno mesi prima di dirimere la questione.

Ricordate il signore del farmaco? Ecco, dovendo i bambini mangiare e dovendo il Comune evitare la figuraccia di mandarli a scuola con il panino, ci teniamo l’All Food -Camst che al contrario dell’imprenditore in questione utilizza la via agevolata. Esclusa dalla prima gara, esclusa anche da questa (Alla Food, Camst si è associata a un’altra) continua a gestire il servizio. Qualità? Punti cottura? Chilometri zero? Ma che ci importa…. alla fine è meglio perdere le gare. Almeno ad Anzio.

E arriviamo alle pressioni. Non è una novità da queste parti, ma le parole del segretario generale e responsabile dell’anticorruzione Marina Inches sono molto pesanti. Leggiamo dal Messaggero che parla di  «stato di disagio» suo e quello «del personale della struttura – spiega – che lavora per l’interesse dei cittadini. D’ora in poi, sugli sviluppi di questa vicenda, mi rapporterò con l’autorità giudiziaria». Benvenuta. Ricordavo ieri che ci sono precedenti rimasti nel dimenticatoio, speriamo che alla dottoressa Inches vada meglio. Certo lasciare il termine “fino ad aggiudicazione” quando la giunta ha proposto di  indicare il 31 dicembre spettava forse a lei. Avremmo evitato proroghe “mascherate” e un’affannosa corsa contro il tempo (inframmezzata da qualche corso del quale ancora non vediamo pubblicata l’autorizzazione sul sito del Comune) per aggiudicare questa gara. Che andava fatta prima – totale responsabilità politica – e meglio, qui c’entrano gli uffici. L’ordinanza del sindaco certifica il fallimento, ma chi ci dice che in fondo in fondo non è quello che si voleva?

ps, a proposito di pressioni: chi le ha denunciate finora – partendo da indagini e frequentazioni di strani personaggi in Comune – è stato sbeffeggiato  e addirittura si è arrivati a pensare a una richiesta di risarcimento. Ci aspettiamo che il sindaco faccia altrettanto con la segretaria.

Appalti, pressioni e denunce ma nulla si muove

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A questo punto se i bambini mangeranno panini o avranno ancora l’attuale azienda – in proroga – a fornire il servizio mensa conta poco. Una soluzione all’ultimo istante si troverà. La vicenda sull’appalto per la refezione scolastica è altra e riguarda le pressioni per le quali la segretaria generale, Marina Inches, ieri si è recata dai Carabinieri. A parlare di mense, a quanto sembra, ma anche di altre indebite prese di posizione della politica su appalti e di qualche stranezza notata in Comune. Non è mai troppo tardi.

Se vorrà spiegare meglio cosa è accaduto sa come fare, diciamo però che è solo l’ultima della serie ad andare dai Carabinieri in caso di un appalto. Le mense, poi, sono un “classico” in questa città.

Il problema è che alle denunce non è mai seguito nulla. Cominciò il sindaco, Luciano Bruschini, dopo che in una riunione di maggioranza si parlò apertamente di una tangente da 250.000 euro pagata dalla “Serenissima“. In quel caso oltre ai Carabinieri aprì un fascicolo anche la Polizia ma nulla è successo.

Di pressioni parlò anche – recandosi fino in Prefettura al punto da far temere l’arrivo di una commissione d’accesso – l’ex segretario generale Pompeo Savarino. Nulla.

La dirigente da poco reintegrata, Angela Santaniello, si rivolse sempre ai Carabinieri perché sull’appalto che lei aveva assegnato – e poi venne revocato perché la commissione sembra non fosse costituita regolarmente (a questa mancava il nutrizionista e una delle aziende ha già presentato diffida sulle capacità dei commissari, ma pazienza) – c’erano state delle pressioni. Anche lì, non risultano seguiti. Adesso è la volta della Inches e vedremo.

L’impressione è altra: o le situazioni che vengono denunciate sono stupidaggini o l’apparato info/investigativo non brilla. Vedremo come finirà in questo caso

Impianti sportivi, idea (e sfida) 3.0 Partiamo da Falasche?

falasche

Nei giorni scorsi, dopo la finestra caduta a via Ambrosini, ci siamo permessi di dare un suggerimento all’amministrazione di Anzio: rendere nota la situazione dei plessi e far sì che con la massima trasparenza tutti possano sapere dove si è intervenuti, quando, le cose da fare e i soldi disponibili. Non sappiamo se l’idea – o la sfida, fate voi – sarà accettata. Diciamo che nella ipotetica #unaltracittà sarebbe la regola.

Per questo dalle scuole proponiamo che una cosa simile sia fatta per gli impianti sportivi. Mica per niente, fra basket e pallavolo si è arrivati in Tribunale, una recente determina dà incarico legale per far difendere il Comune dall’azione dell’Asd Rugby Anzio, leggiamo che è a rischio la partita di calcio tra Anzio e Nocerina, è noto quanto accaduto per il baseball…. Ecco, qual è la situazione? Sindaco Bruschini, assessori Zucchini (patrimonio) Alessandroni (lavori pubblici) e delegato Millaci (sport) abbiamo un quadro? Ed è così difficile renderlo noto?

Sappiamo che c’è voluta la testardaggine del meetup “Grilli di Anzio” per far pubblicare sul sito qual la situazione del patrimonio dell’ente. Ci si capisce ancora poco, abbiamo un elenco ma non sappiamo di più.

Invece sarebbe il caso di capire, una volta per tutte, qual è la situazione. Partendo da un caso emblematico, quello di Falasche. Non ce ne voglia l’assessore Alessandroni che di quella società continua a essere un punto di riferimento, ma come se non bastassero i lavori chiesti dopo l’invio dei preventivi al Comune, c’è un’altra vicenda che va sollevata. Nel 2010 l’amministrazione ha di fatto finanziato il rifacimento degli impianti sintetici del complesso sportivo. Ha messo dei soldi, con l’impegno della società a restituirli.

E’ stato mai fatto? Fino a settembre del 2016 no, c’è una lettera che lo attesta. Ci auguriamo che  nel frattempo la cosa sia stata sistemata o sia in fase di sistemazione. Perché altrimenti saremmo di fronte a qualcosa di molto grave. Nessuno in Comune se ne è accorto? Pare di no… Ora una cortesia, evitate di dirci che lì ci sono dei bambini, che si fa attività sociale e tutto quello che sappiamo. E’ vero che si fa questa opera di socializzazione nel nome dello sport, ma ciò non toglie che se devi restituire soldi al Comune – che per questo motivo ti ha prorogato la convenzione di quattro anni – tu debba evitarlo perché fai sport. Troppo comodo. Senza contare che non è che tutte le attività su quelli, come su altri impianti, siano gratuite….

Ecco, partiamo dal caso emblematico e diciamo qual è la situazione di tutti gli impianti e di tutte le convenzioni. Per far capire ai cittadini, per rispettare il famoso 3.0, per smetterla con l’andazzo del “che vai a guardare…

Chi vuole #unaltracittà  parte dal rispetto delle regole. Tutte. E da quello degli impegni assunti, a cominciare da  chi ha incarichi pubblici.

 

 

 

Le scuole a pezzi. Un’idea (e una sfida) al Comune 3.0

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Il cartello che informa della chiusura di quel passaggio “sino al termine dei lavori di messa in sicurezza” è malamente appiccicato sul cancello arrugginito della scuola di via Ambrosini. Quando venne Roger Waters il Comune di Anzio fece dipingere solo il cancello principale, lasciando il resto delle ringhiere a marcire, in parte coperte da un telo ombreggiante e in parte così: arrugginite e basta. E’ un’immagine che insieme alle transenne vale più di ogni altra cosa e chi amministra questa città, passandoci ogni giorno – troppo spesso, impunito, anche con l’auto in mezzo ai bambini – dovrebbe fare ammenda.

Lo scampato pericolo di ieri, la tragedia evitata, e le polemiche che ne sono seguite soprattutto sui social, la replica dell’assessore Nolfi, sono la parte superficiale della vicenda. Le scuole del nostro territorio sono a pezzi, non da oggi, e i controlli evidentemente non sono sufficienti. Perché un terremoto è imprevedibile, di una finestra arrivata al suo “fine vita”  qualcuno dovrebbe accorgersi. All’interno dell’istituto andando a fare un giro, all’esterno nei controlli che il Comune ha il dovere di svolgere e che  certamente eseguirà. O non?

Ieri ci è andata bene, a tutti: a chi ha i figli in quell’istituto – come chi scrive – alla scuola, all’ente che è proprietario dell’edificio. Preso atto di ciò, guardiamo oltre. Ha ragione l’assessore Nolfi, i soldi saranno certamente pochi, ma allora lanciamo un’idea.

Rendere pubblica, sul sito del Comune, la situazione di ciascun plesso. Una sorta di “scheda” – ci sarà sicuramente – con anno di costruzione, stato di manutenzione, interventi necessari per fare in modo che sia a norma e via discorrendo. Al tempo stesso rendere pubblici i finanziamenti che ci sono e quelli che sarebbero necessari. Basta con le delibere “spot” o le determine che escono mesi dopo (alla faccia della trasparenza) e dalle quali si capisce poco o – peggio – gli interventi solo a seguito di qualche problema. Ieri è successo a via Ambrosini, ma ad Anzio Colonia (plesso Falcone) sono anni che i genitori chiedono e segnalano, senza avere certezze. Fu necessario – andiamo a memoria – un accesso agli atti per capire che lavori erano stati svolti e da chi. Più recente la vicenda di Sacida, con l’impianto dei termosifoni in tilt

Ecco, sindaco Bruschini, assessore Nolfi, assessore Alessandroni: un quadro certo della situazione in modo che si sappia. Quanto è stato speso, per cosa,  e la programmazione che è stata fatta in questo delicatissimo settore. Quanto servirebbe ancora. Una bella sfida 3.0

Se poi facessimo qualche spettacolino in meno e dedicassimo qualche euro in più alle scuole non sarebbe male, ma è altro discorso. A tale proposito l’atto con il quale di fatto si “sana” la stagione estiva 2016  ciò che evidentemente non era stato previsto prima nonostante un bando, è un altro emblema del modo di agire di questa amministrazione e fa il paio – a pensarci bene – proprio con la finestra caduta e quel cancello arrugginito…

Quante cose più utili si potevano fare con questi ulteriori  39.186 euro….

 

 

 

Il porto che muore, nell’indifferenza

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Per le premesse che accompagnavano il faraonico progetto di porto – malamente naufragato – mi è sempre piaciuto pensare all’impresa avviata dalla Capo d’Anzio paragonandola alla Fiat. L’azienda più importante della città, come quella più importante d’Italia. Questo doveva diventare – nelle intenzioni – quella costituita per realizzare e gestire il porto.

Aurelio Lo Fazio (inascoltato dai “sacerdoti” del centro-sinista che si battevano sulle procedure) fu facile profeta: era ed è in quella impresa, che quando è arrivata Italia Navigando pubblica non è più stata, il nodo della vicenda porto. Perché chi ti dà un parere a “soggetto” lo trovi pure, ma se le procedure sono fatte bene il progetto va avanti, ma prima o poi i nodi della società vengono al pettine. E sono arrivati, ormai da tempo, nell’indifferenza della nostra classe politica, in particolare di quella che è al governo della città da un ventennio.

Il sempre imminente avvio dell’opera, sistematicamente rinviato, ha portato a una situazione paradossale. Risultato? Si doveva creare lavoro, per adesso l’ha perso chi ce l’aveva. Le cooperative di ormeggiatori hanno i loro torti, non c’è dubbio, ma il socio di maggioranza (il Comune, quindi il sindaco) ha invertito il crono-programma senza dirglielo e senza avvertire l’esigenza di trovare una nuova intesa. Risultato? Contenzioso, lungaggini, soldi al vento, un service che forse era finito prima ancora di cominciare.

Il resto? Basta affacciarsi al porto, o se il sindaco 3.0 vuole fare un giro sui social network. Sappiamo che la società sta lavorando, cercando di mettere “pezze“, ma ci sono questioni impellenti che vanno ben oltre le pie intenzioni di arrivare al bando del quale si sono perse le tracce, ora perché mancava la valutazione di impatto ambientale e ora perché il ricorso alla “finanza pubblica” finora non ha dato frutti.

E le urgenze si chiamano far fronte ai canoni di concessione, per i quali si “tratta” sul periodo di mancato possesso ma che la Regione Lazio pretende, giustamente, e anche con una certa urgenza. Si chiamano dragaggio, non ci si venga a dire che è previsto solo dall’inizio del cantiere, perché se il crono programma è invertito, lo è per tutto e perché il porto deve essere agibile. Si chiamano rispetto dell’accordo di programma con la Regione Lazio, ma anche chiarezza sui bilanci, sul contenzioso con Renato Marconi – il socio che ci siamo ritrovati, volevamo cacciare anzi no – e su quello con le cooperative. Si chiamano opere minime per gli attracchi nella stagione alle porte, quando le stesse coop avranno smontato i pontili.

Non è tutto, perché avere il sito del Comune che non rispetta le regole sulla trasparenza della società partecipata (stasera abbiamo ancora D’Arpino presidente…..) e quello Marina di Capo d’Anzio” in eterna costruzione, è prendersi gioco dei cittadini. I quali, il sindaco dovrebbe saperlo bene, sono ancora proprietari del 61% delle quote.

E’ a loro che vanno date risposte. Doveva essere la Fiat – e Marchionne ci tiene eccome a far sapere quello che fa, da ultimo che porta via la Panda da Pomigliano D’Arco – è rimasta l’officina de noantri. Come il 3.0

Quel che è peggio, nell’indifferenza generale.