Il porto a più velocità, non è questo che volevamo

porto_palafitteVuoto, desolatamente vuoto. Insabbiato, come sempre. Trascinato nei Tribunali, come mai. Nel silenzio di chi guida la città e rappresenta il 61% delle Capo d’Anzio, i cittadini, che tace come al solito . Con una concessione avuta e mai rispettata, o quasi. Un bando eternamente annunciato. Una società concessionaria che, di questo passo, è prossima a presentare i libri in Tribunale. No, non è il porto che immaginavamo né in queste condizioni è in grado di rilanciare la città. Tutt’altro, oggi ne è lo specchio fedele: praticamente abbandonato, come Anzio, in balia di chi guida la città che sembra avere altre preoccupazioni (la prima, mantenere la poltrona per i prossimi cinque anni). Ma così non si va da nessuna parte e ormai è palese.

Il porto è vuoto perché chi aveva le barche se n’è andato e perché non ci sono certezze sul futuro. Gli ormeggiatori, ai quali scaduto il “service” non è stato rinnovato, non possono essere la causa di tutti i mali. Né quello che dovrebbero dare alla Capo d’Anzio (per cui sono state sequestrate le attrezzature) può essere l’unica entrata.

Il porto è insabbiato perché questo avviene da sempre. La società Capo d’Anzio ha dato mandato di effettuare i rilievi batimetrici e farà bene a preoccuparsi anche dell’escavo. Senza girarci troppo intorno: la concessione prevede il dragaggio dall’inizio lavori, la Capo d’Anzio non può pensare di avere la gestione solo quando le fa comodo, né provare a giocare con le parole.

Rispetto al contenzioso, la società si difende e cerca di far valere i suoi diritti, non c’è dubbio, ma forse è ora di chiudere queste partite e decidere che si sta dalla parte dei cittadini prima che da quella delle carte bollate. I procedimenti avviati sono atti dovuti, in molti casi, ma è ora di mettere un punto.

Il sindaco – che rappresenta il 61% della proprietà pubblica e quindi i cittadini – deve svolgere quel ruolo che finora non ha avuto. Tranne la pazienza, che gli è universalmente riconosciuta, di ascoltare le parti, Bruschini ha continuato a fare una cosa in assemblea dei soci e dirne un’altra agli ormeggiatori, soprattutto a non fare chiarezza con la città intera.

Il bando? Una chimera. E’ arrivata una parte della valutazione d’impatto ambientale, si cercano i soldi per realizzare il bacino interno, la Cassa depositi e prestiti potrà avere un ruolo di “garanzia” ma non finanziare l’opera, al punto che il presidente Alessio Mauro “guarda” anche in Europa. Va bene tutto, ma chi si accolla la cosa, anche a bando fatto? E visto che il comitato chiamato dall’accordo di programma a verificare l’attuazione di quanto previsto si è finalmente riunito, intanto la società ha messo in mora la parte privata (Marinedi, Marconi) affinché presenti l’esecutivo anche del bacino esterno. Che difficilmente si farà, ma è uno dei punti previsti dalla concessione e dal poi invertito crono-programma.

Concessione che è largamente disattesa, tanto da risvegliare dal letargo anche il Pd che ha scritto a Zingaretti richiamando finalmente la Regione al suo ruolo.  Non va dimenticato che, al contrario del passato, questa amministrazione regionale ha approvato senza colpo ferire le proposte arrivate dalla Capo d’Anzio, invertendo (finora inutilmente) il crono programma.

In tutto questo fra dimissioni date e rientrate, il ruolo di una consigliera che garantisce le pari opportunità ma è controllora e controllata, in che condizioni è la società Capo d’Anzio? Un bilancio si è sistemato con le entrate – incerte – delle cooperative. Qual è oggi la situazione? Il consuntivo 2016 cosa dice?

Ecco, questa società che viaggia spedita in Tribunale ma procede a rilento sul restodeve molte spiegazioni. Il porto a più velocità non ci piace e il socio di maggioranza deve chiarire la situazione. La stagione è alle porte, non ci sono più scuse.

Il porto che muore, nell’indifferenza

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Per le premesse che accompagnavano il faraonico progetto di porto – malamente naufragato – mi è sempre piaciuto pensare all’impresa avviata dalla Capo d’Anzio paragonandola alla Fiat. L’azienda più importante della città, come quella più importante d’Italia. Questo doveva diventare – nelle intenzioni – quella costituita per realizzare e gestire il porto.

Aurelio Lo Fazio (inascoltato dai “sacerdoti” del centro-sinista che si battevano sulle procedure) fu facile profeta: era ed è in quella impresa, che quando è arrivata Italia Navigando pubblica non è più stata, il nodo della vicenda porto. Perché chi ti dà un parere a “soggetto” lo trovi pure, ma se le procedure sono fatte bene il progetto va avanti, ma prima o poi i nodi della società vengono al pettine. E sono arrivati, ormai da tempo, nell’indifferenza della nostra classe politica, in particolare di quella che è al governo della città da un ventennio.

Il sempre imminente avvio dell’opera, sistematicamente rinviato, ha portato a una situazione paradossale. Risultato? Si doveva creare lavoro, per adesso l’ha perso chi ce l’aveva. Le cooperative di ormeggiatori hanno i loro torti, non c’è dubbio, ma il socio di maggioranza (il Comune, quindi il sindaco) ha invertito il crono-programma senza dirglielo e senza avvertire l’esigenza di trovare una nuova intesa. Risultato? Contenzioso, lungaggini, soldi al vento, un service che forse era finito prima ancora di cominciare.

Il resto? Basta affacciarsi al porto, o se il sindaco 3.0 vuole fare un giro sui social network. Sappiamo che la società sta lavorando, cercando di mettere “pezze“, ma ci sono questioni impellenti che vanno ben oltre le pie intenzioni di arrivare al bando del quale si sono perse le tracce, ora perché mancava la valutazione di impatto ambientale e ora perché il ricorso alla “finanza pubblica” finora non ha dato frutti.

E le urgenze si chiamano far fronte ai canoni di concessione, per i quali si “tratta” sul periodo di mancato possesso ma che la Regione Lazio pretende, giustamente, e anche con una certa urgenza. Si chiamano dragaggio, non ci si venga a dire che è previsto solo dall’inizio del cantiere, perché se il crono programma è invertito, lo è per tutto e perché il porto deve essere agibile. Si chiamano rispetto dell’accordo di programma con la Regione Lazio, ma anche chiarezza sui bilanci, sul contenzioso con Renato Marconi – il socio che ci siamo ritrovati, volevamo cacciare anzi no – e su quello con le cooperative. Si chiamano opere minime per gli attracchi nella stagione alle porte, quando le stesse coop avranno smontato i pontili.

Non è tutto, perché avere il sito del Comune che non rispetta le regole sulla trasparenza della società partecipata (stasera abbiamo ancora D’Arpino presidente…..) e quello Marina di Capo d’Anzio” in eterna costruzione, è prendersi gioco dei cittadini. I quali, il sindaco dovrebbe saperlo bene, sono ancora proprietari del 61% delle quote.

E’ a loro che vanno date risposte. Doveva essere la Fiat – e Marchionne ci tiene eccome a far sapere quello che fa, da ultimo che porta via la Panda da Pomigliano D’Arco – è rimasta l’officina de noantri. Come il 3.0

Quel che è peggio, nell’indifferenza generale.

 

Porto, ormeggiatori e sindaco: chiarezza

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L’ennesima diatriba tra Capo d’Anzio e Cooperative di ormeggiatori mette a nudo, ancora una volta, la responsabilità del sindaco di Anzio, Luciano Bruschini. Sta succedendo con il presidente Alessio Mauro e l’amministratore delegato Antonio Bufalari quello che accadde con Luigi D’Arpino e Franco Pusceddu. Vale a dire che se l’assemblea dei soci – dove il sindaco rappresenta il 61% e cioè la maggioranza ovvero i cittadini di Anzio – decide una cosa, poi chi operativamente gestisce la società va e la fa. E il socio di maggioranza difende quelle scelte, non dice agli ormeggiatori “‘nve preoccupate, ‘nve caccia nessuno“. Prima ancora, quando il crono-programma venne invertito, va dagli ormeggiatori e cerca un accordo, sapendo che quell’inversione avrebbe creato problemi. Invece no, prima due anni di ricorsi, scontri, persino minacce che portarono alle dimissioni di Luigi D’Arpino (a proposito, le sue denunce hanno avuto un seguito?) e adesso la vicenda delle fatture non pagate, perché le cooperative sarebbero debitrici della Capo d’Anzio.

Attenzione, torniamo al sindaco. Disse in Consiglio comunale che avrebbe fatto inserire quei soldi in bilancio, perché dalla data della concessione al passaggio delle aree qualcuno doveva pagare. Sa bene che senza quelle cifre, frutto di una perizia che non è comunque mai stata resa pubblica, la Capo d’Anzio avrebbe portato i libri in Tribunale.

Detto questo, partiamo da un dato di fatto: i soci delle cooperative non ritennero di partecipare al bando per ormeggiatori deliberato dall’assemblea dei soci (sindaco presente), né alla successiva proroga. Avevano firmato un accordo per essere ricollocati in un’altra area, a lavori avvenuti, e su quell’accordo hanno intentato causa alla Capo d’Anzio, restando a gestire le loro concessioni fino all’intesa del 2016, una volta che anche il Consiglio di Stato aveva dato loro torto.

L’intesa prevede che le Cooperativa svolgano un lavoro per la Capo d’Anzio, in base a un service (che fine ha fatto il parere Anac?) e che questo sia retribuito dalla società. Gli ormeggiatori fanno notare che da ottobre le fatture emesse non vengono pagate e che per la prima volta in 40 anni non hanno lo stipendio, con difficoltà che sono facilmente immaginabili.

La Capo d’Anzio replica – e a tal proposito ha spedito una Pec agli ormeggiatori il 29 dicembre – che deve avere 250.000 euro e in assenza di un accordo  non pagherà le fatture. Fermi. Un passo indietro.

La concessione per il porto faticosamente ottenuta e arrivata nel 2014 è della Capo d’Anzio ovvero al 61% ancora dei cittadini di Anzio, se la società ha un credito – sul quale pende però un giudizio – è un credito che vanta anche la città e su questo non ci piove. Il porto non è di pochi, ma della collettività – come più volte è stato sottolineato –  e perciò comprendendo le ragioni di tutti, un’intesa su quel credito va trovata. Ma nel frattempo gli ormeggiatori vanno pagati e con loro – dei quali nel frattempo sono state utilizzate le attrezzature, per quanto vetuste – va definitivamente trovata un’intesa. Con un dialogo che il sindaco ha il dovere di allacciare, portare avanti, concludere nella maniera migliore per la città e per i lavoratori. Senza prove di forza, senza toni minacciosi – come purtroppo leggiamo da chi sarà pure esasperato ma così non aiuta se stesso – senza interferenze politiche per difendere rendite di posizione che non ci sono più.

Pagare, vedere come recuperare e se è possibile farlo quei 250.000 euro (ma occorre essere forti con tutti, dal Circolo della vela che parimenti ci ha fatto perdere due anni, a chi non ha mai siglato l’intesa e occorreva essere forti  in Regione, quando ci davano pareri contrari a “soggetto“) e poi fare chiarezza sul porto una volta per tutte. E deve farla chi ci rappresenta in quella società, Luciano Bruschini, senza se e senza ma. Deve spiegare ai cittadini il piano finanziario, il progetto di sistemazione interna, la gara, la vicenda ormeggiatori, che fine farà la graduatoria in essere e che fine faranno coloro che intanto sono assunti, che fine abbiamo fatto con il progetto Life, se stiamo pagando i canoni alla Regione Lazio, cosa succederà al prossimo insabbiamento e via discorrendo.

Ricordando al sindaco, infine – ma anche agli eletti distratti – che l’ennesima delibera unanime del consiglio comunale sull’argomento prevedeva tra le altre cose che l’avvocato Cancrini, pagato dalla collettività, venisse a relazionarci sulla causa intentata al socio privato Renato Marconi. Il sindaco ha, al solito, preso tempo, “annacquato“, rinviato. Oggi siamo di nuovo ai toni esasperati. Bruschini ha il dovere di chiarire, i cittadini il diritto di sapere.

Porto, la Capo d’Anzio: “Ecco perché non paghiamo”

La nota della Capo d’Anzio sulle recenti vicende dei mancati pagamenti alle cooperative che svolgono il “service“, apparse in questo spazio e sui mezzi d’informazione locale.

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La Società, in risposta ai quesiti posti pubblicamente dagli ormeggiatori e dalla stampa circa il mancato pagamento dei corrispettivi dei servizi resi dalle Cooperative, precisa che la decisione di sospendere detti pagamenti non è il frutto di una scelta discrezionale e non è dovuta ad incapacità economica di far fronte all’impegno, come si tenta di accreditare, ma è determinata dall’obbligo di legge di salvaguardare il credito che la Capo d’Anzio, e quindi la collettività dei cittadini, ha maturato nei confronti delle Cooperative a titolo di risarcimento per la tardiva riconsegna delle aree portuali.

La Società ha più volte tentato di avviare un colloquio con il legale delle Cooperative, ma ha avuto come unica risposta una comunicazione di netto rifiuto di riconoscere quanto dovuto, neppure in forma dilazionata o di accordo bonario, come pure la Società aveva auspicato. La Capo d’Anzio si è trovata dunque nell’obbligo di legge di tutelare il patrimonio erariale, senza possibilità di diversamente operare. Per quel che concerne gli aspetti sociali della vicenda, la Società sin dal 2015 ha offerto al personale impegnato nelle Cooperative di trovare soluzioni temporanee per la salvaguardia dell’occupazione, al fine di tutelare le famiglie degli operatori. La Società Capo d’Anzio S.p.a., impegnata a portare finalmente a compimento un obiettivo di fondamentale rilievo per l’economia dell’intera Città, non può attendere ulteriormente, ed è per questo determinata a far rispettare le norme di legge nell’interesse di tutti, specie ora che il Ministero dell’Ambiente ha finalmente dato il consenso alla realizzazione dell’opera.

Le dichiarazioni minacciose apparse sui social per gettare discredito sulla Società e per intimidirne l’azione sono il segnale che la Società è nella gusta direzione, e verranno pertanto fermamente contrastate“.

Porto, il presidente senza poteri e i licenziamenti. Fateci capire…

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C’è il nome del presidente ma, a seguire, nessun “potere“. La visura aggiornata della Capo d’Anzio conferma quello che si diceva da qualche tempo: il presidente della società che deve realizzare il nuovo porto, nominato dal sindaco che rappresenta il 61% delle quote pubbliche, non ha alcun potere gestionale. Quello che da questo umile spazio era stato segnalato – senza ricevere risposte – e cioè se un avvocato potesse, per le regole imposte dalla professione, avere ruoli gestionali in una società, viene confermato dagli atti:  Ciro Alessio Mauro, presidente dal 9 marzo 2016, non gestisce nulla. Se lo facesse, non potrebbe esercitare come avvocato o verrebbe meno al “dovere di evitare incompatibilità” previsto dal codice deontologico. Può stare lì perché non ha poteri.

Nessuno vieta che la presidenza possa essere svolta in questo modo, sia chiaro, ma per una questione di trasparenza e finché i cittadini saranno proprietari del 61% andava detto. E’ una questione di correttezza. Il porto è, temiamo ancora per poco, di Anzio attraverso la società controllata dal Comune, questo è bene non dimenticarlo mai.

Apprendiamo anche che Mauro sarà presidente fino alla prossima assemblea, ma questo è un atto dovuto poiché è lì che si ratifica la carica, il consiglio d’amministrazione ne ha semplicemente preso atto.

Allo stesso consiglio, ora, è demandato tutto. A Mauro resta sì e no l’ordinaria amministrazione. L’esatto contrario di ciò che era per Luigi D’Arpino che poteva/doveva: “ Dare esecuzione alle delibere assunte dal consiglio di amministrazione adottando ogni provvedimento all’uopo necessario; firmare la corrispondenza della società; procedere all’apertura e chiusura di conti correnti di corrispondenza, di altri conti separati o speciali; effettuare la girata su effetti, assegni, vaglia cambiari e documenti allo sconto e all’incasso; richiedere fidi bancari ed anticipazioni di credito in genere; dare disposizioni ed effettuare prelevamenti da detti conti, anche mediante assegni bancari all’ordine di terzi a valere sulle disponibilità liquide e sulle disponibilità  derivanti dalle concessioni di affidamenti a favore della società; procedere alla costituzione di depositi cauzionali; stipulare contratti di locazione (…) rappresentare la società di fronte ai terzi ed in giudizio in cause attive e passive nonché in procedure di qualsiasi natura in qualunque grado e davanti a qualsiasi giurisdizione (…)  nominare e revocare avvocati e procuratori per gli atti e procedimenti tutti di cui sopra, conferendo loro ogni più ampio potere inerente al mandato; rappresentare la società in assemblee di altre società, associazioni (…) fare tutto quanto necessario o utile per il buon fine del mandato, nei limiti dell’ordinaria amministrazione e nell’interesse della società, salvo quanto espressamente di spettanza del consiglio di amministrazione e dell’assemblea“.

Chi fa adesso queste cose? Sindaco e presidente vogliono dircelo? E che significa che all’amministratore delegato, di nomina privata, ricordiamolo: “sono attribuiti tutti i poteri di ordinaria amministrazione, nonché le funzioni vicarie del presidente del consiglio di amministrazione“? I consiglieri comunali vogliono farsi sentire o sono presi da altro?

Ripetiamo: è questione di trasparenza. La stessa che la società sul proprio sito continua a ignorare pur essendo, ancora, al 61% del Comune. A oggi sul sito dell’ente i dati sono aggiornati al 27 gennaio  (è ancora presidente D’Arpino) si rimanda a al sito della Capo d’Anzio che pubblica in home page dati del 2013 perché nel frattempo è stato sostituito (in Comune lo sanno?) da quello di Marina di Capo d’Anzio dove però di trasparenza non c’è traccia.

E a proposito di trasparenza, perché non possiamo conoscere l’accordo con le cooperative, a maggior ragione oggi che ci sono stati due licenziamenti? Hanno ragione Luigi D’Arpino (che scopre troppo tardi le responsabilità del sindaco Bruschini) e Marco Maranesi, a sollevare perplessità e chiedere chiarezza. Non si può dire che la Capo d’Anzio non c’entra. Quel faticoso accordo, arrivato alla vigilia dello sgombero, prevede ciò che era stato proposto un anno fa ma non era andato bene, gli ormeggiatori avevano parlato di “proposta da usura” e la Capo d’Anzio non aveva mai quantificato l’ipotesi di intesa. Finché saremo proprietari, tutti i cittadini, abbiamo o non il diritto di sapere? A maggior ragione di fronte a due persone mandate a casa.

Ah, già che ci siamo: con il Circolo della Vela di Roma com’è finita?

 

 

Porto, finalmente. Ma ci sono ancora risposte da dare

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Vanno fatti sinceri complimenti al sindaco di Anzio, Luciano Bruschini, al presidente della società Ciro Alessio Mauro, all’amministratore delegato Enrico Aliotti e al consigliere d’amministrazione Antonio Bufalari per l’intesa raggiunta ieri con le cooperative di ormeggiatori.  Va dato atto anche a loro di aver combattuto strenuamente una battaglia che non era facile e di essersi arresi solo di fronte all’ennesimo ricorso andato male. Uno sgombero, già predisposto per quanto ne sappiamo, sarebbe stato uno schiaffo che non meritavano loro né la città. Lo ha ricordato Candido De Angelis in consiglio comunale: se gli ormeggiatori non avessero firmato nel 2011 l’intesa che li “ricollocava” nel nuovo porto oggi non saremmo qui. E questo va riconosciuto.

Resta l’amarezza per essere dovuti arrivare all’ultimo minuto dell’ultimo giorno, quando un’intesa poteva e doveva essere trovata prima. Lo abbiamo sostenuto tante volte, ma dobbiamo riconoscere che la pazienza del primo cittadino – con il quale non siamo stati e non siamo mai teneri – alla fine è stata premiata. Restano dei dubbi, però, e siccome il 61% della Capo d’Anzio è ancora dei cittadini – e continuiamo ad auspicare che ci resti, anche se è stato fatto di tutto per metterlo in mano al socio privato Renato Marconi – li poniamo.

Il primo: cosa è cambiato rispetto alle intese proposte prima? Erano semplicemente “antipatici” Luigi D’Arpino e Franco Pusceddu i quali, come l’avvocato Ciro Alessio Mauro e il commercialista Zanetti, non hanno fatto altro che seguire le linee dettate dall’assemblea dei soci e quindi anche dal sindaco? Gli ormeggiatori hanno parlato, allora, di proposte “da usura“, la Capo d’Anzio non ha mai ufficialmente presentato le proprie. Oggi che l’accordo c’è, sarebbe bene farlo conoscere nei dettagli ai cittadini. E già che ci siamo, è bene sapere anche com’è finita con il circolo della Vela e gli altri “sine titulo

Altro quesito: chi al bando per gli ormeggiatori è risultato idoneo, ha partecipato a vuoto? I soldi che il sindaco ha detto serviranno a far quadrare i conti della Capo d’Anzio per il 2015 e cioè quelli che gli ormeggiatori dovrebbero dare, come si inseriscono in bilancio? C’è la disponibilità delle cooperative a “girarli“? Perché sull’ultimo numero del Granchio Renzo Tulli è stato chiaro: noi abbiamo lavorato, con strutture nostre, e poi dovremmo pagare loro….  Ecco, come si esce da questa vicenda? Una cosa è certa, con l’accordo firmato prima e la Capo d’Anzio operativa oggi non ci sarebbero problemi con la fidejussione, il Life e tutto il resto.

Speriamo di averle queste risposte, dal sindaco che rappresenta il nostro 61% o dal presidente che ha nominato, ma oggi godiamoci questo giorno. Il porto, finalmente, è a gestione di una società “nostra“. Che non è quella immaginata nel 2000 da Gianni Billia e Candido De Angelis, intorno alla quale si è giocata – dall’ingresso di Italia Navigando in poi – una partita più grande di noi, il bacino non è (e non può più essere) quello mega pensato allora. Sono trascorsi 16 anni e mezzo da quando è stato dato mandato di costituirla, quasi 16 dalla firma davanti al notaio, 11 da quando è stata chiesta la concessione – altro che inizio lavori nel 2005, slogan elettorale di De Angelis al secondo mandato – siamo passati per ostacoli di ogni genere, più o meno corretti, pareri “a soggetto“, procedure che andavano bene oggi e male domani, scissioni societarie, gare deserte, vendita di improbabili “dolt”  e via discorrendo. Possiamo scrivere un libro sul sostanziale fallimento della legge Burlando che non accelera un bel niente, abbiamo avuto la Regione di Marrazzo e Montino assolutamente contro, quella di Zingaretti che ha sollecitato perché si partisse, ma almeno ora c’è chiarezza su chi è il concessionario.

Il quale non farà il mega porto ma gestirà l’attuale ed è ancora per il 61% dei cittadini di Anzio. Oggi per questo dovremmo batterci. C’è la legge Madia, è vero, ci sono i bilanci in perdita, c’è stata una scissione che abbiamo impugnato tardi e male, però come ricorda l’ultima mozione approvata all’unanimità dal Consiglio comunale il porto “è” Anzio. E francamente dopo anni di “mazzate“, doverla cedere quando comincia a essere operativa e fare reddito, a dare ricadute – messe nero su bianco – alla città, sarebbe una beffa.

Sindaco, maggioranza, opposizione (o governo?) di centro-destra, Pd, operatori, cittadini, dovrebbero andare in delegazione da Renzi e la Madia a spiegare che Anzio è un caso di studio per com’è s’è sviluppata la vicenda porto-società pubblica e che – tutti –  vogliamo che il porto non sia nelle mani totalmente di un privato. Chissà….

 

+++Porto, rigettato il ricorso degli ormeggiatori+++

 

pefcapodanzioE’ stato rigettato il ricorso delle cooperative ormeggiatori che chiedevano di sospendere il provvedimento di sgombero. Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) si è pronunciato poco fa.

L’udienza per trattare nel merito è stata fissata l’11 maggio. A questo punto è da verificare se si procederà con lo sgombero forzato o si attenderà la decisione.

Da quanto si apprende in ambienti del Comune, la mancata riunione di venerdì – con gli ormeggiatori che hanno disertato l’incontro – è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il sindaco, finora aperto al dialogo come nessun altro, non ha affatto gradito.

Porto e ormeggiatori, una storia infinita e un solo responsabile

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Era scontato il ricorso delle cooperative di ormeggiatori contro l’ordinanza del sindaco che intimava lo sgombero da dopodomani. La storia diventa infinita e il responsabile, al di là di come andranno ricorsi e compagnia, è uno solo: il sindaco Luciano Bruschini.

Di questo contenzioso e del fallimento, ormai prossimo, della Capo d’Anzio. Qualora il ricorso fosse accolto, infatti, anche nel bilancio 2016 ci sarebbe un buco enorme che nessuna azione di ingegneria finanziaria con quote a carico delle cooperative, né esperti chiamati al capezzale del nuovo management, potranno sanare.

Quando la Regione Lazio ha invertito il crono programma il sindaco aveva il dovere di andare dagli ormeggiatori e spiegare che non sarebbero stati “ricollocati” nel nuovo porto – perché il raddoppio, in quel momento, passava in secondo piano, serviva fare “cassa” partendo dall’interno – ma si doveva fare un bando e che la loro partecipazione sarebbe stata, automaticamente, assunzione.

Agli ormeggiatori non sarebbe andato bene, immaginiamo, non a tutti, ma si poteva e doveva fare una trattativa allora. Quando è stato cercato il dialogo – dicendo una cosa nelle assemblee e nei consigli d’amministrazione della società (sgombero compreso), un’altra agli ormeggiatori e a chi politicamente, in maggioranza, andava a sostenere le loro ragioni – era tardi.

Oggi leggiamo che la Capo d’Anzio non avrebbe fatto proposte. Non che venerdì, proprio per tentare un accordo in extremis, è saltata la riunione che lo stesso sindaco aveva sollecitato. Come, prima del precedente ricorso al Tar, era già accaduto.

Gli ormeggiatori difendono il loro sacrosanto diritto al lavoro, lo fanno come meglio credono – spesso esagerando nei termini e non solo con chiunque si avvicini alla “loro” banchina, questioni all’attenzione della Procura della Repubblica – ma una soluzione andava trovata. Bruschini ci ha provato, vero, ha impiegato due mesi a fare l’ordinanza che la Regione ha chiesto all’inizio di gennaio, doveva mettere in conto il ricorso che oggi, se l’avesse fatta subito, era già deciso.Ha aspettato, promesso, limato, e il risultato è sotto gli occhi di tutti.

Avevamo fantasticato di un altro porto nel 2000 quando con Gianni Billia si costituiva la Capo d’Anzio. C’era anche Mario de Grenet, oggi come allora presidente del Circolo della Vela, altra realtà che ha preferito fare ricorso in attesa di un non meglio identificato “accordo” che ancora non vediamo.

Immaginavamo un porto della città e non di pochi operatori che si lamentano delle proposte della Capo d’Anzio definite “da usura” ma votano bilanci dai quali necessariamente si doveva partire per trattare: 497.000 di “valore della produzione” nel 2013 e 307.377 euro di “personale” mettendo insieme le due cooperative.

Volevamo un porto dei cittadini attraverso una società pubblica e non dei “giochi” della politica che ci ha imposto prima Italia Navigando (Marconi) e poi ha ceduto – come tanti ricordano solo ora, ma lo denunciammo quattro anni fa –  le quote al privato senza colpo ferire, tenendo nel cassetto il parere dello studio Cancrini per tre anni, ponendo addirittura il “segreto di Stato” quando Marco Maranesi andava a chiederlo. Oggi la Capo d’Anzio, al 61% del Comune anche se ancora per poco, ha una concessione ma non può farne uso. Il primo responsabile è il sindaco, per quello che si è provato a raccontare finora.

Tutto sommato è ciò che meritiamo. Per primo chi scrive, sciocco ad aver creduto che si potesse realizzare quello che, come ripetevano anche tanti finti fautori del progetto “non si farà mai“.

 

Porto, un professore per il “caso” ormeggiatori

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Incarico a un professore per capire se c’è o meno la possibilità di salvare il loro lavoro. La trasparenza a qualcosa serve, quindi sappiamo da una determina che il Comune di Anzio ha dato mandato al professor Mario Carta di rivolgersi all’Anac – l’autorità anti corruzione “in merito alla possibilità di addivenire ad una soluzione bonaria della vicenda che ha visto contrapposti il Comune di Anzio con le cooperative di ormeggiatori e, nel particolare alla percorribilità circa la stipula di un contratto di servizio con le attuali cooperative di lavoratori e ormeggiatori anche al fine della salvaguardia delle posizioni di lavoro esistenti, secondo quanto specificato nell’accordo transattivo del 07/11/2011, il tutto affinché il Comune di Anzio, quale socio di maggioranza della società Capo D’Anzio per azioni, possa adottare un atto di indirizzo secondo le prescrizioni che l’autorità indicherà al riguardo”.

Il Comune sborserà altri 4800 euro e presto – speriamo – avremo un parere. E’ l’ultima tappa di un percorso che poteva e doveva andare diversamente. In primo luogo con il sindaco – non altri – che a crono programma invertito aveva il dovere di chiamare i responsabili delle cooperative e dire loro che le cose erano cambiate.

Andare a invitarli, come poi ha fatto l’ex presidente Luigi D’Arpino, a partecipare al bando a cose fatte, è stato un boomerang.Ci sono stati i ricorsi che sappiamo e la Capo d’Anzio non è diventata operativa, quindi non ha pagato il prestito con la banca per il quale oggi si va in Consiglio comunale a rispondere alla Corte dei conti, in quanto il Comune ha versato la sua parte. La Capo d’Anzio non ha incassato, quindi ha chiuso l’ennesimo bilancio in negativo, salvo che non si riesca a dimostrare che è possibile inserire tra le entrate quelle che gli stessi ormeggiatori – per i quali oggi si chiede un parere – hanno incassato restando a gestire le aree da luglio 2014 a oggi.

Percorso non facile, nonostante il neo presidente Ciro Alessio Mauro e il consigliere di parte privata Antonio Bufalari mostrino sulle pagine del Granchio un certo ottimismo.

Una cosa deve essere chiara se il parere dell’Anac dicesse che il service si può fare: una proposta  c’era, il sindaco la conosce per essere stato presente alle riunioni nelle quali se ne è parlato come risulta dai verbali. Se quella proposta era 100, ora avrà da essere almeno 99 perché il tempo perso e le spese per i ricorsi nessuno li restituisce. A meno che gli ormeggiatori decidano, spontaneamente e non dopo una causa, di dare alla Capo d’Anzio le entrate delle ultime due stagioni e consentire alla società di salvare il bilancio.   A quanto ammontino tali entrate, a oggi, nessuno sa dirlo. Né sono state mai censite le barche che erano ormeggiate, quali cifre si iscriveranno – questa pare l’intenzione – nei libri contabili della società mista?

E’ l’ennesima domanda che rischia di restare senza risposta, intanto per gli ormeggiatori una l’abbiamo avuta. La richiesta di un parere, appresa dall’albo pretorio del Comune. Ogni tanto un po’ di trasparenza….

 

Porto, eppur si muove. Ma le domande restano

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Il presidente della Capo d’Anzio, Ciro Alessio Mauro

Il consiglio d’amministrazione della Capo d’Anzio si è riunito oggi e sembra voler imprimere una svolta all’annosa vicenda del porto. Bene, anche se alcune vicende rimangono aperte e le domande poste, di recente come in passato, sono prive di risposte ufficiali.

Se ne aggiunge un’altra, dopo che il sindaco in Consiglio comunale ha detto che c’è il sequestro delle quote di Marconi nella Capo d’Anzio. Lo ha chiesto il Comune nella causa intentata? O è un’intenzione? Al momento per quanto ne sappiamo, il 39% resta nelle mani di Marinedi ovvero di Marconi.

Nessuno ha sollevato questioni, poi, e da quello che leggiamo dal Granchio la cosa è stata comunque affrontata, sul bilancio da sanare con i soldi da chiedere agli ormeggiatori. Vicenda tutt’altro che facile. Perché intanto nessuno li ha chiesti alle cooperative, poi vanno in qualche modo quantificati, quindi inseriti in bilancio. E il 30 aprile scade il termine per l’approvazione.

Buona, invece, la mossa di bloccare i compensi agli amministratori fino all’operatività del porto. In bilancio ci sono, però, le somme da dare a chi ha svolto lo stesso ruolo in passato. Bene anche la ricerca di una soluzione per i progettisti del “Life” che potevano già essere stati pagati se la società fosse stata messa in grado di operare, ma che hanno dovuto fare istanza di fallimento per non essere più presi in giro sulla riscossione del dovuto.

Si parla, di nuovo, di “trattativa” con il Circolo della vela quando c’è ben poco da trattare. Se le cooperative difendevano un lavoro e occorre evitare che il porto inizi creando disoccupati anziché posti – pur riconoscendo che hanno perso i ricorsi, quindi sono nel torto – cosa difende il Circolo? Che si deve “trattare” se non la firma della “manleva” come hanno fatto gli altri? Serve massima trasparenza e se i posti barca si levano a tutti, è bene che pure il Circolo ceda quelli dei quali ha disposto in questi anni.

Cosa ne pensano, per esempio, i consiglieri comunali di maggioranza vecchia e nuova? Il sindaco attuale e quello designato?

E i consiglieri – questi solo della vecchia, di maggioranza – che si sono fatti abbindolare dal sindaco con un bando impossibile? E quelli che hanno proposto improbabili cordate?

Vedremo, intanto diamo atto al consiglio d’amministrazione di provare a procedere spedito. Il principale ostacolo per il precedente, lo tengano a mente, è stato il sindaco.