Porto, eppur si muove. Ma le domande restano

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Il presidente della Capo d’Anzio, Ciro Alessio Mauro

Il consiglio d’amministrazione della Capo d’Anzio si è riunito oggi e sembra voler imprimere una svolta all’annosa vicenda del porto. Bene, anche se alcune vicende rimangono aperte e le domande poste, di recente come in passato, sono prive di risposte ufficiali.

Se ne aggiunge un’altra, dopo che il sindaco in Consiglio comunale ha detto che c’è il sequestro delle quote di Marconi nella Capo d’Anzio. Lo ha chiesto il Comune nella causa intentata? O è un’intenzione? Al momento per quanto ne sappiamo, il 39% resta nelle mani di Marinedi ovvero di Marconi.

Nessuno ha sollevato questioni, poi, e da quello che leggiamo dal Granchio la cosa è stata comunque affrontata, sul bilancio da sanare con i soldi da chiedere agli ormeggiatori. Vicenda tutt’altro che facile. Perché intanto nessuno li ha chiesti alle cooperative, poi vanno in qualche modo quantificati, quindi inseriti in bilancio. E il 30 aprile scade il termine per l’approvazione.

Buona, invece, la mossa di bloccare i compensi agli amministratori fino all’operatività del porto. In bilancio ci sono, però, le somme da dare a chi ha svolto lo stesso ruolo in passato. Bene anche la ricerca di una soluzione per i progettisti del “Life” che potevano già essere stati pagati se la società fosse stata messa in grado di operare, ma che hanno dovuto fare istanza di fallimento per non essere più presi in giro sulla riscossione del dovuto.

Si parla, di nuovo, di “trattativa” con il Circolo della vela quando c’è ben poco da trattare. Se le cooperative difendevano un lavoro e occorre evitare che il porto inizi creando disoccupati anziché posti – pur riconoscendo che hanno perso i ricorsi, quindi sono nel torto – cosa difende il Circolo? Che si deve “trattare” se non la firma della “manleva” come hanno fatto gli altri? Serve massima trasparenza e se i posti barca si levano a tutti, è bene che pure il Circolo ceda quelli dei quali ha disposto in questi anni.

Cosa ne pensano, per esempio, i consiglieri comunali di maggioranza vecchia e nuova? Il sindaco attuale e quello designato?

E i consiglieri – questi solo della vecchia, di maggioranza – che si sono fatti abbindolare dal sindaco con un bando impossibile? E quelli che hanno proposto improbabili cordate?

Vedremo, intanto diamo atto al consiglio d’amministrazione di provare a procedere spedito. Il principale ostacolo per il precedente, lo tengano a mente, è stato il sindaco.

Porto, era ora. Ma qualcosa non torna…

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Il sindaco di Anzio ha finalmente firmato le ordinanze con le quali chiede alle cooperative ormeggiatori e a un’altra attività di restituire le aree. C’è stato un ricorso respinto, chi gestiva gli spazi ha perso, non si è arrivati a un accordo ed è giusto che la Capo d’Anzio venga messa in grado di operare.

Se lo avesse fatto prima non sarebbe nelle condizioni attuali, avrebbe pagato Life, prestito con la banca e via discorrendo, ma doveva anche prima evitare il contenzioso andando a spiegare agli ormeggiatori cosa significava l’inversione del crono programma.

Risultato? Capo d’Anzio può operare, presto diventerà del socio privato Renato Marconi, gli ormeggiatori dei ricorsi e delle minacce vanno a casa. L’auspicio, a dire il vero, è che una soluzione si trovi. Come affermato in passato se l’ultima proposta di accordo per il “service” era 100, ora deve essere minimo 99 dato il tempo passato e i costi sostenuti dalla società, ma non possiamo certo iniziare il porto chiamato a rilanciare l’economia della città… facendo perdere posti di lavoro.

A maggior ragione non possiamo farlo se chi, alla stessa stregua, ha fatto un ricorso dopo l’altro e oggi non è raggiunto da provvedimenti: il Circolo della vela di Roma. Il sindaco dovrebbe spiegare ai cittadini ancora proprietari del 61%  perché non c’è ordinanza, se è stato trovato un accordo e su quali basi. Perché non possiamo mandare via gente di Anzio che avrà mille torti ma lì lavorava e tenerci sia pure importanti “signori” di Roma che hanno speso più di avvocati che di canone da versare annualmente (4500 euro), per ottenere ciò che avrebbero avuto firmando la “manleva” proposta mesi fa dalla società.

Ecco perché dobbiamo sapere se c’è un accordo e cosa prevede, perché sotto al circolo ci sono dei posti barca che erano destinati – da quel poco che sappiamo – ai soci dell’esclusivo club e invece sono della Capo d’Anzio. Ecco perché qualcosa non torna.

Porto, il Circolo vince ciò che avrebbe avuto

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Della decisione presa in un giorno festivo che in Italia costituisce un record per la giustizia – anche se la legge non vieta ai giudici di emettere decreti alla Befana – si può leggere in uno dei post precedenti. Il Circolo della vela di Roma resta al suo posto, nonostante abbia perso al Tar, perché non era la Capo d’Anzio che è concessionaria unica bensì la Regione – titolare dell’area demaniale – a dover intimare l’uscita.

La diciamo così, per grosse linee, leggendo nel decreto del giudice il riferimento a una sentenza di Cassazione 12181 del 2002 secondo la quale “il concessionario può pretendere il rilascio del bene anche da chi lo possiede, ma non può escludere da sé solo chi al momento si trova nel possesso del bene, non essendo titolare, per il solo fatto di essere cessionario, di poteri di autotutela e dovendosi dunque valere delle vie ordinarie per ottenere tutela” .

Della serie e da assoluto profano: io ho un locale in affitto, il proprietario lo dà a un altro, deve essere lo stesso proprietario a dire di andar via, non il nuovo affittuario.

Bene, il Circolo della vela resta lì, ma cosa ha ottenuto in più rispetto alla proposta di firmare una “manleva” alla Capo d’Anzio, cosa che hanno fatto gli altri circoli? Nulla. La vittoria è per ciò che già si ha e che nessuno avrebbe tolto.

Il Circolo avrebbe pagato la concessione – 4500 euro l’anno – alla Capo d’Anzio e avrebbe continuato a esercitare la sua attività. Invece è andato al Tar e ha perso, oggi va dal giudice ordinario – e il 3 febbraio vedremo se ci sarà altrettanta celerità o meno nel decidere –  perché la Capo d’Anzio, cioè anche noi, i cittadini che detengono il 61% delle quote della società, vuole avere uno spazio che è nella sua concessione, non più del Circolo.

A pensar male, al solito, si fa peccato, ma il Circolo – che continua a elencarci la meritoria opera per la città (a proposito, la settimana velica internazionale che fine ha fatto?)- non era al corrente di tutto ciò che si faceva al porto? Il suo presidente non ha fatto parte del primo Consiglio d’amministrazione della Capo d’Anzio? E il problema, a proposito della “manleva“, non è che fosse la decina di posti barca che il circolo stesso – dobbiamo immaginare altro “porto nel porto” – ha proprio sotto la sua struttura?

Certo, se la Capo d’Anzio andrà fallita non sarà per i 4.500 euro del Circolo – un ristorante sul porto paga quel canone per un mese – né per questa nuova azione giudiziaria, ma la vicenda la dice lunga su come venga inteso il bene pubblico nella nostra città.

Porto, il Circolo della vela vince al Tribunale civile

Ricevo e pubblico dal Circolo della vela di Roma. Con una sola considerazione: non vorrei che anche i soci siano finiti tra coloro che dicono di volere il porto aggiungendo nel frattempo che “tanto non si farà mai…” e forse preferendo questa situazione.

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La Società Capo d’Anzio spa, prendendo spunto da una sentenza del TAR che, pur non entrando nel merito della controversia con il Circolo della Vela di Roma, ha ritenuto inammissibile il nostro ricorso per una ipotetica tardiva presentazione, ma che qualche altra Autorità dovrà valutare, con una lettera del 23.12 u.s., dai toni perentori, invitava il Circolo a lasciare entro il 7 gennaio l’area in concessione, intendendo prenderne possesso per procedere alla demolizione del fabbricato o al suo utilizzo per proprie finalità (come da dichiarazioni del Presidente Luigi D’Arpino).

Davanti a tale pretesa, in contraddizione con tutti gli accordi pregressi firmati con i Sindaci di Anzio, finalizzati alla delocalizzazione del Circolo, qualora fossero state realizzate le nuove strutture in altra area portuale, il Circolo della Vela di Roma ha presentato in data 5.1.2016 un ricorso al Tribunale Civile di Velletri per ottenere un provvedimento di urgenza che inibisca la turbativa del possesso, di cui gode il Circolo, posta in essere dalla Capo d’Anzio.

Il Tribunale Civile di Velletri, accogliendo il ricorso, ha emesso in data 06/01/2016 un decreto di urgenza, inaudita altera parte, che risultando provato, “l’animus turbandi” della Capo D’Anzio, le ha ordinato di cessare ogni attività di “ turbativa di possesso” e di mettere in atto “i comportamenti lesivi preannunciati”.

E’ opportuno precisare che il Circolo è sempre stato favorevole alla realizzazione del nuovo porto, che avrebbe consentito un ulteriore grande sviluppo delle sue attività istituzionali, non più reso possibile dalle attuali limitazioni e condizioni del porto, e che infatti il ricorso al TAR che ha proposto era (ed è) finalizzato, non già ad impedire tale realizzazione, ma soltanto a reagire allo stravolgimento del programma di realizzazione del nuovo porto, concordato, come appena detto, con i Sindaci di Anzio e consacrato in plurimi e formali accordi.

Il Circolo della Vela di Roma, infatti, costituito nel 1949, da sempre affiliato alla FIV, nonché riconosciuto dal CONI e insignito dallo stesso della Stella d’Argento al Merito Sportivo, è uno dei più prestigiosi ed antichi Circoli d’Italia, il secondo nel Lazio, e che annovera tra i suoi soci fondatori la Marina Militare, ha organizzato nel corso degli anni campionati Italiani, Europei e Mondiali di imbarcazioni di classi olimpiche, oltre a 20 edizioni di settimane veliche Eurolimp, di classi giovanili ed altura, 42 campionati invernali e 32 coppe Asteria ed anche manifestazioni con finalità benefiche come le 3 edizioni della Regata del Cuore, con particolare attenzione all’attività di scuola vela ed alla promozione giovanile con il progetto Velascuola, nato dalla collaborazione tra la FIV ed il Ministero della Pubblica Istruzione, nel quale è risultato più volte nei primi posti a livello nazionale, e per il quale già oggi ha avuto la prenotazione per ben 728 alunni delle scuole di Anzio per il 2016: tutte attività con importanti ricadute economiche sul territorio per la presenza di atleti, tecnici, ufficiali di gara, accompagnatori ed ospiti.

Il Circolo della Vela di Roma si augura che questa spiacevole situazione di conflitto con la Capo d’Anzio si esaurisca, nell’interesse di tutti, quanto prima, e auspica che il nuovo porto venga presto realizzato, nel rispetto degli accordi intercorsi con l’Amministrazione comunale di Anzio.

 

Il porto, i privilegiati, la fuga della maggioranza. E’ meglio chiudere

L'home page del sito Marina di Capo d'Anzio, registrato dal socio privato

L’home page del sito Marina di Capo d’Anzio, registrato dal socio privato

Facciamo un esempio terra terra: sono stato fra i fondatori della cooperativa “il Granchio”, editrice dell’omonimo settimanale. Ne sono uscito dopo diversi anni, adesso decido di andare da un avvocato e diffidare la cooperativa perché edita un giornale. Voglio vedere se è “eventualmente” autorizzata a farlo. Vi starete chiedendo cosa c’entra, ne sono certo.

Ebbene è il modo per introdurre la diffida che il Circolo della vela di Roma ha fatto Regione, Comune e Capo d’Anzio. Legittimo, per carità, se non fosse che a presiedere quel circolo c’è chi è stato in consiglio d’amministrazione della Capo d’Anzio dal momento della costituzione fino al 3 settembre 2008. Quindi anche dopo la richiesta di concessione demaniale, fatta a marzo 2005.

Uno può essere stato disattento, certo, ma chiedere gli atti oggi somiglia a una beffa. Peggio, al tentativo di mantenere un privilegio pagando meno di 3.500 euro l’anno. La concessione e l’inversione del crono programma sono atti pubblici, ma al Circolo della vela fingono di non saperlo. Hanno le loro ragioni da difendere, bene, tanto gli interessi della città alla quale asseriscono di aver dato tanto vengono dopo. Meglio tenersi lo spazio, pagare neanche 300 euro al mese, mantenere corsi, ristorante, bar, spazi in via molo Pamphili occupati tutto l’anno. Il porto? Pazienza. C’è un passaggio che colpisce della diffida, quello che contesta la “asserita esclusiva a favore della Capo d’Anzio del diritto di concedere l’autorizzazione allo svolgimento di attività, anche di ormeggio di imbarcazioni”. Perché il circolo fa anche da ormeggiatore? Non ci sarebbe da stupirsi nel porto dove per decenni hanno fatto un po’ tutto tutti, senza controlli.

Adesso che c’è una concessione, adesso che la Capo d’Anzio – certo, per fare altro rispetto a ciò per cui era nata – ne ha la titolarità, spariscono tutti quelli che volevano (?) il porto. Si passa a diffide e carte bollate.  La società ha sbagliato nella comunicazione e l’approccio, lo ripeto da mesi, ma qui occorre cominciare a dar ragione a Luigi D’Arpino che da tempo asserisce che il porto realmente c’è chi non lo vuole. E ha fatto bene, il presidente della Capo d’Anzio, ad annullare la conferenza dopo la fuga di sindaco e maggioranza, compresi i presunti “nuovi” della politica anziate. Va a rispondere D’Arpino quando il sindaco, proprietario del 61%, si guarda bene dal farlo alimentando i dubbi sull’intera operazione porto? Quando con un comportamento del genere si alimenta il comportamento di chi si batte affinché non si faccia più nulla?

E tanto Bruschini ha ragione, oltre le dichiarazioni stampa che hanno risvegliato persino il 5stelle Tontini aspettiamo ancora un manifesto banalissimo o mezzo comunicato nel quale farlo notare da parte dell’opposizione di varia natura. Ma sì, va bene così… Intanto gli spari ad Alessandroni hanno fatto già dimenticare il Consiglio a vuoto.

Hanno ragione gli ormeggiatori, ha ragione il Circolo della vela. Perché cambiare se finora è andato avanti tutto così, sia pure per pochi? La città può attendere. E quando il porto sarà insabbiato non ci sarà più la Regione a dragarlo, attenzione, quando la Capo d’Anzio sarà fallita allora arriverà il privato e vedremo se ci saranno diffide o atti simili.

Magari è quello che qualcuno vuole davvero. Dovrebbe avere il coraggio di dirlo. Intanto sarebbe meglio cominciare a far rispettare le leggi – tutte – e se necessario chiudere un porto che non è sicuro, dove si svolgono attività abusivamente o al limite della legalità. Speriamo che se non Capitaneria, Finanza e chiunque abbia giurisdizione locale cominci a muoversi qualcuno a livello superiore. La misura è colma.