La “politica” gioca, il porto può attendere

darpenIl presidente della Capo d’Anzio, Luigi D’Arpino, ha confermato le dimissioni senza cedere alle “sirene” del sindaco e di quanti hanno cercato di farlo tornare sui propri passi. Non poteva farlo per le parole pronunciate, se non esponendosi alla peggiore delle figure. A lui s’è unito il dirigente del Comune Franco Pusceddu e presto la stessa cosa farà l’altro consigliere d’amministrazione di nomina pubblica, Mauro Fantozzi. Il Consiglio odierno – che il sindaco aveva chiesto di rinviare dal 15 gennaio a oggi – ha valutato alcuni aspetti legati al piano finanziario che consentirebbe di iniziare i lavori secondo il crono-programma approvato ormai due anni fa dalla Regione ma non ha potuto fare altro. Lo stesso sindaco era assente, impegnato a Roma, per “motivi istituzionali”. Forse legati allo stesso porto e alla politica locale (e non solo) che mai come adesso sembra essere interessata. A chi succederà a D’Arpino, Pusceddu e Fantozzi, attenzione, non al porto in sé…. Quello può tranquillamente marcire alle condizioni attuali, la “politica” troverà con chi prendersela. Per questo chi avrà la pazienza di proseguire oltre troverà un aggiornamento di quanto ho avuto modo di scrivere a marzo 2013, all’indomani della gara andata deserta. Prima di riproporre il pezzo di allora – pubblicato sulle colonne del Granchio – vediamo cosa ha fatto la “politica” in questi tre anni. Quali responsabilità ha avuto il sindaco, in primo luogo, quale socio di maggioranza e nel ruolo di primo cittadino.

DOPO IL BANDO

Cerchiamo di capire cos’è accaduto dopo la gara deserta, anzitutto. Marconi, divenuto nel frattempo socio di minoranza, ha suggerito e ottenuto l’inversione del crono-programma dei lavori. La Regione Lazio, mai così vicina (sembra proprio grazie al socio privato) l’ha accordata, il sindaco diceva al Consiglio comunale che aveva votato già per l’allontanamento di Marconi che gli serviva tenerlo “per la parte operativa”. Nel frattempo, a investimento invertito, si faceva un piano finanziario che avrebbe consentito alla Capo d’Anzio di iniziare “in house” i lavori: due fasi, poi se le cose fossero andate bene la terza, il raddoppio. A ottobre 2014, con le aree già concesse alla società, sempre in Consiglio comunale, Bruschini si impegnava “parola d’onore” a “cacciare” Marconi “entro fine mese”, ma nel frattempo sottoscriveva con lui la “road map” per confermare le decisioni assunte in assemblea e portate avanti – con modi discutibili, dirigisti, irriverenti e tutto quello che si vuole – da Luigi D’Arpino.  

sindacosfogo

Alla luce dei fatti il sindaco, che aveva il dovere di andare a spiegare agli ormeggiatori, per esempio, cosa significasse l’inversione del crono-programma, che doveva dire al Circolo della vela che era comunque garantito il posto che occupa ma con modalità diverse, ha fatto fare a D’Arpino il lavoro “sporco”. Ma sì, tanto quello è “guascone”. Solo che il presidente seguiva la linea dettata e il sindaco la smentiva, da ultimo con l’annuncio bando sì-bando no, prima dicendo agli interlocutori che su ciò che facevano il presidente e Bufalari – l’avvocato indicato da Marconi – comunque avrebbe deciso lui. Come ha deciso lui, contrariamente alle indicazioni del Consiglio comunale, di tenere nel cassetto il parere dello studio Cancrini secondo il quale a Marconi dovevamo fare causa subito, tre anni fa. Oggi sono soldi buttati. Così come il “controllo strategico” per dire che la Capo d’Anzio ce la dobbiamo tenere arriva come delibera in consiglio comunale, ma essendo proposta da Candido De Angelis si rinvia e non si approva più. Poi si fa un piano di razionalizzazione discutibile, nel quale ci si dimentica di dire che la Capo d’Anzio ha dei dipendenti. Del resto lo stesso sindaco aveva detto di “non sapere” che li avesse. Poi si bolla – lo fa il presidente su facebook – come “un’altra c…. dei comunisti” la proposta di ricapitalizzazione avanzata dal Pd che al contrario degli anni passati ha un atteggiamento che spinge per la realizzazione del porto. Si sistemerebbe quel “bacino interno” per il quale si è tanto battuto il centro-sinistra, ma va salvata la Capo d’Anzio prima.

E’ la politica…. c’era (e c’è) una maggioranza da tenere unita, così arriva la cordata che piace a un paio di consiglieri e rispunta il bando, alla faccia di una società che dopo la vittoria al Tar potrebbe iniziare i lavori. Certo, dicendo agli ormeggiatori che purtroppo è giunto il loro momento, che saranno ricollocati ma con meno pretese di quelle di prima dopo un ricorso che il sindaco aveva il dovere di evitare. Solo che la “politica” si oppone, così come quando D’Arpino si dimette la “politica” si preoccupa della successione – o della battuta sulla sua candidatura a vice-sindaco di chi scrive (!) – e non del porto. Ecco i nomi di Placidi, quelli di Zucchini, quelli che piacciono a Tizio e non a Caio, ecco la preoccupazione sul vertice di Bruschini con Danilo Fontana, Candido De Angelis e Marco Maranesi, lo spettro delle elezioni del 2018. Già, ma il porto? Pazienza, abbiamo aspettato tanto… La Capo d’Anzio da cedere? Macché, ci sono tanti esperti che ci indicano la differenza tra “controllata” e “partecipata” mentre domani potrebbe essere già tardi.

Ora c’è una fase di inevitabile stallo. Un investitore diverso da quello de noantri” messo insieme – si dice – con qualche sponsor politico, di fronte alle scene degli ultimi giorni scapperebbe a gambe levate.

Di questo passo privatizzeremo inevitabilmente, se la Capo d’Anzio non diventa operativa – ed è questione di ore, nemmeno di giorni – altro che porto pubblico. Forse è quello che si voleva davvero. Forse è il caso – se andasse così – che la Regione imponga all’Autorità portuale di prendere la concessione, liquidare Comune e Marconi, e mantenere il controllo pubblico.

E’ sicuramente il caso – infine – di andare in consiglio comunale e giocare, una volta per tutte, a carte scoperte, non ai giochetti della politica locale.

TRE ANNI FA…

Per chi ha la pazienza di proseguire, questo quanto ho scritto a marzo del 2013

In primo luogo le scuse di chi scrive. Per aver creduto e aver fatto credere ai lettori che il progetto del porto di Anzio fosse cosa fatta. Ci abbiamo messo la faccia e impegnato un giornale e lo abbiamo fatto perché mai – prima di questa iniziativa – avevamo visto le carte. Per anni ci avevano fantasticato di “Marine investimenti” e simili, qui il porto sarebbe stato della città. Per questo abbiamo difeso il diritto di Anzio a essere trattata come Formia e Fiumicino. Abbiamo sbagliato e prendiamo atto che questo porto, ormai, è irrealizzabile. Ma cerchiamo pure di capire quali sono state le responsabilità di rinvii, veti, azioni politiche fini a se stesse.

Nel 2005, prima di lasciare la presidenza della Regione, Francesco Storace poteva dare al Comune la “delega di funzioni”. Il sindaco era Candido De Angelis, il porto oggi ci sarebbe, ma si sa che l’ex primo cittadino e senatore uscente nei rapporti non è mai stato bravo e la risposta del presidente – ricandidato – fu sostanzialmente quella di aspettare il voto. Perché, del resto, far “crescere” troppo De Angelis che aveva già portato a casa il piano regolatore? Storace perse e andò a fare il ministro. Anzio? Ma sì… E cosa importava ad Andrea Augello e Francesco Aracri del raddoppio della Nettunense e della accessibilità al porto? Era fatto, finanziato ma non “impegnato”, c’erano le elezioni, i due assessori dell’allora potente An non si intendevano molto, così la politica decise di aspettare… Ora i due sono parlamentari, ad Anzio hanno preso i voti, poi che fa? Di quel progetto sono rimaste le briciole. Anzi la Regione guidata dal centro-sinistra con Bruno Astorre assessore ai lavori pubblici provò a dire che i soldi non c’erano. Salvo poi restituirli per non averli utilizzati. La politica… La stessa che dovrebbe dirci – Candido De Angelis da un lato e Giorgio Pasetto dall’altro – cosa è successo tra il 12 luglio 2006 e il 18 settembre dello stesso anno. Dopo la conferenza dei servizi di luglio il sindaco di allora ringraziò Marrazzo e la Regione, l’intesa era trovata, si poteva proseguire, due mesi dopo la doccia fredda e l’arrivo dei sacerdoti delle procedure sbagliate. Si parlava negli ambienti dell’avvento di Francesco Bellavista Caltagirone, quello di Imperia e Fiumicino, De Angelis e Pasetto vogliono dirci qualcosa? Sì, anche Pasetto, l’ex sindaco e “faro” della parte del Pd che più si è battuta contro il raddoppio del porto. Lui ha sempre detto di non entrarci nulla ma a chiamarlo in causa, nero su bianco, è stato proprio Astorre che sul porto impegnava i propri uffici a dire no che altrove (Formia e Fiumicino) erano sì. L’ha fatto dopo il famoso convegno al Lido Garda, spiegando come coloro che andavano a Roma a dirgli di fermare tutto in quell’occasione restarono in silenzio. Anzio? Ma sì… Pasetto è pagato dalla collettività per gli incarichi ricoperti in passato, Astorre dopo aver contribuito nell’ufficio di presidenza della Regione Lazio ad aumentare i fondi ai gruppi è stato promosso senatore dal Pd. Anzio? Pazienza. O veramente, come denunciò De Angelis dare un incarico specifico avrebbe significato il via libera al porto? Ce lo dicano.

A quel convegno c’era anche Esterino Montino – del quale dimostrammo la presenza di una sua “delegata” con un’attività sul lungomare di Fiumicino – colui che bloccò un accordo di programma che era solo da firmare perché le procedure erano corrette. Dopo aver fatto di tutto nel centro-sinistra ora è candidato sindaco a Fiumicino, la moglie è in Senato, il capo segreteria in Regione. Anzio, il porto? Ma sì… Questa è la politica. Nessuno ha mai chiesto agli esperti di Sabaudia chiamati dal Pd che citano studi degli anni ’90 e sentono il litorale minacciato dal nuovo porto di Anzio, per esempio, perché l’erosione già oggi ha fatto sparire la spiaggia. La politica… La stessa che dopo una serie di annunci non ha portato a conseguenze: il Comune non ha mai chiesto i danni ai vari Gaglioli, Caliendo e compagnia che davano pareri a soggetto a seconda di chi realizzava gli interventi. Si sa, in politica possono sempre servire. I danni? Pagheranno i cittadini di Anzio le perdite della società… E se De Angelis predicava nel deserto – nessuno di An in Regione se lo filava mentre il centro-sinistra metteva i piedi in testa ad Anzio – il dialogo di Bruschini non è che abbia prodotto molto. Anzi. La politica… Quella che ha imposto, grazie a Gianfranco Fini, prima Italia Navigando e poi un presidente come Baldassarre che De Angelis accettò quando, invece, pensava di affidare l’incarico a Giuseppe De Rita. La politica, quella dell’ex sindaco “con me o contro di me” e quella dell’attuale che rinviò la conferenza dei servizi in ragione del dialogo e si fece prendere in giro. Quella di chi, come la Polverini che oggi siede in Parlamento, ha impiegato cinque mesi per un accordo di programma pronto e un anno per la concessione. Anzio? Ma si… La politica di chi non ha sentito il dovere di preoccuparsi perché nell’operazione di scissione di Italia navigando Anzio restasse al carrozzone pubblico anziché finire a Renato Marconi. Quel progetto, in gara fino al 2010 avrebbe avuto un senso, davvero si sarebbe ripagato con i posti barca. Oggi non più. E che con il fallimento della gara e di conseguenza del porto viene meno anche quel progetto di città che doveva essere “mare, cultura e natura” ed è diventata “varianti, cemento e furberie”. Luciano Bruschini, la sua risicata maggioranza e quella degli ex si avviano a una fine ingloriosa, condita dalla storiella della sfiducia sì sfiducia no. Perché, alla fine, i consiglieri comunali del centro-destra del porto non si sono mai preoccupati. Ci sono prima cooperative e affini. E’ la politica… Poi ci si chiede perché il Movimento 5 stelle ha in Italia il seguito da record.

Finita l’era del centro-destra è giusto, a questo punto, che ci sia un’alternanza. Quella più accreditata è di Ivano Bernardone che a proposito del porto si è sempre battuto – con i suoi – per la riqualificazione dell’attuale. Benissimo. Il candidato sindaco ci eviti studi o varianti di salvaguardia tanto cari a chi – tra Anzio 2000 e Futura – è esperto in convegni che portano al nulla e dove gli stessi medici sono al capezzale da anni di un paziente moribondo. Bernardone ha il dovere di dire la verità e cioè che per fare il bacino attuale si deve cambiare il piano regolatore portuale o modificare in variante l’accordo di programma e dove intende trovare i soldi per la riqualificazione.

Aveva ragione Luigi Pirandello nelle “Sorprese della scienza”: la politica dibatte per anni, mentre il paese di Milocca resta al buio. Tradotto: per un altro lungo periodo ci terremo il porto così, gestito dai soliti noti, con servizi inesistenti e strutture al limite delle norme ovvero della sicurezza, dell’igiene e della salute pubblica. La chiamano politica…

Porto, cresce la richiesta di un’assemblea pubblica

Nei giorni scorsi Fratelli d’Italia, adesso “I Grilli di Anzio”, da più parti sulla vicenda porto arriva la richiesta di un’assemblea pubblica. Quella che il sindaco, Luciano Bruschini, ha sempre annunciato e mai tenuto. Le note dei due gruppi politici.

incontrocapodanzio

L’assemblea pubblica del gennaio 2015  organizzata dalla Capo d’Anzio

Fratelli d’Italia

“A seguito delle turbolente dimissioni del Presidente della “Capo d’Anzio”, la società a maggioranza pubblica che gestisce il Porto ad Anzio, il partito Fratelli D’Italia – Alleanza Nazionale della città neroniana pone una  serie di riflessioni nell’interesse dei cittadini. “Crediamo che sia davvero giunto il momento della trasparenza assoluta e della chiarezza sulla questione del Porto.” Intervengono cosi in una nota ufficiale il Consigliere di Fdi-An Marco Del Villano ed il Portavoce locale Francesco Novara. Continuano poi, “In un precedente incontro ufficiale, svoltosi tra il nostro partito ed il Sindaco Luciano Bruschini, avevamo richiesto un’Assemblea pubblica aperta a tutti i cittadini, in cui i proprietari di maggioranza del Porto, i cittadini stessi, avrebbero potuto ricevere risposte chiare sul futuro di questa opera che rappresenta una fondamentale risorsa di sviluppo della città. Volevamo chiarezza e risposte sulle procedure, sulla situazione occupazionale e sul perché un porto, che doveva essere totalmente pubblico, si ritrovava con un socio privato dentro.
Purtroppo il Sindaco non ha mai dato seguito a questa nostra richiesta, è mancata la chiarezza verso i cittadini, il Presidente, come lo stesso riferisce, è rimasto solo e le tensioni dei lavoratori del Porto non sono state adeguatamente gestite ed ascoltate dalla politica locale.
Adesso ci auguriamo che sia aperta un’indagine e si faccia luce sulle intimidazioni denunciate dal Presidente D’Arpino, perché non è accettabile che un Presidente si dimetta per questi motivi e perché questo clima macchia il nome della città ed aumenta il senso di insicurezza già dilagante. L’opera del Presidente D’Arpino potrà essere criticata o meno, ma  sicuramente non sono accettabili le intimidazioni subite, così come non è parimenti accettabile il fatto che lo stesso sia stato lasciato solo da un Sindaco che, quale rappresentante del socio di maggioranza della Capo D’Anzio, dovrebbe rappresentare e tutelare gli interessi di tutti i cittadini e che oggi ci sembra più che altro dedito a salvaguardare gli equilibri di una maggioranza che difficilmente potrà garantire un futuro migliore a questa città.
Per questo esprimiamo la nostra solidarietà al Presidente uscente e gli auguriamo di proseguire la sua esperienza politica nel centrodestra nelle cui fila ha sempre militato. In una città in cui un assessore si dichiara renziana e rimane tranquillamente al suo posto in una giunta che dovrebbe essere di centrodestra, il coerente percorso politico di D’Arpino rappresenterebbe sicuramente un valore.”
Nei prossimi giorni Fratelli d’Italia renderà nota la propria posizione su come proseguire per la realizzazione del Porto, interessando tutti i livelli istituzionali a partire dal Dirigente nazionale  Romeo De Angelis, che si è attivato da tempo sulla questione e che in giornata ha raggiunto  telefonicamente il Presidente uscente D’Arpino”.

I Grilli di Anzio

“Alla luce degli avvenimenti che riguardano la Capo d’Anzio,le dimissioni del  presidente,le minacce,i ricorsi, i bilanci in rosso,il detto e non detto, il meetup “Grilli di Anzio” chiede al sindaco di convocare un’assemblea cittadina ,per riferire sulla reale situazione della società di cui siamo detentori del 61%. Basta tentennamenti,il sindaco assuma le sue responsabilità e si confronti direttamente con i cittadini

Da tempo chiediamo trasparenza e partecipazione pubblica,cose che hanno sempre scarseggiato riguardo l’annosa vicenda del nuovo porto, di cui noi cittadini siamo sempre stati spettatori impotenti, senza diritto di parola”.

Porto, Maranesi parla di “Soap opera”

Ricevo e pubblico, da Marco Maranesi, sulla vicenda porto

renderingporto

 

SOAP OPERA “IL RIPENSAMENTO…. LA PRIVATIZZAZIONE DI ANZIO”
Attori protagonisti: Luigi D’Arpino e Antonio Bufalari
Regia: Franco Pusceddu (dirigente del Comune in ferie fino a settembre prima della pensione ma ancora incollato alla poltronissima del porto)
Produttore unico: Renato Marconi

Se i fatti riportati da un noto settimanale locale corrispondono al vero ma non ne dubito vista l’autorevolezza di chi ha firmato l’articolo purtroppo siamo ai titoli di coda della Soap Opera e possiamo dire che il porto pubblico, il bando di gara, il nuovo CDA formato da seri professionisti è stato l’ennesimo bluff che rimarrà chiuso nelle stanze di Villa Sarsina. Il produttore Renato Marconi è sceso in campo, ha spedito ad Anzio il fido Antonio Bufalari che con il regista, Franco Pusceddu, ha confezionato una Soap Opera degna delle migliori serie americane. Troppo importanti quelle poltrone del CDA, troppi sono gli interessi che girano intorno alla privatizzazione del Porto e quindi alla privatizzazione della nostra Città.

Caro Presidente d’Arpino:
Non ti candidi più come Vicesindaco di altri?
Non ti candidi più con le persone perbene di questa città?
Non sei più uscito da Forza Italia?
Non dici più che il Sindaco non è libero?
Non ti senti più abbandonato?
Hai dato le tue dimissioni definitive?
Non ringrazi più Renato Marconi per l’ottima collaborazione in questi anni?

Caro Franco Pusceddu:
Perché resti incollato alla poltrona del CDA della Capo d’Anzio nonostante le annunciate dimissioni di D’Arpino?
Come fai s stare nel CDA quale rappresentante del Comune se sei praticamente in pensione?
Sei favorevole alla causa intrapresa dall’Avv. Cancrini per la riacquisizione delle quote che in modo illegittimo sono finite nelle mani di Marconi, così come stabilito dal Consiglio Comunale? Oppure ti sei adoperato per bloccare la causa?

Alla prossima puntata.

Porto, consiglio d’amministrazione rinviato. Parla D’Arpino

darpino

Luigi D’Arpino

E’ stato rinviato il consiglio d’amministrazione della Capo d’Anzio, chiamato a decidere sulle sorti di un progetto che finora era quello di iniziare dal bacino interno e che il sindaco, contrariamente a quanto deciso in assemblea dei soci, vuole rivedere per rifare il bando. La riunione, come spiega il presidente della Capo d’Anzio Luigi D’Arpino nella lettera che segue, si terrà il 20 gennaio. Dopo passaggi che sembrano a dir poco singolari.

Cari concittadini, onde evitare che vi giungano notizie di terza mano e laddove la cosa vi dovesse interessare, le informazioni di prima mano ve le do direttamente io. Il 4 Gennaio il Sindaco Luciano Bruschini mi chiama e mi comunica che nel Consiglio d’amministrazione dell’indomani ( 5 Gennaio ) ci sarebbe da  discutere di….

Innanzitutto faccio notare al Sindaco che l’ordine del giorno di un Consiglio d’amministrazione non si decide il giorno prima, bensì all’atto della convocazione  e faccio anche notare che come di consueto avviene, non ci fossimo rapportati negli ultimi giorni dell’anno e soprattutto dopo il Consiglio d’amministrazione del 23/12/2015 riguardo ad una nuova  convocazione  per il 5 Gennaio. Oltretutto nel mio calendario di lavoro era presente già da metà dicembre una perizia su una barca a Cala Galera a Mezzogiorno del 05/01/2016, come facilmente dimostrabile.

Do assicurazione al Sindaco di stabilire la data del Consiglio d’amministrazione appena dopo il Suo rientro, condividiamo l’ordine del giorno ed in data 07/01/2016 ore 14,28 convoco il Consiglio d’amministrazione per il 15/01/2015, data per la quale Egli stesso aveva insistito si convocasse.

L’8 mattina ricevo due telefonate da stretti collaboratori del Sindaco, uno tecnico e l’altro politico, che mi invitano ad aggiornare di qualche giorno perché in data 14/01/2016 ci sarà una riunione tecnica (?) con degli esperti (?), alla quale il Sindaco forse non parteciperà, per capire alcune cose riguardo al Porto.

Mi muovo di conseguenza e stabilisco, con i membri del Consiglio d’amministrazione, la nuova data del 20/01/2016.

Questo è quanto affinché le voci strane non prendano il sopravvento“.

Il porto tabù, l’approdo di pochi e le buone maniere

marinamateriale

L’ultimo consiglio comunale di Anzio s’è occupato, è ormai noto, di una definizione data dal sottoscritto intorno alla quale ha discusso per oltre un’ora. Con veemenza, termini forti, evitando di parlare della storia delle morosità indicate dall’ufficio politica delle entrate, anzi minimizzandole.

Si può parlare di ciò che si vuole,  chiaro, evitando offese magari, ma questo è un altro discorso. Si dovrebbe anche parlare, però, di ciò che interessa la città e il suo potenziale sviluppo.

La vicenda porto, invece, bandiera del centro-destra dal ’98, con una concessione in essere dopo mille peripezie dovute a chi inventava procedure sbagliate (buona parte di quello che oggi è il Pd)  sembra diventata un tabù.

Del piano di razionalizzazione della società nessuno parla e doveva essere fatto entro marzo. C’è un piano finanziario che dice una cosa, votato anche dal sindaco che rappresenta il socio di maggioranza, ma Bruschini continua a parlare da oltre un anno di un bando possibile ma che allungherebbe ulteriormente i tempi. Senza contare i fantomatici – e mai visti – gruppi stranieri interessati all’opera.

Certo, è pendente il ricorso degli ormeggiatori – sui quali il Tar si sta stranamente prendendo più tempo del previsto – ma la Capo d’Anzio (al 61% ancora dei cittadini) è titolare di diritti che deve poter esercitare liberamente. Oggi c’è stata tensione, ancora una volta, perché l’approdo è considerato terra di pochi. Quello che immaginavamo come “il porto della città” era e resta esclusivamente degli operatori. Che avranno pure le loro ragioni  – e lo vedremo o meno quando il Tar finalmente si pronuncerà – ma non possono certo usare metodi come quelli riportati dall’amministratore delegato nella denuncia presentata.

Si ha il diritto di difendere il proprio lavoro, ci mancherebbe, attraverso un ricorso e paradossalmente anche muovendosi politicamente attraverso consiglieri comunali che minacciano una crisi perpetua, ma a metodi del genere non si deve mai arrivare. E dire che oggi  non c’era nemmeno il contestato Luigi D’Arpino che gli ormeggiatori, è noto, poco possono vedere.

Se ne parlerà in Consiglio comunale? Chissà… Sembra un argomento diventato tabù, quando in realtà oltre alla vicenda del piano di razionalizzazione ci sarebbero da affrontare quelle  del Life (si corre per evitare che il Comune dopo aver usato i soldi per altro finisca nella black list europea) dei conti della società, del rapporto (purtroppo ben noto già dai tempi di Italia Navigando con Renato Marconi socio) con il privato, di un’impossibile, a tre anni di distanza,  causa per contestare il passaggio delle quote a Marconi e il mancato rispetto dei patti parasociali.

Forse c’è chi, maggioranza e opposizione, preferisce l’approdo di pochi e metodi tutt’altro che ortodossi. Del resto quando si arriva, ai vertici istituzionali, a dare dell’infame a chi scrive, come si può pretendere che i cittadini siano ligi almeno alle buone maniere?

Porto, non sono i giornalisti a fare confusione

capodanziouffici

Una pagina del settimanale “il Granchio” dedicata al bando per il nuovo porto consegnato al Comune e lì rimasto ha scatenato la reazione del presidente della Capo d’Anzio, Luigi D’Arpino, che sui social network – dei quali fa un  uso abbondante e poco istituzionale – ha espresso il proprio dissenso su quanto pubblicato.

E’ un passaggio che serve come punto di partenza per dire chiaramente che sul porto non sono i giornalisti a fare confusione. Dovevamo avere il doppio porto, le crociere e tutto il resto, ci ritroviamo a gestire una bagnarola poco sicura e con il canale d’accesso insabbiato alla prossima mareggiata. Già questo basta e avanza, ma uno capisce che i tempi sono cambiati…

E scopre l’ondivaga posizione di chi rappresenta il 61% pubblico della “Capo d’Anzio” ovvero il sindaco di Anzio, Luciano Bruschini.

Nell’articolo del settimanale si afferma che il sospetto è che si voglia andare avanti con la sola gestione. Non è un sospetto, ma una certezza. E’ quello che ha stabilito l’assemblea dei soci della “Capo d’Anzio” – sindaco presente – per uscire dall’angolo di un mega porto irrealizzabile e cercare di non portare i libri in Tribunale.

Il piano finanziario è di dicembre 2013, poi è arrivata la richiesta (accolta) di inversione del crono-programma e di avvio della gestione per salvare la società. Mentre tutto questo avveniva, il sindaco andava in Consiglio comunale a dire che avrebbe fatto il bando e incaricava uno studio di scriverlo.

E’ cosciente, anche se dice sempre che lui “non sa“, che il bando oggi è un’avventura. Già solo pubblicarlo e aspettare eventuali offerte fa passare quasi un anno, poi? La Capo d’Anzio nel frattempo è andata fallita o ha ceduto la concessione al miglior offerente o per la spending review è finita al socio di minoranza Marinedi, Renato Marconi.

Ecco, la confusione non la fanno i giornalisti ma chi sul porto ci ha detto tutto e il suo contrario. Siccome i cittadini di Anzio hanno il 61% delle quote, il sindaco aveva (e ha) il dovere di avvisarli e di seguire una linea logica.

Invece dal singolare avvento di Renato Marconi in poi (vicenda che in altre sedi andrebbe indagata, ma ha avuto il placet nazionale di governi diversi e trasversali…) Bruschini ha dato una botta al cerchio e una alla botte.

Si poteva impugnare il passaggio di quote, per esempio, c’era un ordine del giorno del Consiglio comunale e un parere legale profumatamente pagato. Ma Bruschini prima ha detto che Marconi serviva “perché il Comune non poteva fare certe cose“, poi si è solennemente impegnato a mandarlo via, quindi ci ha messo un altro anno a scrivere una lettera per chiedere quote che andavano restituite “al valore nominale” secondo i patti parasociali che Marconi stesso aveva firmato quando presiedeva Italia Navigando. Si è atteso, dato carta bianca – dal nome al logo, al nuovo sito – a Marconi e ai suoi uffici, ora mandarlo via costerebbe un occhio della testa oltre a essere difficilmente proponibile.

E la relazione alla Corte dei Conti per dire che la società deve rimanere pubblica in quanto il porto è strategico? Il termine di marzo 2015 è passato da un pezzo, nulla è stato fatto, il Comune sarà costretto a cedere le quote e se arrivasse un nababbo a offrire 10 milioni di euro, Marconi avrebbe diritto a tenere tutto per sé alla stessa cifra.

E gli acquirenti, ora turchi ora russi, ora americani, dei quali si parla da mesi? Mistero. La vicenda della sede in piazza, poi, ha del surreale…. Assegnata, mai usata, affidata non si sa ancora a chi ma per la quale nel frattempo il Comune chiede i canoni arretrati.

Per non parlare della situazione creatasi con gli ormeggiatori: la società fa ricorso sulla sospensiva ottenuta dalle cooperative, vince al Consiglio di Stato, il sindaco – spinto da consiglieri comunali di maggioranza – li rassicura che qualunque sia l’attesa pronuncia del Tar  fanno “la stagione, poi si vede“.  L’hanno fatta, si attende la sentenza, ma la confusione resta tanta. Se dovessero perdere, cosa succede? Qual è l’offerta di assunzione fatta e mai resa nota ufficialmente? Cosa impedisce di farlo, quando è noto dai bilanci il costo che le cooperative hanno per il personale? E’ stato proposto meno di quello?

Senza contare quello che ha fatto la società, prima la vendita dei “Dolt” e poi la restituzione dei soldi, le dimissioni date dal presidente (e comunicate ai giornali) anzi no. Un parcheggio sul quale sono servite due delibere e non c’è ancora chiarezza. Sono i giornalisti a fare confusione?

Ma immaginiamo per un attimo l’assemblea Fca che decide di seguire un percorso, lo annuncia ufficialmente, mentre Marchionne alla prima occasione dice l’esatto contrario e dà mandato agli uffici di fare altro? Ecco,   il porto ad Anzio doveva rappresentare – per chi come scrive ci ha creduto e l’ha sostenuto – un maxi investimento della Fiat/Fca. E’ diventato altro grazie alla politichetta di paese e a qualche guru romano, ma  ripetere la storia è ormai inutile.

Una cosa è certa: al posto di D’Arpino, anziché scagliarsi su chiunque scrive, ce ne saremmo andati da tempo. Perché l’assemblea ha detto una cosa che lui, insieme al resto del consiglio d’amministrazione, ha portato avanti. Nel frattempo il socio di maggioranza ha scelto di fare altro. Alimentando la confusione

Sono i fatti, scriverlo è il nostro mestiere.

Porto: un tweet, la proposta del Pd, le scomposte reazioni di D’Arpino

darpinofb

E’ bastato un “tweet” a scatenare un mezzo putiferio. Recita: “Porto dei cittadini. Il Pd di Anzio lancia azionariato diffuso per evitare che società finisca in mani private”. Una comunicazione in diretta, fatta da chi scrive, durante la conferenza stampa che era in corso nella sede del Pd, dove veniva presentata una proposta. Il che è già notizia, dopo anni di “rincorse” a dire che le procedure erano sbagliate e a non approfondire – invece – quello che Aurelio Lo Fazio, da solo, denunciò sin dall’inizio ovvero che Renato Marconi era già socio di Italia Navigando e che quindi non era pubblica come ci avevano fatto credere.

Il punto non è questo, comunque, ma la reazione scomposta – altro che dotte citazioni di Seneca…. – che il presidente delle dimissioni annunciate ma non formalizzate, Luigi D’Arpino, ha avuto. Annunciate e rispedite al mittente dal sindaco che in Consiglio comunale gli ha confermato la fiducia. Dimissioni beffa, insomma, a meno che D’Arpino ora non ci smentisca e le dia per davvero. Reazione su facebook – quello che si legge nella foto è solo l’inizio, ma basta e avanza – e nelle dichiarazioni rilasciate al Clandestino. Dimenticando di essere il rappresentante istituzionale nella società pubblica che deve (dovrebbe) realizzare e gestire il porto, anziché entrare in questioni di merito attacca. Nei giorni precedenti, sempre usando facebook, aveva dato dei “cazzari” ai giornalisti che scrivevano della candidatura, annunciata da lui, della moglie a sindaco. Nel frattempo è stato anche a Young tv e ha usato parole pesanti – o meglio da denuncia – nei confronti di ormeggiatori e forze dell’ordine che controllano il porto. Speriamo che sia già andato in Procura o che, nel frattempo, siano state acquisite le registrazioni e che si vada fino in fondo. Perché sono affermazioni gravi, fatte da chi rappresenta il socio pubblico nella “Capo d’Anzio” e non da chi passa per strada… Da chi ha un ruolo istituzionale e per questo ha – avrebbe – il dovere di mediare o eventualmente di denunciare nelle sedi opportune.

Non c’è dubbio che sul porto c’è chi abbia vissuto e viva di rendite di posizione, abbia sentito “suo” e non della collettività il bacino portuale. Qui – e prima ancora dalle colonne del “Granchio” – lo si sostiene da anni.

Ma il punto è ancora un altro. Fatte le debite proporzioni: cosa sarebbe successo se il presidente dell’Expo, manifestazione destinata a rilanciare le sorti dell’Italia avesse usato toni a dir poco “coloriti” come quelli di D’Arpino? E se il presidente del futuro comitato per ospitare le Olimpiadi del 2024 cominciasse a dare dei “parassiti” ai titolari delle bancarelle intorno allo stadio? Immaginiamo che capirebbe da solo di dover rassegnare il mandato. Il porto è per Anzio, così ci ripetono da anni, l’occasione di rilancio e chi scrive ci ha creduto e ci crede ancora.

D’Arpino è stanco, ne ha sopportate di tutti i colori come dice lui e dobbiamo credergli, ma fa il presidente della “Capo d’Anzio” per una indicazione squisitamente politica. Era un papabile candidato sindaco, si misero d’accordo Candido De Angelis e Luciano Bruschini, quest’ultimo sindaco e D’Arpino presidente della società del porto che aveva visto – in quel ruolo – il compianto Gianni Billia e Antonio Baldassarre. Oggi, con certe dichiarazioni, D’Arpino si fa fuori da solo. E’ evidente che non può restare lì a rappresentare il socio di maggioranza ovvero la città. Da persona intelligente qual è avrebbe dovuto andarsene prima, quando il sindaco in assemblea dei soci diceva una cosa e poi in Consiglio comunale un’altra. Ora il sindaco dovrebbe intervenire, ringraziare e passare oltre. Non prima di aver dato risposte a domande alle quali sfugge dall’ingresso di Marinedi a oggi.

D’Arpino ha anche rinunciato a parte dell’emolumento per far quadrare il bilancio 2014, gli va riconosciuto, ma va ricordato che resta tra i creditori della società per i soldi da presidente dal 2008 a oggi. Lui come gli altri componenti del consiglio d’amministrazione passati e presenti. E’ un debito – uno dei tanti, circa 2 milioni – che la “Capo d’Anzio” ha.

Pari pari a quello nei confronti di chi ha preparato il progetto “Life” e non ha visto un euro, oggi ha un decreto esecutivo ma di fatto inutilizzabile, mentre con i soldi arrivati dall’Unione europea “è stato fatto altro” – come disse il dirigente dell’area finanziaria in Consiglio comunale. Cosa è stato fatto? Ed è vero che si rischia di entrare in una procedura di infrazione della Ue? E la proposta del Pd di aumento di capitale, piaccia o meno al presidente dimissionario D’Arpino, è fattibile o non? Le alternative sono la liquidazione della società oppure la cessione delle quote del Comune come ha suggerito lo stesso dirigente dell’area finanziaria? E se quelle quote vanno cedute è vero o meno che Marinedi ha un diritto di prelazione? Sono domande alle quali la città deve avere le risposte, non il Pd o chi scrive, tanto meno gli operatori, almeno fino a quando il 61% resterà del Comune.

Perché se proviamo a guardare al futuro – e sarebbe ora, conosciamo a memoria i pareri “a soggetto” e tutto il resto che fa parte di un pessimo passato – il rischio che arrivi un privato al 100% era, è e resta dietro l’angolo. Si deve avere l’onestà di dirlo ai cittadini, a cominciare da quelli che hanno votato il centro-destra come il presidente dimissionario ci ripete a ogni occasione.

Porto addio, che peccato averci creduto

incontrocapodanzio

Va dato atto a Luigi D’Arpino di aver sempre sostenuto che il porto, in realtà, non lo voleva nessuno. Oggi che si dimette e che la fine della Capo d’Anzio e dell’intero progetto sembrano dietro l’angolo, è giusto almeno dargli l’onore delle armi.

Sapremo nelle prossime ore come andrà il ricorso degli ormeggiatori, al quale si è aggiunto quello del Circolo della Vela. Altri ne arriveranno, forse, altri hanno già ottenuto di rivedere i canoni da pagare, altri continueranno a fare affari fuorilegge e impuniti. Solo il Comune non ha mai fatto ricorsi: contro i pareri a soggetto o per riprendersi le quote, come suggeriva un parere pagato con i soldi dei cittadini.

Siamo una città fatta così, gli interessi di pochi prevalgono su quelli della comunità. All’indomani della gara deserta chiesi pubblicamente scusa, dalle colonne del Granchio, per aver fortemente sostenuto la  necessità di un nuovo porto, quel progetto per l’iter che aveva seguito, il diritto di Anzio a essere trattata come Formia e Fiumicino. Oggi dico che è un peccato aver speso tempo ed energie, perché ci meritiamo il porto che abbiamo, con servizi scadenti e senza sicurezza, ampiamente fuorilegge.

E magari ci sarà  un privato a gestirlo, se è vero com’è vero che il dirigente dell’area finanziaria del Comune ha scritto a tutti dicendo che le quote pubbliche vanno cedute in base all’ultima legge di stabilità. Si sapeva anche questo e la dietrologia mi piace poco, anzi pazienza se qualcuno mirava a tanto e ci è riuscito. Magari gli ormeggiatori troveranno il modo di accordarsi, i cantieri e i circoli pure, ma sì…

Una sola cosa, al posto di D’Arpino che dice che solo il sindaco gli è stato a fianco c’era da andarsene prima. Quando lo stesso sindaco, che in  assemblea dei soci dava il via libera all’inversione del crono programma e al piano finanziario rivisto, in consiglio comunale si rimangiava tutto.

Addio porto, è stato un peccato. Davvero.

Porto, la replica di Maranesi. E come sempre Bruschini “non sa”

Il consigliere comunale Marco Maranesi ha inteso replicare a quanto scritto poco fa rispetto alla sua posizione sul porto. Ha lo spazio dovuto, anche se al fatto che il sindaco “non sa” credo poco. Leggere i verbali dell’assemblea dei soci per credere. Detto questo, è giusto dare diritto di replica.

***

Caro Gianni,

è vero nel 2012 ero all’interno di Forza Italia, ma non ero consigliere comunale e quindi non sapevo dell’ordine del giorno votato dal Consiglio comunale per la riacquisizione delle quote in mano a Marinedi.

Io purtroppo o per fortuna  sono un nuovo della politica locale e sono al primo mandato da Consigliere Comunale, non avrei mai voluto interessarmi nel Nuovo Porto di Anzio della Capo d’Anzio in quanto riponevo la mia massima fiducia nell’azione del Sindaco e del Presidente della capo d’Anzio Luigi D’Aprino.

In questi due anni sulla vicenda porto ne ho viste di tutti i colori. Ordini del giorno votati dal Consiglio Comunale e non rispettati, deleterie conferenze stampa a insaputa della maggioranza e del  Sindaco Bruschini dove di fatto non ha partecipato ed ha fatto bene, bandi per l’assunzione di personale alla Capo d’Anzio che hanno suscitato aspettative lavorative che non ci sono ( sempre ad insaputa del Sindaco), lettere non LEGGITTIME  a firma di un funzionario del Comune di Anzio agli ormeggiatori per lo sgombero delle aree in concessione alla Capo d’Anzio ( sempre ad insaputa del Sindaco)oggetto di un ricorso al Tar e di ulteriore confusione. Detto questo qualcosa non mi torna. Il Presidente D’Arpino e il Dott. Pusceddu, che non sono stati eletti da nessuno, fanno azioni su indicazione del Sindaco e lo stesso Sindaco non sa nulla???? Ti posso assicurare in quanto sono testimone oculare in prima persona che di questi passaggi il Sindaco non sapeva veramente niente. Detto questo sono stato obbligato dal mio senso di responsabilità  per la carica che ricopro nell’interessarmi della vicenda del Nuovo Porto di Anzio, perché qualcosa non mi tornava. E ci tengo a fare una precisazione. Il Presidente della Capo D’Anzio Luigi D’Arpino NON PUO’ agire liberamente per la sua carica, non può definire l’anziana Prof.ssa Bonaventura . Lui rappresenta quel 61% delle quote di proprietà dei cittadini di Anzio, quei stessi cittadini che hanno dato mandato a LUCIANO BRUSCHINI e alla maggioranza che lo sostiene  di vincere le scorse elezioni amministrative e come tale O sta alle direttive della maggioranza e del Consiglio Comunale o sta fuori.

Invece di fare comunicati stampa e di tergiversare in altre tematiche, come l’apertura del supermercato, la chiusura della libreria in Via XX Settembre e aggredire Consiglieri Comunali e semplici cittadini che non sono d’accordo con lui,   D’Aprino faccia un confronto serio e pacato sul tema del Nuovo Porto di Anzio con il Consiglio Comunale.

Sulla chiusura delle attività commerciali nel centro storico della città, non domandi a me che sono arrivato ieri  perché sta accadendo tutto questo. Dovrebbe spiegarlo Lui e qualche suo collega a NOI CITTADINI E NUOVI CONSIGLIERI,  dopo 30 lunghi anni di attività politico – amministrativa della città. Forse avranno fallito nella loro azione politica????? Non lo so, il tempo ci darà le risposte che cerchiamo.

Marco Maranesi

Consigliere Comunale di Anzio

Movimento Civico Liberi di Cambiare

Porto, le scoperte del giovane Marco

maranesi1

L’attivissimo – almeno mediaticamente – Marco Maranesi, con il suo nuovo compagno di cordata Davide Gatti, scopre i patti parasociali che regolano i rapporti tra Capo d’Anzio e Italia Navigando prima, Marinedi ovvero Renato Marconi adesso. Da ex capogruppo di Forza Italia non sa o non ricorda che a luglio 2012 – lui era in quel partito ma non ancora eletto – il consiglio comunale votò all’unanimità la riacquisizione delle quote secondo quei patti parasociali. Di Marconi si parlava già – per una decisione presa a livello governativo, lo diciamo anche per chi fa ricorsi sostenendo che la cosa non è mai stata resa pubblica – e a settembre sarebbe trascorso l’anno di tempo che Italia navigando aveva per trovare i soldi da quando era stata ottenuta la concessione. Termine che passava pari pari a Marconi. Il sindaco non ha mai dato corso a quell’ordine del giorno, anzi ha sostenuto che Marconi era in qualche modo “utile” alla Capo d’Anzio. Al punto che, un anno dopo, il consiglio comunale nel quale Maranesi era capogruppo di Forza Italia, bocciò la proposta dell’opposizione di dar corso a quella volontà e di riprendersi le quote. C’è da sperare che Maranesi conoscesse già i patti parasociali e che abbia appreso – insieme a Gatti – un po’ di storia recente della Capo d’Anzio. Perché altrimenti ignora che tutto ciò che hanno fatto il presidente Luigi D’Arpino e il consigliere d’amministrazione Franco Pusceddu (per legge deve esserci un dirigente del Comune in una società partecipata…) è frutto di decisioni dell’assemblea dei soci, alla quale il sindaco partecipa come rappresentante del 61% delle quote.

Se poi si fa una battaglia “politica” – così la chiamano… – il discorso è diverso. Ma di procedere con l’inversione del crono programma, di sistemare e gestire intanto l’attuale bacino, di avere un piano finanziario con quei canoni, l’hanno stabilito Bruschini e Marconi in assemblea dei soci. Di sanare le casse della Capo d’Anzio lo hanno suggerito – negli ultimi due bilanci – i revisori dei conti.

Il consiglio d’amministrazione ne ha preso atto e ha messo in piedi gli strumenti per dar corso a quella volontà. Che poi Bruschini prima a settembre abbia annunciato il bando e detto che voleva riprendersi le quote, quindi adesso lo abbia ribadito, sarà sempre “politica” ma intanto la Capo d’Anzio rischia di fallire o di essere venduta. E non per volontà del presidente o del dirigente di turno contro il quale scagliarsi, ma perché risponde al codice civile ed è prossima al fallimento mentre la “politicagioca.

Da mesi, da quando Maranesi era ancora capogruppo, si chiede da questo modesto spazio di avere chiarezza. Inutilmente.

Ecco, al posto di D’Arpino – che può agire liberamente per la sua carica, meno Pusceddu che è pur sempre dipendente del Comune – ce ne saremmo andati dopo il consiglio comunale di settembre nel quale il sindaco aveva svelato la sua “strategia” ovvero di cacciare Marconi dopo averlo sostanzialmente usato e rifare il bando. Maranesi era ancora capogruppo e di D’Arpino e Pusceddu non si interessava poi tanto. Figuriamoci Gatti che era all’opposizione e sul porto stava (e sta, immaginiamo) a quello che diceva Candido De Angelis.

Le dimissioni di D’Arpino andrebbero chieste per la mancanza di una strategia comunicativa con i soggetti ai quali andava spiegata, non “imposta”, l’inversione del crono programma. Ma questa strategia, l’assemblea dei soci, non l’ha mai indicata. Né il presidente ha pensato di attuarla. E D’Arpino dovrebbe dimettersi anche perché il suo socio di maggioranza, il Comune, non è capace neanche di dargli una sede perché le conchiglie sono più importanti del porto e il locale di piazza Pia serve a un fantomatico “museo”.

Insomma, sono altre le ragioni per cui andarsene. Su quote e strategie, se non condivise, andrebbero chieste le dimissioni del sindaco.