Porto, il bilancio 2019 ancora “nascosto”. Ecco perché

Quando volevo fare questo mestiere, Giampaolo Pansa dava tra i consigli agli aspiranti giornalisti quello di saper fare visure in Camera di commercio. Non era come oggi, tutto on line, ma è stata una bella palestra ed è un insegnamento che tengo sempre a mente.

Così non ho perso l’abitudine e adesso che la tecnologia aiuta, se fai la visura sulla società X, al minimo cambiamento arriva un “alert” che ti informa di novità presenti. Così ho scoperto che mentre la sezione amministrazione trasparente della Capo d’Anzio è ferma (siamo al 6 novembre alle 20) al bilancio 2018 e quella del Comune (stesso orario) dice “file non trovato sul server”, l’atto è stato depositato nei giorni scorsi.

Perché non viene reso pubblico? Semplice, mentre pensano di portare la società in liquidazione o al fallimento, si legge nella relazione del presidente Ernesto Monti che: “Non si registrano particolari criticità afferenti il clima politico e sociale di contorno alle attività sociali”. Siamo su “Scherzi a parte”? Una società decotta, con un contenzioso aperto e del quale non si vede la fine, una parte in mano a un custode giudiziario, denunce reciproche tra soci e non ci sono criticità? E il clima politico è tranquillo intorno alla Capo d’Anzio? E poi non c’è solo la frase di Monti, le sorprese sono molte altre e le vedremo. Però sembra di conoscere già la risposta: benché approvato con molta calma (a quante società è permesso di farlo due anni dopo?) questo è il bilancio 2019, aspettate….

Dal documento apprendiamo che aumentano gli incassi ma diminuiscono i ricavi e crescono i debiti. Perché sappiamo non essere vero che il clima è “pacifico”, ma il presidente nella sua relazione ammette: “Va tuttavia evidenziato che le incertezze in merito ai piani di sviluppo della società, con particolare riferimento all’avvio dei lavori di infrastrutturazione del bacino portuale, sono in grado di condizionare i risultati dell’attività commerciale della Società”. Quelle incertezze sono pluriennali, ma diventano sempre una scusa per giustificare la tenuta in piedi del “giocattolo” Capo d’Anzio.

I numeri

Il bilancio chiude con un utile di 4.959 euro, mentre nel 2018 era stato di poco più di 13.000 dopo che l’originaria proposta dell’allora amministratore delegato prevedeva una perdita di 82.000. Chi avrà ragione su quei conti, forse, ce lo dirà la Guardia di Finanza. Una cosa è certa, i debiti passano da 3 milioni e 40.000 euro del 2018 a 3 milioni 212.000 del 2019, il totale delle passività da 3 milioni 647.000 a 4 milioni e 4.000. Aumenta il valore della produzione, passando da 862.000 a 1 milione 28.000, ma crescono anche i costi, da 826.000 a 1 milione e spicci.

I debiti

Sono diversi, ma quelli più rilevanti – citiamo il bilancio – sono “tributari (euro 528.647), composti in prevalenza dal debito IVA pari a complessivi euro 306.793, dal debito per ritenute operate su compensi erogati a professionisti (euro 51.053) e sugli emolumenti erogati ai dipendenti (euro 4.109), da debiti per imposte IRES-IRAP (rispettivamente euro 8.199 ed euro 14.710) e dall’accertamento IMU per il periodo di imposta 2015, il quale però si è verificato essere un onere da ribaltare ai sub-concessionari ex art. 45-bis CdN pro quota. Sono state inoltre contabilizzate le sanzioni, gli interessi e le spese di notifica/aggio relativamente alla cartella n. 09720190248954942000 ad oggetto l’IVA 2016 ed alla cartella n. 09720190133763829000 ad oggetto il
canone demaniale per le annualità 2016, 2017 e 2018. Si precisa che il debito IVA è comprensivo degli importi relativi agli avvisi bonari ricevuti per l’IVA non versata per il periodo 2014-2018 (residuo da versare di euro 81.547), per i quali è stata richiesta, laddove possibile, la massima rateizzazione in 20 rate trimestrali. Ddebiti verso istituti di previdenza, relativi al debito INPS- Inail -Ebtl per complessivi euro 12.918debiti verso socio Comune di Anzio euro 517.794″. Fermiamoci qui e ripartiamo proprio da questo: sono i soldi per la “famosa” fidejussione necessaria a pagare la concessione, mai restituiti e che difficilmente vedremo. Perché nella relazione del presidente si legge che il socio Marinedi vanta crediti per oltre 600.000 euro e difficilmente ci darà anche solo il 39% di sua competenza su questa cifra. Parliamo poi delle imposta non pagate, dell’Imu per il 2015 che il Comune non ha mai visto e che adesso viene riversata sui concessionari (ma non sarà inesigibile, ormai?). E tralasciamo oltre un milione di debito con la Regione per gli oneri concessori, per i quali si cerca un’intesa bonaria dopo che il Demanio è passato in toto al Comune, e il dragaggio del porto.

I revisori

Perché non viene pubblicato il bilancio? Forse c’è un altro motivo ed è legato a quello che scrivono i revisori dei conti. Il collegio: “all’unanimità, sottolinea la difficoltà della Società nel far fronte alle proprie obbligazioni nei confronti dell’Erario e della Regione, nonché dei fornitori. Dalla lettura del Bilancio e in particolare della Relazione sulla gestione, emerge che il risultato di utile dell’esercizio 2019, non è dovuto all’incremento dei ricavi della gestione caratteristica, ma a poste straordinarie e la situazione finanziaria è particolarmente sofferente, così come evidenziato anche dall’elaborazione degli indici di bilancio relativi alla posizione finanziaria cosi come indicati nella relazione sulla gestione. Il Collegio sindacale ritiene doveroso che i Soci valutino con la massima attenzione quanto sopra delineato, prendano gli opportuni provvedimenti, e nell’approvazione del bilancio di esercizio prevedano anche la ricapitalizzazione della società”. Cosa che doveva avvenire – sempre secondo i revisori – già nel 2018…. ” Infine il collegio ritiene di “non essere in grado di esprimere un compiuto giudizio”. Stessa conclusione alla quale arriva il revisore legale.

La gestione

Con questi conti quale banca o quale investitore sceglierebbe la Capo d’Anzio? Come per l’Aet di Ciampino che da qualche giorno gestisce i rifiuti siamo andati a vedere un piccolo dettaglio del bilancio, l’indice “Roe” che si studia a un esame di economia politica al primo anno di università e fornisce un primo stato di salute delle società. Ebbene è passato da quello già basso del 2018 pari a 0,15 a 0,05. Per essere considerato buono, sindaco e presidente della Capo d’Anzio ce lo insegnano, dovrebbe essere almeno del 5%. Pure qui, la risposta possiamo immaginarla: c’erano gli altri. Vero, il sindaco non viene da Marte – però – e soprattutto nella gestione attuale è tutto in mano al pubblico e le cose non brillano certo. Ha fatto bene il consigliere Maranesi a chiedere conto degli incassi di quest’anno, per esempio, e anche del 2020 di cui il bilancio ancora non si vede. Farebbe bene, il socio di maggioranza, a dirci qual è la reale situazione al netto delle scontate colpe che attribuisce ad altri.

Perché non basta nominare un presidente-professore che finora è stato presente in importanti vicende nazionali, dal crack Trevitex alla dichiarazione di insolvenza di Eutelia, fino alla mancata approvazione del piano degli obbligazionisti di Astaldi, per risollevare una società che doveva realizzarlo, il porto, ma si è limitata a gestirlo e pure in modo fallimentare.

La pace, il premio, la figuraccia e la necessaria umiltà

Se ad Anzio esiste un “Premio per la pace”, un merito piccolo piccolo è anche di chi scrive questo umile spazio. Ne parlavamo anni fa, con il sindaco di oggi, e l’idea era quella di portare qui ogni 22 gennaio un Nobel per la pace.

Proposta poi finita nel programma di #unaltracittà che gli elettori non hanno scelto e, come è noto, io li rispetto. Una premessa doverosa per dire che avere qui, città medaglia d’oro al merito civile, teatro di guerra e sfollamento, un premio del genere è cosa sacrosanta. E va dato atto a chi ha immaginato di conferirlo a Edith Bruck, dopo l’incontro dell’estate scorsa, di avere scelto un personaggio di assoluto spessore. Poi è successo l’inverosimile e ci siamo esposti – ci ha esposti il sindaco – a una figuraccia mondiale

La rinuncia

La Bruck ha detto “no, grazie” dopo aver confermato che sarebbe venuta ad Anzio il 20 gennaio. Lo ha fatto attraverso una lettera spedita in Comune e al tempo stesso ai media. Ha spiegato che non avrebbe ritirato il premio, motivando la scelta con la mancata concessione della benemerenza ad Adele Di Consiglio e il fatto che Benito Mussolini fosse ancora cittadino onorario di Anzio. Una decisione che, inevitabilmente, ha “fatto” notizia per ciò che ha vissuto e rappresenta ancora oggi la scrittrice. Sull’onestà intellettuale della quale non c’erano dubbi prima – nemmeno in Comune, visto che l’hanno invitata – e non debbono esserci adesso. Inutile cercare, insomma, se qualcuno ha fatto notare l’incongruenza e lei ha scelto di non venire più. Fosse anche la “minoranza” della quale parla, piccata, l’assessore Nolfi. La dietrologia serve a poco, soprattutto quando si è di fronte a quella che insieme all’amico e collega Lidano Grassucci definimmo in tempi non sospetti la “comunicazione scellerata”. Cos’è? Semplice, la “macchina” mediatica che parte e non si ferma, di fronte alla quale occorre essere preparati e non cercare scorciatoie. Quelle che facilmente trova, purtroppo, anche certa sinistra parlamentare che sul territorio si vede poco e niente ma in quanto a dichiarazia non perde occasione.

La bugia

Il sindaco, invece, ha provato come suo solito a buttarla “in caciara”. Del resto o vince o pareggia, prendendosela in questo caso con l’arbitro perché meritava di vincere… Lo ha fatto a partire dalla bugia raccontata all’agenzia Ansa nella quale afferma che dell’argomento Di Consiglio/Mussolini non si è mai discusso. Il primo cittadino, solito leggere come amava ripetere Corriere della Sera e Sole 24 ore, aveva dimenticato o finto di farlo che con fare quasi sprezzante alla proposta presentata in Consiglio comunale da Brignone, Giannino e Marracino dopo la lettura dell’argomento all’ordine del giorno aveva aperto il microfono e detto “l’amministrazione è contraria”. Alzandosi e uscendo dall’aula, costretto a rientrare insieme alla maggioranza solo dalla presidente Piccolo. La mozione fu bocciata e la notizia – dopo la sua versione mendace – si è diffusa ben presto, facendolo scendere nel ridicolo. Da quel momento in poi è stata una caduta verticale: “Mai riconfermata la cittadinanza” (nessuno lo aveva chiesto) o “Ci sono stati x sindaci prima di me….” (è sempre colpa di altri), il maldestro tentativo di invitare di nuovo la scrittrice, i sostenitori della prima e dell’ultima ora, quelli da tastiera che danno ovviamente la responsabilità solo alla Bruck, usando anche termini poco consoni di fronte a una donna di quello spessore. Il sindaco ha fatto peggio, comunque, sostenendo che Mussolini e il fascismo godessero di ampio consenso. Certo, ottenuto con la forza. Non avevano forse consensi pure Hitler e Stalin? E il sindaco pensa davvero che, oggi, abbia consenso e non lo imponga Kim Jong Un in Corea del Nord, ? Durante il fascismo chi era contrario finiva al confino – se andava bene (Altiero Spinelli, padre dell’Europa unita) o peggio in carcere (Sandro Pertini) altrimenti faceva la fine di Giacomo Matteotti, barbaramente ucciso dal regime.

Le minacce

L’ultimo a dire che sarebbe venuto a prendermi per una cosa scritta su questo blog è un giovane virgulto del centro-destra, sostenitore del sindaco nell’ultima campagna elettorale. Avevo scritto di singolari manovre intorno al recupero dei tributi e la telefonata fu tutt’altro che piacevole, anche perché quella “uscita” bloccò il tentativo. Si sa che i fascisti di ritorno non usano mezzi termini, benché io stia ancora aspettando la “spedizione” di allora. Del resto i loro comportamenti li abbiamo visti nei seggi alle elezioni 2018, quando facevano la voce grossa (e non solo) persino tra loro quando c’era da assegnare una preferenza. Per questo è tutt’altro che amichevole quel “La vengo a prendere” che il sindaco dice alla giornalista di Agorà, accusandola di farle saltare l’iniziativa con la Bruck. Come se le responsabilità siano di chi racconta i fatti, non di chi causa quello che ha tutte le caratteristiche di un incidente diplomatico senza precedenti in questa città.

I 2000 studenti

Si fa spesso riferimento alla scelta della Bruck sostenendo che ha “privato 2000 studenti” della possibilità di conoscere meglio gli orrori che ha patito. Certo, è una perdita grave, ma sindaco e accoliti si domandano cosa stanno trasmettendo a quegli studenti con i loro comportamenti e non da oggi? La sistematica prevaricazione nelle sedute del Consiglio comunale, ad esempio, gli avversari sbeffeggiati, il “recinto”, le scene poco edificanti con ex assessori protagonisti, le allusioni a ricatti o milioni che “volano” senza presentare uno straccio di denuncia o almeno senza aver reso noto di averne fatte. La negazione sistematica delle presenze criminali, la frequente violazione di quella che mi piace chiamare “legalità delle cose quotidiane”, tutto ciò che ad Anzio misteriosamente si può. Ricevendo il premio fu il collega Paolo Borrometi a dire la sua su diversi argomenti.

Il futuro

“Guardiamo avanti”, “La storia è storia”, sono diversi gli appelli che arrivano in tal senso nel tentativo maldestro di rimediare alla figuraccia. Bene, guardiamoci avanti e partiamo proprio dalla revoca della cittadinanza a Mussolini. Nessuno nega che il Duce sia parte (brutta, bruttissima) della storia italiana, ma se quella scelta di essere “onorato” venne imposta dal dittatore cancelliamo almeno l’onta di aver subito – come altre città, non c’è dubbio – quella cittadinanza. Il che non cambia la storia, ma ridà un minimo di dignità a tutti noi. Il sindaco, senza pensare ai predecessori comunisti, socialisti e compagnia, abbia il coraggio di affrontare questa cosa e di spiegarlo anche ai fascistelli che gli fanno da contorno, come coloro che in Consiglio comunale si presentarono per dire no alla benemerenza ad Adele che oggi, invece, andrebbe riconosciuta – lei sì – cittadina onoraria. Segua l’esempio di altre città dove hanno approvato ordini del giorno per togliere la benemerenza a un altro dittatore come il maresciallo Tito, non c’è nulla di scandaloso né sarà chi scrive a dire che esistono regimi buoni o cattivi. I regimi fanno schifo, tutti, e se hanno imposto “cittadinanze” si può almeno provare a rimediare. Lo sanno, ad esempio, i “nostri” di centro-destra che corrono a prendersi punti di riferimento a Roma, si fanno i selfie con deputati e senatori, che Lega e Fratelli d’Italia hanno chiesto di revocare attraverso una legge le cittadinanze date proprio a Tito? Anche lì si cancellerebbe la storia, a sentire chi difende quella a Mussolini.

Guardare avanti con attenzione a quello che accade in Europa, per esempio, della quale spesso ci si riempie la bocca senza conoscere ciò che fa o perdendo occasioni importanti se si tratta di partecipare a progetti. L’Unione è il presente e il futuro e su questi argomenti basterebbe leggere la risoluzione “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa” del 19 settembre 2019 che sarebbe sufficiente da sola a tornare in Consiglio comunale e revocare quella cittadinanza. Cosa che difficilmente accadrà.

Ecco, diciamo questo ai “duemila studenti”, diffondiamo quella risoluzione, continuiamo a mandarli ad Auschwitz, a parlar loro dei nostri padri e nonni che hanno subito distruzione e sfollamento, delle barbarie che Edith Bruck e milioni di ebrei come lei hanno patito. Senza infingimenti, senza bugie, senza dietrologia. Abbassando i toni già nel quotidiano, rispettando gli avversari e le istituzioni e facendo – almeno per una volta – un grande bagno di umiltà.

Il porto al fallimento, ultimo schiaffo alla città

Il passaggio del bilancio consolidato 2018 del Comune di Anzio. Era tutto già scritto…

Si dice da queste parti che se la foglia si muove, il vento tira. Quelle che arrivano dalla Capo d’Anzio sono raffiche, se solo la metà di quello che si sente in banchina e a Villa Sarsina è vero. Che la società fosse decotta e che il problema – prima del mega progetto – sia sempre stato quello dell’assetto della Spa, è fatto noto.

Andava liquidata secondo la relazione al bilancio consolidato del Comune di Anzio del 2018 – scritto da chi oggi guida l’area economica del Comune ha provato a tenerla in piedi arrampicandosi sugli specchi – non conosciamo ancora i bilanci del 2019 e 2020 (ultima visita sul sito alle 15,30 del 2 novembre 2021), ma sappiamo che la Finanza si è affacciata dalle parti della sede sociale e di quella operativa, così come sappiamo che si parla con insistenza di liquidazione e/o fallimento per evitare guai peggiori.

Il neo amministratore, Gianluca Ievolella, è uomo di grande esperienza e nessuna “vicinanza” al sindaco può fargli compiere atti contrari a ciò che deve fare chi ha una responsabilità del genere. Alcuni cenni nella risposta inviata al consigliere Marco Maranesi lo dimostrano. E che certi atti vanno compiuti lo sa anche il professore presidente Ernesto Monti, in passato finito in vicende poco piacevoli proprio per un crack.

Pensate, la Finanza va a vedere i documenti e scopre che la prima stesura del bilancio 2018 prevedeva una perdita, poi magicamente sanata. Qualcuno barava prima o ha barato dopo. Peccato che la Capo d’Anzio non sia di chi governa – che ne ha fatto un luogo di sottopotere – bensì dei cittadini, i quali si ritroveranno a pagare i debiti in caso di liquidazione o fallimento.

Intanto il sindaco – che ci ha portato Marconi e la sua ingegneria finanziaria – starà già studiando con chi prendersela. Ignorando che alcune proposte, ahimè sbeffeggiate, per salvare la Capo d’Anzio erano state avanzate in tempi non sospetti dal Pd, compreso chi oggi ha cambiato parere entrando nel “recinto”.

Se la Capo d’Anzio fallisce o viene liquidata per evitare un crack peggiore (si chiama bancarotta fraudolenta) il porto resterà una chimera e la città avrà preso l’ennesimo schiaffo. Del quale nelle urne si dimenticherà, vedrete.

Intanto un sonoro ceffone è arrivato dalla scrittrice ebrea Edith Bruck che ha rinunciato al premio per la pace usando parole forti nei confronti del primo cittadino e smascherando l’ipocrisia di chi – la citazione è di Francesco Guccini – prova a dire cose vecchie con il vestito nuovo. Già Paolo Borrometi, ritirando quel premio, non fu tenero…. Ma tanto qui la maggioranza dei cittadini ha la memoria corta ed è come il Pasquale della scenetta di Totò, il quale prende schiaffi per vedere fin dove vuole arrivare la persona che ha di fronte….

Sarebbe il caso di smetterla.