Campo del Falasche, l’ultimo scandalo a favore degli “amici”

Si è fatto un gran parlare, negli ultimi giorni, di possibili avvisi di garanzia arrivati ad Anzio a rappresentanti di giunta, consiglio comunale e funzionari. Notizia che non trova conferma, ma come è noto qui l’aspetto penale interessa poco. Quello di una gestione a dir poco singolare, invece, sì. Torniamo a parlare, allora, del campo di Falasche, già oggetto in passato di approfondimenti su questo spazio, e lo facciamo perché – indagine o meno – emergono particolari a dir poco interessanti.

Da quando la commissione d’accesso voluta dal prefetto di Roma, Matteo Piantedosi, si è insediata in Comune a febbraio, il sindaco ha amato ripetere che “gli atti sono regolari”. Ci mancherebbe. Ora si scopre che l’assegnazione al FalascheLavinio sarà anche stata senza macchia, ma il debito della precedente società nessuno lo ha pagato. Circa 100.000 euro, per i quali il dirigente “signorsì” e il responsabile del patrimonio (e prima ancora dell’ambiente) hanno cominciato giustamente a preoccuparsi.

Un passo indietro: l’impianto viene messo a bando, il Falasche che nel frattempo era passato dall’ex assessore Alberto Alessandroni alla nuova gestione si “fonde” con il Lavinio e mantiene la categoria calcistica (Eccellenza) che sarà una delle caratteristiche per ottenere l’affidamento dell’impianto. Un bando a “misura”? Chissà, non ci stupiamo ormai più di nulla. Il debito? Affari del Comune, perché la società dice di essere “nuova” e disconosce il passato: debiti e crediti. Si aggiudica il bando, ovviamente, e gestisce l’impianto, fino a quando arriva la Commissione che nel frattempo ha lasciato Anzio e preparato una corposa relazione. Se il Comune sarà sciolto o meno lo stabiliranno le istituzioni preposte, ma la singolare gestione resta e il votificio del campo di Falasche ne è l’ennesima dimostrazione. Il vice prefetto e gli ufficiali di carabinieri e finanza si sono concentrati, a lungo, sulla gestione proprio del patrimonio. Non sono sprovveduti, sanno che lì si può favorire o meno qualche “amico” (come era stato per il Deportivo, ad esempio) e se tra questi c’è qualche coniuge di una famiglia vicina alla ‘ndrangheta che il campo lo frequenta con un ruolo ben preciso….

Il dirigente “signorsì” e il funzionario, capiscono che forse qualcosa va chiarito. Così viene chiesto un parere legale. Quando arriva in Comune, raccontano i bene informati, il sindaco va su tutte le furie. Perché a De Angelis si possono muovere molte critiche, ma non è certo uno stupido e leggendo quanto afferma l’avvocato sa bene che l’ente si è infilato in un vicolo cieco. Motivo? Il professionista stabilisce due cose: c’è continuità tra una società e l’altra, quei soldi vanno richiesti, anzi se fosse stato riconosciuto allora che esisteva un debito nemmeno potevano partecipare al bando. Chi lo avrebbe spiegato all’assessore Mazzi – che quel campo lo frequenta quasi più dell’ex Alessandroni, anche per riunioni con la protezione civile – e alla consigliera Tirocchi che è moglie del presidente del Falasche?

Ma c’è dell’altro, la società ha risposto picche alla richiesta di rientrare dal debito, sostenendo che se fosse stato così, appunto, non poteva essere affidataria e che tutto sommato delle opere le ha realizzate e quindi….

Se questa vicenda ha portato ai vociferati avvisi di garanzia o meno, lo ignoriamo, però i fatti sono questi. Poi chissà se ci scioglieranno, comunque la destra continuerà a vincere, ma certi metodi fanno francamente ribrezzo.

Furbi e onesti, per Trenitalia sono tutti uguali

Sono talmente convinto che il regolamento sia quello citatomi dallo zelante capotreno del regionale 12716 in viaggio da Frosinone a Roma il 15 settembre che ho scelto di pagare subito. Una sanzione salata, 50 euro (oltre al costo del biglietto), quanto per un viaggio da Roma a Milano con Trenitalia o un volo low cost in una capitale europea, ritorno compreso.

Il problema non è evidentemente chi si trova ad affrontare la situazione, ma chi ha deciso – in questo caso Trenitalia o chi gestisce le linee regionali tra le tante società che si occupano di trasporto per conto della holding e godono di laute concessioni regionali – che i furbi e gli onesti sono uguali. Che provare a viaggiare “a scrocco” o recarsi dal capotreno per non avere fatto il biglietto, a causa di un malfunzionamento dell’app Trenitalia, sia la stessa cosa.

Non è questione personale, ho presentato un reclamo e aspetterò volentieri i 30 giorni previsti, ma racconto questa vicenda perché è bastato un post su facebook per capire che ha riguardato molti.

Ricapitoliamo, il treno parte alle 16,22 e “devo” prenderlo per essere a Roma, il successivo è alle 17,09, troppo tardi per l’appuntamento. Ho il tempo necessario per arrivare dal centro alla stazione, Frosinone non è una metropoli, e prima di mettermi alla guida uso l’app Trenitalia come faccio sempre, con metodo di pagamento Satispay. Sono le 16,15 e l’applicazione dà “confermato”. Arrivo in stazione, parcheggio, apro il cellulare e vedo che il biglietto non c’è, qualcosa è andato storto. Sono le 16,20 e o mi fermo in biglietteria o prendo il treno, binario 3. Scelgo questa seconda opzione, il capotreno è all’inizio del convoglio, sul marciapiedi, salgo in carrozza e lo raggiungo. Sbagliato! “Se mi avesse fatto segno prima avrei capito che c’era un problema”. Ah, ecco. E poi: “Nelle stazioni dove c’è biglietteria quando siamo partiti non posso fare nulla”. Ha l’aria da brava persona, conosce bene il regolamento, sembra pure dispiaciuto ma “o devo chiederle un documento o deve pagare subito”.

Non è lui, il problema, ma chi mette sullo stesso piano persone che ci “provano” e se il controllore non passa hanno viaggiato gratis o si fanno fare multe che chissà se e quando pagheranno, e persone che vanno a esporre un problema reale e quel biglietto volevano farlo… Magari maggiorato, per carità, ma non con una sanzione uguale a quella dei “furbi”. Questa è una piccola ingiustizia, degna dei burocrati che scrivono i regolamenti e magari un treno nemmeno l’hanno mai preso. Questo è un pessimo insegnamento a chi dice che l’onestà è un modello di vita, va perseguita sempre, perché alla fine premia. Sì, certo, ma intanto ti fa pagare una sanzione come quella di un disonesto.

Ignoro chi abbia scritto quel regolamento, forse un giorno lo scoprirò anche, così come mi pento di avere immaginato tanti anni fa che possa esistere creatività in una burocrazia, al punto di farne una tesi di laurea. Se pure avesse voluto, il buon capotreno, “il tablet non mi fa emettere biglietti”. Biglietti con multe annesse sì, però.

Non è una ragione di Stato, sia chiaro, ma è un sistema che non funziona come dovrebbe e che dà un pessimo esempio a chi per spiegare cosa era accaduto, ha pagato biglietto e sanzione. La beffa? Pochi minuti dopo, l’applicazione di pagamento mi fa sapere che Trenitalia mi ha restituito i 5,10 euro del biglietto che avevo fatto alle 16,15 ma che non è mai stato emesso. Vedremo il reclamo che fine farà. Intanto, per la cronaca, nel viaggio di ritorno partito alle 20,42 del controllore neanche l’ombra. Che avessi il biglietto, ovviamente, è fuori discussione.