Furbi e onesti, per Trenitalia sono tutti uguali

Sono talmente convinto che il regolamento sia quello citatomi dallo zelante capotreno del regionale 12716 in viaggio da Frosinone a Roma il 15 settembre che ho scelto di pagare subito. Una sanzione salata, 50 euro (oltre al costo del biglietto), quanto per un viaggio da Roma a Milano con Trenitalia o un volo low cost in una capitale europea, ritorno compreso.

Il problema non è evidentemente chi si trova ad affrontare la situazione, ma chi ha deciso – in questo caso Trenitalia o chi gestisce le linee regionali tra le tante società che si occupano di trasporto per conto della holding e godono di laute concessioni regionali – che i furbi e gli onesti sono uguali. Che provare a viaggiare “a scrocco” o recarsi dal capotreno per non avere fatto il biglietto, a causa di un malfunzionamento dell’app Trenitalia, sia la stessa cosa.

Non è questione personale, ho presentato un reclamo e aspetterò volentieri i 30 giorni previsti, ma racconto questa vicenda perché è bastato un post su facebook per capire che ha riguardato molti.

Ricapitoliamo, il treno parte alle 16,22 e “devo” prenderlo per essere a Roma, il successivo è alle 17,09, troppo tardi per l’appuntamento. Ho il tempo necessario per arrivare dal centro alla stazione, Frosinone non è una metropoli, e prima di mettermi alla guida uso l’app Trenitalia come faccio sempre, con metodo di pagamento Satispay. Sono le 16,15 e l’applicazione dà “confermato”. Arrivo in stazione, parcheggio, apro il cellulare e vedo che il biglietto non c’è, qualcosa è andato storto. Sono le 16,20 e o mi fermo in biglietteria o prendo il treno, binario 3. Scelgo questa seconda opzione, il capotreno è all’inizio del convoglio, sul marciapiedi, salgo in carrozza e lo raggiungo. Sbagliato! “Se mi avesse fatto segno prima avrei capito che c’era un problema”. Ah, ecco. E poi: “Nelle stazioni dove c’è biglietteria quando siamo partiti non posso fare nulla”. Ha l’aria da brava persona, conosce bene il regolamento, sembra pure dispiaciuto ma “o devo chiederle un documento o deve pagare subito”.

Non è lui, il problema, ma chi mette sullo stesso piano persone che ci “provano” e se il controllore non passa hanno viaggiato gratis o si fanno fare multe che chissà se e quando pagheranno, e persone che vanno a esporre un problema reale e quel biglietto volevano farlo… Magari maggiorato, per carità, ma non con una sanzione uguale a quella dei “furbi”. Questa è una piccola ingiustizia, degna dei burocrati che scrivono i regolamenti e magari un treno nemmeno l’hanno mai preso. Questo è un pessimo insegnamento a chi dice che l’onestà è un modello di vita, va perseguita sempre, perché alla fine premia. Sì, certo, ma intanto ti fa pagare una sanzione come quella di un disonesto.

Ignoro chi abbia scritto quel regolamento, forse un giorno lo scoprirò anche, così come mi pento di avere immaginato tanti anni fa che possa esistere creatività in una burocrazia, al punto di farne una tesi di laurea. Se pure avesse voluto, il buon capotreno, “il tablet non mi fa emettere biglietti”. Biglietti con multe annesse sì, però.

Non è una ragione di Stato, sia chiaro, ma è un sistema che non funziona come dovrebbe e che dà un pessimo esempio a chi per spiegare cosa era accaduto, ha pagato biglietto e sanzione. La beffa? Pochi minuti dopo, l’applicazione di pagamento mi fa sapere che Trenitalia mi ha restituito i 5,10 euro del biglietto che avevo fatto alle 16,15 ma che non è mai stato emesso. Vedremo il reclamo che fine farà. Intanto, per la cronaca, nel viaggio di ritorno partito alle 20,42 del controllore neanche l’ombra. Che avessi il biglietto, ovviamente, è fuori discussione.

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