Migranti: paure, morti, affari, leghisti e…. Anzio

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Un’immagine del naufragio costato la vita a tre bambini (Foto da Avvenire)

Come si può, davanti ai morti, davanti ai bambini morti immaginare davvero di pensare che “la pacchia è finita“? Sono le parole di qualche tempo fa del ministro dell’Interno, il leghista Matteo Salvini, uno che va per la maggiore e con il suo presunto pugno duro miete consensi. Quei bambini morti? Pazienza. Non è così signor ministro e suoi seguaci? Di fronte alla paura di essere “invasi” (ma così non è e lo dimostrano le statistiche, chi vuole può cliccare qui) è più facile cavalcare l’onda che affrontare i problemi reali. Meglio prendersela con Saviano e la sua scorta che con i mafiosi, giusto?.

Dietro a quei morti e al flusso arrivato in Italia e distribuito nelle province  secondo quanto stabilito dall’intesa Stato Regioni (si può scaricare qui) c’è poi l’affare. Perché ospitare i richiedenti asilo è un business e i soldi, si sa, non hanno colore. Meglio un Cas, senza troppi problemi, che l’adesione allo Sprar: meglio trovare una struttura e stipare i migranti – di fatto – che provare a farli integrare. Così, fiutato l’affare, molti imprenditori – chiamiamoli così – hanno deciso di “investire“. Lo hanno fatto all’ombra della politica, di Prefetture che dovevano affrontare l’emergenza e basta che ci fosse qualche dichiarazione “distribuivano” migranti e soldi. Poi dimenticavano di andare a verificare o si giravano dall’altra parte di fronte alle proteste degli ospiti o dei cittadini che facevano notare delle incongruenze. I migranti? Mangiano e bevono, si permettono pure di dire che non va bene? Non è questo il sentire comune, quello che leggiamo sui social, ciò che fa prendere “like” (e voti, anche….) mentre pochi provano a indignarsi? E non dovrebbe essere Salvini a fare una verifica nelle Prefetture sulla gestione di questo business?

Nei giorni scorsi, in provincia di Latina, si è scoperchiato il vaso di Pandora. Sono stati arrestati i gestori di quei centri, stipavano i migranti e li lasciavano praticamente affamati. In quelle strutture non potevano stare, ma tanto…. La Procura di Latina e la Polizia di Stato hanno seguito il caso, svolto indagini, proceduto.

Quella di Velletri è rimasta ferma (almeno, non abbiamo notizie contrarie) sui migranti mandati in un hotel che era chiuso da un’ordinanza del sindaco di Anzio. Albergo riconducibile ad un allora consigliere comunale, candidato anche alle ultime amministrative, componente quindi della coalizione che ha fatto eleggere sindaco De Angelis.

A Chiara Di Fede e Fabrizio Santori che chiedevano interventi (inascoltati) così come al comitato cittadino di Lido delle Sirene, il Comune non ha mai dato risposta. Il sindaco pensò di sbeffeggiare tutti coloro che si opponevano, vedremo l’attuale cosa farà. In maggioranza ha i leghisti, del resto, quelli di Salvini, i duri e puri che andavano in tv a lamentarsi dei migranti, dimenticando che la loro amministrazione aveva consentito di ospitarli in una struttura chiusa per ordinanza sindacale.

Gli affari sono affari, giusto signor Ministro?, e la “pacchia” deve finire evidentemente solo per chi è disperato. Chi lucra sull’emergenza può continuare a farlo. Soprattutto se è nel giro della politica

Il Consiglio, le dimissioni, l’alterco. Andiamo avanti

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Comincio dalla fine. A lavori dell’odierno Consiglio comunale conclusi, l’assessore Alberto Alessandroni si è avvicinato e ha iniziato a inveire verbalmente nei miei confronti. Avevo sollevato, durante il mio intervento, due questioni che lo riguardano: una direttamente, l’altra legata alla ormai famosa vicenda Falasche. Ha alzato la voce, l’ho invitato a non farlo, ci sono stati attimi di tensione. Poco dopo, davanti al sindaco, ho ribadito (come avevo detto in Consiglio) che non faccio questioni personali, ma di ruolo che si ricopre. E ho sottolineato che certi toni non vanno usati. Con me e con nessun altro. La vicenda che riguarda il Comune costretto a nominare un avvocato per difendersi da Alessandroni è risolta (e bastava dirlo in aula) quella del Falasche resta in piedi e Candido De Angelis si è impegnato in Consiglio comunale  a risolvere l’intera vicenda degli impianti sportivi. Sa che lo marcheremo stretto.

E qui torniamo all’inizio. Prendendo la parola – e confesso un po’ di emozione, benché celata – ho ammesso la sconfitta, mi sono assunto le responsabilità (con il senno di poi, ho commesso degli errori) e ho informato il consesso, quindi la città, che nei prossimi giorni rassegnerò le dimissioni. Era un impegno preso (trovate qui volendo le ragioni), c’è una questione di inopportunità non di incompatibilità formale,  è una parola mantenuta. Non è da tutti. Ho anche detto che non significa abdicare, l’impegno di una vita prosegue, con chi ha condiviso l’esperienza elettorale stiamo mettendo in piedi una “squadra” che continuerà a lavorare, De Angelis avrà l’opposizione che non gli darà tregua su regole, legalità, ambiente, bilancio e che non dirà semplicemente no, si farà eventualmente dire di no a delle proposte.

Oggi, come primo atto, io e Anna Marracino abbiamo presentato una mozione,  condivisa da Luca Brignone, Roberto Palomba, Rita Pollastrini, Maria Teresa Russo e Alessio Guain, affinché venga revocata la delibera della variante “Puccini“, nota anche come “Vignarola“. Il prossimo consiglio comunale dovrà votare, dando mandato a sindaco e giunta di provvedere. De Angelis si è impegnato a farlo, lì torneranno le previsioni di piano ovvero albergo e centro congressi se e quando potranno realizzarli.

Su proposta di Roberto Palomba, poi, è stata presentata una mozione dall’intera opposizione sui lavori a Casello 45, anche qui c’è stato l’impegno di De Angelis. Iniziative che dicono come insieme, sui temi, l’opposizione può lavorare. Brignone ci ha invitato a coordinarci, oggi era la prima uscita, sono certo che in futuro lo faremo.

A De Angelis ho sottolineato che avrà pure rinnovato, come voleva, buona parte del Consiglio e della Giunta, ma che la coalizione della quale ha preso 200 voti in meno ed è stata determinante per la sua vittoria, affonda le radici in Malasuerte, Evergreen, Touchdown, le proroghe alle cooperative. Non interessano le responsabilità penali, ma il sistema che emerge da quelle carte è chiaro, i metodi usati, e ora è il sindaco a dover dimostrare discontinuità. Ha detto che riparte dalle regole, ha scelto come dirigente uno che non sembra avere i titoli a posto e sul quale sono in corso accertamenti della Corte dei conti, deve intervenire sugli impianti sportivi, le sedi di partito. Non deve cercare, come chi è citato in quelle indagini, dirigenti e funzionari allineati ma lineari. Ha parlato di posta che non arriva, omettendo che forse la gara per quel servizio non è stata il massimo. Di crediti da riscuotere, dimenticando che fino a ieri era maggioranza. Gli ho detto di fare attenzione ai lavori per l’ex commissariato, ai debiti fuori bilancio per la nota storia della Bandiera blu (si può leggere qui) di evitare affidamenti sotto soglia sistematici, emergenze volute per fare squadre volanti nel settore ambiente, fatture “numero 1” ad associazioni di amici degli amici.

Per quello che ci riguarda le proposte che erano nel programma, proveremo a condividerle e realizzarle. In campagna elettorale avevo assunto un impegno con un’associazione di disagiati mentali e nei prossimi giorni verificherò quale dei beni confiscati al Comune può essere messo a disposizione per una residenza destinata a questi ragazzi da reinserire. Sarà, forse, la prima cosa sulla quale l’amministrazione ci dirà sì.

Per il resto auguri a De Angelis, auguri alla giunta, ai consiglieri tutti. Auguri ad Anzio. Io non sparisco, state tranquilli.

 

 

Lo stadio della Roma, il nuovo porto di Anzio, Igea banca…

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Eletto il sindaco, conosceremo finalmente (forse) il bando per il bacino interno del porto di Anzio annunciato da mesi, sempre pronto ma mai reso noto alla città. Nel suo programma elettorale, copiato da quello del 2013, a dire il vero De Angelis il porto non lo ha proprio citato. Però c’è la continuità con l’amministrazione di Luciano Bruschini e il fatto che il presidente della Capo d’Anzio sia stato indicato proprio dal sindaco neo eletto, indica forse che si andrà nella direzione del bando.

Ebbene di recente si era parlato, senza che l’ex sindaco sentisse il dovere di dire una parola, di un finanziamento di 10 milioni da parte di Igea Banca. Su quello che chiesi in questo intervento, invano, magari adesso risponderà De Angelis.

Intanto c’è una coincidenza di non poco conto. La banca che era (è? sarebbe?) pronta a finanziare i lavori per il porto, è la stessa che è entrata nell’operazione del nuovo stadio della Roma sul quale sono in corso accertamenti della Magistratura.

Il principio che ogni indagato è innocente fino a prova del contrario è qualcosa che tutelo da sempre, così come è corretto dire che la banca non è citata negli atti. Prendiamo solo atto di una coincidenza, l’istituto da queste parti era interessato allo stadio della Roma e al porto di Anzio.

La sconfitta, il mio impegno, le spine che restano a De Angelis

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Ho perso, non c’è dubbio, e la mia area di riferimento non avrebbe vinto nemmeno se avessimo deciso di andare tutti insieme. Magra consolazione… Abbiamo cercato – purtroppo – le ragioni per dividerci piuttosto che quelle che unissero. Per quanto mi riguarda, la responsabilità che è personale me la prendo, però il discorso va necessariamente allargato.  Voglio augurare a Candido De Angelis buon lavoro. Ne ha bisogno, perché nonostante i molti nuovi consiglieri comunali  non sarà facile tenere a bada i vecchi volponi della sua maggioranza. Come ho fatto telefonicamente, poi, ringrazio Luciano Bruschini, con il quale spesso sono stato distante, ma che nel bene e nel male ha guidato la città per un lungo periodo.

Cosa emerge dal voto? Lo strapotere del centro-destra. Noto e riconfermato con la scelta di De Angelis, ennesimo “capolavoro” politico proprio di Bruschini, capace di mettere da parte insulti e tutto il resto per puntare ancora alla “staffetta“. I cittadini hanno scelto e hanno ragione, per me, ogni volta che votano. Anche se lo fanno per altri.

Va sottolineato che il 46% di loro ha preferito restare a casa e questa è la prima sfida da cogliere come futura opposizione. Riconquistare la fiducia di chi è stanco di promesse vane, far comprendere che anche se minoranza potremo avere voce in capitolo. Come? Proponendo, mettendo in difficoltà una maggioranza che si è dimostrata litigiosa prima ancora di cominciare, basta vedere quanto è successo nei seggi. Non sarà facile e come ho detto ai candidati e sostenitori, dovremo essere bravi ad andare avanti. A fare tesoro di questa esperienza insieme, per molti – a cominciare da me – la prima in assoluto. Dovremo farlo mettendo in difficoltà De Angelis trasformando in atti le nostre idee programmatiche. A Luca Brignone ho proposto di fare un unico gruppo consiliare, sarebbe un segnale di distensione dopo le discussioni che purtroppo hanno riguardato più vecchi soloni della politica di casa nostra che noi candidati. Vedremo. Lo stesso andrà fatto con Palomba. I consiglieri siano la voce di un movimento che si è diviso alle elezioni ma che ora deve fare fronte comune. Dentro e fuori dall’assise civica, anche con chi – come Valerio Pollastrini – ha fatto un passo indietro. O con Umberto Spallotta, con il quale sono più le cose che  uniscono di quelle che dividono.

Come scrissi all’inizio di questa avventura non resterò in Consiglio: ho una sola parola e quella resta. Non posso, lavorando a Latina, parlare di rifiuti in Comune e poi scrivere il pomeriggio di Rida ambiente, ad esempio, stesso discorso per Acqualatina o la sanità. E’ una questione di opportunità e ci tengo, molto. E se la chiedo per altri, devo pretenderla da me stesso. In queste ore sono numerosi gli inviti al ripensamento, trovare una strada è difficile se non impossibile, ma l’impegno di una vita non verrà meno.

Cosa è successo? Il Pd si è lacerato nella guerra interna tra il gruppo di Gianni De Micheli e quello di Aurelio Lo Fazio. Era cosa nota, speravo che il mio nome mettesse d’accordo e invece non è servito. A partire dalla lista. Hanno pensato a “contarsi” nelle preferenze, ora qualcuno farà la gara per “prendersi” il partito e dire che è “suo“.  Auguri, con meno del 10%…. C’è da scrivere un libro, ma si vedrà…

Intanto ho proposto ai candidati e sostenitori di andare avanti oltre il Pd, costruire un’alternativa in città sfruttando i consiglieri comunali eletti per proseguire certe battaglie e allargare il fronte. Farlo sui temi, senza pensare alle liturgie. E’ la sfida che abbiamo di fronte. Possiamo immaginare una “giunta ombra” o qualcosa di simile, si può essere opposizione – e personalmente lo sono stato per anni – anche da fuori il Consiglio comunale. #unaltracittà non finisce qui. La sconfitta del candidato sindaco deve farci fare tesoro degli errori commessi, a partire da quelli del sottoscritto.

Dico la verità, immaginavo di essere terzo e speravo di recuperare sui 5stelle e andare al ballottaggio. Così non è stato, anzi i grillini sono arrivati secondi e ottengono tre consiglieri. Auguri anche a loro, ovvio, su alcuni temi si può (si deve) andare oltre qualsiasi appartenenza. Vedremo.

Voglio ringraziare ancora tutti i miei candidati, i sostenitori, i volontari rimasti dietro le quinte (Laura, Giuliano, Paola, Alfonso….), chi ha pensato a comunicazione e grafica (Giuseppe, Laura, Samantha, Lidano, Stefano) o alle foto (Gabriele e Paola), chi ha aperto la sua casa per conoscere il programma e i cittadini che hanno espresso per me e la coalizione il proprio voto.

Infine il centro-destra. Candido aveva promesso un rinnovamento radicale e c’è quasi riuscito. Sa che l’eredità di Bruschini è pesantissima, conosce le tensioni della coalizione, sa che avrà dalla sua parte chi nel 2013 voleva mandare “a lavorare“. E sa che il clima non è dei migliori. Mettere d’accordo tutti non sarà facile, però porta in consiglio sei volti nuovi, due “ritorni” e otto che si sono confermati a suon di preferenze. Intorno – stando a quello che si è visto nei seggi – c’è un clima di “guerriglia“che il sindaco che torna dovrà tenere a bada con capacità diplomatiche che non sono quelle di Bruschini. Così come restano aperte questioni non indifferenti che se vuole “ripartire dalle regole”  difficilmente gli faranno dormire sonni tranquilli.