Il sito e le attività produttive, altro “buco” al Comune di Anzio

Immagine

Dovrebbe essere tutto telematico. Uno accede al sito internet e trova lo sportello unico delle attività produttive, inoltra la pratica, poi la verifica on-line. Semplice, no? Dovrebbe, appunto, perché ad Anzio dello sportello unico delle attività produttive (Suap) non c’è traccia sul sito.

Meglio, su quello che viene indicato come il nuovo portale del Comune, dello sportello non si fa menzione. Si va per intuizione, allora, e si entra in “attività produttive” – il link più attinente – ma compare una pagina bianca.

Si torna indietro, armati di pazienza, si va all’indirizzo comune.anzio.roma.it, si scende in basso, c’è “storico siti web” e si clicca su “sito” per vedere se qualcosa cosa cambia. Lì c’è un link che porta al Suap (nella foto), si entra, ancora in fondo c’è scritto “vai al portale del Suap” ma dopo un po’ di attesa compare una pagina nella quale si informa che non è raggiungibile suap.comune.anzio.roma.it

L’errore segnalato è “8081”, un esperto di informatica saprà spiegare meglio. E a un cittadino che ha bisogno dello “sportello” cosa resta da fare? Mandare una mail, alla quale – questa la segnalazione ricevuta – difficilmente arriva risposta. E dire che secondo il Decreto del Presidente 160 del 7 settembre 2010 “Il Suap assicura al richiedente una risposta telematica unica e tempestiva in luogo degli altri uffici comunali e di tutte le amministrazioni pubbliche comunque coinvolte nel procedimento, ivi comprese quelle preposte alla tutela ambientale, paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico o alla tutela della salute e della pubblica incolumità”.

Ricapitolando: il Comune ha un unico “portale”, detto nuovo che però non dialoga con i vecchi, ci sono quattro siti diversi (il nuovo, il vecchio, il cassetto tributario con certificato scaduto, visit anzio che è quello turistico) e link al Suap inaccessibile o alle mense scolastiche che non è aggiornato né utilizzabile dagli utenti perché nel frattempo è cambiato sistema. Se a questo aggiungiamo il sistema andato in tilt per la Ragioneria e i dipendenti con gli stipendi sbagliati, il sindaco 3.0 esce quantomeno malconcio.

Trasparenza? Magari… Il segretario generale, di recente nominato responsabile anche per la trasparenza – ma a nostro modesto parere sulla base del decreto 33/2013 lo era già prima – ha il suo bel da fare… 

L’ecomostro sull’area archeologica, la risposta dei cittadini, i controlli necessari. E votiamo sul Fai

Immagine

Diciamolo chiaramente, quell’ecomostro che deturpa i resti del porto neroniano doveva essere altro. Perché si sia arrivati a tanto, come e perché ce lo spiegheranno meglio gli appartenenti al Comitato di tutela che stanno lavorando – e bene – su carte che troppo spesso sono state tenute nascoste. E’ un progetto che parte da lontano e che, l’ha ricordato lui stesso in consiglio comunale, nasce sotto la guida di Candido De Angelis. Ci aspettavamo sì la protezione dei resti, una “passeggiata” che conducesse fino al “terzo” che ormai è sparito, ma mai una colata di cemento che avrebbe – questo è emerso finora – persino il via libera della Sorprintendenza.

Era altro, quel progetto, l’ex sindaco l’ha detto, cosa sia successo poi devono spiegarlo ai cittadini la Regione Lazio, l’Ardis, la Soprintendenza e il Comune. Quest’ultimo, attraverso il sindaco dei “non so” e “non ricordo” e attraverso l’assessore per tutte le stagioni e i ruoli, Sebastiano Attoni, si era impegnato a convocare una conferenza dei servizi tra gli enti interessati. Svanita nel nulla.

Avrebbe fatto meglio, in ogni modo, a impegnarsi almeno per far sapere quali erano i progetti presentati al Comune, come sarebbe venuto il molo una volta terminato, invece ha preferito mettere la testa sotto la sabbia.

Da quando una ruspa della ditta che poi è stata allontanta per l’interdittiva antimafia è stata piazzata sui ruderi e nessuno ha detto nulla, si capisce quale fosse l’interesse a difendere una delle principali bellezze del territorio. Per fortuna c’è chi si sta battendo (http://www.inliberuscita.it/primapagina/33685/noi-votiamo-le-grotte-di-nerone-un-clic-per-il-luogo-del-cuore/) e l’auspicio è che questo complesso possa veramente entrare a far parte dei beni che il Fondo per l’ambiente italiano andrà chiedere di tutelare. Votiamo, votiamo tutti affinché questo bene possa farcela.

Così come è positiva l’iniziativa avviata da Fratelli d’Italia in Regione (http://www.studio93.it/news/grotte-di-nerone-ad-anzio-protocollata-in-regione-una-mozione-per-chiedere-listituzione-del-monumento) affinché quell’area diventi monumento naturale. E’ un’iniziativa che il consiglio regionale, nella sua totalità, può fare propria. Dando per una volta il segnale che su cose che non hanno un colore politico ci si può unire. Come ha fatto, ad Anzio, il comitato che trasversalmente ha sollevato la questione. In Comune l’hanno presa con sufficienza. Ma sì, i soliti “scocciatori”, grazie ai quali però oggi escono carte che prima non c’erano. La situazione dell’intera area, però, è magistralmente spiegata in questo pezzo (http://spettacoliecultura.ilmessaggero.it/roma/nerone-villa-anzio-devastato-scompare-roma/681876.shtml) ed è arrivata quindi fino alle cronache nazionali.

Con l’estate alle porte una preghiera: va bene i “fagottari” incivili, va bene chi bivacca, va bene chi è tuttologo e dallo sbarco all’archeologia è sempre in prima fila, ma si potrà fare in modo che con qualche controllo in più al primo tentativo di tendopoli in spiaggia si interviene? L’area che chiamiamo delle “grotte” non è l’unica a essere di rara bellezza e al tempo stesso meta di chi vuole campeggiare. Ogni anno a Gaeta, all’Arenauta (http://www.ilmessaggero.it/latina/gaeta_blitz_alla_spiaggia_delarenauta_sequestri_e_multe/notizie/295401.shtml) si verificano situazioni analoghe a quella di Anzio. Solo che lì, alla prima occupazione, scatta il blitz e tutti a casa. Eppure Gaeta, già dei Borbone e dello Stato Pontificio, è Italia da tempo…   

Comune, sistemi in tilt e il 3.0 rimasto in campagna elettorale

Non vogliamo nemmeno immaginare che un fatto del genere (http://www.inliberuscita.it/politica/33595/anzio-comune-senza-pace-errori-in-busta-paga-e-informatica-in-tilt/) sia da mettere in relazione alla mancata approvazione della delibera ormai nota come salva-Pusceddu. Siamo certi, invece, che tra i due fatti non vi sia correlazione e che la coincidenza sia semplicemente la conferma che del 3.0 promesso dal sindaco in campagna elettorale non c’è traccia. 

Diciamo pure che come ormai ampiamente noto tra politica e dirigenza c’è – nella migliore delle ipotesi – diversità di vedute. Ma pure che tra segretario e dirigenza i rapporti sono tutt’altro che sereni. Finché questo non influisce sui servizi ai cittadini, affari loro. Ma quando cominciano a esserci conseguenze allora è il caso di preoccuparsi. Perché non poter pagare i mandati in quanto il sistema è fuori uso è pesante. E non è il solo “Serpico” a non funzionare. Il sito internet – anzi i tre siti malamente rabberciati insieme – sono tutto fuorché 3.0. Basta chiedere agli uffici, poi, se funziona regolarmente la posta elettronica. Né si ha traccia della fibra ottica che risolverebbe almeno i problemi di comunicazione on-line e consentirebbe a chi lavora di farlo più velocemente.

Siamo nel 2014 ma la macchina sembra un po’ risentire del sindaco anni ’90 che si è fidato di chi gli ha fatto la campagna elettorale e sul 3.0 l’ha sparata grossa. Pensando forse che i cittadini non l’avrebbero ricordato. Ecco, adesso spieghi a chi deve avere i soldi dal Comune che non c’è un sistema in grado di funzionare, che ciò che si potrebbe fare on line (e sarà oggetto di approfondimento) non è possibile, che se spedisci una lettera al protocollo con posta certificata non sai che fine fa, che alcune proposte arrivano e sono approvate e di altre si perde traccia, che ancora tutti gli atti che dovrebbero essere pubblici non lo sono. “Serpico” fuori uso? E’ il minimo che potesse accadere.

La “conta” (fallita) del Nuovo centrodestra

Quattro assessori, tre consiglieri e un ex di maggioranza, almeno un paio di consiglieri che sono all’opposizione ma provengono dalla stessa area politica di centro-destra. Totale? Meno di 1.500 voti. Se doveva essere una “conta” rispetto al resto di una maggioranza che alle Europee non ha certo brillato, ebbene è fallita.

Al Nuovo centro destra – formazione che a livello nazionale fa capo ad Angelino Alfano – non è servito nemmeno far arrivare in ospedale il ministro in campagna elettorale Beatrice Lorenzin. Poi, certo, lei ha preso 600 voti e si dice fosse “portata” da Danilo Fontana, mentre Roberta Angelilli – per la quale a Roma si muoveva Andrea Augello che ha chiesto una mano a Candido De Angelis –  – è arrivata a 633. Ncd ha accettato di buon grado anche il sostegno di Giorgio Zucchini, Alberto Alessandroni e gli altri ma l’inossidabile Alfredo Antoniozzi – sostenuto un po’ da tutti – si è fermato a 659. 

Sono elezioni europee, ci rendiamo conto, e i confronti a livello locale non sono possibili. Però da una “squadra” del genere ci si aspettava inevitabilmente qualcosa in più. “Contarsi”? Rivedere i rapporti in maggioranza, per chi ci sta? Non sembra il caso, anche se Forza Italia la resa dei conti vuole farla o meno. Una cosa è certa: il Nuovo centro destra, se guardiamo ai tanti “big” locali, ha fatto flop.

Turismo, addio Costa dei miti. Spunta un nuovo progetto (E il Life?)

Immagine Visto il precedente c’è poco da stare allegri. La giunta municipale di Anzio ha deliberato la sottoscrizione di un protocollo d’intesa “per lo sviluppo socio-economico dell’area vasta di Anzio, ed Ardea” denominato “patto per lo sviluppo ambientale per un turismo sostenibile”. Il precedente è quello, naufragato, della Costa dei Miti. Lì Anzio era capofila (c’erano anche Ardea, Nettuno e Pomezia) ma la delibera non arrivò mai in consiglio comunale, anzi quella di giunta – approvata il giorno prima della scadenza – venne revocata. C’era un progetto, dietro, sembrava apprezzabile e serio, poi tutto è svanito. La politica saprà spiegare che di qualcuno sarà colpa, a scaricare le responsabilità sindaci e assessori sono sempre bravi.

Paradossale che con quel “marchio” nascente si partecipò addirittura alla Borsa mediterranea del turismo archeologico di Paestum. Comunicati, impegni solenni, richiami a fare le cose insieme e poi… nulla!

Intanto qualcuno dovrebbe spiegare che fine hanno fatto i fondi (52.800 euro ad Anzio e 55.000 ad Ardea) concessi il 29 gennaio 2013 in base alla legge regionale 1 del 2001 da Sviluppo Lazio nell’ambito dell’attività di promozione turistica e proprio come “Costa dei miti. Un progetto di destination marketing”.

Adesso che sono passati più di tre anni dal progetto e dalla fiera a Paestum ci si riprova, stavolta senza Nettuno (l’assessore Verdolino lì sembra muoversi per conto proprio) e Pomezia (lì ci sono i “grillini”…) con l’obiettivo di ottenere fondi europei. Magari prima andranno restituiti quelli del progetto Life ottenuti per la sostenibilità ambientale del progetto del porto e spesi per altro, altrimenti l’Europa non ci darà molto retta.

Comunque la giunta ha scoperto che “le politiche di crescita necessitano della sinergia strategica e della condivisione di idea sviluppo tra comuni limitrofi quali Anzio ed Ardea” – ma la stessa cosa veniva sostanzialmente sostenuta per la Costa dei Miti – e adesso si ritiene “necessario ed urgente che il territorio si organizzi al fine di contribuire attraverso un’azione unitaria e coesa”. Viene da chiedersi cosa sia stato fatto in questi anni, ma è puro esercizio retorico. Comunque in bocca al lupo.

Intanto dalla delibera si apprende, come anticipato in questo spazio, che delle vicende turistiche al Comune non si occupa più – non più esclusivamente – la dirigente Angela Santaniello ma Aurelio Droghini, incaricato per l’occasione di seguire tutti gli atti relativi al protocollo d’intesa.  

 

Il voto ad Anzio: dati, confronti e i cittadini ai quali guardare

Il primo dato è che l’Europa, da queste parti, ci appassiona sempre meno. Come e peggio che nel resto d’Italia. Appena il 51,7% di elettori alle urne, il 4% meno di cinque anni fa. E’ un segnale non solo verso il voto continentale, ma di disaffezione nei confronti della politica in generale.

In questo dato, con la metà dei cittadini che ha scelto di restare a casa, ci sono poi i risultati veri e propri usciti dalle urne. Il Pd ad Anzio è il primo partito con 6.888 voti e il 32,2%. Cinque anni fa prese 5.318 voti e il 25,1%. Se vogliamo fare un confronto con la Camera di un anno fa, invece, i voti allora furono 6.333 ma la percentuale del 20,8% perché l’affluenza alle urne fu del 75,5%. Secondo posto per il Movimento 5 stelle che ottiene il 24,69% grazie a 5.280 voti. Unico raffronto possibile quello con la Camera 2013, quando i “grillini” ottennero 8.638 voti e il 28,38%. Addirittura al terzo posto Forza Italia che ottiene 5.180 voti e il 24,22%, da confrontare unicamente con le politiche dello scorso anno quando i voti furono 9.140 e la percentuale del 30,03%. Se ai voti di ieri si uniscono i 1. 457del Nuovo centrodestra – sostenuto da mezza giunta comunale – si arriva a 6.637 e insieme si arriva al 31%. Subito dietro Fratelli d’Italia con 1.086 voti e il 5,07%. Se li contiamo nell’area che un tempo era il Pdl, quindi insieme a Forza Italia e Ncd, siamo a 7.723 voti e il 36,1%. Vale a dire oltre 13 punti in meno rispetto al 49, 47% del Pdl cinque anni fa.

Riportati sul Comune – ma quando si vota per le amministrative è tutta un’altra musica e quindi non è possibile un raffronto – oggi l’area di centrodestra che è al governo si ferma al 30,03%, insieme a quella che è all’opposizione arriva al 36,1. Il centrosinistra, se il Pd si accorda con la Lista Tsipras che ha ottenuto 785 voti e il 3,67%,, arriva al 35,87%.

Dati per appassionati di alleanze, i quali dovrebbero invece cominciare a guardare di più e meglio a quei 20.433 cittadini che alle urne non ci sono andati. Forse sarebbe il caso di arrivare a loro e di chiedere quale città, ma soprattutto quale classe politica vorrebbero.

 

Sito, il cassetto tributario e quel certificato scaduto

Immagine

Mettiamola così, un utente medio che ha poca dimestichezza con l’uso del computer e ancora meno con i pagamenti on line, vede la scritta “il certificato di sicurezza è scaduto o non ancora valido” e ci pensa due volte (se non di più) ad andare avanti. Anzi, probabilmente lascia proprio stare… 

La conferma di come siano gestiti i siti al Comune di Anzio arriva da questa pagina che compare, appunto, sul cassetto tributario. Un servizio senza dubbio utile, anche se ancora con qualche errore per chi si è iscritto, ha pagato regolarmente ma vede bollette ancora da saldare. Così come veniamo informati che la scadenza dell’Imu per la seconda casa è il 15 giugno, tassativa. Peccato sia domenica e ovunque si paga anche il 16, fra l’altro come previsto per legge quando le scadenze cadono in un giorno festivo.

Detto questo, resta il problema di sistemi che non “dialogano” tra loro, di un sito che dovrebbe “raccogliere” tutto ma non lo fa, di atti non ancora pubblicati integralmente come vogliono le norme sulla trasparenza e per i quali è ora che sia rispettata la legge. 

La maggioranza alla “guerra” delle europee, Bruschini ne prenda atto

Immagine Ha ragione Patrizio Placidi a chiedere una verifica dopo le elezioni. Ma sì, il silenzio elettorale è ormai un retaggio di quando i telefoni cellulari ancora non esistevano, sui siti internet e nei social network è ampiamente violato, mi assumo questa responsabilità di fronte al manifesto con il quale mezza giunta “porta” il Nuovo centro destra. Al vice sindaco Giorgio Zucchini, un passato nel Pri, una candidatura nel Ppi e poi l’ingresso in Forza Italia e nel Pdl, si uniscono l’assessore Laura Nolfi, figlia d’arte con il padre Vincenzo che a dire il vero è sempre stato nelle varie anime del centro tra Ccd e Udc (lei era con la Lista Bruschini); Alberto Alessandroni, esordi socialisti, l’elezione in quota Pds, poi il passaggio in Forza Italia e non manca Sebastiano Attoni, il quale ormai deve solo schierarsi con il Pd o simili e poi avrà passato ogni esperienza nelle formazioni politiche di casa nostra. Da An a La Destra (e ritorno) passando per un periodo da indipendente, fino alla lista con il suo nome alle ultime amministrative.

Il manifesto sul quale compaiono anche il consigliere comunale e fraterno amico del sindaco Gianfranco Tontini – proveniente dalla Lista Bruschini – Velia Fontana che alle ultime elezioni era in “ticket” con Zucchini in Forza Italia, Roberto Giacoponi che non si muove se non segue Attoni e Riccardo Rocchetti, anch’egli della Lista Bruschini, è ben altro rispetto all’invito al voto per una lista.

E’ la conferma che se non bastassero i dissidi tra politici e dirigenti, il clima tutt’altro che disteso tra questi ultimi, le casse del Comune vuote e il dissesto dietro l’angolo, in maggioranza c’è chi andrà a “contarsi”.

E per questo Placidi – pazienza la città invasa dai rifiuti, figuriamoci i dati sulla differenziata o lo sciopero dei netturbini – ha chiesto una verifica. Il sindaco, stavolta, non potrà dire “non so”. Persino chi è più vicino a lui sostiene altri candidati, mentre in maggioranza – e non certo perché si hanno a cuore le sorti di Anzio – siamo al “tutti contro tutti”.

Sarà bene che Luciano Bruschini, capace finora di “accontentare” tutti con un assessorato, una delega o una presidenza di commissione, stavolta ne prenda atto.  

Progetto Life, i soldi arrivati e spesi per altro. L’ultima beffa del porto, sito compreso

Immagine

Dovevamo essere un modello, abbiamo fatto una figuraccia continentale. Non saremo i primi né gli ultimi, si intende, ma se c’è una cartina al tornasole del fallimento del nuovo porto è questa: il progetto di “sostenibilità” co-finanziato dall’Unione europea nell’ambito del progetto Life.

Cartina al tornasole perché non solo il progetto si è fermato insieme alla gara deserta – ed era uno dei rischi – ma perché il Comune quei soldi li ha spesi per fare altro. Lo ha ammesso nell’ultimo consiglio comunale il dirigente dell’area finanziaria, Franco Pusceddu, mentre il sindaco rispondeva con i soliti “non so” al suo predecessore Candido De Angelis, in una specie di teatrino che francamente comincia a stancare. Il dirigente è stato chiaro: i soldi sono arrivati, li abbiamo usati per altro, li restituiremo. Parliamo di circa 500.000 euro. Ecco, nel naufragio finanziario della Capo d’Anzio questo del Life è un esempio emblematico.

Ora c’è da chiedersi con quale faccia l’assessore Patrizio Placidi – che ha avuto anche questa delega – si recherà a chiedere finanziamenti all’Unione europea. Lì non si scherza, non c’è come in Regione un politico che “convince” il dirigente a chiudere un occhio. Anzi, faccia una cosa Placidi, chieda al commissario ricandidato Antonio Tajani se ha potuto fare qualcosa per l’Italia ed evitare la procedura d’infrazione per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione… E Anzio, dopo questa figuraccia, è nella “black list” per quanto attiene ai finanziamenti

Ma torniamo al Life, la procedura era partita, c’era stato anche il confronto pubblico, il materiale messo a disposizione per le osservazioni, ma pur essendo arrivati i soldi nessuno ha più pagato nemmeno il dominio e oggi collegandosi a http://www.lca4ports.eu/ c’è la pubblicità della contraccezione d’emergenza. Per non parlare dei professionisti che hanno lavorato, i quali attendono ancora di essere pagati.

Tra di loro, altro esempio di come funzioni questa città, c’è un giovane che ha provato a essere profeta in patria: Giacomo Cozzolino, laureato in scienze ambientali, pianificatore territoriale. Si era illuso, anche lui come chi scrive, che ad Anzio si potesse realizzare qualcosa di unico. La verità è che in mano a questa classe politico-burocratica non si va da nessuna parte. La verità è che l’unico riscontro che conosce chi governa è quello del voto. Hanno vinto, è la democrazia, sai cosa importa del Life o della trasparenza, dei conti in disordine, delle buone pratiche…

Ma cos’era questo progetto, perché era importante? Riguardava la “sostenibilità” del progetto del nuovo porto di Anzio. “La Capo d’Anzio Spa e il Comune di Anzio hanno presentato all’Unione europea la richiesta di sostegno finanziario per realizzare il progetto che riguarda lo sviluppo di un modello di Life Cycle Assessment per la gestione ambientale dei porti europei, conformemente alla legislazione europea per l’ambiente in materia di sviluppo portuale”. Anzio come “modello”, quindi, anche per altri porti. Nell’ambito di Lca4ports “una fase fondamentale è la stesura delle linee guida per la sostenibilità”. Vale a dire “tutte le fasi della vita di un porto dal punto di vista ambientale, in particolare con riferimento all’edilizia, alla gestione ed alla chiusura di questo con un approccio strategico, che dovrebbe essere incentrato sull’integrazione di diversi temi, con riferimento allo spazio ed al tempo”. Inoltre si doveva “promuovere l’attuazione effettiva e il rispetto della legislazione comunitaria a livello regionale e migliorare la base di conoscenze per la politica ambientale su porto e sul contesto costiero, identificare tutte le migliori pratiche ambientali per ciascuna delle fasi di vita di un porto”. In particolare, poi, si dovevano avere “indirizzi per la progettazione di sistemi di gestione integrata per i seguenti temi: acqua, energia, rifiuti, cantieri, e la sperimentazione in un contesto specifico, definire le strategie e gli strumenti di comunicazione in grado di divulgare tutti i risultati del progetto, sull’ambito locale e nel contesto europeo, raggiungendo una grande quantità di parti interessate”. Tra i risultati che Lca4ports doveva raggiungere, infine: “Autosufficienza energetica degli edifici portuali, efficienza energetica di tutti gli impianti di illuminazione esterna, riduzione del consumo di acqua potabile per gli edifici del porto, utilizzo di acqua non potabile per l’irrigazione delle aree verdi, ottimizzazione del sistema di collettamento e trattamento delle acque reflue, sistema di recupero delle acque piovane per gli edifici portuali”.