Metodo diverso e nessun voto, fatevene una ragione. Auguri!

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È vero, a Natale siamo soliti aspettarci dei regali. Una città diversa da quella che viviamo, però, nessuno ce la donerà. Non chi la sta governando con i metodi, ben presto appresi anche dagli ultimi arrivati, da Prima Repubblica. Non chi fa opposizione di lotta e di governo o chi prova a farla ma si ferma sempre sul più bello.

C’è una intera classe politica che ha fatto il suo tempo, è evidente, ma che è legittimamente al suo posto. È stata votata democraticamente dai cittadini di Anzio, tra i principali specialisti in lamentele che puntualmente si “dimenticano” nelle urne.

Costruire quella che insieme a qualche amico abbiamo immaginato come #unaltracittà non è e non può essere un regalo di Natale. Non piove dal cielo il cambiamento se non proviamo a realizzarlo da cittadini. Certo, è più facile seguire il politico di turno, provare a “infilarsi” in una situazione di potere, parlare con qualcuno che conta “a Roma”, essere in un partito e battersi con le liturgie – tipo quelle del Pd – per farsi garantire la candidatura. Ma cosa avremmo fatto di diverso? Nulla.

Il discorso, come ho avuto modo di dire, va rovesciato. Partiamo dalle cose che vorremmo fare e con chi, poi pensiamo al resto. Partiamo dalle idee, poi cerchiamo l’eventuale consenso. C’è chi fa i conti, nei bar della politica locale, con i “pacchetti” di voti, senza accorgersi che il mondo è cambiato. Già, la “po-li-ti-ca” quella di casa nostra che guarda al particolare, alla posizione di potere, non al futuro della città, annunciato a più riprese e rimasto sempre una chimera. Forse ha ragione, serviranno ancora quei 1000-2000 consensi dei quali si è sicuri per “accreditarsi” in qualche coalizione. E forse vinceranno ancora.

Ma quale sviluppo vogliamo dare ad Anzio? Basato su quale scelta – questa sì – politica? Come immaginiamo di ricostruire un’economia massacrata in ogni settore? Poniamoci queste domande, proviamo a costruire intorno una proposta, vediamo chi ci sta o meno. Solo dopo – al contrario di quello che ha sempre fatto la politica di casa nostra – si può immaginare di presentarsi al giudizio dei cittadini.

Qui, lo ribadisco, non c’è un voto, solo la voglia di cambiamento che passa attraverso concetti semplici: nessuna intesa possibile con chi ha portato la città a queste condizioni; un progetto fatto da cittadini, per i cittadini, senza aspettare le indicazioni di qualche “guru” da Genova o da una srl che fa firmare contratti per candidarsi; legalità assoluta, a partire dalle piccole cose per le quali il Comune deve dare l’esempio; un’idea di sviluppo senza mattone e sostenibile. Il rispetto per chi la pensa diversamente, non il facile dileggio.

Un percorso condiviso da chi vuole davvero – non per infingimento o peggio convenienza “po-li-ti-ca” – che questa classe dirigente vada a casa. Se riesce, bene, altrimenti  pazienza. È per l’ennesima volta nero su bianco, si parla di metodo e scelte diverse, non di candidati che a oggi sono inesistenti.Speriamo che quanti perdono il loro tempo intorno a questi ultimi se ne facciano una ragione.

Auguri, buon Natale!

Un gemellaggio che “riscrive la storia”. Fateci capire

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Fa bella mostra di sé sul sito istituzionale del Comune la nota con la quale la delegata ai gemellaggi, Valentina Salsedo, informa la città dell’approvazione di un progetto sicuramente importante nell’ambito del programma Erasmus +. Un’iniziativa che vede coinvolte le scuole, dà un senso ancora più forte al legame tra Anzio e Bad Pyrmont – e fin qui siamo assolutamente d’accordo – ma che ci inquieta e non poco quando si afferma che il progetto  “avrà per oggetto la riscrittura di uno dei periodi più tristi legato al secondo conflitto mondiale“.

Di cosa parliamo? Lo leggiamo più avanti, lo dice la delegata, i ragazzi: “(…) riscriveranno la storia della seconda Guerra Mondiale sulla base di informazioni e macro storie raccolte durante i reciproci viaggi“. Cosa c’è da riscrivere non è dato sapere, né dall’uscita del comunicato ad ora – ma speriamo che domani qualcuno lo chieda in Consiglio comunale – c’è chi si è preoccupato di chiedere lumi. Dentro e fuori dalla rappresentanza eletta.

Già, perché andando ancora avanti, è sempre la delegata a parlare, il progetto: “(…) proietterà i nostri giovani nelle logiche del nazionalsocialismo per riscrivere una pagina di storia ancora troppo vicina per essere dimenticata ed abbastanza lontana per essere analizzata con maggiore consapevolezza e maturità, soprattutto se gli osservatori sono giovani e meritevoli“.

Capiamo, per ciò che emerge, che i ragazzi intervisteranno dei testimoni e ricostruiranno una “mappa” delle vittime, apprezzabile sicuramente  ma quale storia c’è da “riscrivere“? E che centra il nazionalsocialismo?

Lo diciamo senza polemica, con l’intento di capire e far capire. Perché al di là della “lotta” che c’è in Comune per apparire sui media – sembra che ormai si contino persino le righe della visibilità data a Tizio o Caio – l’ente ha il dovere, per di più sul sito istituzionale, di spiegare. E dalla nota diffusa capiamo, ma ammettiamo le nostre scarse capacità, ben poco.

Ripetiamo: quale storia c’è da “riscrivere” rispetto al nazismo, al punto che addirittura il sindaco è orgoglioso e soddisfatto come leggiamo nell’attacco del comunicato? In questa città – medaglia d’oro al merito civile – c’è una storia che conosciamo molto bene e che ancora si racconta nelle famiglie di chi ha avuto sfollati e morti.

Certo, in un Comune dove si patrocina Delle Chiaie tutto può essere, ma davvero fuor di polemica chiediamo semplicemente di capire.

Infine, già che ci siamo, trattandosi di un progetto europeo, ne approfittiamo per chiedere lumi sul  Life che era stato approvato per il porto ed è miseramente naufragato dopo che i soldi “sono stati usati per altro” come ammise lo stesso sindaco in Consiglio comunale. Allora: è vero che l’Unione europea ha chiesto indietro quei soldi? E’ vero che ha bocciato la proposta di piano di rientro? E’ vero che rischiamo l’apertura di una procedura d’infrazione che ci negherà la possibilità di avere fondi in futuro? Nel frattempo sono stati pagati i progettisti che hanno chiesto i soldi alla Capo d’Anzio?

Prima di riscrivere la storia, sarebbe bene conoscere la stringente attualità. Ah, se qualcuno vuole chiederlo in Consiglio – dove la deferenza verso sindaco e maggioranza sembra andare ben oltre il dovuto rispetto istituzionale – i cittadini ne sarebbero grati.

Turismo, addio Costa dei miti. Spunta un nuovo progetto (E il Life?)

Immagine Visto il precedente c’è poco da stare allegri. La giunta municipale di Anzio ha deliberato la sottoscrizione di un protocollo d’intesa “per lo sviluppo socio-economico dell’area vasta di Anzio, ed Ardea” denominato “patto per lo sviluppo ambientale per un turismo sostenibile”. Il precedente è quello, naufragato, della Costa dei Miti. Lì Anzio era capofila (c’erano anche Ardea, Nettuno e Pomezia) ma la delibera non arrivò mai in consiglio comunale, anzi quella di giunta – approvata il giorno prima della scadenza – venne revocata. C’era un progetto, dietro, sembrava apprezzabile e serio, poi tutto è svanito. La politica saprà spiegare che di qualcuno sarà colpa, a scaricare le responsabilità sindaci e assessori sono sempre bravi.

Paradossale che con quel “marchio” nascente si partecipò addirittura alla Borsa mediterranea del turismo archeologico di Paestum. Comunicati, impegni solenni, richiami a fare le cose insieme e poi… nulla!

Intanto qualcuno dovrebbe spiegare che fine hanno fatto i fondi (52.800 euro ad Anzio e 55.000 ad Ardea) concessi il 29 gennaio 2013 in base alla legge regionale 1 del 2001 da Sviluppo Lazio nell’ambito dell’attività di promozione turistica e proprio come “Costa dei miti. Un progetto di destination marketing”.

Adesso che sono passati più di tre anni dal progetto e dalla fiera a Paestum ci si riprova, stavolta senza Nettuno (l’assessore Verdolino lì sembra muoversi per conto proprio) e Pomezia (lì ci sono i “grillini”…) con l’obiettivo di ottenere fondi europei. Magari prima andranno restituiti quelli del progetto Life ottenuti per la sostenibilità ambientale del progetto del porto e spesi per altro, altrimenti l’Europa non ci darà molto retta.

Comunque la giunta ha scoperto che “le politiche di crescita necessitano della sinergia strategica e della condivisione di idea sviluppo tra comuni limitrofi quali Anzio ed Ardea” – ma la stessa cosa veniva sostanzialmente sostenuta per la Costa dei Miti – e adesso si ritiene “necessario ed urgente che il territorio si organizzi al fine di contribuire attraverso un’azione unitaria e coesa”. Viene da chiedersi cosa sia stato fatto in questi anni, ma è puro esercizio retorico. Comunque in bocca al lupo.

Intanto dalla delibera si apprende, come anticipato in questo spazio, che delle vicende turistiche al Comune non si occupa più – non più esclusivamente – la dirigente Angela Santaniello ma Aurelio Droghini, incaricato per l’occasione di seguire tutti gli atti relativi al protocollo d’intesa.  

 

Progetto Life, i soldi arrivati e spesi per altro. L’ultima beffa del porto, sito compreso

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Dovevamo essere un modello, abbiamo fatto una figuraccia continentale. Non saremo i primi né gli ultimi, si intende, ma se c’è una cartina al tornasole del fallimento del nuovo porto è questa: il progetto di “sostenibilità” co-finanziato dall’Unione europea nell’ambito del progetto Life.

Cartina al tornasole perché non solo il progetto si è fermato insieme alla gara deserta – ed era uno dei rischi – ma perché il Comune quei soldi li ha spesi per fare altro. Lo ha ammesso nell’ultimo consiglio comunale il dirigente dell’area finanziaria, Franco Pusceddu, mentre il sindaco rispondeva con i soliti “non so” al suo predecessore Candido De Angelis, in una specie di teatrino che francamente comincia a stancare. Il dirigente è stato chiaro: i soldi sono arrivati, li abbiamo usati per altro, li restituiremo. Parliamo di circa 500.000 euro. Ecco, nel naufragio finanziario della Capo d’Anzio questo del Life è un esempio emblematico.

Ora c’è da chiedersi con quale faccia l’assessore Patrizio Placidi – che ha avuto anche questa delega – si recherà a chiedere finanziamenti all’Unione europea. Lì non si scherza, non c’è come in Regione un politico che “convince” il dirigente a chiudere un occhio. Anzi, faccia una cosa Placidi, chieda al commissario ricandidato Antonio Tajani se ha potuto fare qualcosa per l’Italia ed evitare la procedura d’infrazione per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione… E Anzio, dopo questa figuraccia, è nella “black list” per quanto attiene ai finanziamenti

Ma torniamo al Life, la procedura era partita, c’era stato anche il confronto pubblico, il materiale messo a disposizione per le osservazioni, ma pur essendo arrivati i soldi nessuno ha più pagato nemmeno il dominio e oggi collegandosi a http://www.lca4ports.eu/ c’è la pubblicità della contraccezione d’emergenza. Per non parlare dei professionisti che hanno lavorato, i quali attendono ancora di essere pagati.

Tra di loro, altro esempio di come funzioni questa città, c’è un giovane che ha provato a essere profeta in patria: Giacomo Cozzolino, laureato in scienze ambientali, pianificatore territoriale. Si era illuso, anche lui come chi scrive, che ad Anzio si potesse realizzare qualcosa di unico. La verità è che in mano a questa classe politico-burocratica non si va da nessuna parte. La verità è che l’unico riscontro che conosce chi governa è quello del voto. Hanno vinto, è la democrazia, sai cosa importa del Life o della trasparenza, dei conti in disordine, delle buone pratiche…

Ma cos’era questo progetto, perché era importante? Riguardava la “sostenibilità” del progetto del nuovo porto di Anzio. “La Capo d’Anzio Spa e il Comune di Anzio hanno presentato all’Unione europea la richiesta di sostegno finanziario per realizzare il progetto che riguarda lo sviluppo di un modello di Life Cycle Assessment per la gestione ambientale dei porti europei, conformemente alla legislazione europea per l’ambiente in materia di sviluppo portuale”. Anzio come “modello”, quindi, anche per altri porti. Nell’ambito di Lca4ports “una fase fondamentale è la stesura delle linee guida per la sostenibilità”. Vale a dire “tutte le fasi della vita di un porto dal punto di vista ambientale, in particolare con riferimento all’edilizia, alla gestione ed alla chiusura di questo con un approccio strategico, che dovrebbe essere incentrato sull’integrazione di diversi temi, con riferimento allo spazio ed al tempo”. Inoltre si doveva “promuovere l’attuazione effettiva e il rispetto della legislazione comunitaria a livello regionale e migliorare la base di conoscenze per la politica ambientale su porto e sul contesto costiero, identificare tutte le migliori pratiche ambientali per ciascuna delle fasi di vita di un porto”. In particolare, poi, si dovevano avere “indirizzi per la progettazione di sistemi di gestione integrata per i seguenti temi: acqua, energia, rifiuti, cantieri, e la sperimentazione in un contesto specifico, definire le strategie e gli strumenti di comunicazione in grado di divulgare tutti i risultati del progetto, sull’ambito locale e nel contesto europeo, raggiungendo una grande quantità di parti interessate”. Tra i risultati che Lca4ports doveva raggiungere, infine: “Autosufficienza energetica degli edifici portuali, efficienza energetica di tutti gli impianti di illuminazione esterna, riduzione del consumo di acqua potabile per gli edifici del porto, utilizzo di acqua non potabile per l’irrigazione delle aree verdi, ottimizzazione del sistema di collettamento e trattamento delle acque reflue, sistema di recupero delle acque piovane per gli edifici portuali”.