Capo d’Anzio, stop all’istanza di fallimento sul Life

life

Non ci sarà l’udienza fallimentare in programma il 25 maggio per la Capo d’Anzio. La società incaricata di realizzare e gestire il nuovo porto, concessionaria del bacino da luglio 2014, per adesso tira un sospiro di sollievo.

I tre progettisti del Life non pagati che si erano rivolti al Tribunale e quelli che non lo avevano fatto ma presumibilmente si sarebbero accodati, hanno accettato la proposta della società e percepiranno gli arretrati da giugno ad aprile del prossimo anno.

Nel frattempo verrà consegnata la relazione sui lavori svolti destinata all’Unione europea che ha chiesto alla società di restituire i fondi che sono arrivati ma sono stati utilizzati “per fare altro” – come venne affermato in Consiglio comunale.

Se e come la società restituirà i fondi all’Unione europea è ancora tutto da stabilire. Si tratta, fra l’altro, di un caso particolare perché una parte del progetto è stata svolta e quindi andrebbe restituita solo quella non utilizzata.

Per adesso evitato il fallimento, resta la figuraccia con la Ue e c’è il rischio dell’inserimento nella “black list“.

Porto, eppur si muove. Ma le domande restano

avvocatomauro

Il presidente della Capo d’Anzio, Ciro Alessio Mauro

Il consiglio d’amministrazione della Capo d’Anzio si è riunito oggi e sembra voler imprimere una svolta all’annosa vicenda del porto. Bene, anche se alcune vicende rimangono aperte e le domande poste, di recente come in passato, sono prive di risposte ufficiali.

Se ne aggiunge un’altra, dopo che il sindaco in Consiglio comunale ha detto che c’è il sequestro delle quote di Marconi nella Capo d’Anzio. Lo ha chiesto il Comune nella causa intentata? O è un’intenzione? Al momento per quanto ne sappiamo, il 39% resta nelle mani di Marinedi ovvero di Marconi.

Nessuno ha sollevato questioni, poi, e da quello che leggiamo dal Granchio la cosa è stata comunque affrontata, sul bilancio da sanare con i soldi da chiedere agli ormeggiatori. Vicenda tutt’altro che facile. Perché intanto nessuno li ha chiesti alle cooperative, poi vanno in qualche modo quantificati, quindi inseriti in bilancio. E il 30 aprile scade il termine per l’approvazione.

Buona, invece, la mossa di bloccare i compensi agli amministratori fino all’operatività del porto. In bilancio ci sono, però, le somme da dare a chi ha svolto lo stesso ruolo in passato. Bene anche la ricerca di una soluzione per i progettisti del “Life” che potevano già essere stati pagati se la società fosse stata messa in grado di operare, ma che hanno dovuto fare istanza di fallimento per non essere più presi in giro sulla riscossione del dovuto.

Si parla, di nuovo, di “trattativa” con il Circolo della vela quando c’è ben poco da trattare. Se le cooperative difendevano un lavoro e occorre evitare che il porto inizi creando disoccupati anziché posti – pur riconoscendo che hanno perso i ricorsi, quindi sono nel torto – cosa difende il Circolo? Che si deve “trattare” se non la firma della “manleva” come hanno fatto gli altri? Serve massima trasparenza e se i posti barca si levano a tutti, è bene che pure il Circolo ceda quelli dei quali ha disposto in questi anni.

Cosa ne pensano, per esempio, i consiglieri comunali di maggioranza vecchia e nuova? Il sindaco attuale e quello designato?

E i consiglieri – questi solo della vecchia, di maggioranza – che si sono fatti abbindolare dal sindaco con un bando impossibile? E quelli che hanno proposto improbabili cordate?

Vedremo, intanto diamo atto al consiglio d’amministrazione di provare a procedere spedito. Il principale ostacolo per il precedente, lo tengano a mente, è stato il sindaco.

Un gemellaggio che “riscrive la storia”. Fateci capire

villa_sarsina_fronte_anzio

Fa bella mostra di sé sul sito istituzionale del Comune la nota con la quale la delegata ai gemellaggi, Valentina Salsedo, informa la città dell’approvazione di un progetto sicuramente importante nell’ambito del programma Erasmus +. Un’iniziativa che vede coinvolte le scuole, dà un senso ancora più forte al legame tra Anzio e Bad Pyrmont – e fin qui siamo assolutamente d’accordo – ma che ci inquieta e non poco quando si afferma che il progetto  “avrà per oggetto la riscrittura di uno dei periodi più tristi legato al secondo conflitto mondiale“.

Di cosa parliamo? Lo leggiamo più avanti, lo dice la delegata, i ragazzi: “(…) riscriveranno la storia della seconda Guerra Mondiale sulla base di informazioni e macro storie raccolte durante i reciproci viaggi“. Cosa c’è da riscrivere non è dato sapere, né dall’uscita del comunicato ad ora – ma speriamo che domani qualcuno lo chieda in Consiglio comunale – c’è chi si è preoccupato di chiedere lumi. Dentro e fuori dalla rappresentanza eletta.

Già, perché andando ancora avanti, è sempre la delegata a parlare, il progetto: “(…) proietterà i nostri giovani nelle logiche del nazionalsocialismo per riscrivere una pagina di storia ancora troppo vicina per essere dimenticata ed abbastanza lontana per essere analizzata con maggiore consapevolezza e maturità, soprattutto se gli osservatori sono giovani e meritevoli“.

Capiamo, per ciò che emerge, che i ragazzi intervisteranno dei testimoni e ricostruiranno una “mappa” delle vittime, apprezzabile sicuramente  ma quale storia c’è da “riscrivere“? E che centra il nazionalsocialismo?

Lo diciamo senza polemica, con l’intento di capire e far capire. Perché al di là della “lotta” che c’è in Comune per apparire sui media – sembra che ormai si contino persino le righe della visibilità data a Tizio o Caio – l’ente ha il dovere, per di più sul sito istituzionale, di spiegare. E dalla nota diffusa capiamo, ma ammettiamo le nostre scarse capacità, ben poco.

Ripetiamo: quale storia c’è da “riscrivere” rispetto al nazismo, al punto che addirittura il sindaco è orgoglioso e soddisfatto come leggiamo nell’attacco del comunicato? In questa città – medaglia d’oro al merito civile – c’è una storia che conosciamo molto bene e che ancora si racconta nelle famiglie di chi ha avuto sfollati e morti.

Certo, in un Comune dove si patrocina Delle Chiaie tutto può essere, ma davvero fuor di polemica chiediamo semplicemente di capire.

Infine, già che ci siamo, trattandosi di un progetto europeo, ne approfittiamo per chiedere lumi sul  Life che era stato approvato per il porto ed è miseramente naufragato dopo che i soldi “sono stati usati per altro” come ammise lo stesso sindaco in Consiglio comunale. Allora: è vero che l’Unione europea ha chiesto indietro quei soldi? E’ vero che ha bocciato la proposta di piano di rientro? E’ vero che rischiamo l’apertura di una procedura d’infrazione che ci negherà la possibilità di avere fondi in futuro? Nel frattempo sono stati pagati i progettisti che hanno chiesto i soldi alla Capo d’Anzio?

Prima di riscrivere la storia, sarebbe bene conoscere la stringente attualità. Ah, se qualcuno vuole chiederlo in Consiglio – dove la deferenza verso sindaco e maggioranza sembra andare ben oltre il dovuto rispetto istituzionale – i cittadini ne sarebbero grati.

Porto, il Comune paga (forse) e Marconi si mette a rate

marinacapodanziosito

L’ultima versione è che si aspetta una delibera di giunta. Intanto il 15 dicembre è passato e l’ultimo piano di rientro con la Banca Popolare del Lazio – quello della serie “o paghi o partono gli atti” – non è ancora stato rispettato.

L’istituto di credito, dopo aver avuto una pazienza infinita ed essersi preso le briciole del prestito alla Capo d’Anzio – società nata per realizzare e gestire il porto – ha avuto un “aut aut” dalla Banca d’Italia. Non si poteva tollerare oltre il piano di rientro che era successivo a un altro e un altro ancora. Benché garantito da una fidejussione sulla quale la Corte dei conti, di recente, ha avanzato più di qualche perplessità.

Risultato? Si è scelto di pagare dei circa 840.000 euro tra iniziale prestito per registrare la concessione e interessi, 500.000 euro circa subito e il resto a rate. Com’è noto la Capo d’Anzio ha il 61% del Comune e il 39% di Marinedi ovvero Renato Marconi.

Quest’ultimo, fra l’altro, è in predicato di acquisire l’intero capitale quando necessariamente si dovranno dismettere le quote pubbliche per la “spending review” e per non avere predisposto il piano previsto dalla legge. Inutile denunciarlo da anni, perché molti continuano a fossilizzarsi su un progetto che ha la concessione ma dimenticano che il fulcro dell’operazione è la società.

Ebbene oggi il 61% pubblico è pronto a pagare per intero la sua esposizione – in cambio dell’eliminazione degli interessi –  mentre il 39% privato lo farà a rate. Anzi, sarà la Capo d’Anzio a farlo, con l’impegno di Marconi a versare la sua quota e gli interessi.

L’operazione, praticamente fatta, ha subito un rallentamento perché in Comune c’è chi prima di dare il via libera al pagamento vuole vederci chiaro o chiede, appunto, una delibera di indirizzo.

I 500.000 e rotti euro ci sarebbero pure, si tratta di “accantonamenti” che ora vengono messi a disposizione (ma non si poteva rispettare il piano di rientro, a questo punto?) solo che questa vicenda somiglia tanto all’italica abitudine per la quale le perdite sono pubbliche e i profitti privati. Il Comune paga subito, Marconi lo farà….

Fermo restando che l’ingegnere, finora, se ne è stato buono e tranquillo, ha detto sempre sì, ha ingoiato i dietrofront del sindaco che in assemblea diceva una cosa e in Comune un’altra, firmava con lui un documento e poi – tre anni dopo il parere chiesto allo studio Cancrini –  gli faceva causa.

Sbaglieremo, ma da tempo sosteniamo che prima o poi Marconi presenterà il conto di una serie di attività svolte per la Capo d’Anzio. Come ha fatto con Italia Navigando.

Per questo  – siamo stanchi di ripeterlo – è ora di fare chiarezza, di dire cosa vogliamo fare della Capo d’Anzio, di farci sapere se e come intendiamo pagare non solo questo debito ma anche quello con l’Unione Europea per il progetto “Life” dopo che dagli uffici di Bruxelles è stato risposto picche a un piano di rientro ritenuto inidoneo.

Serve massima chiarezza, almeno finché saremo – tutti noi cittadini – proprietari del 61%.

 

Porto e Life, uno dei progettisti fa sapere…

Ricevo e pubblico volentieri questa precisazione di Giacomo Cozzolino, uno dei progettisti del Life.

Immagine

“Leggo nel tuo ultimo post la frase “Infine i conti della Capo d’Anzio, in profondo rosso, con i soldi del Life usati per fare altro e da restituire”. 

Ci tengo, per precisione e tua informazione, a precisare quanto segue.

Il cofinanziamento della Commissione Europea dovrebbe essere utilizzato, almeno parzialmente e  se ancora c’è uno stato di diritto in Italia (laddove a fronte di un contratto e di prestazioni effettuate con esito positivo, come si può evincere anche dalle comunicazioni della Commissione Europea), per pagare i compensi di diversi mesi di attività (per qualche professionista, circa 2 anni) che spettano al gruppo di lavoro.

Mi farebbe piacere poter leggere, nelle opportune valutazioni ed analisi che fai della situazione del Porto, una preoccupazione per quelli che vengono chiamati “fornitori” o “consulenti”, ma che di fatto sono persone che lavorano o hanno lavorato e che, anziché un rapporto lavorativo da dipendenti, utilizzano la propria partita Iva.

Sarebbe un’inchiesta utile capire quante persone e aziende vantano crediti nei confronti della Capo d’Anzio (non solo noi del progetto LIFE) e sapere se la Società vuole onorare gli impegni contrattuali o, come si vocifera, preferire proposte di decurtazioni sostanziali di quanto dovuto (prendendo “per il collo” chi si trova in sofferenza finanziaria).

Tanto ti dovevo.

dott. Giacomo Cozzolino

Turismo, addio Costa dei miti. Spunta un nuovo progetto (E il Life?)

Immagine Visto il precedente c’è poco da stare allegri. La giunta municipale di Anzio ha deliberato la sottoscrizione di un protocollo d’intesa “per lo sviluppo socio-economico dell’area vasta di Anzio, ed Ardea” denominato “patto per lo sviluppo ambientale per un turismo sostenibile”. Il precedente è quello, naufragato, della Costa dei Miti. Lì Anzio era capofila (c’erano anche Ardea, Nettuno e Pomezia) ma la delibera non arrivò mai in consiglio comunale, anzi quella di giunta – approvata il giorno prima della scadenza – venne revocata. C’era un progetto, dietro, sembrava apprezzabile e serio, poi tutto è svanito. La politica saprà spiegare che di qualcuno sarà colpa, a scaricare le responsabilità sindaci e assessori sono sempre bravi.

Paradossale che con quel “marchio” nascente si partecipò addirittura alla Borsa mediterranea del turismo archeologico di Paestum. Comunicati, impegni solenni, richiami a fare le cose insieme e poi… nulla!

Intanto qualcuno dovrebbe spiegare che fine hanno fatto i fondi (52.800 euro ad Anzio e 55.000 ad Ardea) concessi il 29 gennaio 2013 in base alla legge regionale 1 del 2001 da Sviluppo Lazio nell’ambito dell’attività di promozione turistica e proprio come “Costa dei miti. Un progetto di destination marketing”.

Adesso che sono passati più di tre anni dal progetto e dalla fiera a Paestum ci si riprova, stavolta senza Nettuno (l’assessore Verdolino lì sembra muoversi per conto proprio) e Pomezia (lì ci sono i “grillini”…) con l’obiettivo di ottenere fondi europei. Magari prima andranno restituiti quelli del progetto Life ottenuti per la sostenibilità ambientale del progetto del porto e spesi per altro, altrimenti l’Europa non ci darà molto retta.

Comunque la giunta ha scoperto che “le politiche di crescita necessitano della sinergia strategica e della condivisione di idea sviluppo tra comuni limitrofi quali Anzio ed Ardea” – ma la stessa cosa veniva sostanzialmente sostenuta per la Costa dei Miti – e adesso si ritiene “necessario ed urgente che il territorio si organizzi al fine di contribuire attraverso un’azione unitaria e coesa”. Viene da chiedersi cosa sia stato fatto in questi anni, ma è puro esercizio retorico. Comunque in bocca al lupo.

Intanto dalla delibera si apprende, come anticipato in questo spazio, che delle vicende turistiche al Comune non si occupa più – non più esclusivamente – la dirigente Angela Santaniello ma Aurelio Droghini, incaricato per l’occasione di seguire tutti gli atti relativi al protocollo d’intesa.  

 

Progetto Life, i soldi arrivati e spesi per altro. L’ultima beffa del porto, sito compreso

Immagine

Dovevamo essere un modello, abbiamo fatto una figuraccia continentale. Non saremo i primi né gli ultimi, si intende, ma se c’è una cartina al tornasole del fallimento del nuovo porto è questa: il progetto di “sostenibilità” co-finanziato dall’Unione europea nell’ambito del progetto Life.

Cartina al tornasole perché non solo il progetto si è fermato insieme alla gara deserta – ed era uno dei rischi – ma perché il Comune quei soldi li ha spesi per fare altro. Lo ha ammesso nell’ultimo consiglio comunale il dirigente dell’area finanziaria, Franco Pusceddu, mentre il sindaco rispondeva con i soliti “non so” al suo predecessore Candido De Angelis, in una specie di teatrino che francamente comincia a stancare. Il dirigente è stato chiaro: i soldi sono arrivati, li abbiamo usati per altro, li restituiremo. Parliamo di circa 500.000 euro. Ecco, nel naufragio finanziario della Capo d’Anzio questo del Life è un esempio emblematico.

Ora c’è da chiedersi con quale faccia l’assessore Patrizio Placidi – che ha avuto anche questa delega – si recherà a chiedere finanziamenti all’Unione europea. Lì non si scherza, non c’è come in Regione un politico che “convince” il dirigente a chiudere un occhio. Anzi, faccia una cosa Placidi, chieda al commissario ricandidato Antonio Tajani se ha potuto fare qualcosa per l’Italia ed evitare la procedura d’infrazione per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione… E Anzio, dopo questa figuraccia, è nella “black list” per quanto attiene ai finanziamenti

Ma torniamo al Life, la procedura era partita, c’era stato anche il confronto pubblico, il materiale messo a disposizione per le osservazioni, ma pur essendo arrivati i soldi nessuno ha più pagato nemmeno il dominio e oggi collegandosi a http://www.lca4ports.eu/ c’è la pubblicità della contraccezione d’emergenza. Per non parlare dei professionisti che hanno lavorato, i quali attendono ancora di essere pagati.

Tra di loro, altro esempio di come funzioni questa città, c’è un giovane che ha provato a essere profeta in patria: Giacomo Cozzolino, laureato in scienze ambientali, pianificatore territoriale. Si era illuso, anche lui come chi scrive, che ad Anzio si potesse realizzare qualcosa di unico. La verità è che in mano a questa classe politico-burocratica non si va da nessuna parte. La verità è che l’unico riscontro che conosce chi governa è quello del voto. Hanno vinto, è la democrazia, sai cosa importa del Life o della trasparenza, dei conti in disordine, delle buone pratiche…

Ma cos’era questo progetto, perché era importante? Riguardava la “sostenibilità” del progetto del nuovo porto di Anzio. “La Capo d’Anzio Spa e il Comune di Anzio hanno presentato all’Unione europea la richiesta di sostegno finanziario per realizzare il progetto che riguarda lo sviluppo di un modello di Life Cycle Assessment per la gestione ambientale dei porti europei, conformemente alla legislazione europea per l’ambiente in materia di sviluppo portuale”. Anzio come “modello”, quindi, anche per altri porti. Nell’ambito di Lca4ports “una fase fondamentale è la stesura delle linee guida per la sostenibilità”. Vale a dire “tutte le fasi della vita di un porto dal punto di vista ambientale, in particolare con riferimento all’edilizia, alla gestione ed alla chiusura di questo con un approccio strategico, che dovrebbe essere incentrato sull’integrazione di diversi temi, con riferimento allo spazio ed al tempo”. Inoltre si doveva “promuovere l’attuazione effettiva e il rispetto della legislazione comunitaria a livello regionale e migliorare la base di conoscenze per la politica ambientale su porto e sul contesto costiero, identificare tutte le migliori pratiche ambientali per ciascuna delle fasi di vita di un porto”. In particolare, poi, si dovevano avere “indirizzi per la progettazione di sistemi di gestione integrata per i seguenti temi: acqua, energia, rifiuti, cantieri, e la sperimentazione in un contesto specifico, definire le strategie e gli strumenti di comunicazione in grado di divulgare tutti i risultati del progetto, sull’ambito locale e nel contesto europeo, raggiungendo una grande quantità di parti interessate”. Tra i risultati che Lca4ports doveva raggiungere, infine: “Autosufficienza energetica degli edifici portuali, efficienza energetica di tutti gli impianti di illuminazione esterna, riduzione del consumo di acqua potabile per gli edifici del porto, utilizzo di acqua non potabile per l’irrigazione delle aree verdi, ottimizzazione del sistema di collettamento e trattamento delle acque reflue, sistema di recupero delle acque piovane per gli edifici portuali”.