Il Consorzio, la querela, le scuse di Faggioni

Pubblico di seguito la lettera con la quale l’architetto Fabrizio Faggioni si scusa con il Consorzio di Lavinio per alcune dichiarazioni del passato che sono state oggetto di approfondimento anche su questo blog. La vicenda aveva dato origine a una querela che con la pubblicazione di questa lettera viene ritirata.
Contemporaneamente i pezzi usciti sul blog vengo deindicizzati come concordato tra le parti. L’esperienza acquista in termini di querele, dice che una remissione a seguito di intesa si accetta, sempre. Soltanto uno non lo fece: si chiamava Indro Montanelli e lo aveva querelato Ciriaco De Mita…ma
questa è un’altra storia.

Egregi,
rivolgo la presente soprattutto ai cittadini raggiunti dalle mie missive sulla condizione e l’operato del
Consorzio di Lavinio e S. Olivo e S.Anastasio, contenenti tra l’altro inviti a formalizzare esposti nei
confronti del Consorzio, alle Istituzioni da me contattate e a tutti coloro che hanno letto il contenuto degli
articoli di giornale pubblicati su “Il Litorale” come le “Condizione di illegittimità del Consorzio di Lavinio”
del 13 Luglio 2020 e “Il Consorzio non serve le strade comunali” del 16 settembre 2020.
E’opportuno che, tutti i cittadini siano informati che ciò che è emerso dall’analisi da me condotta in anni
passati sull’operato del Consorzio, ovvero che lo stesso opera in una condizione di legittimità e legalità in
quanto esso è stato dichiarato ente pubblico, e precisamente un ente pubblico non economico (come tra
l’altro ribadito con delibera ANAC n. 33/2015).
E’bene infatti che i cittadini siano correttamente informati sull’operato dell’ente, per evitare che si diffonda un ingiustificato malcontento che pregiudichi inevitabilmente il benessere e l’armonia dei consorziati. A tale proposito posso sottolineare che non è emerso alcun rapporto di illegalità o illegittimità tra il Comune di Anzio e il Consorzio, e che non è stata evidenziata alcuna attività che possa far preoccupare i cittadini, o che ne possa turbare la loro serenità.
Se il contenuto delle missive da me diffuse in precedenza può aver ingenerato una simile preoccupazione, è perché al tempo nutrivo convinzioni personali, non sufficientemente suffragate da riscontri fattuali, che
purtroppo, e contro la mia volontà, hanno provocato la reazione giudiziaria degli amministratori che si sono sentiti lesi nell’immagine e nel prestigio personale e del Consorzio, ingenerando confusione.
Alla luce di ciò, ci tengo a precisare alcune ulteriori circostanze per scongiurare ogni equivoco conseguente a notizie diffuse a suo tempo, per evitare che si generi un mal contento e una sfiducia nei consorziati. Ebbene, le attività poste in essere dal Consorzio, compresa la manutenzione delle strade e
l’approvvigionamento idrico, nonché le relative spese (manutenzione, retribuzione, interventi) sono previste dallo Statuto del Consorzio stesso, che vi invito a leggere.
Le relative spese risultano essere sempre state documentate e controllate dai competenti organi di controllo. In particolare, in riferimento alle strade vicinali sul territorio di Lavinio, così come dichiarate con delibera comunale n. 561 del 21.04.1983, è bene precisare che la proprietà di tali strade è del Consorzio (e sono strade ad uso pubblico), mentre le strade dichiarate di proprietà del Comune di Anzio sono unicamente: Via degli Olivi, Via Stella Marina, Stradone S.Anastasio, Viale Virgilio, Viale Re Latino, Lungomare Enea, Lungomare Celeste, Piazza Lavinia, oltre a Via alla Marina e via di Valle Schioia (ex strade provinciali) e Via Ardeatina (strada ex statale).
Per quanto di mia conoscenza, il Consorzio ma non è mai stato coinvolto, né tantomeno lo sono stati i suoi amministratori o presidenti in situazioni irregolari, non limpide e men che mai in indagini o vicende
giudiziarie riguardanti le cariche consortili, avendo quest’ultimi sempre amministrato l’ente con estrema
professionalità e devozione per il benessere di tutti i cittadini e consorziati.

Ho avuto modo peraltro di apprendere in un colloquio con il Presidente del Consorzio che l’attività svolta dai Consiglieri e dal Presidente è a titolo gratuito e volontario (non percependo alcuna forma di retribuzione o contribuzione).
Pertanto, alla luce di quanto da me diffuso in precedenza, tengo a porgere le mie scuse al Consorzio di
Lavinio S.Olivo e S.Anastasio, nonché al Presidente Sig. Romano Succi e ai Consiglieri, se con i miei scritti
ho involontariamente leso il loro onore, la loro immagine e la loro rispettabilità spingendoli a dover adire
l’Autorità Giudiziaria per tutelare i loro diritti.
Comprendo le motivazioni che hanno condotto il Consorzio a sporgere querela nei miei confronti, e nei
confronti di quanti hanno diffuso i miei contenuti che sono stati considerati offensivi, e apprezzo la volontà del Consorzio di voler rimettere querela e di non voler perseguire né la mia persona, né quanti altri hanno leso la sua dignità, onorabilità e immagine e quella degli amministratori, una volta chiarito ciò che è accaduto e la non comprovata verità delle notizie a suo tempo da me diffuse.
Chiedo pertanto di pubblicare e diffondere queste mie scuse rivolte al Consorzio, ai
Consiglieri e al Presidente, accompagnate dal mio sincero impegno a non reiterare comportamenti
ingiustamente lesivi della reputazione dell’ente e dei suoi amministratori.

Fabrizio Faggioni

Incandidabili, le emergenze sono altre. A cominciare dal porto

Sono stato tra i primi e tra i pochi a sollevare ciò che accadeva con il sistema Anzio, a riportare atti giudiziari, in questo blog, nei quali era palese che persone vicine alla politica facevano il loro comodo approfittando di chi gestiva il Comune. Quello che è successo – con l’onta subita dalla città e lo scioglimento per condizionamento della criminalità – era un atto dovuto alla luce di quanto emerso dall’indagine “Tritone”, ma prima ancora Malasuerte e da tutte le altre attività investigative. Che hanno riguardato gli amministratori – se non penalmente – moralmente sicuramente sì e con una responsabilità politica senza precedenti.

Detto questo, più che preoccuparmi oggi degli incandidabili e di fare la “caccia” al nome (prima o poi usciranno, non è questo il punto) mi preoccuperei di pensare a un’alternativa seria da qui al 2025, quando torneremo a votare se non ci saranno altri sconquassi. Quindi a chi candidare come consigliere comunale e come sindaco, costruendo prima una coalizione che metta insieme tutti coloro che non hanno avuto a che fare con le vicende che hanno portato allo scioglimento e non solo. Coalizione che riparta dalla legalità delle cose quotidiane e dal normale funzionamento dei servizi per i cittadini.

Perché attenzione, le persone alle quali sarà contestata l’incandidabilità non sono state raggiunte da provvedimenti giudiziari e se pure lo saranno, resteranno innocenti fino a prova del contrario. Così come per le norme che regolano lo scioglimento, restano tutti candidabili fino alla Cassazione. Partiamo dal presupposto che la decisione passa per la magistratura di Velletri che su questo territorio non è che abbia mai brillato. Ammettiamo siano dichiarati incandidabili, dovremo aspettare la pronuncia definitiva prima di non vederli in lista. Conosciamo bene le loro responsabilità politiche, però, abbiamo letto la relazione della commissione d’accesso che decreta il fallimento di quello che voleva essere spacciato come un modello di amministrazione ed era invece un modo di usare la cosa pubblica per altri fini. Abbiamo letto del votificio della Camassa, della contiguità con la Ndrangheta, di come funzionavano le concessioni demaniali o come veniva gestito il patrimonio. Abbiamo scoperto che solerti funzionari e dirigenti allineati (uno ancora inspiegabilmente al suo posto) hanno cercato di nascondere ai componenti della commissione di accesso i documenti. Conosciamo gli atti di Tritone e quindi la responsabilità continua a essere solo ed esclusivamente politica, almeno al momento la stessa che ha adesso chi vuole e anzi deve creare un’alternativa a quel sistema.

Perché chi c’era è pronto a tornare, se non direttamente attraverso parenti o amici stretti e si deve cominciare a lavorare sin da adesso a un modello alternativo per evitare questo. E magari per tornare a occuparsi delle emergenze, prima fra tutte quella del porto e della Capo d’Anzio. Torniamo a chiedere ai commissari e all’amministratrice unica, da questo umile spazio: qual è il piano industriale della società? Perché il bilancio 2022 non è ancora approvato? E’ vero che su quello del 2021 “Marinedi” ha presentato osservazioni in sede civile quale creditore? Si sono accorti o non che il porto “turistico” è vuoto? Perché il Comune non si è costituito parte civile nel processo ai vertici per falso in bilancio? Cosa si intende fare di fronte all’ordinanza della Capitaneria che con un canale di accesso ridotto a 1,90 metri in alcuni punti sancisce che la responsabilità è dei comandanti delle unità da diporto? La politica, quel che ne resta, dovrebbe occuparsi di questo, ma anche di una stagione estiva alle porte che non ha certezze – al momento – relative a un piano di sicurezza e prevenzione degno di tale nome. Anche di un bilancio che continuano a indicarci come florido ma sul quale continuano a pesare (e non poco) residui attivi che nessuno è andato a riscuotere. Per non parlare dell’Aet, la società in “house” per i rifiuti che come volevasi dimostrare, per adesso ci fa pagare i debiti accumulati nelle varie gestioni dei Comuni che serve.

Infine una vicenda che mi addolora. Riguarda l’amico Luigi Visalli, ai domiciliari per una storia che non è relativa alla politica ma alla sua attività professionale. Il ruolo che ricopre – e dal quale è stato sospeso – ne fa però un personaggio pubblico. Qualcuno ha voluto “giocare” sulla vicenda, è noto che il Pd sul fuoco amico è imbattibile. Altri, magari, coroneranno il sogno di “prendersi” la sezione. Esistono, anche lì, delle regole e basta seguirle, democraticamente. Sulla storia penale la responsabilità era e resta personale e Luigi – come tutti quelli dei quali ho trattato in questo spazio – è innocente fino a prova del contrario. Se il Pd si preoccupasse di cominciare a pensare all’alternativa di cui sopra, anziché di “prendere” la sezione, forse le cose comincerebbero a cambiare. Difficile che accada, ne abbiamo avuto conferma negli anni, ma è ora che arrivi almeno una presa di coscienza.

La stessa della quale dovrà farsi carico quella parte di città che rifiuta il “sistema”. Esiste? Continuo a essere ottimista, ma si deve lavorare da subito a farla emergere e appassionare di nuovo al bene comune. A quello di certe consorterie, Anzio ha già ampiamente dato.