Scritte contro Lina, situazione degenerata e responsabilità

Voglio sperare che il sindaco di Anzio abbia chiamato la consigliera comunale Lina Giannino esprimendole solidarietà. E magari chiedendole scusa per come l’ha trattata anche nell’ultima seduta dell’assise civica. Se non lo ha fatto è sempre in tempo, così come ha la possibilità di fare subito tre cose. Una è mandare a cancellare quelle scritte – se non lo fa andiamoci noi cittadini, senza bandiere di partito – un’altra è comunicare ufficialmente che prende le distanze da certi modi di fare, la terza aprire il prossimo consiglio comunale impegnandosi a smetterla con gli atteggiamenti prevaricatori. È parte del personaggio, lo sappiamo, ma anche basta…. E come si dice? Quando il piccolo parla il grande ha già parlato e se un sindaco usa comportamenti poco ortodossi, da chi è nel suo entourage in giù si sentono autorizzati a fare di tutto. Detto ciò non c’è una responsabilità diretta del primo cittadino con quelle scritte – è palese – ma la degenerazione dei rapporti, quella sì. Degenerazione che parte dall’interno della coalizione (basterebbe ascoltare certe riunioni nei bar o i video postati sui social da chi invita a essere “guardato in faccia”), passa per il sindaco che dice di essere alla mercé di “ricattatori seriali” senza che nessuno senta il bisogno di chiedergliene conto e arriva fino a tante teste calde che questa maggioranza l’hanno sostenuta. È una responsabilità politica.

A Lina Giannino va la solidarietà assoluta, è entrata in Consiglio al posto di chi scrive, piace ricordare che in quella sede ebbi a sottolineare – fra l’altro – il clima di prevaricazione e tensione vissuto nei seggi nonostante la facile vittoria della coalizione di centro-destra.

È gente allergica alle regole, ci sono molte persone che hanno messo il vestito bello e sono entrate in politica, provocatori e prevaricatori di professione, gente che se non arriva urla e spacca. Compreso un assessore che è ancora al suo posto.

Ebbi a dire sempre in quella sede, rispetto a diverse vicende quantomeno “border line”, che il responsabile da quel momento era il sindaco. Parole entrate da un orecchio e uscite dall’altro.

Qual è l’esempio che viene dal primo cittadino e dalla sua maggioranza, nonché dai sostenitori vecchi e nuovi? Pessimo. Il dileggio degli avversari, le accuse personali e non le risposte sui fatti. Quando uscirà, finalmente, la delibera sul conferimento alla biogas – per esempio – non avremo spiegazioni tecniche sulla sua “sparizione” ma saremo presi in giro. Aspettiamo qualche giorno e ne avremo conferma.

Poi ci sono questi grandi coraggiosi che hanno fatto le scritte contro la Giannino e non hanno avuto nemmeno il coraggio di firmarsi. Vigliacchi due volte.

Ma perché prendersela con Lina? Ha sollevato alcune questioni, dai lavori “spacchettati” all’ex commissariato per cui venne ascoltata praticamente in diretta dalla Polizia, durante l’assise, fino a criticare il bando per gli spettacoli estivi che forse era il caso di evitare di fronte all’emergenza Covid. E poi ha segnalato anomalie, presentato interrogazioni, fatto notare contiguità singolari, svolto il suo ruolo di opposizione. Il che equivale – ad Anzio – comunque a toccare interessi. Quelli degli amici degli amici, quelli del “ma lascia stare” e via discorrendo.

Le minacce a Lina – alla quale avevano già squarciato gli pneumatici – seguono i proiettili all’ex segretaria generale, gli spari a Placidi e Alessandroni, le auto incendiate a Zucchini, quelle al compagno dell’ex assessore Nolfi. È un clima irrespirabile da anni, con episodi purtroppo mai chiariti dagli investigatori. Con la criminalità – non necessariamente organizzata – che è stata contigua se non dentro al Comune, come dimostrano certe indagini, da Malasuerte in giù. La richiesta della precedente commissione antimafia, le preoccupazioni sul voto che alla luce già di quei fatti non doveva svolgersi, sono rimaste lettera morta. Conosciamo i responsabili: l’allora prefetto Paola Basilone e il ministro Pd Marco Minniti, insieme a quanti – per mille motivi tra cui quella che chiamano “politica” – sono corsi a gettare acqua sul fuoco. Ne vediamo i risultati.

Avanti Lina, non si molla!

Sindaco, batti un colpo: la responsabilità è tua

Rivendicare la continuità con Bruschini e alla prima crisi “incartarsi” come mai avrebbe fatto l’amato/odiato predecessore. Rischia di saltare – ce lo dicono le cronache in questi minuti – il Consiglio comunale convocato per domani, 18 febbraio, nel quale alcuni punti sono stati chiesti dall’opposizione. Sono quelli che una maggioranza litigiosa scansa, preferisce non affrontare, preoccupata di deleghe tolte, promesse, di un assessore diventato “scomodo” come Ranucci e delle parole pronunciate dal procuratore della Dda Prestipino e dal prefetto di Roma in commissione antimafia.

Il sindaco, all’indomani del ritiro delle deleghe – tra l’altro con beffa, molti assessori (d’altro canto pagati dalla collettività) hanno continuato a essere negli uffici e a organizzare eventi, Salsedo su tutti – ha ribadito che non c’era crisi e che stavano lavorando bene per Anzio, ha richiamato il nuovo “nemico” – l’opposizione che prova a dire la sua – ricordando che si vede in consiglio comunale se c’è crisi. Ebbene domani rischia di saltare tutto e come De Angelis diceva di Bruschini, se si è in questa situazione la responsabilità è sua. Di nessun altro.

Magari temendo di andare a casa, in extremis, domani mattina trovano una specie di “quadra” e raggiungono il numero legale, ma De Angelis sa bene che non è la strada per andare avanti. Per questo farebbe bene a battere un colpo, se vuole mantenere la credibilità che lo ha contraddistinto in passato. Dica alla città quali sono i problemi di una maggioranza che si è frantumata nonostante l’allargamento, spieghi i motivi per i quali dopo diversi “passaggi” da un gruppo all’altro alcuni consiglieri sui social continuano a fare distinguo – da ultimo Silani, eletto con la lista del sindaco e oggi di Fratelli d’Italia – dica se davvero c’era una manovra per portare Cafà alla presidenza del consiglio comunale con Piccolo “recuperata” in un assessorato e Ranucci fuori dalla giunta. Dica se è un problema il patto della pizza – o del popolo – quello che sicuramente, conoscendo il personaggio, definirà dei “vecchi e superati” (utili però quando servivano i voti…) se non di chi “ha rovinato Anzio”.

Dica se sono questi, i problemi, e non dover spiegare ai cittadini la biogas che apre, i poco di buono sulla soglia del Comune e vicini a troppi che “fanno” politica, il bilancio che fa acqua, il porto fallito, una gestione dei rifiuti che se fosse stata di Placidi lo avrebbe visto primo degli oppositori a urlare in consiglio comunale e non certo a vedere se l’appalto a Camassa va inteso dal 2015 o da quando è stato firmato il contratto, l’anno dopo. Non se la prenda con “avversari” sì bocciati dalle urne, i cittadini sono sovrani, ma ancora liberi di esprimersi in Consiglio e fuori.

Batti un colpo, sindaco: la responsabilità è tua. Sai che non meritiamo questa decadenza.

Sindaco “ostaggio”, meglio staccare la spina

Il sindaco di Anzio, Candido De Angelis, ha fatto bene ad azzerare la giunta, ma poteva e doveva fare meglio. Ad esempio entrare in Comune questa mattina e revocare l’assessorato a Giuseppe Ranucci dopo lo “show” di ieri in diretta televisiva planetaria. Conosco Pino da quando siamo ragazzini, so quali sono i suoi modi di fare e lo sanno anche in maggioranza, ha detto senza peli sulla lingua quello che pensa dei suoi alleati. Lo ha fatto alzando la voce, come da ex consigliere interruppe la riunione della massima assise civica o come intervenne nel passaggio tra Giva e Parco di Veio minacciando i presenti o come, guarda caso per una vicenda relativa all’affidamento di palestre, poco più di un anno fa a Villa Sarsina. Pino è così, ma dopo le pesanti accuse di ieri è evidentemente incompatibile con la sua funzione. Per un semplice motivo che il sindaco non ignora: se passa il “metodo Ranucci” da domani mattina ciascun cittadino è autorizzato a entrare in Comune e pretendere a suon di parole pesanti o, peggio, di minacce. Il problema, però, non è Ranucci (come in passato non era solo Placidi) è che questo metodo è proprio di una maggioranza dove vince chi urla di più, dove se un primo dei non eletti si permette di chiedere chiarimenti viene minacciato, dove si mandano messaggi nemmeno tanto trasversali, dove ciascuno ha i suoi interessi che saranno pure legittimi ma che a volte cozzano con la funzione pubblica.

Con un elemento che si è aggiunto dopo ieri e che speriamo non sia vero: dicono che qualche consigliere abbia manifestato la sua preoccupazione a partecipare al chiarimento politico odierno a Villa Sarsina e che lo abbia fatto per paura. Sì, paura che finisse quantomeno a schiaffi. Come si rischiò nei seggi, nel 2018, quando le prove muscolari la fecero da padrone.

Di questa maggioranza e di quella confluita nel cosiddetto “Patto del popolo” – che lo hanno fatto eleggere, altrimenti al primo turno non avrebbe mai vinto – De Angelis è “ostaggio”. Adesso, e con l’azzeramento della giunta, prova a dire che sta facendo sul serio e il sindaco è lui. Se ha il coraggio deve andare avanti, mandando via Ranucci – certo – ma anche gli altri. E staccare la spina. Perché il video dell’assessore ai lavori pubblici se ci fosse una Procura che avesse voglia di occuparsi delle cose di Anzio dice molte cose. Troppe. E se quella dell’azzeramento è una pantomima, l’ennesima del centro-destra anziate, con queste premesse De Angelis sa bene che non va lontano.

Quando Luciano Bruschini è diventato sindaco per la seconda volta, nel 2008, dopo l’esperienza degli anni ’90, gli chiesi in una intervista quale fosse la principale differenza rispetto al passato. Rispose, mostrando il telefono cellulare: “Questo… ti stanno sempre a chiamare”. Oggi De Angelis, dodici anni dopo la fine dei primi due mandati, deve fare i conti con i social. Lui che è così attento a quello che si pubblica è “vittima” di chi, nella sua maggioranza e non altrove, scrive e crea i casi che poi sono reali. E’ bastato il post sulla piscina di Vasoli – che molti indicano come erede designato di De Angelis – per far dire ad esempio a Di Carlo che era solidale con Ranucci e che se in Comune qualcuno aveva sbagliato avrebbe pagato e per far esplodere lo stesso assessore ai lavori pubblici. Un post, pensate, la miccia che ha avviato una deflagrazione. Pensate a chi dopo il “sold out” va a cercare Anzio su google e vede la trasmissione con Ranucci. Facebook è globale, non dimentichiamolo, si vede in tutto il mondo e Anzio ha fatto una figura pessima, insieme all’amministrazione che lo guida. Dice “Ci vediamo ad Anzio, l’anno prossimo”. Già, questo rischiamo qualche schiaffone…

Ma come De Angelis aveva l’abitudine di dire del suo predecessore, che poi lo ha “incoronato”, il responsabile di questa situazione era, è e resta lui: il sindaco . E non gli è bastato, evidentemente, allargare la maggioranza a due ex avversari come candidati primo cittadino, se le premesse sono queste. Il De Angelis che abbiamo conosciuto aveva cacciato Ranucci da tempo, come fece ad esempio con Di Carlo nel primo mandato perché al posto dell’allora assessore ai lavori pubblici in Comune ci andava Piero Marigliani. O come fece con Guerrisi che aprì “abusivamente” un bar mentre era assessore. Un sindaco che non era “ostaggio”.

E che oggi per correre dietro a queste vicende finge di non vedere un bilancio che per i revisori fa acqua, una società per il porto praticamente fallita, i rifiuti che riempiono le strade, la biogas pronta ad aprire, la vicinanza pericolosa di personaggi legati alla criminalità alla soglia di Villa Sarsina, le singolarità in alcune procedure per troppe cose, dall’ex commissariato per la polizia locale e fino alla piscina. Un sindaco che potrà pure prendersela con chi scrive – senza contradditorio – o con l’opposizione, con la Regione o l’Area metropolitana, ma non attacca più. Il fallimento ce l’ha davanti e al suo interno e se vuole uscirne faccia come all’epoca Castore Marigliani: scenda con le sue gambe le scale del Comune, stacchi la spina. Potrà sempre vantarsi del fatto che senza di lui non si vinceva e dire che ha provato a rinnovare, però glielo hanno impedito. C’è chi sarebbe ancora disposto a credergli.

Il sindaco, Ranucci, l’Udc e il “patto della pizza”

Come se niente fosse. Un assessore si dimette sbattendo la porta, il sindaco passato dall’annunciata discontinuità alla rivendicata continuità “nzagnende”, i media locali annunciano incontri, rientri e via discorrendo ma alla fine dal canale istituzionale del Comune arriva la sorpresa. Si “allarga” la maggioranza non a una forza politica che c’era già bensì a due avversari dell’ultima campagna elettorale, Cafà e Palomba. A chi ha provato a farlo perdere, De Angelis, il quale era cosciente che o superava il 50% o sarebbe stata la fine di questa classe politica e dei suoi modi di fare. Ma ormai il sindaco è politico navigato, così quando quasi un anno fa ha rischiato di andare sotto in consiglio comunale (era il 28 dicembre) si è precipitato a salvarsi.

Prima evitando – attraverso Patrizio Placidi – che il consigliere Massimiliano Marigliani facesse mancare il numero legale nella seduta di bilancio, poi aprendo a Cafà e Palomba, “transitati” per Fratelli d’Italia il tempo necessario a dire che Alessandroni non si toccava (che in politica equivale a scaricarlo, così è stato) e poi accasati nell’Udc e organici alla maggioranza con il benestare degli altri capigruppo. A memoria non ricordo senatori o deputati – a partire da quelli locali – così presenti ad Anzio per alchimie di maggioranza o dichiarazioni, ma ai tempi della “dichiarazia” tutto è possibile.


Così leggiamo di attestati di stima da una parte e ringraziamenti dall’altra, ma rischiamo di perdere di vista il caos che regna nella coalizione che guida la città e non da oggi. In poco più di un anno Alessandroni è stato messo alla porta, Ranucci se n’è andato, il sindaco grazie alla coalizione e alle centinaia di voti di preferenza anche degli ex assessori appena citati, ha potuto fare quel “rinnovamento” al quale tanto teneva ma che è inevitabilmente passato per chi i voti li ha presi. Non a caso, per la prima volta da quando si presenta, De Angelis ha ottenuto meno dei voti delle liste. E non a caso – ma ci arrivo tra poco – nasce il “patto della pizza” e lui allarga la maggioranza.

Ma prima Ranucci, il quale se non vuole fare come Cafà e Nolfi nella precedente consiliatura deve starsene a casa. Al posto del sindaco, l’ho scritto, ce l’avrei mandato quando ha fatto lo “show” a Villa Sarsina per la vicenda dell’affidamento della palestra del Centro formazione professionale. Con la scusa che il personaggio è così, prendere o lasciare, si è andati avanti. Come sostenni allora, il De Angelis conosciuto nei precedenti mandati avrebbe detto “arrivederci e grazie”. Ora sembra quasi togliersi un peso. Ranucci, suo fidatissimo anche nella campagna contro Bruschini del 2013, se ne va e lo fa sostenendo che certe critiche non le ha digerite. Suvvia, Pino…. Il ruolo pubblico impone critiche anche dall’interno, il “fuoco amico” – al tempo dei social a maggior ragione – va messo in conto.

Allora ha ragione Luca Brignone: Ranucci e il sindaco devono dirci cosa è successo per davvero. Non è questione di opere pubbliche, quelle grazie ai piani triennali precedenti le avrebbe fatte chiunque. Forse evitando i “selfie” che Ranucci ha postato spesso e la esposizione mediatica su mezzi chi sembravano pendere dalle sue, ma si sarebbero fatte. Perché in bilancio i soldi c’erano.

Dà fastidio l’attivismo di Ranucci? Sembra strano… Certo è che in una maggioranza abituata ad alzare i toni – chiedere ad Amato Toti cosa è successo dopo un suo accesso agli atti…. ma qui si dimentica in fretta – una delle novità è il “patto della pizza” che vede protagonista non solo Patrizio Placidi ormai organico al movimento di Toti, ma tutti coloro che sostenuto De Angelis si sono ritrovati con un pugno di mosche. E se la logica è quella di chi ha portato voti, prima o poi quel “patto” al sindaco andrà a chiedere conto. Il “sistema Anzio” è questo. E De Angelis non è Bruschini, che mediava, metteva pace, rinviava, no: lui manda tutti a quel paese nel momento in cui ha raggiunto il risultato. Quel “patto” – che definirebbe in vari modi (e lo sanno) visto che il sindaco non è che li sopporti molto (però i loro voti servivano) – può metterlo in difficoltà e non è un caso l’allargamento della maggioranza. Che sta creando più di qualche fibrillazione. Al punto – e se Agostino Gaeta scrive, segno che qualcosa ha carpito – di far vacillare la giunta. In tutto questo che la Capo d’Anzio va sciolta – come è scritto nella relazione al bilancio consolidato – non sembra interessare. E la città invasa dai rifiuti? Che problema c’è…. Ci sono “crisi” da seguire, posizioni “politiche” da conquistare….

Certo, candidarsi contro De Angelis e poi trovarcisi alleati non è che sia segno di grande coerenza per Cafà e Palomba. Avranno le loro ragioni, per carità, cambiare idea ci può stare, ma sarebbe il caso di sapere cosa ne pensa il resto dell’Udc locale e rileggere le solenni prese di posizione della campagna elettorale. E sapere cosa ne pensano i sostenitori di Cafà (che bene o male tornano a casa, nel centro-destra) e quelli di Palomba, a partire da coloro che oggi sono tornati in pompa magna nel Pd. Evviva Anzio!

Sì a Verdone, cosa resta del #brand e la “Città siamo noi”

Non sarò il 30 agosto a Villa Adele per la cittadinanza onoraria a Carlo Verdone. Mi spiace e magari interessa a pochi, però con l’idea di dare all’illustre attore e regista questo riconoscimento sono d’accordo. E non da oggi. È uno degli argomenti che insieme al sindaco abbiamo discusso spesso, in passato, immaginando come poter dare visibilità a una città che aveva bisogno di riprendersi il suo ruolo. Verdone è riconosciuto a livello internazionale, decanta Anzio ogni volta che può, l’ha inserita in un libro, è un nome da condividere

Come lo sono – ad esempio – Mario Draghi che ad Anzio trascorre le sue vacanze o i Carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico che fra l’altro ritrovarono i beni trafugati nel nostro museo, dove chi amministrava (sempre loro) aveva “dimenticato” un pezzo di allarme. Come lo sono tanti altri che ad Anzio hanno messo radici e come lo è Adele Di Consiglio, frettolosamente archiviata dalla maggioranza, mesi fa – andrebbe detto a Verdone – per ragioni ideologiche e non altro.

Del resto il sindaco ha detto che lui fa un po’ come vuole, ha vinto, governa, “la città siamo noi” e stessero zitti o quasi gli altri. Deve essere l’impeto leghista, unito al ripensamento rispetto al passato. Oggi, infatti, è “Orgoglioso” di essere la continuità di Luciano Bruschini, la pensava diversamente nel 2013 e anche prima – quando nel primo mandato scatenò i consiglieri passati a Fli insieme a lui che seguì Fini da An al Pdl e poi nell’esperienza nata e morta lì (Ricordate? Chissà che fine ha fatto…). Lo aveva scritto anche nel programma del 2018 di voler essere “discontinuità” ma pazienza. Anche nelle parole, ormai, rappresenta appieno il suo predecessore.

Ma sulla cittadinanza onoraria, ripeto, sono d’accordo. Dissento sull’enfasi, mi piacerebbe conoscere le spese – dell’evento e dell’intera estate, alcune delle quali al limite del voto di scambio – e soprattutto da “sparuta” quanto orgogliosa minoranza provo a chiedere: e poi?

In quale città Verdone – e mi auguro gli altri – saranno calati? Finiti #brand, #soldout, rinascimento (sarà una coincidenza, lo stesso nome dell’associazione con fidati professionisti vicini al sindaco che guarda caso hanno organizzato eventi) il modello di sviluppo che propongono De Angelis e la sua maggioranza sono gli eventi ben montati dal punto di vista mediatico e del marketing e molto partecipati o una città nella quale si crea sviluppo per tutti? Il porto delle nebbie, una società come la Capo d’Anzio decotta, è ancora un obiettivo o dopo 20 anni di annunci si restituisce la concessione e si prende atto del fallimento? E cosa si vuole fare – per restare al quotidiano, alla legalità delle cose quotidiane – dei parcheggi rimasti a chi è stato “vittima” di “Malasuerte” per interessi della politica con la quale dice di essere in continuità?

Per il Paradiso sul Mare, oltre deridere le proposte altrui, esiste un piano? E visto che voleva cacciare la Camassa, con una città sommersa dai rifiuti, perché non lo ha fatto? Cosa l’ha impedito, al punto di volere addirittura proseguire non sulla base della scadenza del bando ma del contratto? Se Anzio fosse stata nelle condizioni che abbiamo visto e vediamo con Placidi assessore, cosa avrebbe detto il De Angelis di lotta e di governo?

E dopo “villettopoli”, un territorio svenduto, l’inevitabile arrivo di un ceto medio-basso, cosa si intende fare con il piano del centro? Ci sono le osservazioni, a breve, e una maggioranza più litigiosa di quello che si vuole far credere sembra molto agguerrita e interessata. Per non parlare – a proposito di maggioranza – di un Udc che ha visto finire altrove le sue ambizioni, dopo l’ingresso di Cafà in maggioranza. Basta leggere qualche post e sentire gli ambienti, ma si sa di cosa parliamo.

Fortuna, intanto, che questa “sparuta minoranza” ha in qualche modo costretto il sindaco a revocare la delibera sui “quattro cantoni” alla Vignarola, unica cosa in discontinuità con la precedente amministrazione.

Eventi furono anche, fra gli altri, Paolo Conte o Bob Dylan (con il Comune che pagò profumatamente), la Fanciulla d’Anzio e la conferenza delle città del Mediterraneo, ma cosa è rimasto? Qual è il ruolo che ha Anzio? Mordi e fuggi, villettopoli o una città che va oltre le manifestazioni di chi spesso ha il solo merito di essere vicino all’amministrazione se non di essersi candidato? E cosa rimarrà dopo questa stagione di visibilità mediatica (in parte a pagamento, ricordiamolo) nella quale si è fatto credere che un quotidiano on line è il primo in Italia (ma non per contatti, è il primo a essere stato creato) e che l’indagine sulle spiagge ci premia? Vero, ma nel Lazio è stata valutata solo Anzio.

Sono tecniche, è noto, lo sa pure il sindaco che “sputa” sui social che dal Comune usano a mani basse (e pensare che voleva cacciarlo a Bruno Parente) e che lui scruta ossessivamente.

Un saluto da una minima e orgogliosa parte di “sparuta minoranza”, senza rancore. Torno in Italia il 10 settembre, continuerò a chiedere e proporre. La città non è di chi ha preso più voti, anche se lo fa da oltre venti anni. La città è di tutti e la democrazia non è la maggioranza vince, ma le minoranze sono rispettate. Tutte. Sarà d’accordo anche Verdone: benvenuto, illustre concittadino.

La discontinuità mancata, il #brand e chi vive qui tutto l’anno

Uno degli slogan elettorali di De Angelis. I cumuli sono rimasti, il sistema non è cambiato

Doveva essere discontinuità, voi l’avete vista? Francamente era difficile smarcarsi dalla passata amministrazione per un sindaco che ha messo insieme – poco più di un anno fa- chi sosteneva la maggioranza di Luciano Bruschini e chi in teoria doveva esserne all’opposizione ma poi piano piano si era ri-alleato. E allora dimentichiamo la annunciata discontinuità e proviamo a stare ai fatti, quelli che fra #brand, campagne social ripetute e giornali meno attenti di un tempo, sembrano essere sfuggiti.


Come le divisioni in maggioranza, la maretta seguita all’allargamento a Cafà e Palomba, sapientemente celata accontentando o provando ad accontentare ogni esigenza. Come faceva Luciano Bruschini e come, evidentemente, vogliono le esigenze della politica di casa nostra. Solo che De Angelis non ha il carattere di “padre Luciano” , continua a urlare e sbattere i pugni, a ricordare “quando facevate questo e quello ” ignorando che li ha scelti come alleati e dimenticando – come mi piace dire – che non arriva a fare il sindaco da Marte. E che a certe logiche si è inevitabilmente e opportunamente adattato.


Ma immaginiamo cosa sarebbe successo se Bruschini avesse impegnato una cospicua somma per uno dei candidati della sua coalizione per spettacoli estivi? Apriti cielo… Qui pare, invece, che il criterio per alcune manifestazioni sia quello di essere stati in lista o avere in qualche modo sostenuto e/o aderito alla maggioranza. I grossi nomi del cartellone (al quale va un sincero apprezzamento) sembrano avere offuscato questi aspetti. Sui criteri nessuno chiede, quando ci si adirava – e giustamente – perché il delegato al turismo, allora omonimo del sindaco – metteva il suo telefono cellulare per la vendita dei biglietti.


E la città rispetto alla gestione Bruschini/Placidi è più pulita? No, è evidente. Anzi la situazione è peggiorata e basta fare un giro per Anzio. Come? Ah… la ditta appaltatrice, alla quale ultimamente nemmeno si fanno più sanzioni a quanto pare. Tutti- a cominciare dai dipendenti di Camassa – aspettano la nuova. Come con Placidi aspettavano “la sentenza”. Cosa è cambiato? Meno di niente.

Per non parlare dell’episodio – penalmente irrilevante ma politicamente significativo- dell’intervento sulla gara dei mastelli fatto dall’assessore all’ambiente. Persino il de Angelis di lotta e di governo all’epoca di Bruschini sindaco ne avrebbe chiesto le dimissioni. Qui è tutto a posto, l’opposizione non si fida di quanto scrive (e dimostra) controcorrente, mentre dall’ufficio i dipendenti scappano. Forse qualcuno li vorrebbe “allineati” come leggiamo nelle carte giudiziarie riguardanti questa coalizione? Speriamo di no. Come ci auguriamo che la segretaria generale non sia “in cassaforte” come Placidi diceva della precedente.

Perché Patrizio era così. E oggi che è tornato in campo e ha rilasciato una intervista dove i non detto pesano più delle affermazioni, la maggioranza dovrà farci i conti. Lo sa anche il sindaco, lo hanno capito anche i giovani virgulti convinti che essendo stati eletti loro è tutto nuovo. Speriamo, ma non sembra.

Placidi ha incarnato in questa città la figura del “male assoluto”, di certo condivido nulla del suo modo di agire e delle scelte fatte per Anzio. Però quello che diceva è agli atti e per esempio sulla Biogas pesa quel “eravamo tutti d’accordo”. Si riferiva alla maggioranza di prima che è stata totalmente nelle liste di De Angelis. Il quale prometteva di andare all’Onu per non realizzarla ma presto andrà alla cerimonia di inaugurazione dell’impianto. Era scontato, la vera discontinuità sarebbe stata non allearsi con chi l’aveva voluta ovvero ammettere “ce l’abbiamo per causa nostra, vogliamo chiudere il ciclo dei rifiuti, vediamo di ridurne l’impatto”. No, ora sembra si lavori per verificare quali benefit ci saranno (se ci saranno) per la bolletta dei rifiuti di casa nostra.

E’ sicuramente un bene, poi, realizzare i lavori sulle strade e annunciare i cambiamenti del piano triennale, ma francamente dei selfie sui social dell’assessore Ranucci e di diversi consiglieri ci facciamo poco se senza andare in periferia – basta fare le strade secondarie di Santa Teresa – abbiamo voragini ovunque. La vedete la discontinuità? Francamente no. Poi che amministrare è difficile è vero, ma siccome i cittadini dovevano avere certezze scegliendo la ventennale esperienza del centro-destra, non sembra vada così.

Ciliegina sulla torta, il porto: il bando è andato deserto, la società Capo d’Anzio è decotta, priva di presidente, le presenze di imbarcazioni – così a vista – sono notevolmente diminuite. Su quel mega progetto ho messo, anni fa, la faccia. L’ho difeso. Di fronte al fallimento che si palesava dopo la prima gara deserta ho chiesto scusa. Sarebbe ora che lo facesse anche il sindaco, restituendo una concessione che è ferma da 7 anni. La palla torni alla Regione, rimasta in silenzio dopo una mozione unanime per la revoca. Pure lì, evidentemente, c’è chi è di lotta e di governo.

Scusate il silenzio eh, come spesso ripeto ho molti altri impegni, ma ogni tanto sento il dovere di ricordare che ad Anzio c’è chi ci vive tutto l’anno. E’ bella e indovinata la campagna di marketing con le piazze piene e lo slogan “ci vediamo l’anno prossimo”. Qualcuno dovrà pur dirlo che in questo è cambiato poco o nulla.

Anzio, la “battaglia” per la commissione trasparenza. Ma pensate a governare…

La sede di piazza Cesare Battisti, dove si riunisce la commissione

In commissione trasparenza ci deve essere un amico o uno scemo”. Paride Tulli, anni fa, amava definire così la presidenza che spettava all’opposizione per legge. Lui, che l’aveva presieduta, di certo scemo non era e non è. La frase dell’ex consigliere Psdi, già assessore nella giunta D’Amico a fine anni ’80, quindi capogruppo di Forza Italia e poi candidato sindaco del Pd, alle ultime amministrative schierato a sostegno di Roberto Palomba sindaco e quindi oggi riteniamo in maggioranza, la dice lunga su come vadano le cose nella politica di casa nostra.

Paride perdonerà, il suo excursus è quello comune a molti di quelli che ancora oggi rappresentano la politica di Anzio, e che nella maggioranza che da un ventennio e oltre guida la città vorrebbero scegliersi oggi anche l’avversario. Quando si svolsero le primarie per il candidato sindaco del centro-sinistra non parteciparono molti esponenti di destra? Su, non ci prendiamo in giro.

Allora, oggi, non basta aver vinto, il manovratore non vuole essere disturbato. E al tempo si deve coalizzare sempre contro qualche “nemico“.

Francamente quale sia il “reato” commesso dalla presidente della commissione trasparenza, Rita Pollastrini dei 5stelle, che oggi si vuole sfiduciare non lo comprendo. O forse sì, è andata a chiedere chiarezza – anche sulla base di sollecitazioni arrivate da non pochi cittadini – sul bando per la spiaggia di Lido dei Pini. Insomma, ha fatto ciò che un presidente né amico né scemo, deve fare. Ma ad Anzio, evidentemente, non è concesso. Lei stessa ricorda le quattro convocazioni, sempre su temi di assoluta attualità, sui quali fra l’altro non c’era né c’è alcuna chiarezza: porto, Consorzio Sant’Olivo, bando per la piscina (qui è arrivata una delibera quadro, va detto per correttezza) e appunto spiaggia di Lido dei Pini. Non si doveva? Non si può? E perché?

Esiste un precedente di “sfiducia“, ricordiamolo, e riguarda l’allora capogruppo del Pd Andrea Mingiacchi che “osò” chiedere chiarimenti sull’appalto mense. Sappiamo che la commissione trasparenza non è un tribunale, ci mancherebbe, ma il buon Mingiacchi – poi passato armi e bagagli nella coalizione di De Angelis sindaco – venne defenestrato per far posto a Eugenio Ruggiero, allora formalmente all’opposizione. Quel volpone di Luciano Bruschini aveva “neutralizzato” la commissione che, di fatto, non si riunì più e se lo fece non trattò temi scottanti. A proposito di discontinuità, ora il sindaco prova a disinnescare le richieste che arrivano da una commissione che per legge deve fare il suo mestiere, per legge spetta come presidenza alla opposizione e che non può essere la maggioranza a decidere di cambiare. Rita Pollastrini è stata indicata dai consiglieri di opposizione – allora presenti anche Cafà e Palomba, poi entrati in maggioranza – e se proprio si deve cambiare sono loro a doverlo decidere.

Ma la maggioranza, alla quale serve il “nemico“, la butta sulla commissione per non affrontare i suoi fallimenti. Sì sì, è vero, il bilancio nei tempi, il “rinascimento“, i “selfie” a ogni lavoro pubblico, la grande stagione estiva che si annuncia (compresi gli spettacoli affidati a un candidato consigliere non eletto nella coalizione, che fa….) ma se andiamo a rileggere il programma del centro-destra quanti punti del programma sono avviati/realizzati un anno dopo? Non dicessero il “De.Co.” per la minestra di pesce, perché era nel programma di altri la denominazione comunale dei prodotti tipici. Come? Ah sì, il mediatico #brandAnzio, unica cosa che corrisponde tra le promesse elettorali messe nero su bianco e ciò che si prova a realizzare.

La maggioranza, divisa e litigiosa su diversi argomenti, pensi a governare e non alla commissione trasparenza e a mettere un presidente “amico o scemo“. Ecco, faccia una cosa di reale discontinuità se ci riesce: e lasci al suo posto la Pollastrini.

E l’opposizione che l’ha indicata, dica all’unanimità che non spetta a chi ha vinto “scegliersi” il presidente.

La spiaggia della discordia e il sindaco che “dimentica”

La riunione sulla convenzione per la spiaggia di Lido dei Pini

Anziché dire “nzognende” e provare a ricucire come faceva il suo predecessore, il sindaco di Anzio accusa i componenti della sua maggioranza. La vicenda del bando in fretta e furia per la convenzione con la spiaggia di Lido dei Pini (brava Linda Di Benedetto a scovarla e renderla pubblica) riapre una spaccatura mai sopita in maggioranza. O diciamo “dimenticata” solo durante la campagna elettorale di un anno fa. C’era l’uomo vincente, era l’unico capace di mettere tutti d’accordo, addio divisioni e andiamo avanti. In questi mesi il sindaco qualche “sassolino” se l’è tolto, sconfessando più di qualcuno di chi l’ha portato nuovamente alla guida della città – a cominciare da Alberto Alessandroni – tornando al noto fare dirigista che tutti ben conosciamo. Soprattutto colui che ama ripetere “senza di me non vincevate“, pur prendendo 200 voti meno delle liste che lo sostenevano. Lo dico da “mister 6%” come ha avuto modo di definirmi, senza rinunciare a poter esprimere qualche concetto che va oltre i voti presi.

Lo sapevano anche i suoi sostenitori come la pensasse e come facesse il sindaco, ma poi per come vanno le cose nella politica di casa nostra un bando e 1500 metri di spiaggia diventano l’ennesimo motivo di scontro (ce ne sono altri, purtroppo con poco seguito mediatico) e il sindaco sbotta. Amo ripetere che non viene da Marte a fare il primo cittadino e nell’ultimo periodo di Luciano Bruschini è stato parte integrante della maggioranza. Nel primo ha fatto una opposizione “di lotta e di governo“. Ebbene oggi che il capogruppo di Forza Italia, Massimiliano Marigliani, va a chiedere spiegazioni sul bando e organizza riunioni, il sindaco non ci sta e “tuona

Venisse da Marte, appunto, avrebbe tutte le ragioni. Ma giova ricordare che Marigliani è stato anche assessore all’ambiente – sia pure per un breve periodo – in questa città. Lo avrebbe fatto, secondo il sindaco “senza cognizione“. Peccato che in quello stesso periodo De Angelis stringeva l’accordo per dare continuità al centro-destra e a Bruschini. Che avevano un assessore “senza cognizione“. E peccato che sugli impianti dei rifiuti e i “modus operandi” dice bene Patrizio Placidi – intercettato, sono atti pubblici – come siano andate le cose e quali fossero gli interessi. Non di De Angelis, è evidente, ma di chi lo ha ampiamente sostenuto un anno fa. A cominciare proprio da Placidi che ha in Marigliani il suo “delfino” e l’altro giorno era lì a Lido dei Pini alla riunione sulla spiaggia. E oltre l’ex assessore imputato in più procedimenti, in quelle carte ci sono i nomi – fatti da Placidi – di chi era nelle liste di De Angelis. I “modus operandi” dei quali parla il sindaco sono quello che amo definire il “sistema Anzio” . Forse “dimentica“, ma erano con lui. E non interessano i risvolti penali, per carità, ma quelli politici.

La spiaggia, allora: forse era destinata già ai titolari del vicino campeggio? Di certo servirebbe avere già attrezzature da decine di migliaia di euro e 15 bagnini disponibili per almeno 200.000 euro. Ma la spiaggia per la maggioranza e le sue tensioni è una scusa, alla fine, la discordia è quella che emerge palesemente e cova in altre stanze. Oltre a essere legata ai risultati del voto europeo e della vicina Nettuno.

Poi il sindaco è bravo, comunica le cose che non vanno (dalla sanità alla Nettunense), gode al solito di ottimo seguito, ma un anno dopo – esclusi il bilancio in tempo da record e l’annunciata stagione estiva dei grandi nomi – aspettiamo di vedere punti del programma attuati. Ad esempio che fine abbia fatto il porto. Ah, scusate, quello sul programma copiato e incollato dal 2013 (quando molti che l’hanno sottoscritto erano avversari) non ce l’avevano messo.

ps: rimpiango il sindaco che nella prima stesura del piano regolatore aveva “cancellato” le villette sulla duna, purtroppo i potenti proprietari fecero valere il fatto che erano su area demaniale….

La droga, quella querela e il buon esempio di chi ha un ruolo…

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Massimiliano Millaci, come ogni altro indagato e non da oggi, è innocente fino al terzo grado di giudizio. Però ha – come altri – un ruolo pubblico nel quale si dovrebbe essere di esempio. Le sue  dimissioni da presidente del Consiglio comunale – un ruolo istituzionale di non poco conto – sono un gesto apprezzabile. Rovinato dal fatto che serviranno a risolvere la vicenda quote rosa in giunta. Entrerà una donna (Piccolo?) che dovrà lasciare lo scranno di consigliere,  al suo posto subentrerà Ruggiero – primo dei non eletti – che ovviamente non sarà più assessore ma assumerà l’incarico di presidente.

Magìe da prima Repubblica,  ma almeno  Millaci da indagato si dimette, assessori da imputati o condannati no. Il problema penale, come spesso vado ripetendo, è personale e per questo – alla luce delle vicende anziati – voglio raccontare una delle più belle querele rispedite al mittente con proscioglimento confermato in Cassazione.

La Confcommercio di Latina organizzava una iniziativa sulla legalità e dalle carte di un processo di camorra era emerso che l’allora presidente dell’Associazione metteva a disposizione il suo locale per un boss. Non era indagato, il presidente, e quel passaggio dell’ordinanza di custodia era stato persino stralciato dall’indagine. Però il fatto “storico” c’era e forse era il caso che l’Associazione non si mettesse a dare esempio di legalità.

Cosa c’entra questo con Anzio? Semplice, vi immaginate il Comune che patrocina una iniziativa contro la droga domani mattina? O – perché no – sulla evasione fiscale quando un assessore aspetta solo la prescrizione dopo averla commessa su un impianto pubblico? E una su abusi d’ufficio e “soci elettori di…“, con un assessore a giudizio per questo?

Per non parlare del Comune che emerge dalle carte di Malasuerte o Evergreen o Touchdown,  scambiato per luogo di interessi propri o dei propri sostenitori e/o elettori. E il sindaco conosceva bene questa situazione quando ha accettato di riunire il centro-destra
Ripeto: per me sono innocenti tutti, il gesto di Millaci è pure apprezzabile,  ma se amministri la cosa pubblica hai a maggior ragione il dovere dell’esempio.

 

Droga (?!), indagini e le responsabilità della politica

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Oh, ma chi è?” oppure “Ma dai, sarà una stupidaggine figurati…” Ho scambiato messaggi e risposto a decine di telefonate dopo che sulla sua pagina facebook Agostino Gaeta ha scritto di un consigliere comunale di maggioranza di Anzio indagato per traffico internazionale di droga. Molti colleghi locali cercano lo spunto per smentire – è comprensibile – perché se è vero sarebbe un “buco” di dimensioni colossali.

Una cosa mi lascia perplesso e l’ho ripetuta a tutti: per traffico internazionale di droga ti arrestano, non ti avvisano. Circola un nome con insistenza negli ambienti della politica di casa nostra, ma io non lo farò. Mi limiterò a dire che tanto fa bene il sindaco ad andare dal Prefetto dopo la vicenda di Lina Giannino e delle ruote squarciate, quanto al suo rientro dalle cerimonie a Bad Pyrmont deve convocare la maggioranza. Per capire se Agostino ha scritto una castroneria o se davvero c’è questa accusa che pesa sì sul singolo consigliere, ma coinvolge il nome di una città già martoriata da altre inchieste.

Perché se Gaeta ha scritto una stupidaggine – assumendosi una grave responsabilità – allora deve partire una querela. Subito. Alla stessa veemente maniera con la quale il sindaco l’ha annunciata proprio alla Giannino – che chiedeva lumi sui “tempi” del ricorso al Tar della proprietà Puccini – al suo rientro deve andare e denunciare se non è vero.

Ma prima, forse, dovrebbe convocare la maggioranza e capire se qualcuno ha ricevuto quell’avviso di garanzia o – più probabilmente – una notifica di conclusione delle indagini. Perché se è vero diventa uno “scoop” e prima di andare dal Prefetto è il caso di fare un bell’esame all’interno di una maggioranza che – l’ho sostenuto e lo ripeto – al di là di responsabilità penali che sono personali, affonda le radici in vicende giudiziarie come Malasuerte, Evergreen, Touchdown, nelle proroghe record. Le affonda negli atteggiamenti da spacconi, nei toni muscolari, nelle aggressioni in Comune per essere pagati, in quello che leggiamo negli atti giudiziari delle operazioni citate, in ciò che abbiamo visto ai seggi durante lo spoglio, nelle persone che rappresentavano certe liste. E non basterà dire, se è vero, che “sono cose vecchie” o “tanto c’avemo i voti d’aaa ggente”. Scontato e inutile.

Prima di andare dal Prefetto, c’è bisogno di chiedersi quali sono le responsabilità di una politica locale che bene o male era riuscita a tenere distanti i poco di buono e che – in particolare dalla campagna elettorale del 2013 – ha fatto mettere loro il vestito bello. Inutile continuare a negare o a fare spallucce. Perché sono emersi i rapporti che certi personaggi vicini, vicinissimi o facenti parte della politica hanno avuto. Non ha condizionato un’amministrazione tutto questo? Sono il primo a esserne felice, ma prima di andare dal Prefetto c’è ben altro da fare e sono certo che il sindaco non si girerà dall’altra parte.

Ps, a proposito dei “toni” è bene rileggere quanto sostenevo tempo fa…