Il caso Ranucci, la “discontinuità”. Chi tace acconsente

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Storia di pochi spicci e tanto livore”. Non potrebbe essere definita meglio di come ha fatto Laura D’Amore la storia che vede protagonista l’assessore ai lavori pubblici di Anzio, Giuseppe Ranucci, che viene ricostruita sul numero in edicola di controcorrente. La vicenda, accaduta a Villa Sarsina qualche giorno fa, era già stata anticipata sul profilo facebook di Agostino Gaeta. Era nota, ma l’unico organo di informazione a riportarla è Controcorrente. Che avrà mille difetti e con il quale spesso ci siamo attaccati e ci attacchiamo, ma in questo caso (come in altri) ha il merito di avere reso noto un fatto grave. Gravissimo.

Lo sa bene l’assessore Ranucci che promette chiarimenti ma  non è nuovo a “sparate” del genere. Solo che quando interruppe il consiglio comunale non aveva un incarico in giunta e quando intervenne nel tumultuoso passaggio di consegne tra Giva e Parco di Veio, era formalmente all’opposizione. Nel primo caso non si ha notizia di provvedimenti (intervennero i Carabinieri) nel secondo c’è una più vasta indagine della Procura di Velletri perché quel giorno – fra l’altro – c’è chi andò a minacciare e sfondare la porta all’allora dirigente Walter Dell’Accio.

Ciò non toglie che anche in quelle occasioni Ranucci fosse fuori dalle righe, ma in questa crea l’ennesimo problema al sindaco De Angelis.

Del quale ricordiamo ben altre gesta, come la “cacciata” di Concetto Guerrisi che da assessore al commercio si mise a far caffè in un bar non autorizzato dove si trova l’Eurospin ad Anzio 2. Era il suo, gli uffici tardavano, lui aprì e pagò con la delega revocata quell’errore. Va ricordato, in una città usa a dimenticare in fretta. Altri tempi, evidentemente, e forse anche un sindaco che la pensava diversamente.

L’eredità di Bruschini – che il primo cittadino conosceva e pure bene – è pesante. E il sistema che trascina con sé – fatto di equilibri sottili, minacce, assessorati in dote a mariti, consiglieri che lasciano per una indagine e assessori che restano al loro posto pur in presenza di vicende gravi (lo ricorda “Il Granchio” in edicola oggi) – era di sicuro confacente al carattere dell’ex sindaco ma mal si attaglia a questo. Il quale proverà pure a imitarlo nel tenere buoni tutti, ma non può e non deve fare finta di nulla.

Per quello abbiamo già chi “all’interno del Palazzo comunale ha fatto finta di non vedere e di non sentire” come scrive Gaeta. C’era la Polizia locale che speriamo abbia verbalizzato l’accaduto, le minacce, una bacheca sfondata al piano terra. Perché si fa presto a prendere premi prestigiosi per un’operazione dei Carabinieri e della Procura di Latina (ai quali si è dato l’unico supporto di avere individuato una frutteria) ma poi è sul territorio che si deve tenere la guardia alta.

Ecco, speriamo che la Polizia locale abbia non solo tenuto da parte Ernesto Fiorillo (che al tempo stesso deve denunciare) per la sua incolumità, ma agito di conseguenza. Così come chi è lì e deve occuparsi di anti corruzione e ha saputo che un assessore è intervenuto su una gara. Di “pochi spicci” – vero – ma che la dice lunga sul sistema Anzio. Chi l’ha preceduta in quel ruolo la affidò proprio alla palestra che oggi Ranucci “difende”, come racconta sempre la D’Amore. A maggior ragione quello che è successo a Villa Sarsina non solo è intollerabile, ma crea l’ennesimo precedente. Perché Ranucci ha sì minacciato il direttore del centro formazione professionale, ma negli anni abbiamo assistito a un ex assessore che è andato a menare al dirigente dell’area finanziaria e per tutta risposta ora ottiene i compensi tutti i mesi. Abbiamo assistito a chi sfondava porte per essere pagato. A chi dava uno schiaffo, dimettendosi subito dopo da assessore, all’allora direttore generale Franco Pusceddu. A chi urlava contro il responsabile dell’ufficio comunicazione “reo” di non si sa bene cosa. Va ricordato, in una città usa a dimenticare in fretta.

Ecco, non è questione di commissione d’accesso o meno – ormai immaginare che arrivi è utopia – di chi va da un sottosegretario che la auspica (Gaetti, 5stelle) e chi da un altro per collaborare (Candiani, Lega) ma di un sistema che si trascina e va avanti a chi strilla più forte. Ci vuole un segnale vero di discontinuità con il passato – ad esempio ricordare ciò che avvenne con Guerrisi – perché dire che Ranucci e gli altri hanno preso i voti e vinto è una verità di comodo. Sono i metodi che vediamo a non poter più essere tollerati.

E magari a farsi sentire in tal senso dovrebbe essere, oltre l’opposizione che speriamo lo faccia, oltre ai “mafiologi” di casa nostra, anche qualche giovane rampante di maggioranza che nulla ha a che fare con questo modo di fare. Chi tace, acconsente.

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