Caro Pd, che vogliamo fare? Io resto “indigesto” ma…

gdggrazie

Ho votato al congresso del Pd. Sono andato, come ogni volta dalle primarie del 2007 a oggi, per esprimere il mio pensiero nell’auspicio che l’esperienza di dieci anni avesse insegnato qualcosa. Avesse fatto comprendere che c’è (forse) un solo modo di essere protagonisti. Smetterla di essere “ex” qualcosa o dividersi tra chi sta con il segretario di turno e chi non, chi ci stava e ci ha ripensato, chi è uscito dalla porta e prova a rientrare dalla finestra. Comprendere che (forse) è il caso di rileggere ciò che si voleva fare nel 2007 ed essere ciò che praticamente non si è mai stati. Magari mandando a casa più di qualche “solone“. Auspicio che dato il clima avvertito in via Aldobrandini e quello che si sente a livello nazionale rischia di restare tale. Ad Anzio pesa ancora la scelta che mi ha riguardato con la candidatura a sindaco.

Entrando per votare non pretendevo il tappeto rosso, ma ad esempio una parola di solidarietà per quanto affermato da un assessore nei miei confronti forse sì. Perché quella che amo continuare a chiamare “legalità delle cose quotidiane” è fondamentale. Ma pazienza. I problemi erano altri, comprendo, anzi se ci sono stati errori si vada fino in fondo con massima trasparenza.

L’occasione, però, mi consente di puntualizzare qualcosa. Ho perso e della sconfitta mi sono assunto la responsabilità. Mi ha fatto piacere vedere in sezione chi in campagna elettorale era da una parte diversa, a sostegno – per carità legittimo – di Roberto Palomba o Luca Brignone. Della serie: considerato che Gianni non andava bene, per stereotipi che ancora oggi purtroppo resistono, si è sostenuto altri. Preoccupandosi di dire sempre “non è questione personale” che ancora oggi suona tanto (sbaglierò…) come quelle di chi inizia i discorsi sui migranti con “io non sono razzista”. Era evidentemente questione personale, oltre che di ripicche interne, però almeno ho trovato in chi mi ha sostenuto passione e lealtà assolute. E posso solo dire grazie a tutti quelli che ci sono stati. Del Pd e della civica, a chi non si sarebbe mai avvicinato al solo sentire il Partito democratico e che lo ha fatto per me.

Grazie a tutti loro, non ad altri. In particolare a chi ha usato (e continua a usare) espressioni fuori luogo. Si trattava di Anzio, altri hanno anteposto questioni che – ammetto la mia ingenuità – fatico ancora oggi a capire. Sarebbe lungo il discorso su quel “tavolo” saltato, sulla richiesta al Pd di fare un nome quando ad arte era stato fatto uscire quello di Roberto Palomba (schierato alle Regionali con Parisi e prossimo al riavvicinamento a destra). Sarebbe lungo dire che dal centro-destra veniva la certezza che non sarei stato candidato, dal “tavolo” quella che il Pd sarebbe stato commissariato, dagli stessi incontri quella che “tanto poi ci andiamo a prendere il partito” o di chi “a Roma” aveva altre informazioni.

E sarebbe lungo ricordare che in campagna elettorale chi oggi si candida alla guida del partito nemmeno ha detto “no, grazie ad Anzio non riesco“. Oppure che c’è chi sapeva prima del sottoscritto che l’assessore alla salute avrebbe mancato l’appuntamento preso, esponendomi ed esponendoci a una figuraccia visto che era a 20′ da Anzio. Per la cronaca, ci fosse stato il miracolo del ballottaggio sarebbe venuto De Luca, presidente della Regione Campania. Lui, almeno, la buona creanza di rispondere l’ha avuta.

Non avremmo vinto lo stesso e pur arrivati in Consiglio non hanno vinto Luca Brignone (lo avessero indicato prima forse qualche riflessione l’avremmo fatta) né Roberto Palomba. Abbiamo perso tutti – parte di quel “suicidio assistito” del centro-sinistra dal ’98 a oggi – e rischiamo di farlo ancora se il clima continua a essere ostile ad Anzio, figuriamoci nel resto d’Italia. “Prendersi ” il Pd di Anzio? E per fare cosa? Gli elettori ci hanno posto all’opposizione e quella va fatta, senza sconti, provando a unire anziché dividere. Che non sarei rimasto consigliere comunale in caso di sconfitta non solo era noto. Era ed è questione di opportunità, di rispetto della parola data (Veltroni dovrebbe essere in Africa, Renzi doveva smettere di far politica…) e un impegno assunto anche con il Pd proprio nel tentativo di mettere tutti d’accordo sul mio nome. Lo affermo senza tema di smentita.

Non avevo né ho bisogno di “fare” politica come si intende dalle nostre parti per contare” o essere chiamato a qualche tavolo. Era noto che non facevo, non faccio e non farò vita “di” partito per numerose ragioni. Ciò non toglie che prima di essere candidato – e si aprirebbe un capitolo infinito sul perché ho accettato, lo rinvio a una prossima riflessione – ho sempre rotto le scatole e continuerò a farlo. So che questo mi rende “indigesto” ma pazienza

La visione della città è quella che era nel programma elettorale sul quale ho messo la faccia, che è ancora attualissimo e che si deve fare in modo di portare in Comune come proposta del gruppo consiliare e di chi vorrà confrontarsi su quei temi. E va portato tra i cittadini per dimostrare cosa non sta facendo chi ci governa. Chi vuole “prendersi” il Pd oltre questo legittimo obiettivo, quale visione ha?

E in Comune, come nella città, va tenuta al tempo stesso la barra dritta contro le prepotenze alle quali assistevamo ed assistiamo. Ma sì, una minaccia di querela a Gianni ci sta, le prendo per mestiere (e le vinco nel 99% dei casi, per fortuna) quello che non va bene è sottovalutare il clima che si respira ad Anzio ma nel resto del Paese con la strana alleanza Lega-5Stelle. Ripartire da queste vicende pratiche, pensando al 2007 e a quello in cui speravamo in molti. Forse questo – prima delle lotte interne – deve fare il Pd. Anche con altri protagonisti, certo, ma mettendo da parte le divisioni di questo decennio. Auguri!

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