Ho sempre sostenuto che il lavoro di giornalista sia molto più difficile a livello locale. Le persone delle quali scrivi le conosci, le incontri, metti in conto che non ti farai molti amici, anzi. E devi fare i conti, in tante occasioni, con l’arroganza del potere. Succedeva, succede e succederà e non c’è da stupirsi. Da continuare a indignarsi, però, sì. E segnalare quando qualcuno chiama un editore o, peggio, il direttore di una testata per far togliere un articolo “sgradito“. Così come quando si prova, da anni e da governi politicamente “trasversali” a mettere il bavaglio ai cronisti o a limitare la loro possibilità di avere accesso ad atti pubblici.
Ad Anzio l’ultimo caso riguarda Linda Di Benedetto che aveva riportato della richiesta della Lega di far dimettere il presidente del consiglio comunale, Massimiliano Millaci. Lo aveva fatto sentendo le fonti, verificando ciò che accadeva nelle scorse ore – frenetiche – dopo la notizia dell’indagine per droga.
Qualcuno si è risentito e ha fatto togliere dal sito “Eco del Litorale” quanto aveva scritto Linda, trovando purtroppo chi è stato pronto a dargli retta. Si sa, certi rapporti a livello locale c’è chi preferisce mantenerli intatti.
I giornalisti avranno mille difetti, ma normalmente si informano e se danno fastidio alle “manovre” che intorno al caso Millaci sono la peggiore espressione della prima Repubblica, non basta chiamare e far eliminare un articolo. Perché comunque la cosa è nota (oggi ne scrive anche il Messaggero) e soprattutto perché è un gesto grave. Gravissimo.
A Linda va totale solidarietà, a chi piace far tacere i giornalisti solo disprezzo. A maggior ragione se è nella maggioranza che guida una città e in quella dei “duri e puri” di Salvini che governano il Paese.