Anzio, la “battaglia” per la commissione trasparenza. Ma pensate a governare…

La sede di piazza Cesare Battisti, dove si riunisce la commissione

In commissione trasparenza ci deve essere un amico o uno scemo”. Paride Tulli, anni fa, amava definire così la presidenza che spettava all’opposizione per legge. Lui, che l’aveva presieduta, di certo scemo non era e non è. La frase dell’ex consigliere Psdi, già assessore nella giunta D’Amico a fine anni ’80, quindi capogruppo di Forza Italia e poi candidato sindaco del Pd, alle ultime amministrative schierato a sostegno di Roberto Palomba sindaco e quindi oggi riteniamo in maggioranza, la dice lunga su come vadano le cose nella politica di casa nostra.

Paride perdonerà, il suo excursus è quello comune a molti di quelli che ancora oggi rappresentano la politica di Anzio, e che nella maggioranza che da un ventennio e oltre guida la città vorrebbero scegliersi oggi anche l’avversario. Quando si svolsero le primarie per il candidato sindaco del centro-sinistra non parteciparono molti esponenti di destra? Su, non ci prendiamo in giro.

Allora, oggi, non basta aver vinto, il manovratore non vuole essere disturbato. E al tempo si deve coalizzare sempre contro qualche “nemico“.

Francamente quale sia il “reato” commesso dalla presidente della commissione trasparenza, Rita Pollastrini dei 5stelle, che oggi si vuole sfiduciare non lo comprendo. O forse sì, è andata a chiedere chiarezza – anche sulla base di sollecitazioni arrivate da non pochi cittadini – sul bando per la spiaggia di Lido dei Pini. Insomma, ha fatto ciò che un presidente né amico né scemo, deve fare. Ma ad Anzio, evidentemente, non è concesso. Lei stessa ricorda le quattro convocazioni, sempre su temi di assoluta attualità, sui quali fra l’altro non c’era né c’è alcuna chiarezza: porto, Consorzio Sant’Olivo, bando per la piscina (qui è arrivata una delibera quadro, va detto per correttezza) e appunto spiaggia di Lido dei Pini. Non si doveva? Non si può? E perché?

Esiste un precedente di “sfiducia“, ricordiamolo, e riguarda l’allora capogruppo del Pd Andrea Mingiacchi che “osò” chiedere chiarimenti sull’appalto mense. Sappiamo che la commissione trasparenza non è un tribunale, ci mancherebbe, ma il buon Mingiacchi – poi passato armi e bagagli nella coalizione di De Angelis sindaco – venne defenestrato per far posto a Eugenio Ruggiero, allora formalmente all’opposizione. Quel volpone di Luciano Bruschini aveva “neutralizzato” la commissione che, di fatto, non si riunì più e se lo fece non trattò temi scottanti. A proposito di discontinuità, ora il sindaco prova a disinnescare le richieste che arrivano da una commissione che per legge deve fare il suo mestiere, per legge spetta come presidenza alla opposizione e che non può essere la maggioranza a decidere di cambiare. Rita Pollastrini è stata indicata dai consiglieri di opposizione – allora presenti anche Cafà e Palomba, poi entrati in maggioranza – e se proprio si deve cambiare sono loro a doverlo decidere.

Ma la maggioranza, alla quale serve il “nemico“, la butta sulla commissione per non affrontare i suoi fallimenti. Sì sì, è vero, il bilancio nei tempi, il “rinascimento“, i “selfie” a ogni lavoro pubblico, la grande stagione estiva che si annuncia (compresi gli spettacoli affidati a un candidato consigliere non eletto nella coalizione, che fa….) ma se andiamo a rileggere il programma del centro-destra quanti punti del programma sono avviati/realizzati un anno dopo? Non dicessero il “De.Co.” per la minestra di pesce, perché era nel programma di altri la denominazione comunale dei prodotti tipici. Come? Ah sì, il mediatico #brandAnzio, unica cosa che corrisponde tra le promesse elettorali messe nero su bianco e ciò che si prova a realizzare.

La maggioranza, divisa e litigiosa su diversi argomenti, pensi a governare e non alla commissione trasparenza e a mettere un presidente “amico o scemo“. Ecco, faccia una cosa di reale discontinuità se ci riesce: e lasci al suo posto la Pollastrini.

E l’opposizione che l’ha indicata, dica all’unanimità che non spetta a chi ha vinto “scegliersi” il presidente.

Bruschini, il gran dialogatore infastidito dall’opposizione

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Al sindaco di Anzio, Luciano Bruschini, va riconosciuta una capacità innata al dialogo, a smussare gli angoli, a risolvere con il politichese le situazioni più intricate. E’ un suo grande pregio, universalmente riconosciuto, che gli è valso l’appellativo di “Padre Luciano” coniato da Candido De Angelis e ormai largamente usato.

Con l’opposizione, sin dai tempi del mandato nel ’90 quando era esponente del Psi, Bruschini ha sempre avuto un rapporto privilegiato. Con tanti è amico da una vita, per altri ha stima ricambiata, di certo quando ha avuto qualche difficoltà ha usato i suoi rapporti per uscire dalle situazioni.

Era stato riproposto sindaco dopo la crisi politica nell’epoca della prima Repubblica ma si narra che chiese all’esponente dell’allora Pci Maria Vittoria Fritelloni di fare un intervento forte – e a lei non mancava certo modo – che lui avrebbe fatto un passo indietro. Se concordato o meno, ce lo diranno volendo i protagonisti. Certo è che dopo quell’intervento Bruschini prese la parola e disse che non ci stava a tornare sindaco. Venne qualche settimana dopo, per evitare il commissariamento, l’esperienza balneare di Giorgio Zucchini, poi l’asse Dc-Psi tornò insieme con Peppino Tarisciotti sindaco, prima dell’avvento della cosiddetta seconda Repubblica.

Di volti nuovi pochi, se anche nella presunta terza abbiamo sempre gli attori di allora o i loro eredi, ma il punto è un altro. Luciano Bruschini ha continuato ad avere un ruolo nella vita politica cittadina, a mantenere rapporti, ha “rotto” con chi non lo volle nel centro-sinistra e ha prima sostenuto Candido De Angelis sindaco poi ne ha preso il posto. Nel decennio di De Angelis, dopo due commissariamenti, con porto e piano regolatore dei quali finalmente si parlava e sui quali si procedeva, Bruschini smussava gli angoli in maggioranza e comunque dialogava con i Mingiacchi, i Toselli e via discorrendo. E’ una sua grande capacità, è la “politica“.

Nel primo mandato da sindaco dopo l’elezione diretta ha goduto così di un’opposizione che urlava – a volte – ma nei momenti topici fingeva di andare dal notaio o preferiva restare fuori dall’aula. Al secondo giro non aveva ancora vinto al ballotaggio che aveva nel suo quartier generale, a ricambiare la visita di cinque anni prima quando era candidato sconfitto del Pd, Paride Tulli.

Sarà un male dialogare? No, ci mancherebbe altro. Lo fa spesso in maggioranza, convince tutti, da ultimi l’omonimo Bruschini e Millaci sul bando del porto…. Ma l’opposizione ha un ruolo da rispettare, perché il dialogo va bene ma i fatti amministrativi – dalla relazione della Ragioneria dello Stato ai rilievi della Corte dei Conti, dalle gare finite a carte bollate al bilancio – sono altro e forse questo comincia a infastidire Bruschini.

Quello che è normale e cioè che l’opposizione fa l’opposizione, evidentemente, dà urto. Non sappiamo, ad esempio, quale sarà l’esito del ricorso al Tar proprio sul bilancio, ma al contrario di quello volutamente sbagliato sul piano regolatore, stavolta si discute nella sede opportuna. Vedremo se “carta vince carta perde“, i pareri mancanti e quant’altro sono stati un “complotto” come disse il sindaco o l’ennesima dimostrazione dell’inadeguatezza di chi ci governa.

Se ne è finalmente reso conto anche il Pd…

Passa il consuntivo, i dubbi che restano e…

Il vice sindaco Giorgio Zucchini

Il vice sindaco Giorgio Zucchini

Poche righe dell’ufficio comunicazione di Anzio per ricordarci che il consuntivo è stato approvato “con il parere favorevole dei revisori“. Senza era un po’ difficile farlo, ovvio, ma quello che oggi è successo in aula qualche problema continua a porlo al sindaco e alla sua maggioranza.

I quali, ne siamo certi, resteranno al loro posto fino al 2018 ma oggi non avevano altra strada che approvare il conto così com’era, incuranti di aver calpestato le regole per l’ennesima volta e di essersi sbrigati solo dopo la diffida del Prefetto. Intanto il parere favorevole: il “copia e incolla” delle relazioni dei revisori è normale, ci spiegano, sono atti predisposti così e ai quali si aggiungono i parametri del Comune al quale ci si riferisce. Lo scorso anno, a parametri immutati, gli stessi revisori diedero parere contrario (poi rivisto), adesso hanno copiato e incollato tutto escluso il parere. Firmato, ancora una volta, da due su tre componenti del collegio. La terza, come un anno fa, era malata.  Verrebbe da chiedere il certificato, lo stesso sindaco ha riferito che l’assente è “nei limiti di legge” ma che si farà sentire. Speriamo.

Quello che non è nei limiti è il rispetto dei tempi entro i quali, secondo il decreto legislativo 267/2000 e il regolamento di contabilità, i consiglieri dovevano avere la documentazione a disposizione. Sono 20 giorni prima dell’assise, compresa la relazione dei revisori, c’è chi afferma 5 anche se nel regolamento di Anzio è scritto 20, ebbene è arrivata lunedì dopo le 13, a Eugenio Ruggiero addirittura ieri. Questa e altre vicende procedurali hanno indotto il Pd a lasciare l’aula, dopo aver dichiarato nulla la seduta.

La maggioranza (13 voti alla fine, solo uno in più del necessario) è andata dritta. Vai a spiegare a chi ha delle perplessità che forse sono stati davvero commessi degli errori procedurali. Che sotto sotto, tra una scusa e l’altra, qualche documento non è arrivato nei tempi e che era il caso di rinviare. Forse tra una quindicina di giorni Bruschini non sarebbe riuscito nemmeno a tenere insieme quei 13. Intanto sui banchi dell’opposizione qualcosa è successo: il Pd è uscito, Fontana e Ranucci hanno sollevato diverse perplessità e non hanno partecipato al voto, De Angelis è arrivato dopo, Cristoforo Tontini pure non ha votato, il solo Eugenio Ruggiero è rimasto e si è espresso contro. E’ un dato che lasciamo agli analisti.

E perché Zucchini, alla fine, ha ritenuto di dover far mettere a verbale una sentenza del 2011 del Tar Puglia (ci sono norme perfino cambiate, da allora) che dava ragione a chi non aveva allegato per tempo il parere dei revisori? Il vice sindaco sa bene di essere fuori dai termini e che decine di sentenze vanno in senso contrario.

Una cosa è certa, non c’è stato dibattito su residui, inesigibili, avanzo di amministrazione che ora andrà vincolato – sul preventivo – come fondo “rischi” per i crediti che non riscuoteremo mai, sui ritardi per un atto tecnico che ogni anno va presentato il 30 aprile ma che ad Anzio, tra guasti informatici e febbri, trova sempre il modo di essere spostato.

I giovani consiglieri, la replica di Maranesimar

Ricevo da Marco Maranesi e pubblico la sua presa di posizione su quanto espresso in un recente commento sul ruolo dei giovani consiglieri.

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Caro Gianni,

sono un tuo assiduo lettore e consentimi alcune precisazioni rispetto al tuo ultimo editoriale sulle giovani leve della politica di Anzio.

Se volevo “LEGITTIME BREBENDE” delle quali parli nel tuo editoriale, sarei rimasto in maggioranza a fare il Capogruppo del primo partito del Consiglio Comunale e il Presidente della Commissione Ambiente.

Invece, unico caso ad Anzio, mi sono concretamente dimesso dai miei incarichi per essere LIBERO di dare seguito alla mia azione politica, che resta critica rispetto all’operato dell’amministrazione Bruschini.

Credo di aver dato un contributo positivo al dibattito e di averci messo sempre la faccia, assumendomi in prima persona tutte le responsabilità per le mie affermazioni.

Ho consentito alla città dopo tre lunghi anni, di conoscere il parere legale dell’Avv. Cancrini sul porto, segretato dal Dott. Pusceddu e dal Sindaco.

Oggi quel parere è noto a tutti ed ha “OBBLIGATO” il comune ad intraprendere la causa, che avrebbe dovuto fare tre anni prima, per riprendersi le quote della Capo d’Anzio S.p.A..

Per non parlare della mia azione “SULL’AFFARE MENSE” e su quanto si celava dietro quell’appalto, nel silenzio generale, con un servizio pessimo rivolto a circa 3500 bambini.

Non sono censore di nessuno, ma svolgo con passione il mio ruolo di Consigliere Comunale a servizio della cittadinanza.

Ho un progetto di città, al quale sto lavorando insieme a tanti amici, che al momento opportuno sarà sottoposto al giudizio dei cittadini.

Sogno una città normale, dove tutti i cittadini possono accedere ai servizi del Comune perché ne hanno diritto, e non perché sono gli amici del politico che amministra la cosa pubblica.

Sono certo che da buon giornalista mi darai atto che, a differenza di altri miei colleghi, sono rimasto coerentemente all’opposizione nonostante le “LEGITTIME PREBENDE” che ho rispedito al mittente.

Ti auguro buon lavoro e ti ringrazio anticipatamente per lo spazio che riserverai a queste mie precisazioni.

 Marco Maranesi

Consigliere Comunale di Anzio

Movimento Civico “LIBERI DI CAMBIARE”

Bruschini sconfessa il segretario. Tranquilli, il mare è una tavola

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Com’era ampiamente prevedibile il sindaco Luciano Bruschini ha sconfessato il segretario, accontentato l’assessore Nolfi e dato a interim l’incarico che era di Angela Santaniello – sospesa – al fidato Franco Pusceddu. Con buona pace del gruppo di Forza Italia che era andato a chiedere persino la “testa” dell’assessore all’istruzione dopo i fatti dei giorni scorsi.

Al rientro dalle vacanze il sindaco ha trovato una situazione incandescente e l’ha gestita a modo suo, con qualche pacca sulle spalle, l’invito a stare buoni, a comprendere l’inesperienza della nuova assessore e via di questo passo. Si apre un fronte con il segretario, vero, ma si vedrà… Savarino indicando per la pubblica istruzione una funzionaria che da lì era stata allontanata per aver posto dei problemi sui lavori che venivano svolti, aveva dato un segnale. Rispedito al mittente.

Tanto il sindaco sa che in maggioranza, alla fine, nessuno gli rompe le scatole perché ognuno ha legittime aspettative, fosse anche per cooperative o associazioni “vicine”. Dall’opposizione (!?) di centro-destra nessuno gli dirà mai nulla, salvo un po’ di “fumo” in consiglio comunale, perché nel frattempo si sta lavorando a rimettere tutti insieme e trovare in Candido De Angelis il salvatore della patria. Meno ancora da quella del Pd con il quale il sindaco mantiene saldi rapporti – e in questo è il migliore in assoluto – che vanno ben oltre i consiglieri comunali. All’esponente del 5stelle – forse la più grande delusione di questa consiliatura – sembra invece aver pensato Placidi da tempo. Di cosa preoccuparsi, insomma? Per Bruschini è come se nulla fosse. E deve esserlo anche per l’opposizione, incapace di fare persino un comunicato – mica di convocare il consiglio… – sulle recenti vicende e su questo “tutti contro tutti”.

In generale, comunque, sembra di vedere l’orchestra che suona mentre il Titanic affonda. Ma ad Anzio, è noto, il mare è una tavola…

Il silenzio imbarazzante dell’opposizione, ma almeno sui rifiuti…

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Sono questioni delicate e personali, non c’è dubbio, ma avvengono in un Comune e coinvolgono personaggi pubblici. Nessuno vuole infierire e possiamo anche essere d’accordo, ma dall’opposizione c’è chi se la sente di “battere” un colpo? C’è un silenzio imbarazzante.

Mai prima d’ora, ad Anzio, avevano prima arrestato e poi condannato un ex assessore e una dirigente. Che restano innocenti fino alla Cassazione, non c’è dubbio, ma per i quali un’opposizione attenta si preoccuperebbe almeno di chiedere al sindaco di parlarne in consiglio comunale. Di questa vicenda, delle indagini su Patrizio Placidi e il settore dei rifiuti, di quelle su dipendenti infedeli accusati di fare pratiche per immigrati, della questione sollevata più o meno giustamente da Marco Maranesi sulle mense, delle presunte pressioni al segretario comunale – comunque smentite dal vice sindaco – e del caso Schioppa o dell’hotel Succi che resta aperto nessuno sembra invece aver voglia di parlare.

Sembra di sentirli: “Sono vicende personali” o “Ci sono indagini in corso, che ci mettiamo a fare”. Anzi, forse neanche lo dicono. Il centro-destra di opposizione e in molti casi di governo nel sistema messo in piedi c’è stato fino a ieri e magari in parte c’è pure oggi. Il Movimento 5 stelle è non pervenuto e sembra aver scambiato qualche ispettore ambientale per un’opposizione light, nel Pd sono pochi, inesperti, tutt’altro che battaglieri e sempre alle prese con le “liturgie” di partito.

Risultato? Difficilmente vedremo convocazioni di consiglio,  richieste di dimissioni a un sindaco che ha evidentemente perso il controllo della macchina amministrativa e della maggioranza. Nessuno dirà a Bruschini: “Se hanno condannato la migliore dirigente che hai, così l’hai definita in Tribunale, figuriamoci gli altri”. Non vedremo un manifesto con la richiesta di dimissioni, né altre azioni per incalzare la maggioranza. Non sembra esserci troppa voglia di disturbare i manovratori. Nessuna questione personale, sia chiaro, anzi tutta la comprensione umana per chi è al centro di vicende giudiziarie ancora da definire, ma qui si tratta di una battaglia di opposizione. Su vicende del genere e su un programma mai rispettato. Su questioni simili e su una città ingessata. Su storie giudiziarie e sul porto.

Soprattutto se pensiamo, con un po’ di nostalgia, a cosa sarebbe successo se oggi avessimo Ettore De Franchi in consiglio comunale. O Francesco Conte. A cosa avrebbero detto Maria Vittoria Frittelloni o Riccardo Volpe. Da un punto di vista politico e gestionale, non altro. Il livello, purtroppo, è scaduto per tutti. Maggioranza e opposizione. E’ scaduta la città. Magari si immagina che dare o promettere lavoro è l’unico sistema per vincere le elezioni, anziché pensare a una reale e credibile alternativa. Si immagina – spero di sbagliare – che alle cooperative con consiglieri e assessori di riferimento, alle associazioni di volontariato “vicine”, agli organizzatori di spettacoli che portano un preventivo e vengono liquidate se ne debbano semplicemente sostituire altre con riferimenti politici diversi. Non è così. Non dovrebbe essere così.

E se proprio nessuno vuole parlare delle vicende giudiziarie, se nessuno vuole chiedere le dimissioni del sindaco, almeno si trovasse un consigliere che chiede spiegazioni sul perché l’appalto dei rifiuti è in proroga e la gara è stata aperta e di fatto sospesa. Milioni di euro di servizio in proroga, le buste aperte e lì rimaste. Perché? E per quale motivo un consigliere di maggioranza invita il suo capogruppo a interessarsi di questa vicenda anziché delle mense? E’ vero – come si afferma negli ambienti – che si sta aspettando la definizione di una interdittiva antimafia prima di procedere? Diteci di no…

In un Comune dove intorno a ogni gara – con una spiccata preferenza per le mense, dobbiamo dirlo – c’è un fermento inspiegabile, qui si tace.

Se la città è a questo livello il problema, l’ho già detto, non è causato certo dall’opposizione ma da chi sta governando. Restare in silenzio, però, fa essere parte del problema stesso e non la possibile soluzione.

Maranesi e le mense, come se nulla fosse

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Sì, come se nulla fosse… Abbiamo avuto verifiche della Ragioneria dello Stato e della Corte dei conti, sappiamo che il porto è al fallimento e il sindaco smentisce se stesso e quello che ha approvato in assemblea della Capo d’Anzio dicendo che vuole rifare la gara, ci sono indagini della magistratura sull’ambiente, la differenziata oltre ad avere un piano finanziario incomprensibile è un costoso bluff e basta guardare i cassonetti stracolmi in centro, il bilancio è al collasso e il problema qual è? Le mense.

Il consigliere Marco Maranesi torna sulla vicenda, dopo che in piena gara aveva già sollevato il caso insieme ai colleghi Salsedo e Bruschini. In questo caso si era arrivati persino a un intervento, con richiesta di chiarimenti, da parte del segretario comunale. Dall’opposizione nessuno fiatò al primo consiglio comunale utile, qualche giorno dopo. Solo a quello successivo Bernardone presentò un’interrogazione rimasta lettera morta. Nessuno, prima, prese la parola per chiedere “in diretta” a Maranesi e al segretario comunale se avessero rilevato profili di illegittimità e quali. Ma sì, il bon ton… Lo stesso che non fa chiedere – stessa seduta – perché il sindaco dopo la lettera della Asl di dicembre ha ordinato la chiusura solo mesi dopo dell’Hotel Succi. Lo stesso che non fa chiedere all’opposizione – adesso – perché, almeno fino a qualche giorno fa, quell’ordinanza era ancora disattesa, mentre quella del chiosco-edicola sull’Ardeatina è stata prontamente eseguita.

Ora il capogruppo di Forza Italia (ma lo è ancora?) al quale replica duramente l’ex assessore alla pubblica istruzione e suo collega di partito Marco Del Villano, torna sulla vicenda, candidandosi forse a “erede” di Paride Tulli che sulle mense – e non solo, per la verità – è stato sempre in prima fila.

Al giovane consigliere sfugge un particolare: finora chi si è lamentato lo ha fatto solo con lui… Non sarà che queste prese di posizione a mezzo stampa nascondono, invece, altri fini?

Sulle vicende mense abbiamo sempre immaginato che di ciò che realmente mangiano i bambini importasse a pochi. Così come l’applicazione dei capitolati d’appalto. Ecco: l’azienda che ha vinto lo ha fatto rispondendo a una gara, sarà bene che i consiglieri – nello svolgimento del loro ruolo – aiutino gli uffici a controllare che tutto sia fatto secondo quel capitolato. Finora, per quel poco che si sente, la mensa piace. Ma evidentemente serviva un “messaggio”.

Come se nulla fosse, dicevamo. Opposizione in silenzio quando si sollevavano perplessità sulla gara e maggioranza che non sente l’esigenza di far notare la figuraccia che i nove consiglieri d’opposizione hanno fatto scrivendo al prefetto e dicendo che non avevano ricevuto la notifica del bilancio, quando in realtà era tutto in regola. Anziché delle mense, forse un manifesto o un comunicato politico per dire che l’opposizione aveva coinvolto il prefetto e persino il Parlamento su un presupposto falso poteva starci. Invece si preferisce giocare di “fioretto”. Ma sì, tutto sommato meglio non pestarsi troppo i piedi. La storia politica – e non solo – di questa città è piena di intese trasversali.

Bilancio e nota al Prefetto, la figuraccia dell’opposizione

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Se vieni a reclama’, ne tenghi da sape’ più de me…” Sia consentito l’uso dell’idioma nettunese per ricordare l’episodio – ormai tanti anni fa – di un arbitro di baseball che durante il corso per allenatori ci spiegava che prima di entrare in campo e contestare una decisione, era necessario sapere di cosa si stesse parlando. Come e meglio di lui.

Un episodio singolare per sottolineare, invece, una vicenda molto grave alla luce di quanto emerge nella documentazione che il Comune di Anzio ha spedito al Prefetto di Roma a seguito dell’esposto presentato dall’opposizione e della lunga lettera con la quale si chiede l’intervento del rappresentante del governo. Non una contestazione in una partita di baseball, insomma, ma nero su bianco una richiesta formale perché ci sono state delle violazioni. Tra le prime segnalate dai nove consiglieri d’opposizione nella relazione inviata al Prefetto quella che “non è stata effettuata nessuna notifica, ai sensi dell’articolo 15 comma 5 del regolamento comunale di contabilità, secondo la modalità prevista dal regolamento del consiglio comunale articolo 5, dell’avvenuto deposito dei documenti stessi”. Mancata comunicazione che “ci ha impedito di conoscere i tempi entro i quali era possibile consegnare gli emendamenti, ai sensi dell’articolo 16 commi 1, 2 e 3 del regolamento comunale di contabilità, quindi è stato impedito ai consiglieri di presentare emendamenti al bilancio”. La notifica, invece, c’è. E’ del 9 luglio e il messo comunale che si è recato personalmente a consegnare la lettera con la quale si dava notizia ai consiglieri dell’avvenuto deposito dei documenti e del termine del 17 luglio per presentare gli emendamenti in molti casi ha scritto di averla data al “medesimo”. Cioè proprio al consigliere comunale. Con tanto di firma dei destinatari per ricevuta. Questo il sindaco lo ha scritto rispondendo al Prefetto affermando che tutto era avvenuto per tempo “come risultante dalle relate di notifica effettuate per ogni consigliere”.

Siccome era chiaro che o i consiglieri di opposizione o il sindaco stavano dicendo una cosa non vera, oggi si è in grado di dimostrare che agli atti del Comune risultano le notifiche. Di conseguenza chi ha spedito al Prefetto la lettera sostenendo di non aver ricevuto la notifica ha fatto una figuraccia. E deve almeno chiedere scusa, se non addirittura lasciare. Perché su queste cose non si scherza. Perché pazienza un’opposizione che fatica a proporre, ma una che nemmeno controlla gli atti che riceve è francamente troppo. A meno di un clamoroso falso che va immediatamente denunciato dai consiglieri di opposizione e cioè di notifiche “inventate”. Lo ripetiamo da giorni, su questa vicenda qualcuno stava raccontando una bugia. La lettera spedita e recapitata il 9 luglio dice che l’opposizione ha coinvolto il rappresentante del governo in provincia e ha fatto presentare un’interrogazione parlamentare, partendo da un presupposto non vero. Poi c’è tutto il resto rispetto al bilancio fallimentare, al ritardo del Consiglio, alle mancate commissioni, all’emendamento in extremis e senza parere dei revisori. Se ne può discutere, ma prima di affermare una cosa simile rispetto alle notifiche – che avrebbe inficiato il bilancio stesso automaticamente – occorre essere certi di quanto si scrive.

Cosa è successo con quella lettera? E’ stata presa e messa in qualche cassetto? E’ stata dimenticata o sottovalutata? O, davvero, non è mai arrivata, c’è stato un falso inaudito e resta la certezza di non essere stati messi in grado di svolgere il proprio ruolo? Se è così si deve andare in Procura e dire che le notifiche sono inventate. Non ci sono mezze misure.

Detto questo è chiaro che il problema di Anzio non è certo l’opposizione ma chi governa per tentativi ed errori, ha dimenticato il programma elettorale e tutto ciò che sappiamo e denunciamo. Ma un’opposizione che afferma una cosa per un’altra – fidando forse solo nel copia e incolla dei comunicati – diventa parte del problema…

Bilancio, qualcuno dice bugie. Basta con il gioco delle parti

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L’intramontabile Luigi Pirandello ci insegna che esistono tante verità quanti sono coloro che credono di possederla. E ci illumina anche con il suo “gioco delle parti”. E’ un po’ quello che sta avvenendo con il bilancio del Comune di Anzio, a seguito del consiglio comunale dell’1 agosto.

Il prefetto di Roma dopo aver chiesto al sindaco chiarimenti ha inviato ai nove consiglieri comunali che dopo quella seduta burrascosa, iniziata oltre i termini e con palesi violazioni di leggi e regolamenti, che si erano rivolti a lui, le risposte dello stesso sindaco e degli uffici. Erano partiti alla volta dell’ufficio territoriale del governo i consiglieri del Pd, di Fratelli d’Italia, delle liste di Candido De Angelis e del Movimento 5 stelle. Gli stessi – Gatti escluso – che avevano tenuto il consiglio “ombra” denunciando le violazioni e affermando lì, quindi mettendo nero su bianco al Prefetto, la mancata notifica da parte dell’amministrazione. E’ scritto testualmente che: non è stata effettuata nessuna notifica, ai sensi dell’articolo 15 comma 5 del regolamento comunale di contabilità, secondo la modalità prevista dal regolamento del consiglio comunale articolo 5, dell’avvenuto deposito dei documenti stessi”. Mancata comunicazione che “ci ha impedito di conoscere i tempi entro i quali era possibile consegnare gli emendamenti, ai sensi dell’articolo 16 commi 1, 2 e 3 del regolamento comunale di contabilità, quindi è stato impedito ai consiglieri di presentare emendamenti al bilancio”. Oltre questo veniva contestata la riunione iniziata in ritardo e l’emendamento sui rifiuti fatto in consiglio, senza parere dei revisori dei conti.

Cosa ha affermato, invece, il sindaco Luciano Bruschini rispondendo al Prefetto con il supporto degli uffici? In primo luogo che il ritardo di 8 minuti – ma a risentire la registrazione il presidente Sergio Borrelli parla di 15 – è stato causato dal fatto che la sala è stata occupata. Anzi alla “situazione di estremo disordine all’interno dell’aula da parte del pubblico presente” e che è dovuta intervenire la forza pubblica “vista l’occupazione della sala”. Siamo seri. L’occupazione è avvenuta dopo. Questo – Pirandello o meno – è un falso evidente. Né si può spiegare, come ha fatto lo stesso sindaco, che i consiglieri assenti erano “nella stanza adiacente alla sala consiliare”. Non ci prendiamo in giro, al momento dell’appello si deve essere in aula.

Ma questi sono problemi marginali, la questione è altra e coinvolge a questo punto l’intero consiglio comunale e chi sta eventualmente barando anche negli uffici. Il motivo è semplice, il prefetto fa sapere che sulla mancata notifica è stato risposto che “L’avvenuto deposito dei documenti contabili è stato notificato in data 9 luglio 2014 come risultante dalle relate di notifica effettuate per ogni consigliere”.

Fermi: qualcuno sta dicendo una bugia. O i nove che si sono rivolti al Prefetto – e sarebbe grave – o il sindaco rispondendo allo stesso rappresentante del governo, cosa di una gravità inaudita. Perché qui non siamo in presenza di ciascuno che può declinare la sua verità, qui o le notifiche ci sono oppure siamo di fronte a un clamoroso falso. Esisterà, ce lo auguriamo, un registro e avranno copia o meno della notifica – effettuata dal messo comunale e sulla quale i consiglieri appongono la loro firma – i destinatari. Non si scherza su queste cose. Deve esistere un registro, perché ci basta e ci avanza che sia “sparito” il famoso parere del Ministero dell’Interno sull’allora incompatibilità di Placidi.

Il Comune, sempre rispondendo al prefetto, dice altro ovvero che su quegli atti notificati “è stato specificamente indicato il termine di 8 giorni per la presentazione di emendamenti

Delle due l’una, insomma: o le notifiche ci sono e i nove consiglieri di minoranza chiedono scusa e si dimettono oppure non ci sono e il sindaco deve andarsene a casa insieme alla sua maggioranza. Non ci sono mezze misure. Questa città sulle connivenze, i giochi delle parti, l’opposizione di lotta e di governo, ha già abbondantemente dato.