Nel comunicare l’approvazione del bilancio di previsione del Comune, la commissione straordinaria che guida la città cita – fra l’altro – “la riorganizzazione della società Capo d’Anzio Spa”. Quale sia questa riorganizzazione lo ignoriamo, però andando a leggere qualche atto pubblicato sull’albo pretorio relativo proprio al bilancio, scopriamo che per la società è previsto una sorta di accanimento terapeutico.
I commissari, forse, ignorano che la fideiussione che viene riproposta, immaginiamo dal dirigente dell’area finanziaria – misteriosamente ancora al suo posto nonostante compaia nelle relazioni delle commissioni di accesso di Anzio e Nettuno, con pesanti responsabilità – è stata già “bocciata” da diversi istituti di credito. La dottoressa Scolamiero, il dottore Tarricone e il dottore Anatriello non si saranno accorti che il punto 6 della “nota integrativa” è copiato e incollato – pari pari, per 31 righe – dallo stesso documento del 2022. Pensate, c’è scritto persino che “l’attuale Consiglio di Amministrazione ha invocato l’intervento del socio pubblico, presentando un piano aziendale di investimento (allegato alla presente deliberazione)“. Peccato non esista più un consiglio di amministrazione e che, allegato alla delibera di bilancio, non troviamo il piano di investimento. Comunque già nel 2022 si parlava della fideiussione. Sì, quella che l’allora presidente della società, Ernesto Monti insieme all’allora amministratore delegato, Gianluca Ievolella, ritenevano indispensabile per “rilanciare” il porto. Peccato che la Capo d’Anzio non sia “bancabile”. Se ne sarà accorta anche l’attuale amministratrice unica, dimessasi il giorno prima del bando di Anzio dalla Aet (a proposito, chiude il bilancio 2021 in negativo e il Comune pagherà in quota parte circa 6000 euro) e nominata qualche giorno dopo nel nuovo ruolo. Ah, nel frattempo l’ex presidente è a giudizio per falso in bilancio, a giugno ci sarà l’udienza con rito abbreviato, ma la Commissione non ha avvertito il bisogno di costituirsi parte civile nonostante secondo la Procura il Comune ovvero i cittadini risultino danneggiati dai bilanci presunti taroccati.
L’unico passaggio non copiato è questo: “(…) nonostante la Capo D’Anzio non abbia ancora contratto alcun finanziamento con istituti di credito, si è deciso di mantenere nella programmazione finanziaria la garanzia concessa in attesa di valutare la continuità o meno dell’attività aziendale della società“. Non lo ha contratto semplicemente perché nessuno glielo ha dato. Non sarà sfuggito alla Commissione, invece, che la Capo d’Anzio deve ancora restituire al Comune i 517.000 euro di una precedente fideiussione, escussa dall’allora Banca Popolare del Lazio, pagata dal Comune stesso e mai riavuta indietro. Vicenda che è anche all’attenzione della Corte dei Conti. Nel frattempo basta affacciarsi al porto per notare la desolazione e l’assenza di scafi, come sarà “rilanciata” la Capo d’Anzio resta un mistero.
Ora, comprendiamo tutte le migliori intenzioni, ma qui siamo al paradosso di arrampicarsi sugli specchi per una società che il porto doveva realizzarlo e si limita a gestirlo, anche male. Vero che la Capo d’Anzio ha come unico bene la concessione demaniale, ma ci vuole tanto a dire “abbiamo fallito, non siamo in grado” e dato che il Demanio è ormai competenza dei Comuni a trovare un’alternativa? Già, il Demanio, altra “perla” del dirigente signorsì ampiamente citata nella relazione sullo scioglimento dell’ente per condizionamento della criminalità organizzata.
Anche per questo, giova ricordare che le vicende della Capo d’Anzio e la “confusione” – usiamo un eufemismo – sulla gestione delle società partecipate, sono un ampio capitolo del decreto che ha portato allo scioglimento del Comune. Cos’altro dobbiamo sopportare?
Bastava leggere le carte per capire che qualcuno stava mentendo. O lo aveva fatto il consiglio di amministrazione della Capo d’Anzio precedente, approvando il bilancio 2018 presenti i rappresentanti del Comune con 72.000 euro e spicci di perdita, o lo aveva fatto quello indicato dal sindaco De Angelis dopo la vittoria che invece quel bilancio lo aveva fatto chiudere in attivo.
Adesso la Procura di Velletriha chiesto il rinvio a giudizio per Ernesto Monti, il professore esperto in crack presentato come colui che avrebbe salvato la patria (e che fino all’ultimo voleva farci credere che con la fideiussione si sistemava tutto) e i consiglieri di amministrazione Francesco Novara e Raffaella Barone. Tutti innocenti fino a prova del contrario, come è sempre stato in questo blog. A chi scrive la presunzione d’innocenza non deve certo insegnarla l’ex ministro Cartabia con la sua norma che è l’ennesimo tentativo di bavaglio alla stampa.
Il 24 febbraio 2023 compariranno di fronte al giudice dell’udienza preliminare con l’accusa di concorso in falso per avere esposto “fatti materiali rilevanti non rispondenti al vero”. Avrebbero cioè “taroccato” – Monti e Novara – il bilancio 2018, portando un utile di poco più di 13.000 euro, omettendo di inserire un fondo “svalutazione” per il compenso del direttore del porto, con il quale il bilancio sarebbe andato in perdita. Ai primi due imputati si unisce la Barone per il bilancio 2019, perché la manovra di ingegneria finanziaria è stata la stessa. Che il direttore non avesse – pare – un incarico formale ma che fosse ad Anzio ogni giorno e firmasse carte come tale, la dice lunga su quale controllo pubblico c’è stato negli anni.
Il 24 febbraio sono chiamate a comparire anche le parti lese, vale a dire la Capo d’Anzio (se sarà ancora in vita….), il Comune e Renato Marconi che aveva sporto denuncia sull’approvazione di quel bilancio. Nel frattempo dall’indagine è stata stralciata la posizione di Antonio Bufalari – che insieme all’altro rappresentante privato non votò il consuntivo 2018 – e Gianluca Ievolella che non c’era proprio. Il pubblico ministero si è basato sull’informativa della Guardia di Finanza di Nettuno e la relazione di un consulente tecnico. I nodi arrivano al pettine, purtroppo, eha ragione Giorgio Buccolini quando indica il responsabile politico di questa situazione. Perché degli aspetti penali risponde ciascuno per sé e non interessano, di come la vicenda Capo d’Anzio e porto è stata gestita le responsabilità sono per intero di chi dal ’98 a oggi ha guidato e guida la città.
Il 24 febbraio le parti lese potranno costituirsi parte civile ovvero potranno farlo in udienza nel momento in cui venisse disposto il giudizio, per ottenere un eventuale risarcimento. Che farà la Capo d’Anzio e che farà il Comune? La prima è senza guida, il secondo ha la stessa per la terza volta e dovrebbe trovarsi a costituire contro chi ha nominato o gli è stato vicino in campagna elettorale. Cose che forse capitano solo ad Anzio… Di certo Marconi – ricordiamo tutti chi lo ha portato ad Anzio, vero? – si costituirà eccome.
Ah, il bilancio 2018 della Capo d’Anzio avrebbe chiuso in attivo se solo si fosse provveduto a far gestire alla società e non agli eredi di Malasuerte i parcheggi dietro al porto, come spesso abbiamo ricordato in questo umile spazio. E il dirigente “signorsì” voleva liquidarla, la società, è nella nota integrativa al bilancio del Comune. Poi, come dice il sindaco, le “vie infinite della politica…”
Va spezzata una lancia a favore della Capo d’Anzio. Finalmente non c’è bisogno di aspettare le visure camerali, il bilancio 2021è on line e consultabile da tutti. Mentre il Consiglio comunale si appresta a votare un prestito alla società, già ampiamente indebitata bei confronti dell’ente oltre che con il socio privato, i fornitori e l’erario, si scopre che l’accanimento terapeutico continua.
Sì, perché aumentano gli incassi rispetto all’anno precedente ma il bilancio chiude in attivo solo di circa 2000 euro e solo grazie a una manovra di “ingegneria finanziaria” che grazie a una norma del 2020 consente di non iscrivere gli ammortamenti. L’ex presidente professor Ernesto Monti, specialista in società decotte, e l’ex amministratore delegato Gianluca Ievolella – al quale spesso si rivolgerebbe il neo amministratore unico Francesco Lombardo – hanno fatto quadrare i conti ma sono i primi ad ammettere che le cose non vanno. E insieme a loro i revisori dei conti.
Partiamo dai dati: aumenta il valore della produzione che è pari a 968.000 euro (contro 804.000 del 2020) ma crescono anche i costi che sono 948.000 euro circa rispetto ai 771.000 dell’anno precedente. L’utile come detto è di poco superiore ai 2000 euro, contro i 17.000 del 2020. I crediti sono di poco superiori ai 638.000 i debiti, in totale, poco più di 3 milioni. I primi sono diminuiti, i secondi aumentati, entrambi di circa 20.000 euro.
Tralasciamo la cronistoria, il contenzioso con Marconi portatoci con Italia Navigando dall’attuale sindaco (contenzioso che peserà come un macigno, modesto parere di chi segue la vicenda da 20 anni e più), le immobilizzazioni e compagnia e andiamo al succo. Perché va bene tutto, ma essere derisi è troppo. Ad esempio i bilanci approvati in ritardo dal 2018 al 2020 a causa del contenzioso con Marconi. Bene: ma perchénessuno ci spiega il motivo per il quale nel 2018 c’era una perdita approvata dal consiglio d’amministrazione, inserita nella nota integrativa al bilancio del Comune che prevedeva la liquidazione della società e poi magicamente quel bilancio è andato in attivo?
Dicevamo dell’utile, ottenuto grazie a una deroga di legge che consente di “sospendere gli ammortamenti relativi al comparto delle immobilizzazioni”. D’accordo, è una norma e ci mancherebbe non applicarla, ma poi leggiamo che: “L’ammontare dell’impatto della deroga in termini economici è pari a 82.871 euro, da ciò ne consegue un utile civilistico che consente un maggiore appeal dell’azienda verso gli operatori finanziari”. Così tanto “appeal” che quattro istituti di credito hanno rispedito al mittente le richieste di finanziamento presentate dalla Capo d’Anzio. Però, secondo la relazione, tra campo boe e gestione dei parcheggi – che forse saranno finalmente tolti agli eredi di “Malasuerte” (non è mai troppo tardi) questo sarà l’anno decisivo. Peccato che le cose non stiano proprio così. Calano ancora gli indici che ormai tutti prendono in considerazione come significativi della capacità di un’azienda. Il Roe, cioè il ritorno sul capitale di rischio, che viene universalmente indicato come accettabile sopra il 2 è allo 0,47 , il Roi, vale a dire il ritorno sugli investimenti, è dello 0,05 quando è ritenuto accettabile sopra il 5 . Il professore – e il sindaco che di bilanci se ne intende – possono insegnarci cose del genere. Ma qui va tutto bene. Invece no: l’indice di liquidità primaria – cioè la capacità di fronteggiare i debiti – è 0,29 e per essere minimamente utilizzabile per fronteggiare la situazione dovrebbe essere 1, quello di indebitamento è 5,87. Il professore ammette: “L’ammontare dei debiti ha assunto dimensioni decisamente significative in funzione dei mezzi propri esistenti”.
La “salvezza”? Campo boe e parcheggi, come si ripete nella relazione. Passando per una dichiarazione che stando alle notizie che arrivano dal fronte del porto non sarebbe così vera. C’è un capitolo, per esempio, dedicato al personale e al clima lavorativo. Ebbene si dice che “non si fono verificati infortuni gravi sul lavoro” ma sembra proprio che non sia così.
Torniamo alla “salvezza” e al fatto che la società “sta dialogando in maniera assolutamente positiva con vari istituti di credito in maniera di avere un finanziamento di circa 150.000 euro”. Beh, quando è stata scritta la relazione si sapeva già che nessuna banca l’avrebbe concesso…. Tanto che si chiede al Comune di intervenire. Comunque, a detta dell’ex presidente, nel 2022 si dovrebbero incassare 250-3000 euro in più e sistemare le cose. Che la Capo d’Anzio il porto dovesse realizzarlo, con 1000 posti barca e tanti di lavoro, ormai nessuno si preoccupa più.
Solo che i nodi arrivano al pettine e il revisore indipendente esprime: “(…) incertezza significativa riguardo a eventi o circostanze che possano far sorgere dubbi sulla capacità della società di continuare a operare (…)” poi parla di “incertezza riscontrata in tema di concessione demaniale e della determinazione del relativo canone”. Lo stesso fanno i componenti del collegio sindacale della Capo d’Anzio che pur esprimendo parere favorevole sul bilancio sottolineano: “La situazione debitoria nei confronti della Regione, dell’Erario e gli enti previdenziali” ma anche che “l’utile di esercizio non è dovuto all’incremento dei ricavi della gestione (…) ma a poste straordinarie e alla mancata rilevazione contabile degli ammortamenti”. Secondo il collegio: “In estrema sintesi si rileva come la situazione finanziaria sia particolarmente sofferente”.
Ora di chi saranno le responsabilità – ricordando che chi rappresenta il socio pubblico, cioè il sindaco, non viene da Marte – lo accerteranno cause pendenti, indagini della magistratura sulle reciproche denunce tra Comune e Marinedi, Corte dei conti e quant’altro. Ma dopo 22 anni dalla costituzione e oltre 10 dalla concessione mai usata per costruire il nuovo porto, è bene che la Capo d’Anzio porti finalmente i libri in Tribunale.
Stavolta la Capo d’Anzio ha stupito con effetti speciali. Non c’è stato bisogno di visurein camera di commercio, il bilancio 2020 (e insieme quello 2019 che fino a qualche giorno fa non compariva) è stato pubblicato sul sito della società. Su quello del Comune, ancora no, ma d’altra parte la “casa di vetro” che il sindaco ha enunciato nell’ultimo consiglio comunale mica può essere perfetta….
La prima impressione sul silenzio rispetto all’approvazione del bilancio è che quasi si voglia “nascondere” ciò che la società fa di buono. Si annunciano in pompa magna nomine e alzabandiera, svolte epocali con una fidejussione che forse qualche banca un giorno accetterà, ma non si dice che i conti nel 2020 hanno chiuso con un attivo di 17.363 euro rispetto ai 4.959 dell’anno precedente. Come, il professore presidente e l’amministratore arrivati a miracol mostrare non ci fanno sapere una cosa del genere? E nemmeno il sindaco che finalmente vede la luce (lui, almeno) del “suo” porto? Qualche dubbio sorge e non serve scomodare Norberto Bobbio – secondo il quale era meglio seminare dubbi che raccogliere certezze – ma basta leggere tra le pieghe del bilancio. Ah, non c’è la relazione del collegio sindacale allegata. La “casa di vetro”, appunto, non è perfetta. Aspettiamo di trovarla e leggerla, con calma.
Dicevamo delle pieghe, intanto, e qui viene in mente il film “The karate kid” con la frase “Dare la cera, togliere la cera”. Motivo? Semplice, si sposta un pezzo di bilancio e lo si trasforma. D’altra parte il professor Monti non è arrivato per questo?
Andiamo a leggere qualcosa, allora, e scopriamo che i debiti diminuiscono (meno male!) ma al tempo stesso aumenta il patrimonio netto, cioè i debiti verso i soci. Vale a dire Comune e Marconi ovvero Marinedi. Come? Diventa “altre riserve” il progetto cosiddetto di Fase III che il socio privato brutto, sporco e cattivo definito dal sindacoaddirittura ladro qualche giorno fa, si era impegnato a fornire “a fondo perduto”. Dai cera, togli cera, cambia posto e il gioco è fatto. Perché mentre i debiti passano da 3 milioni 212.265 euro a 2.987.771 con una diminuzione di 224.000 euro, le passività aumentano da 4 milioni 4000 e spicci a 4 milioni 149.000 euro, con una crescita di circa 145.000 euro. Aumentano i “ricavi delle vendite e delle prestazioni” che sono 724.941 euro contro 648.320 e fanno registrare più 40.000 circa, diminuisce il valore della produzione nel suo insieme che è pari a 804.853 mentre nel 2019 era di 1.028.403 e quindi meno 200.000 circa.
Qualche “chicca”? Nel 2020 dai parcheggi al centro della vicendaMalasuerte e affidati sempre agli stessi la società ha incassato 83.000 euro circa, l’anno prima 106.000. Vedremo con il cervellotico sistemadei gettoni del 2021, ma certo se lì guadagnano terzi difficile che possa farlo anche la Capo d’Anzio che preferisce far gestire ad altri – a un prezzo irrisorio – buona parte dei posti.
Sui debiti è bene leggere il passaggio di bilancio riportato qui sotto, più esaustivo di ogni altra cosa
Stai a vedere che forse Progetto Anzio di Vasoli, Piccolo e Amaducci aveva ragione a presentare l’ordine del giorno che ha fatto infuriare il primo cittadino ed è stato respinto da quello che resta della maggioranza. Speriamo che qualcosa si possa discutere davvero in commissione trasparenza.
Infine, aspettando marzo e il bilancio 2021 con il quale il professor Monti lascerà la Capo d’Anzio, un paio di domande. Sono le solite, mi rendo conto, ma fondamentali: chi ha imbrogliato rispetto al bilancio 2018 approvato in consiglio d’amministrazione con una perdita e poi miracolosamente diventato in attivo durante l’assemblea? La Capo d’Anzio, nelle condizioni date, può farlo il porto?
Come si dice dalle nostre parti: “Se la foglia si muove, il vento tira”. Ebbene, ci vorrebbe un consigliere comunale di buona volontà che andasse a vedere se è davvero arrivata a Villa Sarsina la risposta della Cassa depositi e prestiti che nega gli 1,5 milioni di euro richiesti per mettere una pezza a colori alla disastrosa situazione della società. Il presidente Monti e l’amministratore delegato Ievolella, possono permettersi di non rispondere alle domande dell’opposizione in Consiglio – con una prosopopea degna di chi li ha nominati – ma quando ti presenti a chiedere soldi, servono certezze e non quattro paginette di un piano finanziario al quale credono solo loro. Pontili, centraline ed è tutto a posto.
No, non lo è affatto. Perché trovare una banca che concederà quei soldi è un azzardo. I parametri della Capo d’Anzio sono negativi in tutto e per tutto, c’è un istituto di credito che ha già ritenuto “improponibile” la richiesta, altri lo faranno e se quel prestito fosse concesso con qualche miracolo da ingegneria finanziaria (il presidente non è nuovo a imprese del genere) andrebbe contro le norme che regolano il settore e costerebbe alla collettività in termini di beni ipotecati non si sa quanto. Capo d’Anzio ha bilanci “singolari”, soci in contenzioso, debiti da pre fallimento. Le colpe? Di chi l’ha gestita, politicamente, dall’inizio a oggi. E di chi non si è ancora impegnato – a cominciare dalla Procura di Velletri e passando per i revisori dei conti – perché i libri finiscano in Tribunale e a quelle politiche si uniscano le responsabilità penali e civili.
Perché poi, quando la situazione è esplosiva come quella della società che doveva realizzare e gestire il porto ma si è limitata a utilizzare (male) i posti barca a disposizione, gli altarini si scoprono. La voglia di parlare di chi finora ha taciuto cresce….
Ad esempio, quanto spende di benzina la Capo d’Anzio ed è vero che qualcuno ha fatto rifornimento per se stesso? E’ plausibile che c’è chi non abbia mai pagato il posto barca per motivi, diciamo così, di “amicizia”? Ci sono esponenti della Capitaneria di porto, soliti frequentare gli uffici e non per motivi istituzionali? E’ vero che le spese in una nota ferramenta erano “libere”, tanto paga Capo d’Anzio, sono state abbassate e con il nuovo corso di Monti/Ievolella sono nuovamente cresciute? Chi ha proposto l’aumento dei prezzi per i posti barca causando una comprensibile fuga, dato che i servizi sono minimi? Ci sono state “ritorsioni” verso alcuni scafi che non hanno accettato determinati meccanismi e si sono ritrovati qualche danno o spostati in ormeggi lontani? I lavori per i “corpi morti” sono stati fatti a regola d’arte o ci sono state messe nuovamente le mani, tanto paghiamo noi?
Capitolo a parte merita il personale. Per gli ormeggiatori c’era una graduatoria, alcuni hanno lavorato in base a quelle ma sono stati mandati a casa con la scusa che benché pubblica la Capo d’Anzio non poteva stabilizzare il personale. Sarà stato uno stratagemma per far rientrare dalla finestra – attraverso agenzie interinali – chi era uscito dalla porta, risultando tra gli ultimi in graduatoria? La consigliera d’amministrazione Barone, dopo aver incontrato i lavoratori, ha mai indicato al sindaco quale socio di maggioranza e ai vertici della società le esigenze che erano state rappresentate?
Come dicevo all’inizio, “se la foglia si muove, il vento tira”. E i dubbi sono sempre di più intorno alla Capo d’Anzio e alla sua gestione, vecchia e nuova.
Va posta fine a questa agonia, tanto ripeto da anni che prima o poi Marconi presenta il conto e si prende tutto. Sarà il fallimento di chi ha sempre detto che era tutto pubblico, ma l’ingegnere qui ce l’ha portato…
Poco meno di tre anni fa telefonai al sindaco appena eletto al primo turno, complimentandomi e riconoscendo la sua vittoria. Feci un comunicato a spoglio in corso – ma risultato acquisito – dicendo che avevo avuto il piacere di parlare con il primo cittadino di Anzio. Vedete, si tratta di modi di intendere la cosa pubblica e l’impegno civile. Ho giocato a baseball e allenato, anche, l’insegnamento che ti danno vittorie e sconfitte, l’umiltà e il rispetto per l’avversario, te le porti dietro. O ce le hai o non.
Il nostro sindaco, che torna a tirarmi in ballo in Consiglio comunale, dicendo che sono scappato (aggiungendo altri sproloqui) e trova la claque ad applaudirlo o una presidente che gli consente di dire qualsiasi cosa in assenza di contraddittorio, o sostenitori da social, il rispetto non ce l’ha. Non ce l’ha mai avuto.
Continuo a pensare – sbagliando, evidentemente, visto che tutti tacciono – che il Consiglio comunale dovrebbe occuparsi di altro ma il nostro è purtroppo ridotto a una sorta di Teatro dei Pupi. Il sindaco parla (e se non basta, urla) e tutti eseguono, maggioranza eletta e allargata (a Cafà e Palomba che nel 2018 lo avversarono), da ultimo a Italia Viva (che nel 2018 non esisteva) che tesse le lodi del primo cittadino ma resta (così dice, pochi ci credono) all’opposizione.
Perché sono andato via è noto, chi vuole può rileggere il mio intervento in consiglio comunale (non è on line, ma ne ho chiesto copia alla presidente) o quello che spiegai qui candidandomi.
Chi è scappato, rispetto a quanto sosteneva nel 2013, è stato il sindaco. Costretto ad allearsi nel 2018 con chi cinque anni prima voleva “mandare a lavorare”, pur di vincere. E prendendo meno voti delle liste che lo sostenevano. Unico tra i candidati a quella carica. Perché lui – e il centro-destra – sapevano bene che il ballottaggio sarebbe stato un rischio enorme e non potevano perdere. In questo “sistema Anzio” stai bene a cercare avversari da dileggiare altrove, quando governi ininterrottamente dal 1998…. Sempre durante l’intervento in consiglio ebbi a dire che da quel momento in poi c’era un unico responsabile: il sindaco. Di questo deve rispondere, prima di preoccuparsi come fece in tv di quanti libri avessi venduto, o di ripetere all’infinito che ho preso pochi voti. Viste certe frequentazioni di eletti con le sue liste, ci sarebbe da chiedersi da dove vengono i suoi. Ma è noto, ad Anzio non esiste un investigatore….
E visti i passaggi in maggioranza, forse più gravi di avere mantenuto un impegno (o no?) sono ancora più contento di avere rinunciato a certe proposte. A quella di chi – per non candidarmi sindaco poiché “temuto” – veniva a offrirmi il ruolo di capo di gabinetto una volta eletto De Angelis. Ma pure quella di chi mi invitava a non dar corso alle dimissioni, dopo, tanto se il problema era il lavoro una soluzione si sarebbe trovata, basta che non la davo “vinta ai basisti” come ebbe a dire la Marracino.
Nel primo caso risposi che non mi interessava fare il capo di gabinetto di chi aveva rinnegato gli impegni del 2013 e che non tornavo sui miei passi avendo sempre aspramente criticato la gestione del Comune, nel secondo che se volevo fare “carriera” in qualche segreteria avrei scelto altro più di 30 anni prima. Sono cose che in questo Comune – se fai diversamente da come è sempre stato – ti fanno diventare un assurdo per gli eguali. Per chi sta bene nel “recinto” e non fiata, a cominciare dai giovani che dovevano rappresentare il cambiamento ma guai a dire una parola al sindaco.
Nemmeno quando dice che sta portando avanti il mio, di programma, dimenticando che il suo era copiato e incollato dalla candidatura 2013. Ma che fa? “C’avemo i voti” e per stare tranquilli in consiglio comunale allarghiamo anche la maggioranza. Se poi, da un programma alternativo qual era il nostro – con nessun successo elettorale, ma è la democrazia – si riesce a far revocare i “quattro cantoni” a Puccini, a far realizzare i “Deco” che nemmeno sapevano cosa fossero e a immaginare un asilo nido, ciò non vuol dire che si debba entrare in maggioranza. Anzi….
A meno che l’esempio non sia quello dell’amico Paride Tulli (so che mi perdonerà) che entrando dal Psdi in Forza Italia disse “si può essere di sinistra anche da qui”, poi fece il candidato sindaco Pd, quindi sostenne Bruschini e poi Palomba e in maggioranza è di fatto sempre rimasto.
Quando sui social la Marracino sostiene che il programma di allora era “un libro dei sogni” offende anzitutto se stessa che con me e una squadra di pochi volenterosi che non “c’aveva i voti” lo ha scritto e portato avanti, con una visione della città senza precedenti. Era il programma del Pd con il quale è stata eletta, salvo cambiare inseguendo Renzi. Liberissima, ci mancherebbe, ma lo scandalo non è il sottoscritto.
Allora andrebbe detto, con più forza, che esistono questioni non irrisolte ma fallimentari per chi dal 1998 guida Anzio ed è stato eletto la prima volta nel 1990.
Una su tutti i rifiuti, con una differenziata ridicola, una gara prorogata di fatto nel disinteresse di chi dovrebbe controllare, una società pubblica che andava sì scelta ma con bando nazionale e non all’ultimo giorno utile. Nell’unico dibattito pubblico con me, nel 2018, non era De Angelis a dire che si sarebbe fatta una gara ponte? E che per la biogas sarebbe andato all’Onu? Parole, del resto….. “c’avemo i voti”.
Andrebbe detto che c’è un bilancio carico di residui difficilmente riscuotibili, molti dei quali riferiti proprio ai rifiuti, e sul quale la Corte dei conti ha fatto rilievi precisi. C’è un porto bloccato dal contenzioso con un socio privato che ad Anzio è arrivato – allora in Italia Navigando – grazie all’attuale sindaco. C’è un piano regolatore che ha devastato il territorio e il primo cittadino sa che il sottoscritto era – negli anni 2000 – l’unico a dire che non andava più messo un mattone. Invece si è scelta una villettopoli di pessima qualità, attirando un ceto medio basso con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Per non parlare dei servizi da terzo mondo, dall’anagrafe alla pulizia della città. E senza citare le indagini che hanno coinvolto e coinvolgono il Comune, dove la responsabilità era e resta personale penalmente, ma ciò che è accaduto è disdicevole politicamente. A cominciare dall’allearsi con i protagonisti delle pressioni citate nella sentenza Malasuerte.
E ricordando che l’esempio si dà a partire dal rispetto della legalità delle cose quotidiane, come un ufficio relazioni con il pubblico mai aperto e presente solo sulla carta, insieme a tante altre cose…
Ecco, si può decidere da che parte stare e io l’ho fatto. Chi rincorre le sirene della maggioranza è liberissimo, per quanto mi riguarda vorrei che il Consiglio si occupasse di Anzio e non del sottoscritto. Vorrei che il sindaco e i suoi accoliti pensassero a governare e non a chi non ha ruolo diverso di quello di un cittadino attento. Da una vita.
Il mio impegno civile è rimasto lo stesso, attraverso questo strumento e con il sostegno a chiunque avversi questo modo di intendere la politica. C’è chi ha lasciato la maggioranza e sta creando un’intesa di centro, c’è un Pd che deve decidersi su cosa vuole fare da grande, c’è #unaltracittà alla quale non siamo stati in grado di rivolgerci e va coinvolta non con i giochi di palazzo ma su questioni reali. A tutti questi guardo affinché la rivendicata continuità (che nel 2013 era discontinuità, quando si dice la coerenza…) possa cessare. Insieme a questo modo dirigista, provocatore, sprezzante, da despota, di intendere il proprio ruolo di primo cittadino. Non ho pretese, non devo fare nulla, non cerco rivincite.
E siccome tra i tanti “soloni” contrari alla mia candidatura c’è chi al tempo sollevava il rapporto personale – mai negato – con De Angelis, tranquilli: è finito da tempo e non per causa mia. Chiunque arriva a offese che ledono la sfera familiare, con il sottoscritto ha chiuso.
Per primi i colleghi della stampa locale sono attratti dai gruppi che si formano, da intese tra chi era contro in campagna elettorale o oggi si ritrova, persino da chi potrebbe essere il futuro candidato sindaco. Va così, è il chiacchiericcio che “tira”, piace a chi frequenta gli ambienti della politica locale. E ormai le notizie seguono il filo dei social, quando non del mero copia e incolla, così basta che un assessore o un consigliere dica la sua lì e sembra venir meno l’impegno a verificare.
Il Natale sul mare è andato benissimo? Vero. L’estate scorsa c’era il “sold out”? Altrettanto vero, anche se dagli incassi della tassa di soggiorno non sembra. Ma i problemi vogliamo guardarli o non? Dell’ultimo consiglio comunale, quello sul bilancio, sappiamo che c’è un piano triennale delle opere pubbliche (in parte ereditato dal passato) che promette scintille ma obiettivamente sarà difficile da realizzare. Sappiamo inoltre, ma ha poca eco, che i revisori dei conti dicono finalmente che le cose – nel bilancio – non vanno. Sono le stesse che l’attuale sindaco, da opposizione di lotta e di governo, imputava a Bruschini del quale, oggi, rappresenta la continuità. Vediamole, a mo’ di esempio: “le previsioni di cassa relative alle entrate sono fin troppo ottimistiche […] e in particolare il parere al bilancio è favorevole ma condizionato allo stanziamento nel Fcde degli introiti da accertamento Imu”. Fermiamoci un attimo: Fcde è il fondo crediti dubbia esigibilità e all’accertamento Imu c’è chi dopo aver collaborato a creare il “buco” da funzionario corre a mettere pezze da dirigente.
Attenzione, perché il Fcde inserito in bilancio, come ricorda il consigliere Luca Brignone “non appare congruo in relazione all’andamento storico delle riscossioni rispetto agli accertamenti ed ai crediti dichiarati inesigibili e questo ha reso necessario approvare un emendamento che sottrae ulteriori 300.000 euro alle spese del Comune“.
Ancora i revisori: “I singoli dirigenti o responsabili di servizi non hanno partecipato alle proposte di previsione di autorizzazione di cassa anche ai fini dell’accertamento preventivo di compatibilità di cui all’art. 183 comma 8 del Testo unico degli enti locali” (il quale ha l’obiettivo di evitare ritardi nei pagamenti e la formazione di debiti pregressi) oppure “l’Ente non si è dotato di scritture contabili atte a determinare in ogni momento l’entità della giacenza della cassa vincolata per rendere possibile la conciliazione con la cassa vincolata del tesoriere” e – ancora – “l’Ente non ha provveduto nel corso del 2019 a pubblicare l’ammontare complessivo dei debiti di cui all’articolo 33 del Dlgs 33/2013” cioè gli obblighi di pubblicazione concernenti i tempi di pagamento dell’amministrazione. Trasparenza, questa sconosciuta.
Una situazione difficile, non da oggi, segnalata negli anni anche dalla Corte dei conti e di fronte alla quale si è andati avanti dicendo che i residui attivi (somme messe in bilancio come entrate e mai incassati) non erano un problema. Lo sono eccome, ne è a conoscenza anche il sindaco, ma “fanno” notizia le tante iniziative ben pubblicizzate e non una condizione ai limiti della sopportabilità finanziaria.
Di più, si sta raschiando il fondo del barile inviando avvisi a raffica a chi ha pagato e spendendo fior di soldi pubblici per raccomandate, scomodando i cittadini, ignorando dati che dovrebbero essere noti se mai si fosse solo immaginato quel Comune 3.0 del quale De Angelis dice apertamente di essere la continuità. Dal punto di vista dell’informatizzazione era e resta un fallimento. E da aprile, quando andrà in pensione chi tiene insieme i pezzi, non si sa come verrà gestito quello che resta.
E già che abbiamo parlato di Corte dei Conti è bene ricordare la Capo d’Anzio. Sembra finita nel dimenticatoio, è prossima al fallimento ma in Comune si cerca l’ultimo colpo di teatro di un ipotetico finanziatore, l’opposizione è pronta (se non l’ha già fatto) a convocare un consiglio comunale specifico per sentire cosa ha da dire il sindaco.
Ebbene la Corte dei Conti su una fidejussione come quella concessa dal Comune all’epoca alla società (invane le rimostranze dell’allora consigliere Pd Gianni De Micheli) e poi rimborsata, ha condannato un sindaco e scrive Antonio Tirelli nel suo commento alla vicenda: “E’ una delle tante Sentenze di condanna di Amministratori che hanno gestito “Società” pubbliche per attività le più diverse. In questo caso il Sindaco, autorizzato a suo tempo dal Consiglio Comunale ha sottoscritto (poi rinnovato) una fideiussione palesemente illegittima fin dall’inizio. Occorre sottolineare che il Sindaco era anche Amministratore della Società/Consorzio e che non ha funzionato alcun controllo interno. È interessante leggere la stampa locale sulla decisione del Tribunale (gli Amministratori del Comune e del Consorzio sono stati oggetto di una vicenda giudiziaria per bancarotta semplice); risulta che nei 10 anni di vita del Consorzio il Comune aveva sempre dovuto ripianare perdite, sempre maggiori ogni annualità, sempre portate a nuovo, tanto da accumulare perdite per Euro 479.000“.
Qui il sindaco non era amministratore, ma partecipava alle assemblee, ma la storia sembra proprio quella della Capo d’Anzio. Con un piccolo particolare: le perdite si avvicinano ai 4 milioni di euro. Però va tutto bene….
La cerimonia dello scorso anno per Mario Battistini
“Appena rientrati….” Lo dicevano i nostri nonni e genitori, lo ricordano i libri su quel periodo ed è bene attualizzare – oggi, 25 aprile, festa della liberazione – quella frase alla situazione di Anzio. “Appena rientrati….” si riferiva alla fine della guerra e dello sfollamento, a un paese di poche migliaia di anime ridotto in macerie.
Oggi, 73 anni dopo, è come fossimo “appena rientrati“, perché non ci sono le macerie della guerra ma una gestione della città che ha portato sottosviluppo. Si immaginavano mare, cultura e natura, ci lasciano varianti, cemento e furbizie. Per anni il mattone è stata l’unica proposta economica rivelatasi effimera. Per anni si è parlato, a vanvera, di turismo. Un dato? Nel bilancio che si approva domani – ampiamente fuori i termini di legge – la cifra stanziata per la “missione” è di 61.000 euro.
Occorre immaginare una Anzio diversa, realizzarla anche. #unaltracittà nasce con questa idea, si presenta al voto, sarà valutata dai cittadini.
Ma siamo davvero nella situazione dei nostri nonni, ormai, quella di “appena rientrati“. Basta guardarsi intorno e notare cosa ci ha lasciato in termini di disservizi il centro-destra, a cui aggiungere una situazione finanziaria disastrosa. Chiunque sarà sindaco – anche il favoritissimo De Angelis che sembra rimettere d’accordo il centro-destra che cinque anni fa contestava e lo contestava e che primo cittadino lo è già stato – dovrà fare i conti con 39 milioni e mezzo di residui, una somma che pone a rischio gli equilibri stessi del bilancio. Chiunque domani voterà il documento a favore lascerà in eredità alla prossima amministrazione 17 milioni 387.734,49 di entrate extra tributarie per “Vendita di beni e servizi e proventi derivanti dalla gestione dei beni” a dir poco dubbie. Sono cose che ha fatto chi ha governato, non chi era in minoranza. Proviamo a ricordarlo. Ricordiamocelo.
Chi approva il documento unico di programmazione rispetto ai piani di edilizia residenziale pubblica e ai piani di edilizia economico popolare sa che deve essere anche cosciente del fatto che non ci sono indicazioni sulle strategie ipotizzate. Che ci sono molti crediti da recuperare a rischio di prescrizione. Che esistono molte vertenze giudiziarie di esito incerto che potrebbero vedere il Comune soccombere e quindi dover pagare somme anche elevate. Infine che i debiti fuori bilancio devono rappresentare un evento eccezionale e non ricorrente. Forse nemmeno sono tutti indicati lì. Altri – si dice – sono dietro l’angolo.
Per questo servirà rigore assoluto e un’operazione-verità sui conti, andando a spiegare anche in piazza, se necessario, cosa abbiamo trovato e in che modo possiamo intervenire.
Ecco, siamo nella situazione dei nostri nonni, il centro-destra lascia macerie e non può rappresentare una soluzione ai problemi che ha creato. Siamo “Appena rientrati….” e abbiamo la grande occasione di realizzare #unaltracittà
ps, detto ciò, faccio mie le parole del sindaco, Luciano Bruschini, nel ricordo di Mario Battistini e dei valori universali di questa giornata.
Il generale alla Capo d’Anzio è stato messo, di un commercialista candidato sindaco del centro-destra si parla, ma mentre l’attenzione di chi “fa” politica dalle nostre parti è tutta rivolta alle elezioni del 2018 si rischia di dimenticare una scadenza importante.
Il sindaco incaricato (commercialista permettendo) dell’alleanza che governa Anzio, Candido De Angelis, ha sempre asserito di essere assiduo lettore del Sole 24 ore oltre che del Corriere della Sera. Gli va dato merito, pertanto non gli sarà sfuggito quanto pubblicato lunedì sul quotidiano economico. Bene, entro la fine di settembre il Comune è obbligato ad approvare il bilancio consolidato riferito all’esercizio 2016: “Composto da conto economico – cito l’articolo – stato patrimoniale, relazione sulla gestione consolidata (…) relazione dell’organo di revisione“. C’è tutto? Saperlo…
Al contrario delle altre approvazioni, non si rischia lo scioglimento del Consiglio comunale se i termini non vengono rispettati, ma si sospende la facoltà di assumere da parte dell’Ente che pure in questo periodo è molto attivo su questo fronte.
Che c’entra il generale presidente della Capo d’Anzio? Semplice, da un lato i conti della società partecipata entrano nel consolidato, dall’altro la stessa società deve essere soggetta alla “razionalizzazione“. In questo caso “la mancata approvazione sconta anche la sanzione pecuniaria (fino a 500.000 euro) oltre a impedire all’ente l’esercizio dei diritti e dei poteri del socio” mentre le “schede della situazione devono essere allegate alle deliberazioni consiliari“. Sempre entro il 30 settembre…
I tempi ci sono, sia chiaro, anche se la documentazione in cartella arriverà come al solito in extremis ai consiglieri comunali, i quali nel frattempo sono presi tra mostre da inaugurare, accordi da fare e sfasciare, voti potenziali da contare, commissioni trasparenza da disertare.
Una cortesia sul piano di razionalizzazione: evitiamo, nella smania di “copia e incolla” che contraddistingue molti, di scrivere sull’eventuale proposta “sturt up” come avvenuto nella precedente o di affermare che la Capo d’Anzio non ha dipendenti.
Lo dico subito: mal comune non è mezzo gaudio. Non si può rispondere “stanno così in tutta Italia” quando in molti enti locali il bilancio è stato approvato e quando ciò che accade ad Anzio è certamente più grave di quello che succede in altri Comuni. Sembra come parlare dei pronto soccorso affollati “eh, ma succede ovunque…” No, non basta. Perché se accade, se è fisiologico un ritardo, se ci sono difficoltà, devi fare in modo che non accada più.
Qui succede ogni anno, l’eccezione diventa la regola, anzi fino al 2016 almeno in giunta nei termini il bilancio era stato approvato, quest’anno nemmeno quello. Accadrà domani, dicono da Villa Sarsina, ma come è stato sollevato da chi scrive insieme a Chiara Di Fede di “Città futura”, dal Pd che ha ancora pendente un ricorso al Tar perso nei meandri della giustizia italiana e dal Meetup “Grilli di Anzio” (di quello del consigliere Tontini non si ha notizia in tal senso) non siamo solo fuori dai termini, ma ciò succede sempre e comunque mancano una serie di elementi di conoscenza. Di più: c’è un inaccettabile disprezzo delle regole.
Attenzione, non è questione di sola forma – che in casi del genere è anche sostanza – perché qui la situazione è drammatica e non da oggi. Né è – come ripete l’assessore Giorgio Zucchini – un “attacco alla struttura“. Ma per carità, lavorassero e facessero il loro, anzi pieno sostegno a chi ha ereditato una situazione difficile. Diciamo che in un’azienda privata non funzionerebbe così, ma pazienza. Capisco che i canoni sono altri.
Per questo nel chiedere al rappresentante del governo sul territorio di intervenire (ci ostiniamo ad avere fiducia nelle Istituzioni) insieme a Chiara abbiamo fatto notare come la Corte dei Conti abbia più volte sollevato dei serissimi dubbi. Affermando, da ultimo lo scorso anno, che i “chiarimenti trasmessi” dal Comune non sono “idonei a superare i dubbi insorti sulla regolarità di alcune poste in bilancio”. Sottolineando le “irregolarità finanziario contabili” emerse per i consuntivi dal 2010 al 2012. Ricordando le criticità nella riscossione, il ricorso eccessivo ad anticipazioni di cassa che “risultano di gran lunga superiori al limite stabilito del 5% rispetto alle entrate correnti” e soprattutto “una consistente mole di residui” per alcuni dei quali si presuppone che “l’Ente stia conservando, iscritti in bilancio, crediti di dubbia esigibilità”. Non solo: Il mantenimento di residui attivi inesistenti o inesigibili si ripercuote direttamente sulla veridicità del risultato di amministrazione e in generale sulla veridicità e attendibilità del bilancio dell’ente”. Governavano Bruschini e i suoi, non altri.
Tutto risolto? E come? Forse lo sapremo domani, quando delibereranno. Poi in Consiglio comunale, quando a Bruschini si unirà – salvo sorprese – la cosiddetta opposizione (!?) di De Angelis che è stato “nominato” prossimo candidato sindaco senza che alcuno in maggioranza dicesse una parola. La preoccupazione, del resto, è avere il candidato forte e provare a vincere ancora, sapendo di essere al capolinea.
Avete capito bene, lo stesso De Angelis che sosteneva – a ragione – che il Consiglio andava sciolto perché il consuntivo 2011 non era stato approvato nei termini (con il Prefetto dell’epoca che chiuse gli occhi) e che ha condotto una battaglia senza esclusione di colpi alle elezioni del 2013, quindi ha sostenuto che fossero falsi – o quasi – i bilanci approvati finora. Ora, dopo aver anche contribuito negli uffici – da quanto si dice – a “chiudere” il preventivo 2017 sembra lo voti. C’è da stupirsi? No, aveva già evitato di far saltare il banco su un piano delle opere pubbliche ovviamente irrealizzato e quando – non più tardi di un anno fa – in cartella c’era un bilancio, l’assessore ne aveva un altro e gli uffici un altro ancora. Che sarà mai, per chi “fa” politica è normale.