Il sindaco, Italia Viva, il fallimento. Ecco chi…“scappa”

Poco meno di tre anni fa telefonai al sindaco appena eletto al primo turno, complimentandomi e riconoscendo la sua vittoria. Feci un comunicato a spoglio in corso – ma risultato acquisito – dicendo che avevo avuto il piacere di parlare con il primo cittadino di Anzio. Vedete, si tratta di modi di intendere la cosa pubblica e l’impegno civile. Ho giocato a baseball e allenato, anche, l’insegnamento che ti danno vittorie e sconfitte, l’umiltà e il rispetto per l’avversario, te le porti dietro. O ce le hai o non.

Il nostro sindaco, che torna a tirarmi in ballo in Consiglio comunale, dicendo che sono scappato (aggiungendo altri sproloqui) e trova la claque ad applaudirlo o una presidente che gli consente di dire qualsiasi cosa in assenza di contraddittorio, o sostenitori da social, il rispetto non ce l’ha. Non ce l’ha mai avuto.

Continuo a pensare – sbagliando, evidentemente, visto che tutti tacciono – che il Consiglio comunale dovrebbe occuparsi di altro ma il nostro è purtroppo ridotto a una sorta di Teatro dei Pupi. Il sindaco parla (e se non basta, urla) e tutti eseguono, maggioranza eletta e allargata (a Cafà e Palomba che nel 2018 lo avversarono), da ultimo a Italia Viva (che nel 2018 non esisteva) che tesse le lodi del primo cittadino ma resta (così dice, pochi ci credono) all’opposizione.

Perché sono andato via è noto, chi vuole può rileggere il mio intervento in consiglio comunale (non è on line, ma ne ho chiesto copia alla presidente) o quello che spiegai qui candidandomi.

Chi è scappato, rispetto a quanto sosteneva nel 2013, è stato il sindaco. Costretto ad allearsi nel 2018 con chi cinque anni prima voleva “mandare a lavorare”, pur di vincere. E prendendo meno voti delle liste che lo sostenevano. Unico tra i candidati a quella carica. Perché lui – e il centro-destra – sapevano bene che il ballottaggio sarebbe stato un rischio enorme e non potevano perdere. In questo “sistema Anzio” stai bene a cercare avversari da dileggiare altrove, quando governi ininterrottamente dal 1998…. Sempre durante l’intervento in consiglio ebbi a dire che da quel momento in poi c’era un unico responsabile: il sindaco. Di questo deve rispondere, prima di preoccuparsi come fece in tv di quanti libri avessi venduto, o di ripetere all’infinito che ho preso pochi voti. Viste certe frequentazioni di eletti con le sue liste, ci sarebbe da chiedersi da dove vengono i suoi. Ma è noto, ad Anzio non esiste un investigatore….

E visti i passaggi in maggioranza, forse più gravi di avere mantenuto un impegno (o no?) sono ancora più contento di avere rinunciato a certe proposte. A quella di chi – per non candidarmi sindaco poiché “temuto” – veniva a offrirmi il ruolo di capo di gabinetto una volta eletto De Angelis. Ma pure quella di chi mi invitava a non dar corso alle dimissioni, dopo, tanto se il problema era il lavoro una soluzione si sarebbe trovata, basta che non la davo “vinta ai basisti” come ebbe a dire la Marracino.

Nel primo caso risposi che non mi interessava fare il capo di gabinetto di chi aveva rinnegato gli impegni del 2013 e che non tornavo sui miei passi avendo sempre aspramente criticato la gestione del Comune, nel secondo che se volevo fare “carriera” in qualche segreteria avrei scelto altro più di 30 anni prima. Sono cose che in questo Comune – se fai diversamente da come è sempre stato – ti fanno diventare un assurdo per gli eguali. Per chi sta bene nel “recinto” e non fiata, a cominciare dai giovani che dovevano rappresentare il cambiamento ma guai a dire una parola al sindaco.

Nemmeno quando dice che sta portando avanti il mio, di programma, dimenticando che il suo era copiato e incollato dalla candidatura 2013. Ma che fa? “C’avemo i voti” e per stare tranquilli in consiglio comunale allarghiamo anche la maggioranza. Se poi, da un programma alternativo qual era il nostro – con nessun successo elettorale, ma è la democrazia – si riesce a far revocare i “quattro cantoni” a Puccini, a far realizzare i “Deco” che nemmeno sapevano cosa fossero e a immaginare un asilo nido, ciò non vuol dire che si debba entrare in maggioranza. Anzi….

A meno che l’esempio non sia quello dell’amico Paride Tulli (so che mi perdonerà) che entrando dal Psdi in Forza Italia disse “si può essere di sinistra anche da qui”, poi fece il candidato sindaco Pd, quindi sostenne Bruschini e poi Palomba e in maggioranza è di fatto sempre rimasto.

Quando sui social la Marracino sostiene che il programma di allora era “un libro dei sogni” offende anzitutto se stessa che con me e una squadra di pochi volenterosi che non “c’aveva i voti” lo ha scritto e portato avanti, con una visione della città senza precedenti. Era il programma del Pd con il quale è stata eletta, salvo cambiare inseguendo Renzi. Liberissima, ci mancherebbe, ma lo scandalo non è il sottoscritto.

Allora andrebbe detto, con più forza, che esistono questioni non irrisolte ma fallimentari per chi dal 1998 guida Anzio ed è stato eletto la prima volta nel 1990.

Una su tutti i rifiuti, con una differenziata ridicola, una gara prorogata di fatto nel disinteresse di chi dovrebbe controllare, una società pubblica che andava sì scelta ma con bando nazionale e non all’ultimo giorno utile. Nell’unico dibattito pubblico con me, nel 2018, non era De Angelis a dire che si sarebbe fatta una gara ponte? E che per la biogas sarebbe andato all’Onu? Parole, del resto….. “c’avemo i voti”.

Andrebbe detto che c’è un bilancio carico di residui difficilmente riscuotibili, molti dei quali riferiti proprio ai rifiuti, e sul quale la Corte dei conti ha fatto rilievi precisi. C’è un porto bloccato dal contenzioso con un socio privato che ad Anzio è arrivato – allora in Italia Navigando – grazie all’attuale sindaco. C’è un piano regolatore che ha devastato il territorio e il primo cittadino sa che il sottoscritto era – negli anni 2000 – l’unico a dire che non andava più messo un mattone. Invece si è scelta una villettopoli di pessima qualità, attirando un ceto medio basso con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Per non parlare dei servizi da terzo mondo, dall’anagrafe alla pulizia della città. E senza citare le indagini che hanno coinvolto e coinvolgono il Comune, dove la responsabilità era e resta personale penalmente, ma ciò che è accaduto è disdicevole politicamente. A cominciare dall’allearsi con i protagonisti delle pressioni citate nella sentenza Malasuerte.

E ricordando che l’esempio si dà a partire dal rispetto della legalità delle cose quotidiane, come un ufficio relazioni con il pubblico mai aperto e presente solo sulla carta, insieme a tante altre cose…

Ecco, si può decidere da che parte stare e io l’ho fatto. Chi rincorre le sirene della maggioranza è liberissimo, per quanto mi riguarda vorrei che il Consiglio si occupasse di Anzio e non del sottoscritto. Vorrei che il sindaco e i suoi accoliti pensassero a governare e non a chi non ha ruolo diverso di quello di un cittadino attento. Da una vita.

Il mio impegno civile è rimasto lo stesso, attraverso questo strumento e con il sostegno a chiunque avversi questo modo di intendere la politica. C’è chi ha lasciato la maggioranza e sta creando un’intesa di centro, c’è un Pd che deve decidersi su cosa vuole fare da grande, c’è #unaltracittà alla quale non siamo stati in grado di rivolgerci e va coinvolta non con i giochi di palazzo ma su questioni reali. A tutti questi guardo affinché la rivendicata continuità (che nel 2013 era discontinuità, quando si dice la coerenza…) possa cessare. Insieme a questo modo dirigista, provocatore, sprezzante, da despota, di intendere il proprio ruolo di primo cittadino. Non ho pretese, non devo fare nulla, non cerco rivincite.

E siccome tra i tanti “soloni” contrari alla mia candidatura c’è chi al tempo sollevava il rapporto personale – mai negato – con De Angelis, tranquilli: è finito da tempo e non per causa mia. Chiunque arriva a offese che ledono la sfera familiare, con il sottoscritto ha chiuso.

Le minacce, il Prefetto, il Consiglio, Lina. E noi lì sotto…

A memoria, non si ricorda un prefetto che telefona a un consigliere comunale vittima di una intimidazione. Il gesto di quello di Roma, Matteo Piantedosi, che ha chiamato Lina Giannino, si presta a due chiavi di lettura: la semplice – quanto insolita – vicinanza istituzionale, con la vicenda che si chiude qui, o una rinnovata attenzione sulle vicende di Anzio. C’è già un prefetto – Paola Basilone – che ha fatto una pessima figura, annunciando alla giornalista Federica Angeli una commissione d’accesso che poi ha evitato di mandare, vedremo come si muoverà quello attuale. Il gesto che ha compiuto, comunque, è già apprezzabile. Da questo umile spazio, possiamo solo chiedere che mantenga alta la guardia su certe dinamiche di questa città. E speriamo che stavolta non c’entrino le “vie infinite della politica” delle quali ha parlato il sindaco in tv.

È stato altrettanto apprezzabile che si sia deciso di convocare immediatamente un Consiglio comunale straordinario, perché quel proiettile è arrivato a Lina Giannino ma riguarda l’intera istituzione democratica. Trasformare quella sede in una sorta di “processo” alla consigliera Pd per le affermazioni fatte in conferenza stampa, si poteva evitare. Soprattutto quando a fare la morale è più di qualche imputato in procedimenti che saranno personali, ma spesso sfiorano – come ci dicono le indagini – il ruolo che si ha o si è avuto in Comune.

Già nei tardivi e piccati comunicati stampa del centro-destra c’era qualche riferimento singolare. Ad esempio si fa notare – insinuando chissà cosa – che i proiettili arrivano al protocollo. E dove, altrimenti? O c’è qualche messaggio trasversale che ai più sfugge, ma negli ambienti di maggioranza conoscono? Poi si fa riferimento ai precedenti attentati che – a dire del centro-destra – ebbero scarsa attenzione. E da chi dipese? Quando spararono a casa di Placidi, per esempio, una delle sue prime dichiarazioni fu che nessuno aveva sentito nemmeno l’esigenza di telefonargli di quell’amministrazione. Quando bruciarono le auto a Zucchini e poi gli inviarono un proiettile, quella maggioranza si limitò a poche righe. Nessuno fiatò per le auto bruciate al compagno dell’ex assessore Nolfi. È una colpa esprimere solidarietà alla Giannino e far notare che in questa città esistono consorterie criminali? Lo dicono le sentenze. Nelle quali è scritto – così, a mo’ di esempio – che le “pressioni esercitate nella vicenda dalle istituzioni comunali” sono state decisive nella storia di Malasuerte e che in quella estorsione i soldi andavano a un boss di camorra. Si può dire o è vietato? E chi infanga la città? Chi è stato protagonista in quella storia (come in altre…) e ha sostenuto la coalizione del sindaco alle ultime elezioni o chi lo racconta?

Ha fatto bene Luca Brignone a ricostruire, con grande lucidità, i diversi passaggi. In particolare l’intervento dell’attuale sindaco a febbraio 2016, quando esprimeva preoccupazione per le ombre che si addensavano sulla città e ne chiedeva conto a Bruschini. Si può far notare che a ottobre dello stesso anno votava il bilancio di quell’amministrazione? E lo faceva insieme a Ranucci (che nel frattempo si è dimesso, ma nessuno ancora chiarisce sulle sue dichiarazioni), Fontana e Ruggiero? Opposizione di lotta e di governo che lo ha portato a essere indicato, dallo stesso Bruschini, come suo successore. Nel programma elettorale copiato e incollato dal 2013 si presentava come discontinuità, salvo poi rivendicare la continuità e prendere – oggi – di nuovo le distanze chiedendo a Brignone di indicare le date degli eventi e dicendo che c’era Bruschini, mica lui. Comodo, vero? Il problema della commissione d’accesso, allora, non è dipingere la città come mafiosa o sovvertire il voto democratico. No, è il timore che chi governa da oltre venti anni ha che siano scoperte se non altro vicende amministrative poco chiare, legate guarda caso a cooperative, appalti, fatture numero uno e chi più ne ha, ne metta. Ha ragione il sindaco, è accaduto prima che arrivasse lui. Ma ci si è alleato e ha vinto, grazie a quel sistema che ha ancora dalla sua parte. Ed è stato lui – salvo provare a buttarla sullo scherzo – a spiegare perché non è arrivata la commissione d’accesso e a far riaccendere i fari. Fra l’altro l’attuale sindaco non stava su Marte, ma sedeva in Consiglio comunale: anche quando ne fu svolto un altro surreale, sulle minacce al Comitato di Lido dei Pini – chiesto da Ivano Bernardone e dal Pd – che ovviamente da vittima fu passato per essere “carnefice”. Se l’erano andata a cercare….

Eccoli gli atteggiamenti di silenzio, omertà, menefreghismo, prevaricazione. Qualcuno vuole chiedere ad Amato Toti cosa è successo quando ha “osato” fare un accesso agli atti sulle eventuali pendenze tributarie degli eletti? È solo un altro piccolo esempio eh…

Uno dei tanti che se davvero, come dice nell’ordine del giorno approvato si vogliono “individuare i responsabili”, andrebbe approfondito. Se ci fosse un investigatore…

Di fronte a ciò e al proiettile a Lina ci siamo ritrovati, in poche decine, a Villa Sarsina per esprimere preoccupazione e solidarietà. Pochi? Tanti? Era importante esserci: è stato organizzato in fretta e furia, era lunedì e a un orario in cui molti lavorano. È stato organizzato prima che venisse convocato il consiglio comunale ed è stato comunque bello essersi ritrovati e dire che non ci stiamo a piegare la testa alle logiche del malaffare. Potevamo anche essere due, sarebbe stato comunque un successo.