Avrà un bel da fare la commissione straordinaria che si è insediata ad Anzio qualche giorno fa per ristabilire quella che mi è sempre piaciuto chiamare legalità delle cose quotidiane. I componenti della commissione avranno avuto modo di rendersi conto di tante singolarità già nella macchina amministrativa a partire da una segretaria controllore e controllato e da una struttura organizzativa fatta su misura per la politica e qualche funzionario allineato.
Intanto qualche piccolo passo grazie all’arrivo della commissione d’accesso, prima, e allo scioglimento del Comune per “ingerenza della criminalità organizzata” – come si legge nel verbale di insediamento della commissione straordinaria, lo abbiamo visto e lo vediamo. Emblematico in tal senso quello che accade intorno al campo di Falasche, punta dell’iceberg di una allegra gestione del patrimonio intorno al quale gli interessi della politica hanno superato quelli della buona amministrazione. Il dirigente Signorsì e il funzionario preposto, finalmente chiedono – attraverso l’ufficio legale – conto degli arretrati alle due società che hanno gestito finora l’impianto. Non sarà facile ottenerli, per il semplice fatto che esistono pareri legali contrastanti e soprattutto che quello del Comune è stato chiesto successivamente alla nuova assegnazione: della serie prima scappano i buoi e poi si chiude la stalla. Vedremo se si riuscirà a recuperare qualcosa o sarà la Corte dei Conti – come è stato per il Deportivo – a intervenire.
Spetta adesso alla commissione straordinaria la massima attenzione sulla gestione del patrimonio, sul demanio ancora sotto sequestro, sulla cospicua elusione del pagamento della tassa sui rifiuti per la quale abbiamo residui da record. Soldi che – in questo caso – non devono essere dati semplicemente da cittadini caduti in disgrazia o in difficoltà momentanea, bensì da più di qualche “solito noto” che grazie alla politica finora ha evitato il pagamento. Non andranno fatti sconti, a nessuno, se vogliamo ristabilire una certa distanza tra l’istituzione pubblica e chi se ne è approfittato. Tra chi ha rispettato le regole e chi invece le ha calpestate. Tra chi ha scambiato il Comune per il suo ufficio di collocamento o qualche appalto facile, magari forte del suo potere intimidatorio, e chi invece ha continuato e continua a chiedere servizi minimi uguali per tutti.
Infine basterà – ammesso che la commissione abbia voglia e tempo – anche dare una guardata a quanto è uscito su questo blog in questi anni, rispetto alle singolarità della struttura. Cosa è stato fatto ai danni, per esempio, della dirigente Santaniello defenestrata perché chiedeva “lumi” sull’ambiente (ma poi la biogas, il via libera dell’Arpa ce l’ha mai avuto?) o non pagava il consorzio di Lavinio che altri si sono affrettati a liquidare. Mettere le mani sulla struttura – evitando singolari incarichi o, peggio, controllori e controllati, spezzare i legami di chi era “allineato” alla politica e ripartire appunto dalla legalità delle cose quotidiane è – in assoluto – il primo passo da compiere.
Non solo, adesso che i politici non ci sono più, sarebbe bene evitassero di frequentare gli uffici come facevano quando avevano incarichi. Sono cittadini come noi tutti, vadano in Comune per le pratiche che li riguardano e stop. Non ci sono più cause da perorare, amici degli amici da difendere, contributi a chi è stato candidato con le liste di maggioranza o le ha sostenute da distribuire.
Da ultimo, chi pensa che la Commissione straordinaria sia la prosecuzione di sindaco, giunta e consiglio sappia che in realtà ha anche poteri ispettivi. Soprattutto questi, direi, visto il motivo per il quale è stata insediata. Approfondire sempre, prima di parlare. Ah, se poi si vuole capire che la commissione d’accesso arriva per prevenire (ma qui era tardi, ormai….) basta leggere sotto
Tra le prime cose che mi sono venute in mente alla notizia dello scioglimento del nostro Comune per condizionamento della criminalità, c’è il racconto di mia nonna sfollata che portava mia madre – di poco più di 6 mesi – “sottobraccio come un fagotto”. Aveva con sé la mamma anziana e gli altri figli piccoli, i quali comunque ricordavano e ricordano benissimo cosa passarono. Come lo ricordava mio padre. Come lo ricorda ancora oggi chi c’era e chi ha vivi – nelle nostre case – i racconti dello sfollamento, della distruzione, del “appena rientrati”. Provo una grandissima amarezza, perché Anzio pur andandosela a cercare come proverò ad argomentare più avanti, non meritava questa fine. Sacrifici su sacrifici per far rinascere la città, la medaglia d’oro al merito civile e una memoria calpestata dalla bramosia di potere. Siamo sui libri di storia per Nerone e lo sbarco, ora ci siamo anche perché qualcuno ha pensato di far avvicinare pericolosamente camorra e ‘ndrangheta alla cosa pubblica.
Dire che lo denunciavo da anni, come molti mi ricordano compiacendosi (li ringrazio, soprattutto gli avversari), serve a nulla. Non riesco a esserne contento, anzi. Ho detto all’ex sindaco lunedì sera, rispondendo a un suo messaggio, che abbiamo perso tutti, per primi quelli che hanno fatto del “Sistema Anzio” un pessimo modo di intendere la cosa pubblica. Poi quelli che in cambio di un favore, una prebenda, la promessa di un lavoro hanno svenduto il loro voto. Quindi tutti noi, incapaci di parlare alla città sana, stanca di beghe interne di partito o coalizioni, di proporre un’alternativa che andasse oltre la tornata elettorale. Per il mio piccolo – riferito al 2018 – me ne sono già assunto la responsabilità.
LA POLITICA
Dire che sia tutta colpa del sindaco è facile e scontato. Ha le sue responsabilità, per vincere a ogni costo quattro anni e mezzo fa e prendersi la rivincita sul 2013 ha finito nel modo peggiore la sua corsa. Sapeva con chi andava ad allearsi, conosceva Malasuerte, Evergreen e tutto il resto, sa che sono citate nelle carte di “Tritone” e che ci sono dentro non solo quelli che voleva “mandare a lavorare” ma anche i suoi. Soprattutto i “suoi”. Con comportamenti penalmente irrilevanti (almeno finora) ma politicamente disdiscevoli. Ma De Angelis non era solo, tutt’altro. Quelli che oggi “brindano” al suo mesto addio sono tra coloro che l’hanno fatto eleggere e che ne conoscevano pregi e difetti. Non credo che lasci una città sana come ha voluto fare credere nel suo ultimo comunicato, certo è che ha pagato la sua smania e arroganza. Non so a chi si riferisca l’ex comandante della Compagnia carabinieri di Anzio, ma quello che dice calza a pennello con le innumerevoli accuse lanciate da lui e dai banchi della maggioranza a chi sosteneva quanto è poi accaduto.
Sempre nel mio piccolo, l’intervento in consiglio comunale il 26 giugno del 2018 diceva tanto. Così come non ero visionario a dire che sarebbe servito un capo di gabinetto al mio fianco, in caso di vittoria, scelto tra un prefetto che era stato commissario nei Comuni sciolti per mafia.
Perché la politica ha abdicato da tempo, diventando una guerra di potere fine a se stessa, ha smesso di essere un argine verso la delinquenza. Il 2013 è stato l’apice, lo scontro nel centro-destra l’inizio della fine. Si è imbarcato di tutto, in cambio dell’ossessiva ricerca di preferenze. Certo, finita la Prima Repubblica (ne ha fatti di guai, ma quanta nostalgia…) è saltato tutto. Però in una città che ha scarsa memoria va ricordato che l’allora sindaco Castore Marigliani amava ripetere: “Ho sceso le scale del Comune con le mie gambe, quando ho capito che non avevo più il sostegno della maggioranza”. E va ricordato che una ventina d’anni dopo la Dc fece “pagare” l’onta del primo commissariamento della città, a causa della mancata approvazione del bilancio (sindaco Piero Marigliani) non ricandidando chi era stato consigliere dall’80 all’84. Altri tempi, altra politica, ma dal passato si dovrebbe apprendere e invece…
Invece, come in un romanzo pirandelliano, l’ultima cosa che ha fatto la maggioranza che da “Tritone” in poi è sembrata quasi sfidare quanto accadeva (tra annunci, premiazioni e compagnia) è stata riunirsi martedì pomeriggio per capire se i 100.000 euro di luminarie potessero essere “salvati” e decidere se fare ricorso o meno sul decreto di scioglimento. Il tutto mentre i carabinieri bussavano alle porte per notificare gli atti di decadenza dagli incarichi. Ecco, evitateci almeno il ricorso, Anzio ne esce già a pezzi e soprattutto chi era a quella riunione sa bene che poteva ancora essere maggioranza in Comune – tra surroghe e promesse – ma non lo è più nella città. E nemmeno le “vie infinite della politica” stavolta hanno avuto effetto, anche se resto convinto che nel 2018 non si dovesse votare.
LA STRUTTURA
Vanno fatti sinceri auguri di buon lavoro alla commissione straordinaria che da oggi, 23 novembre, guiderà il Comune per 18 mesi. Ammesso siano sufficienti. I componenti conoscono il lavoro della commissione d’accesso e sanno dove intervenire. Qualche indicazione, però, va data. Evitiamo che ci sia ancora una segretaria controllora e controllata in diversi settori del Comune, responsabile di un’anticorruzione che spesso non ha visto. Dal caso dei consiglieri morosi a quello di chi doveva pagare una condanna della corte dei conti e l’ha fatto solo dopo l’arrivo della commissione d’accesso, fino a un assessore che era imputato con vittima il suo funzionario di riferimento o al frettoloso passaggio in “Aet”. Ma sono solo esempi. Si dovrebbe finalmente attuare una salutare rotazione degli incarichi. Trovare dirigenti anche esterni. Perché di “110” specializzati nel dire sempre sì e con un concorso già confenzionato, che prima volevano liquidare la Capo d’Anzio per il bilancio in perdita e poi mandavano una comunicazione per cambiare i conti che sono costati la richiesta di rinvio a giudizio per tre ex amministratori, non sappiamo cosa farcene. E attenzione a funzionari che dicevano “i nomi ce li hanno dati loro”, riferendosi alle assunzioni che la politica imponeva nella Camassa. Funzionari che secondo l’inchiesta “Tritone” avrebbero preso tangenti, ma non sono mai stati indagati in tal senso. Misteri delle Procure.
Ecco, gentile commissione, i politici sono decaduti, ma più di qualcuno nella struttura ha prestato il fianco alle richieste di personaggi poco raccomandabili. Per questo serve una virata su tutta la linea. A me è sempre piaciuto chiamarla legalità delle cose quotidiane, sarà già importante ripartire da quella. Non sarà facile, ma già una buona ordinaria amministrazione vorrà dire molto. E si dovrà decidere in fretta su bilancio, Capo d’Anzio, rapporti con la Aet, patrimonio e demanio.
Da ultimo un pensiero per chi – cercando, studiando, incaponendosi a volte – ha provato come me a contrastare malaffare e arroganza. Oggi direbbe di farci “anima e curaggio”, di rimboccarci le maniche e andare avanti anche con la vergogna che proviamo per quello che è successo a questa martoriata città. Vero, Luciano Dell’Aglio?
Le elezioni si sono svolte, il governo è in carica, sarebbe ora di conoscere la sorte del Comune di Anzio (e di quello di Nettuno) rispetto all’ipotesi di scioglimento per condizionamento della criminalità. Il neo ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, prefetto di Roma fino a qualche giorno fa, è colui che ha nominato le commissioni di accesso e ne conosce le relazioni. Sa anche di più, avendo presieduto i comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, ascoltato i vertici della Dda in passato (e forse anche di recente) su quali siano le ramificazioni di ndrangheta e camorra da queste parti. Ignoriamo se abbia già proposto – o meno – lo scioglimento di Anzio e Nettuno. Magari ha lasciato la patata bollente al suo successore. O magari ha ritenuto che non ci fossero gli estremi per procedere. Per questo è ora di sapere. Da febbraio a oggi sono trascorsi ormai otto mesi, le commissioni hanno lavorato, le carte di “Tritone” – compresa l’informativa – sono note a tutti o quasi, è bene che si decida: sì o no.
Perché, signor ministro, si può anche decidere di far votare a giugno 2023, ma mettiamo che: il figlio di un boss abbia riferito al padre che il futuro sindaco aveva dato garanzie; un futuro assessore abbia chiamato un boss ai domiciliari; un altro futuro assessore abbia promesso lavori e un futuro consigliere altrettanto, anche dopo la sua elezione. Mettiamo che tra i consiglieri ci sia chi abbia trattato per debiti di droga e sia stato invitato da esponenti di ndrangheta a soprassedere sull’acquisto di una pescheria e che altri si siano prodigati per le assunzioni alla Camassa. Non solo, che due funzionari dicano ” i nomi ce li hanno dati loro”, riferendosi ai politici. Mettiamo pure che un futuro assessore sia il gestore di fatto di un impianto pubblico e che lì abbia un ruolo di responsabilità la moglie di uno degli arrestati in Tritone. Aggiungiamo le vicende di “Malasuerte” ed “Evergreen”, pure citate dalla Dda…. Tutto penalmente irrilevante, almeno finora, per i rappresentanti eletti, ma politicamente disdicevole. Che nel frattempo un ex consigliere di maggioranza, candidato a sostegno dell’attuale sindaco, sia stato condannato per bancarotta nel settore dei rifiuti e in “Tritone” sia stato vittima di minacce, è un dettaglio. Basta a sciogliere un Comune? La commissione ha scoperto diverse magagne, alcune per “leggerezze” amministrative, altre forse per favorire chi poi riferiva a ndrangheta e camorra. Un paio di cose, allora, sono certe.
La prima: la città merita una risposta, non si può andare oltre, dato che con la scusa degli “atti regolari” (insomma, per il campo di Falasche mica tanto) in Comune ad Anzio si è proseguito come se nulla fosse e ora la priorità (dimenticati tutti i punti del programma) sono le luminarie natalizie.
La seconda: se si vota è a rischio l’ordine pubblico. Proprio per essere stato prefetto di Roma, Piantedosi sa quanto la situazione sia esplosiva. A maggior ragione se si riproponesse una spaccatura come quella del 2013 – molto probabile – nella destra. Allora ci furono toni accesi e azioni poco piacevoli, stavolta se non si sta attenti ci scappa il morto.
Ecco, si decida. Senza pensare ad appartenenze di partito o a “vie infinite” della politica. I cittadini hanno il diritto di sapere: sì o no.
Ad Anzio non sarà un giorno qualunque, quello di domani, sabato 26 febbraio 2022. E sarà importante esserci, perché saremo in piazza a ribadire il no a qualsiasi forma di criminalità. La manifestazione si chiama “Il silenzio è mafia” e sappiamo bene quanto lo stare zitti, evitare di denunciare, essere omertosi, equivalga a far crescere chi fa del malaffare il suo mestiere. Allora andare in piazza equivarrà a dire che esiste un tessuto sano che non ha nulla da dividere con ‘ndrangheta e camorra che da tempo qui hanno messo radici e fanno affari. Che si sono pericolosamente avvicinate alle amministrazioni pubbliche.
Sarà il modo di dire, tutti insieme, che esiste chi è diverso e non si piega. Lo faremo come giornalisti che da anni seguono le vicende del territorio, con chi approfondisce questi aspetti professionalmente, con i rappresentanti di partiti (senza bandiere, è meglio), associazioni, ma anche semplici cittadini stanchi di uno stato di cose che l’operazione “Tritone” ha solo scoperchiato. Nessun giustizialismo ma tanta voglia di dire basta.
Anzio e Nettuno hanno dimostrato, negli anni, di avere anticorpi. Fu così negli anni ’80 contro il racket, fu così quando al passaggio del corteo “Contro ogni crimine” i commercianti abbassarono le serrande, sarà così domani.
Sono assolutamente fuori luogo le parole del sindaco di Anzio, Candido De Angelis, di fronte a quanto sta accadendo negli ultimi giorni. Dire che qualcuno “vuole sovvertire l’ordine democratico” – ricordiamo che è un’indagine dell’antimafia – o che si esulta per la “mortificazione mediatica”, equivale a non aver compreso cosa è accaduto e sta accadendo con l’indagine “Tritone”. L’invio di una commissione d’accesso da parte del Prefetto dovrà verificare la correttezza degli atti dei quali parla il primo cittadino, un tempo uso a leggerli uno per uno, e deciderà se è il caso di proporre o meno lo scioglimento del Consiglio comunale. Sono le regole, quando si verificano vicende della portata di quella che stiamo vivendo. Senza esultare, anzi vergognandoci e al tempo stesso indignandoci per dove ci ha portato chi guida la città. Dire che qualcuno vuole sovvertire l’ordine democratico equivale all’infelice frase del suo collega di Sperlonga, all’epoca presidente della Provincia di Latina, che sulla commissione d’accesso a Fondi parlò di “pezzi deviati dello Stato”. Sappiamo bene che il mancato scioglimento di quel Comune – grazie alle “vie infinite della politica” che proprio il nostro sindaco ricordava in tv tempo fa – resta uno scandalo italiano. Targato centro-destra, perché il governo era guidato da Berlusconi e il ministro dell’interno era il leghista Roberto Maroni. Adesso facciamola lavorare, la commissione, e speriamo che fra tre mesi ci dica che è tutto a posto. Avrà ragione il sindaco e ne saremo felici, ma resta il fatto che al di là delle inchieste e dei reati, il sistema messo in piedi è smascherato.
La commissione, ad Anzio, doveva arrivare molto prima e lo sa anche De Angelis. Oggi il prefetto – di fronte a quello che si legge nelle carte – non poteva fare altro. Se poi arrivasse lo scioglimento – ma ripeto, aspettiamo – è noto come il Consiglio di Stato nel 2018 abbia affermato: “La natura del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose non è di tipo sanzionatorio, ma preventivo, ciò comporta che quale presupposto si richiede solo la presenza di “elementi” su “collegamenti” o “forme di condizionamento” che consentano di individuare la sussistenza di un rapporto fra gli amministratori e la criminalità organizzata, ma che non devono necessariamente concretarsi in situazioni di accertata volontà degli amministratori di assecondare gli interessi della criminalità organizzata, né in forme di responsabilità personali, anche penali, degli amministratori”. Anche per questo andava fatta prima, quella commissione, non c’era bisogno di aspettare queste carte.
Che tutti conoscono, ormai, delle quali c’è chi ha usato cose che benché pubbliche non sarebbero pubblicabili, ma che ci dicono ancora tanto. Ci sono numerosi “omissis” quando i pentiti parlano. Facciamo un esempio che non è nei documenti: se io dico – sentito dal magistrato – che ad Anzio “ho pagato la tangente a omissis” vuol dire che si sta indagando per verificare se il pentito dice il vero.
Per questo non è finita, anche se è difficile ipotizzare i tempi delle verifiche e di eventuali altri interventi. Sulla presenza di clan, ad Anzio come a Nettuno, non c’erano né ci sono dubbi. Solo gli sciocchi possono parlare di “infiltrazioni” quando la ‘ndrangheta ha messo radici e la camorra fa affari. Se e quanti elementi o collegamenti con l’amministrazione ci sono, dovrà dircelo la commissione. Lasciamola lavorare.
Nei bar dove albergano fini “giuristi” di casa nostra, molti dei quali impegnati in politica, l’argomento del giorno è l’operazione “Tritone”. Già,i 65 arresti di ‘ndrangheta e i legami che ci sarebbero con esponenti dell’amministrazione locale. I quali o li conoscevano gli esponenti della ‘ndrina e ci hanno parlato assumendo persino degli impegni – come dimostrano certe intercettazioni –oppure devono denunciarli perché sono dei millantatori. Sono gli stessi locali – pressapoco – dove si svolgevano trattative per la giunta, riunioni semi carbonare, si andavano a prendere a mo’ di caporalato quelli che dovevano lavorare nelle squadre “volanti” per i rifiuti e lì si scervellano per dire se è meglio dimettersi o restare, se fare l’ennesimo comunicato per dire che va tutto bene o sperare che cada l’accusa di 416 bis. “Eh, se non c’è quella non ci sciolgono…” Dai su, l’avete sentita anche voi… E così chi ha illustri pareri legali, chi ha chiesto aiuto al “tutore” romano (ma solo uno finora si è espresso e nemmeno il più autorevole), chi ha le aderenze giuste, c’è questa nuova convinzione.
SENZA REATI
Ebbene voglio ribadire un concetto: non interessano gli aspetti penali, di quelli ciascuno risponde per sé, ma il “sistema Anzio” prescinde dai reati. È quello che leggiamo in queste e altre carte d’inchiesta, nel comportamento di chi amministra, in atti di dubbio gusto prima che di dubbia legittimità. Ebbene riallacciamo i fili del “sistema” da qualche anno a questa parte. Evitando nomi, perché siamo in presenza di mafie stanziali (altro che infiltrazioni) e non si sa mai, dato il clima… Del resto – ribadisco – è sull’aver fatto della cosa pubblica il proprio “votificio” da parte di chi ci amministra dal ’98 a oggi che dobbiamo concentrarci. Tra indagini, strafalcioni, mala amministrazione spacciata per un modello che tale non è. Poi, certo, ci sono anche ‘ndrangheta e camorra come dicono le carte di indagini e processi.
LE VICENDE
Cominciamo dalle “cooperative di…” che portano a un processo poi concluso con tutte assoluzioni. Vedete? Non è un problema penale, ma il fatto che esistano “cooperative di…” ovvero riconducibili a un allora assessore, la dice lunga. E quelle coop devono lavorare. C’è un ragazzo che ha bisogno, finisce pure ingiustamente ai domiciliari, le cooperative si occupano dei parcheggi al porto, ce n’è una che fa riferimento a una futura candidata al consiglio comunale. Nella “guerra” dei parcheggi sfocia la vicenda Malasuerte. Per mettere d’accordo i contendenti vanno a trattare personaggi pubblici, peccato che l’intesa diventi una tangente che quel povero ragazzo (lo stesso di prima) deve portare ogni quindici giorni al “Casalese” – così si fa chiamare – e che i soldi finiscano alla famiglia di un detenuto al 416 bis per camorra. Il quale, quando era libero, incontra pure un marito di chi è in politica da tempo… Che è reato? Suvvia. Scrive il Tribunale nella sentenza definitiva: “Sulla vicenda hanno pesato le pressioni dei rappresentanti delle istituzioni comunali”. Riannodiamoli, quei fili, in “Malasuerte” finisce un noto pregiudicato il fratello del quale è di casa in Comune e – intercettato – sta “a piscià a Villa Sarsina”. Prende incarichi per la guardiania delle spiagge? Mica è reato. E se quei parcheggi prima vengono ceduti gratis, poi a un prezzo irrisorio, e la società pubblica che deve fare il porto ci rimette, mica è camorra o ‘ndrangheta, sono favori magari a qualche elettore o un singolare modo di amministrare.
Andiamo avanti, arriviamo all’indagine “Evergreen” dove spunta – per la prima volta – il boss del locale di ‘ndrangheta finito ora in carcere. Tratta con lui un assessore, promette lavori, il capo della ‘ndrina presta anche dei soldi a politici secondo l’indagine ma non è reato. Il processo è in corso. Sempre nel settore ambiente l’indagine sulle “27 proroghe”, guarda caso a una cooperativa riconducibile alla stessa che aveva i parcheggi al porto, presieduta da chi si sarebbe candidata con un noto politico locale che ha avuto ruoli di primissimo piano. Tra prescrizioni e assoluzioni leggiamo che nelle cooperative che ottenevano proroghe c’erano “i soci elettori di….”. La Corte dei conti ha condannato un funzionario che il sindaco attuale ha tenuto in quel posto, senza ancora chiedere – da quanto risulta – il risarcimento dovuto. “E che ‘n se po fa?” No, non si può. E c’è chi si gira dall’altra parte.
Altra inchiesta, ancora ambiente, si incappa per caso (a Latina) nelle vicende anziati. C’è un imprenditore che vorrebbe appoggiarsi a uno dei politici più in vista di casa nostra per “ammazzarne” un altro, il quale viene indagato per aver chiesto l’assunzione di quattro persone nelle coop del verde. Che una di queste sia coinvolta in “Malasuerte” è una coincidenza, cosa volete che sia?
È finita nel dimenticatoio l’indagine Ecocar della Procura di Cassino. Volevano arrestarli tutti per mafia, alla Dda, ma il gip ha respinto e mandato sul territorio. Nelle intercettazioni si fa riferimento agli impianti biogas “prima eravamo tutti d’accordo, ora è responsabilità mia” dice un assessore, il quale – riferendosi al secondo impianto – chiama in causa noti politici e imprenditori che avrebbero avuto interessi diretti. E che non si può fare? Per carità… siamo ad Anzio. Dove c’è chi ha – o millanta di avere – una segretaria “in cassaforte” e funzionari “allineati”.
Ma soprattutto in quelle carte si legge delle forti pressioni per far vincere a una ditta piuttosto che a un’altra l’appalto dei rifiuti, ditta dove – scopriamo oggi dalla Dda – ci sono riferimenti certi per la ‘ndrangheta assunti perché “ce li hanno messi loro”, dicono gli atti. Cioè i politici di casa nostra. Anche nel passaggio da una coop (vedi sempre parcheggi al porto e proroghe) all’altra per il verde, interviene un ex consigliere e dà in escandescenza (non è nuovo a episodi del genere), minaccia di morte un passante, insieme a lui – sarà sempre un caso – è imputato lo stesso che stava nelle estorsioni di “Malasuerte” ed è stato fatto assumere secondo l’indagine “Touchdown”. Che tra le vittime di quello show c’è anche colui che poi sarà suo responsabile del servizio, è un dettaglio del quale nemmeno l’anticorruzione s’è accorta.
Da non credere, vero? Mica è finita, perché esasperato dai controlli farà qualcosa di mai visto ad Anzio, finendo su tutti i media e poi dimettendosi. Ne avrebbe tante da raccontare, dice, ma non lo fa e nessun investigatore lo chiama. Lo sentivano spesso, però, quelli coinvolti nelle ultime vicende dell’indagine “Tritone”.
C’è chi qualche guaio l’ha avuto per come ha gestito un impianto pubblico, a lungo senza restituire quanto prestato dal Comune e finendo in una maxi evasione Iva. Che sia nelle carte della biogas a sollecitare un atto per la captazione di acqua a un solerte funzionario (poi promosso dirigente a Nettuno) e nelle ultime, pazienza. Se amministri, sarà che vengono a cercarti…
E stai bene a dire che il traffico internazionale di droga per il quale ti accusano è una cosa – come ha fatto un altro che troviamo sempre anche nelle carte della biogas e in queste – e l’impegno politico un’altra. Cosa vuoi che sia….
Però su come veniva gestita la piscina comunale, con annessa discoteca dove tutti nel centro-destra andavano a festeggiare in campagna elettorale, più di qualcuno ha chiuso gli occhi e così oggi si ritrovano a pagare i danni al Comune funzionari pubblici e dirigenti di quella società. L’amministrazione si girava dall’altra parte, consenziente
Aste truccate nell’avellinese con una società che ha sede ad Anzio dove c’era un ufficio usato anche come point elettorale? Ops, pazienza…
Il sostegno alle ultime elezioni da parte di condannati per “Appia Mithos” (‘ndrangheta) a chi era candidato con questa maggioranza? Tutti sapevano, ma è dovuta arrivare la Dda a dircelo.
Solo coincidenza i “150.000 euro buttati ad Anzio” che spuntano dall’inchiesta Mafia capitale o la presenza di investimenti (con beni sequestrati) del clan Casalese Schiavone-Noviello. Misteriosi, finora, gli attentati a politici e loro congiunti con spari e auto bruciate, i latori dei proiettili all’ex segretaria e a una consigliera comunale. Nessuna nuova sulle pressioni denunciate da due ex segretari e da una dirigente.
A proposito di dirigente, ne abbiamo avuto uno all’area finanziaria scelto – su precisa indicazione politica – nonostante un titolo per un altro. Indagine (e condanna in appello) della Corte dei conti.
E quello della polizia locale che ha seguito i lavori dell’ex commissariato di fatto senza gare passando da una spesa originaria di 35.000 a 230.000 euro? Va così….
I trenta punti contestati dal “Mef”? Alcuni ancora irrisolti, ma nulla succede. Ci sarebbero i residui attivi da record in bilancio, la tariffa sui rifiuti che pagano la metà dei cittadini, se poi vogliamo parlare della Capo d’Anzio e di 20 anni di prese in giro, fideiussioni e debiti, prego accomodiamoci…
Vogliamo parlare dei criteri inesistenti per affidare spettacoli, prebende ad associazioni amiche, soldi a chi ha il solo merito di essersi candidato con i vincenti? Hotel chiusi e magicamente riaperti, distributori per i quali il Comune ha avuto un “comportamento ondivago” e paga i danni?
Sedi a partiti assegnate non si sa come – anche nel 2018 – e che non hanno mai pagato? Che sarà mai…. Minacce per un accesso agli atti del primo dei non eletti? Tutto a posto. Tributi dovuti da chi amministra e sui quali c’è qualche dubbio? Anche. Non ci siamo fatti mancare nulla, è un elenco forse parziale, ma la dice lunga su come è stata intesa da queste parti la cosa pubblica. E non ci sono responsabili diversi da quelle della maggioranza che guida la città dal ’98
Poi sì, ci sono anche ‘ndrangheta e camorra ormai stanziali, con esponenti che abbiamo visto molto vicini al Comune. Commissione d’accesso? Nel 2016 facevo un paragonecon quanto accadde a Nettuno anni prima. Adesso la situazione è ancora più grave.
Tu guarda questi giornalisti campani, danno una notizia e mettono via Roma – ad Anzio – indicando proprio il luogo dove un tempo c’era il bar omonimo. Chiuso in fretta e furia, dopo un arresto eccellente.
A qualcuno piace dire che sono “fissato” con la camorra, con questa vicenda di Malasuerte. Di recente anche una vittima di estorsione in quella storia mi ha detto se ho finito di scrivere. Dispiace, ma no. Perché in Malasuerte – la sentenza è di Cassazione – c’è stata: ““Pressione esercitata dal coinvolgimento nella vicenda di esponenti delle istituzioni comunali”. Esponenti che un anno e qualche mese fa erano tutti nelle liste che hanno eletto la maggioranza che guida Anzio.
Il riepilogo sulla vicenda – per chi ha la bontà di seguire questo spazio – lo trovate qui. La novità è che il bar citato nella vicenda “Malasuerte” ora finisce anche nelle carte di un’indagine sui Casalesi che ha portato a 11 arresti eseguiti dalla Dia di Napoli. Certo, per “Malasuerte” nessun politico o affine è stato indagato, importa poco a chi guida la città che il pubblico ministero – mentre gli avvocati di un boss che oggi riemerge da questa indagine si opponevano – abbia detto che ad Anzio la camorra c’è. Ancora meno che quell’estorsione era destinata proprio al boss e che qualcuno dei protagonisti si aggiri ancora proprio per i parcheggi di chi è diretto a Ponza, quando non nelle stanze del Comune.
Io sarò “fissato”, i colleghi locali tutti presi dai roboanti comunicati, ma sarebbe il caso di fare attenzione.
Ah, scusate il silenzio di queste settimane. Altri impegni professionali e di studio mi hanno preso, ma ci sono ancora state tranquilli. A presto! Anzi, parafrasando il mitico Marco Pannella: a subito!
Parole pesanti sono echeggiate durante l’ultima udienza del processo “Malasuerte“, in corso a Velletri. Le ha pronunciate il pubblico ministero, Travaglini, e confermano ciò che andiamo dicendo da tempo e che tanto infastidisce la maggioranza (vecchia e nuova) di casa nostra.
Nel corso dell’udienza di qualche giorno fa è stata chiesta l’acquisizione di materiale dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Riguarda Raffaele Letizia, non indagato in questo procedimento ma ampiamente citato nell’inchiesta. Sembra – questa l’ipotesi dell’accusa – che i soldi dell’estorsione ai danni di chi gestiva i parcheggi per Ponza finissero al sostentamento della famiglia di Letizia, in passato in soggiorno obbligato ad Anzio.
Letizia è di Casal di Principe, è un personaggio di rilievo tra i “Casalesi“, e le difese degli imputati – facendo il loro mestiere – si sono opposte all’acquisizione. Ma perché? Il pubblico ministero è stato chiaro: i soggetti coinvolti in Malasuerte avevano “frequentazioni” e tra queste c’era Letizia, soggetto per il quale chi faceva le estorsioni si prodigava in quanto detenuto durante quell’indagine.
Il magistrato ha pochi dubbi, sostenendo sostanzialmente che esisteva la consapevolezza di chi fosse e del suo “spessore“. C’è di più, perché rivolgendosi al Tribunale il pubblico ministero che se parliamo di camorra ad Anzio “questa è la dimostrazione che alcune persone sono vicine ai camorristi“.
Lo sapevamo, l’abbiamo scritto , detto pubblicamente che alla piccola criminalità locale è stato fatto mettere il vestito bello. Ecco, quello che il magistrato non sa o non vuole o non può dire perché non attinente al procedimento in corso, è che alcune delle persone vicine a Letizia al tempo stesso hanno avuto un ruolo di sostegno elettorale, organizzativo, di “vicinanza“, di supporto, chiamatelo come volete per la maggioranza che ci governa. Questo non ha né avrà rilevanza penale, questo non condiziona né condizionerà la quotidiana gestione del Comune come ci dice anche il Ministero dell’Interno, però se permettete preoccupa. E tanto.
Allora sindaco, che vogliamo fare? Una bella richiesta di 5 milioni di risarcimento anche al ministro dell’Interno Marco Minniti e non se ne parli più. Quello che andiamo raccontando da anni e che ha avuto una escalation più recente – certificata negli atti dell’indagine “Mala suerte” (prima udienza il 9 marzo) per ciò che attiene ai legami con la camorra – è nero su bianco nella relazione “Sull’attività delle forze di polizia, sullo stato dell’ordine e della sicurezza pubblica e sulla criminalità organizzata” presentata al Parlamento.
Lo sapevamo già, sia chiaro, nessuno stupore sulla presenza dei “Gallace-Novella” con una loro “locale” di ‘ndrangheta, né degli interessi dei “Casalesi” dalle nostre parti. Così come è ormai noto che hanno riferimenti in zona.
C’è un passaggio che manca, e approfittiamo della relazione per chiedere al ministro Marco Minniti di chiarire la situazione una volta per tutte. La criminalità presente sul territorio influenza in qualche modo le scelte dell’amministrazione locale? Ottiene favori di qualche genere? La condiziona? In tal senso ci sono cinque richieste di commissione d’accesso rimaste “appese“. Le Istituzioni coinvolte, finora, se ne sono fregate. O almeno questo è il messaggio che passa. Né sembra interessare più, la cosa, nemmeno a chi ha fatto quelle interrogazioni: dal Movimento 5stelle al gruppo Misto, da Sel al Pd. Quest’ultimo ha addirittura il Ministro, ma non sembra stracciarsi le vesti per chiedere che sia fatta definitivamente chiarezza.
Ho detto e ribadisco che la commissione d’accesso è un’onta per un Comune e per di più un centro rilevante come Anzio. Un posto – come ha ricordato di recente il sindaco – legato alla storia del nostro Paese per lo sbarco che ha portato alla liberazione di Roma nella seconda guerra mondiale. Una città che al tempo stesso è luogo di ritrovo – ai giorni nostri – di importanti personaggi del mondo politico-finanziario.
Resta di una gravità estrema il fatto che nessuno, dal ministro dell’Interno (prima Alfano, oggi Minniti) al prefetto di Roma, abbia trovato il modo di dirci se la preoccupante situazione sul nostro territorio merita o meno l’adozione di una misura di prevenzione come quella prevista dal testo unico sugli enti locali.
Ci sono, appunto, cinque diverse interrogazioni parlamentari in attesa di risposta, citano fatti e circostanze di un’attualità e una gravità uniche, ma i cittadini debbono accontentarsi del sindaco che dice di stare tranquilli dopo un generico “incontro in Prefettura”, che minaccia maxi richieste di risarcimento o dello stesso primo cittadino che chiede al responsabile dell’Ufficio territoriale del governo “un incontro urgente” quando hanno spedito dei proiettili al vice sindaco. Abbiamo diritto di sapere, tutto qui
E’ comprensibile che il Prefetto, come si apprende in ambienti investigativi, abbia chiesto alle forze dell’ordine il quadro della situazione e si sia sentito dire che è tutto a posto. Diciamo che è stato, forse, come chiedere all’oste se il vino è buono. Ed è comprensibile pure il fatto che ad Anzio trascorre periodi di vacanza il presidente del consiglio Paolo Gentiloni, che vai a nominare una commissione d’accesso? Nella vicina Nettuno si insediò con Pierferdinando Casini eletto in questo collegio e Presidente della Camera, Gianfranco Fini che era sempre in vacanza ad Anzio, senza contare che il senatore Domenico Kappler – poi coinvolto in vicende giudiziarie di ‘ndrangheta ancora da provare – ad Anzio e Nettuno aveva iniziato la sua attività politica. Questo non impedì al ministro Giuseppe Pisanu di mandare la commissione e poi di far sciogliere il consiglio comunale, su proposta del prefetto Achille Serra.
Servitori dello Stato di altro spessore? Evidentemente sì.