
Tu guarda questi giornalisti campani, danno una notizia e mettono via Roma – ad Anzio – indicando proprio il luogo dove un tempo c’era il bar omonimo. Chiuso in fretta e furia, dopo un arresto eccellente.
A qualcuno piace dire che sono “fissato” con la camorra, con questa vicenda di Malasuerte. Di recente anche una vittima di estorsione in quella storia mi ha detto se ho finito di scrivere. Dispiace, ma no. Perché in Malasuerte – la sentenza è di Cassazione – c’è stata: ““Pressione esercitata dal coinvolgimento nella vicenda di esponenti delle istituzioni comunali”. Esponenti che un anno e qualche mese fa erano tutti nelle liste che hanno eletto la maggioranza che guida Anzio.
Il riepilogo sulla vicenda – per chi ha la bontà di seguire questo spazio – lo trovate qui. La novità è che il bar citato nella vicenda “Malasuerte” ora finisce anche nelle carte di un’indagine sui Casalesi che ha portato a 11 arresti eseguiti dalla Dia di Napoli. Certo, per “Malasuerte” nessun politico o affine è stato indagato, importa poco a chi guida la città che il pubblico ministero – mentre gli avvocati di un boss che oggi riemerge da questa indagine si opponevano – abbia detto che ad Anzio la camorra c’è. Ancora meno che quell’estorsione era destinata proprio al boss e che qualcuno dei protagonisti si aggiri ancora proprio per i parcheggi di chi è diretto a Ponza, quando non nelle stanze del Comune.
Io sarò “fissato”, i colleghi locali tutti presi dai roboanti comunicati, ma sarebbe il caso di fare attenzione.
Ah, scusate il silenzio di queste settimane. Altri impegni professionali e di studio mi hanno preso, ma ci sono ancora state tranquilli. A presto! Anzi, parafrasando il mitico Marco Pannella: a subito!